Recensione: Fight Club (1999)

Fight Club nasce dall'inventiva dello scrittore Chuck Palahniuk, autore americano di numerosi romanzi dai temi molto crudi e dark e di aperta critica alla società contemporanea. La storia, messa in scena dall'abile David Fincher, si snoda sotto forma di racconto: il punto di vista è quello dello stesso protagonista, il cui nome non viene rivelato espressamente durante la narrazione ma quasi per caso durante il proseguire della vicenda. Il protagonista trascorre la propria vita lavorando per una grande industria automobilistica con il compito di calcolare i danni degli incidenti stradali accorsi alle auto della sua società, indagare sui difetti delle automobili e decidere se alla compagnia convenga o meno ritirare i veicoli dal mercato; il tutto ciò tenendo conto di una formula matematica e trascurando del tutto le vittime dei sinistri.

L'anonimo protagonista, che durante la storia assume il nome di Jack, pare tranquillo, avendo tutto sommato ciò che si potrebbe desiderare: un buon lavoro, un guardaroba firmato quasi completo, un appartamento che sembra appena uscito da una rivista patinata, tanti oggetti pressoché inutili ma che lo gratificano immensamente e riempiono la sua perfettissima esistenza dandogli la consapevolezza di essere, in quanto consumatore, un individuo a tutti gli effetti. Diviene però succube dell'insonnia, spia del malessere profondo che lentamente lo comincia a tormentare; il disagio si fa insostenibile al punto da rivolgersi ad un medico che, purtroppo, sottovaluta il problema e non gli prescrive nessun farmaco, ma anzi lo invita a "toccare la vera sofferenza" recandosi alle riunioni per malati di cancro organizzate dalla chiesa metodista. Effettivamente Jack riesce a trovare un po' di pace frequentando i gruppi di supporto per i malati terminali e spacciandosi per uno di loro, ascoltando i loro discorsi, soffrendo con loro ritrova una dimensione più umana e vera, al punto una volta a casa riesce a dormire come un bambino. Ma Jack non ha vinto la sua battaglia, giacché una sottile inquietudine continua a manifestarsi: questa volta il problema è rappresentato da Marla Singer, "la grande falsona": anche lei infiltrata nei gruppi di sostegno, è una figura misteriosa, una donna che cerca in continuazione la morte. Marla si rivela un vero incubo per Jack: da quando c'è lei, l'insonnia ritorna più atroce che mai.

Per caso, durante un viaggio aereo, il protagonista si imbatte nell'eccentrico Tyler Durden, un improbabile commerciante di saponette dalle tendenze anticonformiste e anarchiche. Jack inizia a frequentare Tyler il quale gli offrirà compagnia e alloggio in un momento molto delicato della sua vita. Questi vive in maniera del tutto fuori dal comune: ha una propria filosofia di vita, si sente a modo suo un giustiziere, è spregiudicato, beffardo, intelligente e i suoi discorsi urticanti suscitano nell'animo di Jack un eccesso di entusiasmo e ammirazione incontrollati nei confronti di questo personaggio totalmente libero che rappresenta e fa tutto ciò che Jack non ha il coraggio di osare.

Jack decide che la vita non può più continuare nel grigiore di sempre: influenzato da Tyler decide ribellarsi al sistema e cambiare, una volta per tutte, le carte in tavola. Tyler e Jack mettono allora in piedi il Fight Club, un circolo di combattimento clandestino, con l'intento di risvegliare, tramite l'uso della violenza più brutale, la coscienza assopita di tutti coloro che come Jack vivono una condizione di disagio. Grazie al passaparola gli affiliati al club aumentano sensibilmente, formando un vero e proprio esercito; nuovi club nascono in varie zone del paese con compiti segreti, dettati di volta in volta dal Tyler, che ha preso il ruolo di capo di questa vera e propria società segreta impegnata nella realizzazione di un disegno dello stesso Tyler, il progetto Mayhem, che consiste in assalti e sabotaggi ai danni dei simboli del capitalismo moderno.

Alla fine, Jack si scuote dallo stato di alterazione psichica in cui si trova prendendo coscienza di sé. L'ultimo combattimento non è più sul piano fisico ma si sposta su quello mentale. Con tutto il coraggio che gli rimane affronta Tyler, il lato oscuro che per troppo tempo è rimasto celato, e lo sconfigge non temendolo più.