Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    E rieccoci qui al nostro solito appuntamento con la Catena dell'Inesistenza: nel prologo abbiamo letto le rivelazioni di un certo Zhakia, sotto forma di lettera ad un losco figuro chiamato Delver.
    Benché questi due personaggi li ritroveremo più avanti, ora è il momento del primo capitolo e l'incontro con il personaggio principale.
    Sarà, oltre che una lettura per voi (e spero che sia gradita) anche un modo per me per poter verificare se i capitoli sono troppo lunghi, massicci e difficili.


    CAPITOLO I – I CONSIGLI DI UNA MADRE –

    Giovedì 1 Novembre – Ore 07:50 – Finoma, Regno Europeo«»

    «Buongiorno Signorino Rayshin, è ora di svegliarsi!» annunciò una voce nell'oscurità.
    Subito dopo, la luce del giorno illuminò la stanza, permettendo di riconoscere la persona che aveva appena parlato: si trattava di una giovane donna, in un'elegante divisa nera e bianca decorata con ricami in argento, di circa vent'anni, che stava scostando le tende di una grande finestra.
    La donna si trovava in una stanza da letto, molto ampia e interamente fatta di marmo bianco. Tra i vari mobili presenti all'interno, su tutti spiccava un grande letto a baldacchino, con le tende e le coperte di un colore rosso amaranto, dal quale si poteva vedere qualcosa muoversi sotto la pesante trapunta. Dal letto infatti arrivò una flebile voce maschile: «Uhm... Irene... Lasciami ancora un po'...».
    La donna, di nome Irene, mentre scostava le tende dell'ultima finestra, ribatté: «Mi dispiace Signorino, ma non può assolutamente permettersi di arrivare tardi alle lezioni... Oggi è l'inizio del Centoduesimo, e Lei sa quanto sia importante questo evento!».
    «La cosa non è rilevante, anche tu lo sai...» rispose, ancora pigramente, la voce dal letto.
    Irene, che gli altri giorni avrebbe dato corda al ragazzo, dovette cercare di svegliarlo il più in fretta possibile. A tal fine, lo informò: «Signorino, la pregherei di alzarsi, se non per l'evento di oggi almeno per sua Madre, che la sta aspettando nell'atrio». Adesso il tono di voce della cameriera era grave, non più scherzoso come poco prima.
    Appena finì di pronunciare quella frase, dal letto una figura si alzò all'improvviso, pur restando nascosta dietro le tende, e domandò piuttosto sorpresa: «Cosa?! Mia madre è ancora qui!? Stavo sognando ancora, oppure è la verità?».
    «Ha capito benissimo, Signorino Rayshin, Madame Inamor si trova ancora a palazzo, ed in questo momento la sta aspettando di sotto. Ha già incontrato il Signorino Esteban, e dopo il loro colloquio mi ha mandato a chiamarla» spiegò Irene, che, avvicinandosi al letto, iniziò a scostarne le tendine.
    «Uhm, la cosa è sospetta, molto sospetta. Come mai Esteban si è svegliato così presto? Uffa, già di prima mattina mi tocca sopportare tali pressioni... E va bene, mi alzo, mi alzo...» concluse la figura nel letto, scostando la trapunta e scendendo così sul tappeto in seta rossa e dorata che accerchiava il mobile. Si trattava di una ragazzo, a prima vista di circa 16 anni, con in capelli neri lisci, lunghi all'altezza delle spalle e con alcune ciocche sulla fronte. Indossava un pigiama di colore blu notte, e mentre scese si stropicciò gli occhi, di colore marrone.
    La cameriera, compiaciuta, mise sul comodino a fianco del letto un vassoio contenente una sola tazza di tè fumante.
    Mentre il ragazzo, muovendo pigramente la mano per afferrarla, se la portò alle labbra, Irene aprì uno dei due armadi in mogano che si trovavano lungo la parete di fronte al letto e vi entrò dentro con tutto il busto, domandando: «Signorino Rayshin, cosa intende indossare per questa occasione? Immagino qualcosa di nuovo, per fare bella figura!».
    Rayshin scostò la tazza dalle sue labbra, annoiato: «I vestiti sono vestiti, uno vale l'altro... Anzi, sai che ti dico? Sceglili tu, per questa volta, hai sempre buon gusto nel vestirmi... Io oggi non ne ho voglia».
    E' opportuno, in questo momento, specificare che per Rayshin, qualsivoglia questione legata ai vestiti, come l'acquisto, l'abbinamento e lo scarto, era un'agonia spaventosa tanto da dargli sempre un gran sonno. Amava vestirsi elegantemente, ma odiava essere lui a scegliere come.
    «D'accordo... Allora, io prenderei questo... che si associa a questi... se poi ci mettiamo quell'altro...» commentò quasi tra sé e sé Irene mentre si immergeva sempre di più nell'armadio nella camera di Rayshin. Quest'ultimo non poté fare a meno che guardare con un sorriso la donna ormai quasi scomparsa tra le lunghe giacche, ma pochi istanti dopo scosse la testa arrossendo e tornò alla sua colazione.
    Irene, dopo aver guardato e riguardato gli abiti che aveva sul braccio, compiaciuta, li distese sul letto, in modo che il ragazzo potesse vederli, chiedendo: «Signorino, sono di suo gradimento?».
    Rayshin ripose la tazza sul comodino dopo aver finito il tè, e guardò gli abiti scelti dalla sua cameriera: sul letto erano disposti