La parola di Dio

thriller a capitoli... in prima persona...

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    CITAZIONE (the jok3r @ 15/12/2010, 11:03) 
    sisi, beh, death note mi piace ma mica voglio farlo uguale!! cmq nn è sempre così, diciamo k in qst mio thriller ho cercato di far trasparire abbstanza le mie idee, sebbene nn mi ritenga un pazzo come il buon WK, e ritenendo la pedofilia il reato più vile di qst mondo ho voluto molto approfondire la punizione del pedofilo...
    cap così macabri non ce ne saranno altri =)

    il cap4 è già pronto, lo posterò presto :)

    Beh,passeggiare tranquillamente nelle strade di Londra mentre si è ricercati non è normale ,guarda,se alla fine della fan fic muore ci godo xd
     
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  2. the jok3r
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    CITAZIONE (¬Snake™ @ 15/12/2010, 11:06) 
    CITAZIONE (the jok3r @ 15/12/2010, 11:03) 
    sisi, beh, death note mi piace ma mica voglio farlo uguale!! cmq nn è sempre così, diciamo k in qst mio thriller ho cercato di far trasparire abbstanza le mie idee, sebbene nn mi ritenga un pazzo come il buon WK, e ritenendo la pedofilia il reato più vile di qst mondo ho voluto molto approfondire la punizione del pedofilo...
    cap così macabri non ce ne saranno altri =)

    il cap4 è già pronto, lo posterò presto :)

    Beh,passeggiare tranquillamente nelle strade di Londra mentre si è ricercati non è normale ,guarda,se alla fine della fan fic muore ci godo xd

    beh, è ricercato come W.K, non possono sapere trattarsi di lui!! cmq so già cm finirà la FF, seguila fino alla fine e lo scopri =)

    ovviamente grazie anche a m4rc0l1n0, spero seguirai la storia sino in fondo =)
     
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  3. -UshiromiyaBattler-
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    Devo dire molto bello, attendo i prossimi capitoli
     
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  4. the jok3r
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    CITAZIONE (-UshiromiyaBattler- @ 15/12/2010, 19:07) 
    Devo dire molto bello, attendo i prossimi capitoli

    sono contento... il 4 e il 5 sono già pronti e riveduti, sto scrivendo il 6...
    pian piano li metterò tutti...
    il 4 forse già in serata :)

    grazie a tutti dei commenti :)
     
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  5. MartyrizatioN™
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    Davvero un ottimo lavoro, mi hai tenuto incollato allo schermo. Aspetto con ansia i prossimi capitoli ;)
     
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  6. mr s3†z@
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    ... sei bravissimo... Secondo me hai la stoffa dello scrittore
    ^_^
     
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  7. the jok3r
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    CAPITOLO #4 - IO NON SO PERDERE

    Apro gli occhi e vedo che il sole è già alto. Che ore sono? Squadro l’orologio digitale sul comodino: le undici e ventuno.
    Ancora stordito mi caccio sotto la doccia gelida. Mi riprendo dallo stato comatoso in cui mi trovavo. Ripenso alla giornata precedente e mi ricordo cosa devo fare questa mattina: andare a cercare l’unica testimone del mio duplice omicidio a casa Collis.

    Oggi non nevica. Anzi, sembra tornata la primavera. Indosso la sciarpa solo per essere più coperto quando mi avvicinerò alla zona che immagino maggiormente presidiata.
    E non mi sbaglio.
    Arrivato in zona, noto subito che nel portone di Collis vi sono almeno tre uomini della polizia, e tutt’attorno voltanti passano continuamente come a setacciare la zona. Temo che mi sarà impossibile identificare la donna che il giorno prima mi ha visto.
    Forse farei solo meglio a scomparire.
    Ma… la volontà di Dio che si ritira? Io che mi arrendo?
    A malincuore sento che quella al momento è l’unica cosa da fare.

    Sdraiato sul letto fisso il soffitto, terribilmente vuoto come vuota è la mia testa di idee. Idee che potrebbero salvarmi, in questo momento.
    Maledizione!
    Io, l’eletto, in difficoltà.
    Accendo la radio. Sulla prima stazione che mi capita a tiro sta passando una canzone che sembra orecchiabile. Decido di lasciarla. Devo rilassarmi. Devo calmarmi. Ragionare a mente fredda.
    Poi d’un tratto la musica si interrompe.
    «Edizione straordinaria del notiziario radio. Notizia dell’ultima ora. Nuovo colpo di W.K. in mattinata!» annuncia lo speaker.
    Rimango immobile. Che diavolo sta dicendo? Sarà una nuova trappola della polizia? Io non ho fatto nulla in mattina. Non ho potuto fare nulla.
    Torno ad ascoltare con attenzione.
    «E’ stata uccisa quella che pareva essere l’unica testimone oculare del delitto del sacerdote Collis e della signora delle pulizie che ogni giorno si recava a casa sua, e con lei s’è perso anche l’identikit che gli inquirenti avevano tracciato. Sembra che nessuno sia stato in grado di ritrovarlo. W.K. lo deve avere portato via con se.»
    Il notiziario termina com’era iniziato ridando spazio alla canzone.
    Ma io non capisco.
    Se questa notizia non fosse una farsa come quella di Pitt, che diavolo sarebbe successo? Prendo il cellulare. Scorro velocemente tutti i nomi in rubrica. Ne evidenzio uno preciso e avvio la chiamata.
    «Scott, che diavolo è successo? Tutte le stazioni radio si sono bloccate per dare l’annuncio di un nuovo omicidio di W.K.!» non devo nemmeno fingere di essere sorpreso.
    «E già Steven. Finalmente avevamo trovato una testimone oculare che ci aveva fornito un identikit molto dettagliato, Laura Queen.» mi conferma Jeremy Scott «Ma W.K. l’ha messa a tacere, e l’identikit è scomparso nel nulla.»
    Tolgo il disturbo all’agente. Ma ciò che mi ha detto non è vero.
    Non ho ucciso nessuno, io.
    W.K. non ha colpito.
    Chi è che s’è intromesso?
    Riflettendo a mente lucida, chiunque sia stato ad eliminare la scomoda testimone, mi ha fatto un gran favore. Ma chi diavolo può essere stato? E perché?
    Odio non riuscire a capire le cose. Odio sentirmi preso in giro.
    Io che non sbaglio mai. Io che sono l’eletto, il prescelto, la volontà divina in terra. Chi può aver ritenuto che mi servisse un aiuto? Io non ho bisogno di nessuno. Soprattutto, non di un comune mortale.

    Sono così tormentato che preferisco uscire di casa, respirare aria fresca, riflettere a mente lucida.
    E quando torno, trovo una sorpresa. Nella mia cassetta della posta giace un cd. Lo prendo in mano, lo giro fra le dita. Nessuna scritta o indicazione. E quando sono uscito di casa non c’era, ne sono certo.
    Rientro nel mio monolocale ed immediatamente lo inserisco nel computer. L’analisi mi indica che si tratta di una traccia audio. La avvio. Non so perché, ma ho un pessimo presentimento.
    Parte una voce metallica. Stridula e graffiante.
    «Ciao W.K.»
    Rimango di ghiaccio. Il cuore mi salta in gola. Mi sento paralizzato.
    «Sono certo che tu vorresti ringraziarmi per il favore che ti ho fatto questa mattina. Non è così?» deve riferirsi alla testimone oculare trovata morta. È l’individuo che cerco a parlare.
    «Da quanto dicono i notiziari, ho fatto un ottimo lavoro, un’imitazione degna dell’originale: tutti ti attribuiscono anche questo delitto. Mi congratulo con me stesso.»
    Sento la rabbia esplodermi dentro.
    «Forse tu ti starai chiedendo chi sono, come ti ho scoperto. Beh, sappi soltanto che Laura Queen, la testimone che ti aveva visto e che ho provveduto a far tacere, ha saputo fornire alla polizia un identikit così dettagliato che, una volta entrato in mio possesso, con poche ricerche sono riuscito a giungere sino a te. E se hai ascoltato questo cd sino ad ora, credo di non aver sbagliato persona.»
    Dannazione. Chi è che osa prendersi gioco di me? Darei qualsiasi cosa per averlo davanti a me, subito, di persona, e non una stupida registrazione modificata al computer.
    Intanto la voce metallica continua a infierire sul mio orgoglio già umiliato. Qualcuno, per ora, si sta dimostrando superiore di me. E io odio chi vuole dimostrarsi superiore.
    «Per rassicurarti, sappi che non ho intenzione di denunciarti alla polizia per farti arrestare, né tanto meno rendere pubblico il tuo identikit. Il mio unico desiderio, infatti, è ucciderti con le mie stesse mani e far finire il tuo mito nel dimenticatoio.»
    Non riesco a trattenermi. La rabbia e il senso di sfida che mi pervade mi fa scoppiare a ridere, una risata maligna e amara. Cerco solo di nascondere il fatto che qualcuno mi sta umiliando.
    Ma io sono superiore, a prescindere, lo so. Sono la volontà di Dio. Non sarà certo uno stupido con manie di protagonismo a placarmi.
    «Indago sulla tua identità dal tuo primo omicidio, che ormai risale a più di un mese fa, come ricorderai.»
    Era il 28 di settembre, lo ricordo con esattezza poiché era il giorno del mio compleanno. E come regalo, mi sono regalato la fama che ancora tuttora ho: la fama di W.K.
    «Non ti annoierò più a lungo. Anzi, voglio lasciarti a pensare, a struggerti. So che lo stai già facendo. In questo mese abbondante ti ho analizzato con attenzione, omicidio dopo omicidio. Io e te non siamo molto diversi: vogliamo solo essere i migliori. E so che dopo questo messaggio non vorrai altro che la mia morte. Bene. Se vorrai incontrarmi, sii presente al funerale del tuo amico Hoplins, fra quattro giorni in cattedrale. Io ci sarò. Un saluto affettuoso.»
    La registrazione metallica termina così.
    Rimango basito osservando la schermata del computer tornare nera, e un messaggio che mi chiede se desidero riascoltare la traccia.
    Ma al diavolo! Chi si è permesso tale affronto? Non lo so. Ma lo scoprirò. E mi vendicherò. Con crudeltà, la mia seconda parola d’ordine. La crudeltà che merita.
    Devo solo calmarmi.
    E riflettere.
    Da quella traccia sono certo di poter ricavare molti indizi.
    Anzitutto: chiunque sia lo sfrontato, ha in mano il mio identikit. Come può averlo ottenuto? Uccidendo Laura Queen, ovviamente. E come può essere passato inosservato alla polizia, che io stesso con i miei occhi ho visto radunata nel portone di Collis, e non ho nemmeno avuto la possibilità di avvicinarmi? Prima domanda a cui non so rispondermi.
    Poi: ha detto di aver iniziato ad indagare su di me subito dopo il mio primo omicidio. In che modo? Come può aver indagato su di me, se nemmeno la polizia è riuscita a creare una teoria plausibile su W.K.? Seconda domanda senza risposta.
    Infine: ha definito Hoplins come “mio amico”. Come può conoscere questo dettaglio? Deve necessariamente conoscere di persona o me, o aver conosciuto Hoplins.
    Non capisco nulla. Mi arrabbio. Terribilmente. Scaravento a terra tutto ciò che c’è sulla scrivania tranne il computer. Mi serve spazio per riordinare le idee. Le appunto su un foglio, una sotto l’altra. Un elenco che mi fa uscire di senno, perché non riesco a venirne a capo. Non sto giocando allo stesso livello del misterioso individuo. Sto perdendo.
    E io non so perdere.
    Cerco un collegamento visivo che mi unisca i tre punti chiave sul foglio, gli unici tre indizi su cui posso indagare. E poi ho un’illuminazione.
    Sul volto mi compare un sorriso maligno.
    Scoppio a ridere sonoramente.
    Sempre più forte.
    Io sono la volontà di Dio, nessuno può fermarmi, e chi si mette sulla mia strada, muore. Necessariamente.
    Credo di aver capito il collegamento fra i tre punti.
    Un infiltrato. Chiarisce sia il punto uno che il punto tre, ed implica il due.
    Afferro il cellulare fra gli oggetti a terra. Ho fatto cadere anche quello. Nuovamente evidenzio in rubrica il numero di Jeremy Scott e lo chiamo.
    «Jeremy, sei in centrale?»
    «Si.»
    «Mi serve un favore. Hai un minuto?»
    Sembra che non lo disturbi particolarmente. Mentre parlo sorrido. Le mie iridi si tingono di rosso sangue. Il sangue che presto colerà dal cadavere di chi ha osato sfidarmi.
    «Senti: dovresti dirmi il nome del primo neoassunto in polizia da quando W.K. ha iniziato a uccidere. Non so quando fosse…» mento, ma nel farlo ci metto impegno e sono certo di riuscirci bene. Sembro davvero ignorare tutto.
    Lo sento battere le dita sulla tastiera del suo computer. Sta cercando il nome della mia prossima vittima. Passano alcuni minuti. Lo attendo giocherellando con la mia lama, gelida e assassina. L’unica casa che ho badato a non scaraventare a terra oltre il computer. La giostro fra le dita con sicurezza. È la mia migliore amica. Poi sento l’altro tornare in linea.
    «Direi… Drake Lagoon. Assunto in centrale il 2 ottobre. Il primo omicidio di W.K. risale al 28 settembre. Ti basta?»
    Potesse vedere la mia espressione! Credo di essere la personificazione dalla gioia e della cattiveria fusi in un individuo. Nella mia mente passano una serie di immagini: fantasie omicide. Mi immagino questo Drake Lagoon trafitto a morte dalla lama con cui sto ancora giocherellando.
    «Riesci a mandarmi per e-mail una sua fotografia?» forse sto rischiando un po’ troppo. «E’ per una notizia del mio giornale, sai.» mi giustifico immediatamente. Non voglio creare troppi sospetti. Anche se il mio piano l’ho già delineato. Uccido Drake Lagoon, Jeremy Scott si insospettirà di vedere il collega cadere vittima di W.K. non appena ne ha parlato con me, mi verrà a cercare con indifferenza per pormi qualche domanda e io ucciderò anche lui.
    Semplice.
    Solo sto ricadendo nella pianificazione.
    Improvvisare è la mia parola d’ordine.
    Improvviserò i due omicidi.
    Mi sento potente. Sono potente. Sono il più potente. Sono divino.
    Dopo tre minuti scarsi nella mia casella postale vedo apparire una fotografia. Un primo piano di Drake Lagoon. È un ragazzino. D’aspetto si potrebbe definire il mio esatto opposto. Ha gli occhi scuri, i capelli lisci e castani, i tratti duri e nettamente delineati. Gli occhi, effettivamente, restituiscono un certo senso di sfida. E intelligenza. Sembra un tipo sveglio: e l’ha già ampiamente dimostrato. Sarà bello giocare con lui. Avrò più soddisfazione nell’ucciderlo, rispetto ai miei altri omicidi.
    Non vedo l’ora.

    Arrivo davanti alla porta della cattedrale con qualche minuto di anticipo. All’interno, però, sembra già tutto occupato. Non ho il mio abituale cappotto. Sono vestito a lutto per l’occasione. E la lama è più attaccata alla pelle del solito. Più fredda forse. Ma non credo che avrò modo di usarla, oggi. Per la prima volta mi sento più sicuro a tenere la mano vicino al fodero della pistola. Drake Lagoon non sarà certo così stupido da venirmi tanto da vicino da permettermi di sferrare un colpo diretto. Ho capito che non è la solita preda a cui dare la caccia. Non sarà una cosa semplice.
    Già il fatto che sia riuscito a scoprirmi ha dimostrato doti superiori a qualunque altro umano. Doti simili alle mie, se vogliamo, e io non mi ritengo come gli altri. Io sono superiore, voluto dalla volontà divina per portare sulla Terra la sua legge.
    Mi sistemo in un angolo al fondo della cattedrale. Con gli occhi abbraccio tutta la navata centrale, immensa. La bara sta entrando. Ma non ci do importanza. Non è il mio interesse. Cerco con lo sguardo Drake. Ho in tasca il suo primo piano. Ogni tanto gli lancio un’occhiata con indifferenza e mi guardo attorno, circospetto.
    Penso che lui mi abbia già individuato.

    Per tutta la cerimonia mi sono guardato attorno. Attento. Ma non ho individuato il mio bersaglio.
    Ho deciso di dileguarmi fra la folla mentre il corteo fuoriesce dalla cattedrale. So cosa fare. Cammino veloce. Mentre si celebrava il rito, fuori ha ripreso a nevicare.
    E ora i miei passi affondano in un velo bianco poggiato a terra. Mi dirigo verso casa.
    Il cuore mi batte forte, lo sento dal polso che batte contro la gelida lama. La mano è appoggiata sul fodero della pistola, già aperto per permettermi una maggior velocità di reazione.
    Mi sono accorto di essere seguito da quando ho lasciato la cattedrale.
    Qualcuno è alle mie spalle e mi controlla da una distanza di circa venti metri.
    Allungo il passo, e lui fa altrettanto.
    Mi blocco, fingo di guardare una vetrina. In realtà sfrutto il riflesso per controllarlo. Squadro la sua figura voltata di schiena, lo analizzo. Sorrido.
    Mi sto divertendo a giocare con lui.
    Riprendo a camminare. Sento la sua presenza alle spalle.
    Vedo il mio palazzo in lontananza. La strada è deserta. Siamo soltanto io e il mio pedinatore.
    Io mi fermo di colpo, lui invece no. Lo sento avvicinarsi alle mie spalle. Ho quasi il suo fiato sul collo. Ci separano solo pochi metri. Scoppio a ridere.
    «Allora, Drake… qui va bene?»
    Getto il guanto della sfida.
    E lui lo raccoglie.
    «Se non vuoi andare oltre, W.K.»
    Mi volto.
    Gli sguardi si incrociano.
    Un brivido scorre sotto la pelle, risale la schiena, arriva al collo. Sono certo che lui sta provando i miei stessi sentimenti. Glielo leggo in volto. Non è come tutti gli altri, che a conoscere la mia reale identità, che io sono W.K., sono pervasi dal terrore. Lui è calmo. Gelido, fuori per la neve e dentro per la tranquillità. È come me. Non so se anche lui è il risultato di un piano superiore a quello umano, come io mi sento.
    Lo vedo portare la mano verso il retro dei pantaloni.
    Veloce ne estrae qualcosa. La luce del lampione che lo sovrasta viene riflessa dall’oggetto metallico che ha in mano.
    Mi abbaglia per un istante. Anche meno.
    Ma gli è sufficiente per sparare tre colpi in raffica dritti verso di me.

    Edited by the jok3r - 15/12/2010, 23:11
     
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  8. ¬Mastèr ØF Tèch»
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    ho letto solo il 1 capitolo ù.ù e devo dire che scrivi moooolto bn e soprattutto mi piace la storia e la tipologia di racconto *Q* dmn me li leggo tutti i capitoli e ti faccio un commentuzzo + dettagliato !
     
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  9. the jok3r
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    CITAZIONE (¬Mastèr ØF Tèch» @ 15/12/2010, 23:08) 
    ho letto solo il 1 capitolo ù.ù e devo dire che scrivi moooolto bn e soprattutto mi piace la storia e la tipologia di racconto *Q* dmn me li leggo tutti i capitoli e ti faccio un commentuzzo + dettagliato !

    mi fa piacere che ti piaccia =)
    allora attenderò con ansia il tuo parere prima di postare il 5 capitolo =)
     
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    Bello l'ultimo episodio,chissà che cosa avrà estratto drake dai pantaloni,magari una.....?
     
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  11. the jok3r
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    beh, quello nn è da sherlok holmes intuirlo =)

    domani posto il 5 non appena ¬Mastèr ØF Tèch» mi lascerà il dettagliato commento che mi ha promesso =)

    SPOILER (click to view)
    ovviamente sono MOOOOLTO ben graditi i commenti di tuttiiii!!!
     
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    Ma gli è sufficiente per sparare tre colpi in raffica dritti verso di me.

    Ma come,lo fai già morire?xD
     
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  13. the jok3r
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    CITAZIONE (¬Snake™ @ 15/12/2010, 23:17) 
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    Ma gli è sufficiente per sparare tre colpi in raffica dritti verso di me.

    Ma come,lo fai già morire?xD

    è x questo k domani leggerai anche il capitolo 5 =)
     
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  14. the jok3r
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    CAPITOLO #5 - SCAMBIO DI PERSONA

    Vedo che dal retro dei pantaloni, Drake Lagoon estrae qualcosa.
    È una pistola. Il metallo della canna riflette la luce del lampione che lo sovrasta e mi abbaglia per un istante.
    Ma gli è sufficiente per fare fuoco tre volte.
    D’istinto mi getto a terra. Sento i proiettili sibilarmi accanto.
    Sono praticamente sdraiato sul velo bianco che ricopre la strada, e da questa svantaggiosa posizione estraggo la pistola dal fodero e rispondo al fuoco.
    Mi rialzo di scatto.
    I miei colpi l’hanno nemmeno sfiorato.
    Vedo che avanza tranquillo verso di me, mi punta la pistola addosso. Faccio altrettanto. Ci guardiamo dritto negli occhi.
    Sappiamo che entrambi potremmo ucciderci da un momento all’altro, ma sento che non è il nostro desiderio. O almeno, non è il mio. E mi pare di aver capito che lui ragiona esattamente come me.
    Per strada non c’è nessuno. Sembra un campo di battaglia. È il nostro campo di battaglia.
    Capisco che l’unico modo per avere la meglio e spostare il luogo della disputa dove io possa avere un reale vantaggio. Un luogo che io possa conoscere meglio di lui.
    Nonostante la situazione, ragiono.
    Improvviso.
    Ho un’idea.
    Sono un genio.
    Premo altre due volte il grilletto. So che riuscirà a scansare i miei colpi. E così è.
    Ma io ho una frazione di secondo per iniziare a correre. Mi guardo alle spalle continuamente per evitare di essere colpito. È pericoloso quello che sto facendo. Non mi muovo sulla sua linea di fuoco. Con continui balzi a destra e a sinistra evito i numerosi proiettili che mi si fiondano contro.
    «Fermati, codardo!» mi grida alle spalle.
    Non posso credere che non abbia capito le mie reali intenzioni.
    Raggiungo una panchina, la salto con agilità e mi ci abbasso dietro. La uso come rifugio. Tenendo la testa al coperto, espongo solo la canna al di sopra del poggia schiena. Sento la sua presenza vicina.
    I due colpi che sparo lo colgono di sorpresa. Credo che non avesse notato la pistola far capolino da dietro il mio riparo.
    Si getta a lato, verso destra, trovando rifugio dietro un cassonetto dell’immondizia. E da lì fa esattamente come me. Spara due colpi alla cieca, rimanendo al coperto. Uno dei due proiettili scheggia la panchina tre centimetri più in là di dove la mia mano tiene la pistola pronta a sparare. Un bel rischio. Le schegge di legno mi saltano davanti. Così vicine che le posso distinguere l’una dall’altra. Ma non mi colpiscono, fortunatamente.
    Vedo il portone del mio palazzo, è molto vicino. Non saranno nemmeno cinquanta metri. Sono deciso.
    Sparo tutto il resto del caricatore verso il cassonetto dietro al quale si ripara Drake Lagoon, sono quattro e cinque colpi, e mi rimetto a correre.
    Mentre volo in mezzo alla cascata di neve sento i colpi del mio avversario quasi accarezzarmi. Con sibili sinistri mi oltrepassano e si schiantano i più sugli alberi che circondano la strada, altri giacciono a terra metri più avanti e rotolano sulla strada. Sto attento a non inciamparmi mentre corro. Intanto cerco di cambiare il caricatore della mia arma senza rallentare.
    Fantastico!
    Ci riesco quando non mancano nemmeno dieci metri dal mio palazzo.
    Mi volto e vedo che Drake ha rallentato; sta prendendo la mira con cura. Ha la canna della pistola proprio all’altezza dell’occhio. Mi ha messo al centro del mirino.
    Preme il grilletto.
    Il proiettile è diretto proprio in mezzo alle mie iridi sanguinarie.
    Lancio il caricatore vuoto che ho in mano verso di lui. Il proiettile lo colpisce il pieno sminuzzandolo. Sono salvo.
    Con un’imprecazione, Drake Lagoon si rimette al mio inseguimento.
    Io entro nel mio portone.

    Sono appostato al secondo piano, dietro la svolta che dalla tromba delle scale porta al pianerottolo. Sento i suoi passi sui gradini lenti, attenti, insidiosi. Credo si trovi ancora al primo piano.
    Sento il mio cuore battere all’impazzata, come se da un momento all’altro potesse scoppiare.
    Il suo respiro affannato si fa sempre più vicino. Vedo al piano di sotto la sua ombra contro il muro mentre volta l’angolo puntando la pistola. Non mi trova. Non sa dove sono. Credo stia puntando alla mia porta di casa.
    Impugno la pistola con la mano destra, e nella manica dello stesso braccio posso sentire la mia lama assassina pronta a sferrare un attacco mortale.
    Intanto lui ha ripreso a salire su per le scale. Mi allontano leggermente dall’angolo del muro, mettendomi un po’ più al coperto: rimanessi lì, forse potrebbe notare la mia ombra a terra.
    Mi acquatto, quasi scompaio nell’angolo buio infondo al pianerottolo.
    Ormai gli mancheranno solo pochi scalini.
    Sento un rumore metallico. Non capisco cosa diavolo stia facendo. Poi qualcosa colpisce violentemente il muro di fronte a quello dove sono appostato. Che diavolo è?
    Una bomba?
    No, sto impazzendo. Non può essere così stupido. Ma non capisco di cosa si tratta.
    Probabilmente è solo un caricatore. Sperava abboccassi alla sua trappola saltando fuori dal mio nascondiglio.
    Una goccia di sudore mi riga la fronte e scende lungo il collo, percorre la schiena e si asciuga sull’orlo dei pantaloni. È gelida.
    Attimi di tensione.
    Stringo la pistola con la mano umida, sento la lama gelida nel polso accarezzarmi la pelle.
    È arrivato all’ultimo gradino. Se ha gettato quel caricatore contro il muro deve avere intuito che mi nascondo lì.
    E infatti lo vedo sporgersi un pelo oltre il muro, il suo sguardo incontra il mio per un istante.
    Entrambi facciamo fuoco. I proiettili devono essersi colpiti a vicenda, perché uno s’è conficcato nel soffitto e l’altro rotola a terra con uno stridulo cigolio.
    Ma ora lui è appostato dietro il muro, io invece non ho ripari.
    E quindi, non ho scelta.
    Con un unico movimento rimetto la pistola nel fodero ed estraggo la lama dalla manica, quindi mi scaglio contro di lui.
    Non se lo aspettava, lo sorprendo.
    Spara due colpi che evito con agilità e sferro un pugno con la sinistra, per poi eliminarlo con un colpo unico della lama che tengo con la destra sudata.
    Ma d’istinto si abbassa leggermente, e con il pugno riesco soltanto a colpirgli la spalla. Mi volto in un attimo, è passato alle mie spalle saltando sul pianerottolo. Gli punto la lama dritta verso il volto e cerco di colpirlo.
    È agilissimo.
    Il mio colpo va completamente a vuoto, la lama si conficca a fondo nel muro. Pareti di cartongesso… vivo proprio in un palazzo che crolla…
    In ogni caso, la lama è andata troppo a fondo per tirarla fuori senza un minimo sforzo, ogni attimo che perdo potrebbe essermi fatale. Decido che è meglio lasciarla lì come baluardo del mio passaggio, per il momento.
    Mi getto sul mio avversario a mani nude.
    Lui impugna sempre la pistola, ma siamo troppo vicini perché possa a sparare.
    Riesco a cingergli il collo con l’avambraccio, credo di averlo immobilizzato ma con una rotazione su se stesso inarca la schiena in avanti a mi butta a terra facendomi fare un volo di almeno due metri.
    Sono indolenzito sul pavimento duro come il marmo, freddo come il ghiaccio.
    A colpo sicuro mi spara due colpi contro.
    Evito il primo.
    Il secondo mi colpisce di striscio. Perdo sangue dalla spalla destra.
    È un dolore atroce.
    Mi rialzo a fatica, estraggo nuovamente la pistola. La impugno con la sinistra, questa volta, perché l’altra spalla mi fa troppo male per controllare il braccio.
    Non ho una buona dimestichezza con il mancino. Sparo praticamente a caso, il rinculo dell’arma mi porta solo a buttare parecchi colpi. Lui invece è diventato un sicario. Mi colpisce nuovamente, ma non vuole uccidermi.
    Lo capisco.
    Potrebbe farlo in qualsiasi momento, ma non mi colpisce punti vitali.
    Barcollo ferito alla spalla, un proiettile conficcato in una gamba e uno al costato.
    Cado a terra esanime. Sbatto anche la testa.
    Chiudo gli occhi, e tutto è buio.
    Sento la canna della pistola di Drake Lagoon poggiata sulla mia tempia.
    È ghiaccio vivo. La testa mi esplode, sento talmente male ovunque che non distinguo nemmeno più le parti del corpo ferite.
    Non riesco neppure ad aprire gli occhi.
    È tutto finito.
    W.K. che muore nel proprio palazzo. Che triste fine.
    «Steven… Steven… Steven…» mi sussurra all’orecchio.
    L’ultima cosa che ricordo è la sensazione di gelo della canna sulla tempia.

    Poi sento uno sparo.

    E poi tutto nero.
    Nero.
    Nero.
    Nero.

    Apro gli occhi.
    Non distinguo le sagome che vedo passarmi davanti. Non capisco niente. Non so dove sono.
    Poi connetto: sono sdraiato in un lettino dell’ospedale.
    Ma che diavolo…?!
    Ho la spalla ingessata, così come tutto il busto e la gamba sinistra. Mi si fa incontro una dottoressa.
    «Si è svegliato!» mi dice con un sorriso stampato in volto.
    Mi faccio spiegare rapidamente l’accaduto: niente di che, sono ferito in più punti. Alla spalla passerà presto, mentre le ferite riportate in vita e alla gamba sono più profonde e ci vorrà più pazienza.
    Ma non capisco.
    Io ero morto nel mio palazzo, al secondo piano. Drake Lagoon mi aveva sparato un colpo alla tempia.
    La dottoressa esce e la vedo confabulare con un uomo in divisa. Lo conosco: è Jeremy Scott.
    Entra all’interno della mia stanza.
    «Steven! Come andiamo?» mi domanda in una risata.
    «Sono stato meglio… ma… cos’è successo?»
    «W.K. ha tentato di ucciderti, nulla di particolare…» continua a ridere.
    W.K.?! Ma W.K. sono io!
    Ancora non riesco a capire.
    Lo guardo con gli occhi persi nel vuoto.
    «Drake Lagoon. Ricordi? Ti ha aggredito nel tuo portone. Una signora nel palazzo ha sentito gli spari e ci ha immediatamente chiamato. Quando siamo arrivati eri disteso a terra, ferito, e accanto a te c’era Lagoon che ti puntava la canna alla tempia. Ricordi?»
    «Si, qualcosa…» sono annebbiato ma so di cosa sta parlando. Rivedo nella mia testa quella scena.
    «Gli ho sparato.» mi dice «Un colpo dritto al cuore. Ha lasciato cadere la pistola e ha farfugliato le sue ultime parole, che senza alcun dubbio sono state “Io sono W.K.”.»
    Ora ricordo!
    La canna fredda sulla mia tempia, lo sparo. Mi credevo morto. Invece era stato Jeremy Scott. Aveva sparato a Drake Lagoon prima che mi potesse uccidere, e questo, ferito mortalmente, aveva detto di essere W.K.
    Ho un’illuminazione.
    Nella registrazione metallica, l’allora misterioso individuo diceva che il suo unico interesse era far finire il mito di W.K., il mio mito, in modo che tutto finisse presto nel dimenticatoio.
    In questo modo, dicendo in punto di morte di essere W.K., tutti considereranno il caso concluso e la mia fama svanirà velocemente.
    E per di più, conciato come sono, non posso nemmeno riprendere ad uccidere per far capire che nuovamente non sono riusciti a catturare né ad uccidere W.K., quello vero.
    Maledizione!
    Drake Lagoon è riuscito nel suo intento.
    Ma perché? Perché?
    «Senti un po’, Steven...»
    «Dimmi.»
    «Ricordi che tempo fa mi avevi cercato in centrale e ti eri informato riguardo a questo Drake Lagoon?»
    Si, mi ricordo di cosa stava parlando. Quando gli avevo chiesto la fotografia per recarmi in cattedrale, in occasione del funerale di Hoplis. L’inizio di questa vicenda, in poche parole.
    «Mi dissi che ti serviva per un tuo articolo. In realtà avevi già capito tutto?»
    E ora? Se nego, si insospettirà. Se gli dico che ha ragione, il caso W.K. si concluderà così, e la mia fama svanirà velocemente.
    «Non ricordo… scusa…» preferisco non rispondere, mi inventerò qualcosa più in là.
    Per ora Jeremy Scott mi saluta cordialmente e dice di lasciarmi riposare.
    Altro che riposare, mi serve riflettere.
    Cosa diavolo posso fare? Bloccato su un lettino, ferito in tre punti. W.K. è ritenuto morto, e io non posso uccidere nessuno per far capire che le cose non stanno così. E oltretutto chissà dov’è la mia lama. L’avrà recuperata la polizia. Ricordo che l’avevo conficcata nel muro e là era rimasta. Si, senza dubbio ora è in mano alla polizia.
    Maledizione!
    Può essere il prescelto in una situazione tanto scomoda?
    Posso io, superiore a tutti gli altri esseri umani, poveri giocattoli di chi detiene il potere, essere impossibilitato a fare qualsiasi cosa?!
    Posso io, W.K. in persona, non fare paura nemmeno ad un insetto?!
    Sto impazzendo.
    Lo sento.
    Non sono capace a controllarmi in queste situazioni. Ho bisogno di tornare a fare ciò in cui sono più bravo, ciò per cui Dio in persona mi ha eletto: uccidere.
    Voglio andare da uno psicologo, l’avevo già pensato tempo fa che ci sarei dovuto andare. Anche solo per divertirmi. Ora ci voglio andare. E perché lo sento necessario.
    Sarà la prima cosa che farò quando uscirò da questa dannata prigionia.
    W.K. non è morto.
    W.K. non muore.
    E presto tutti lo capiranno.
    Ho in mente la cosa migliore da fare.
    Tento di trattenere le risate. Sussulto, sento che non mi conterrò ancora a lungo. Infatti poco dopo scoppio a ridere in modo scomposto, quasi pazzo. La mia risata è caratterizzata da un suono crudele. Io sono crudele.
    E forse sto diventando anche pazzo.
    Ma cosa me ne importa, infondo. La follia non è prevedibile, W.K. non dev’essere prevedibile. W.K. sarà follia.
    E presto tutti, tutti ricominceranno a tremare per questa follia dilagante chiamata W.K.

    Edited by the jok3r - 20/12/2010, 21:59
     
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    Se continua così muore veramente W.K
     
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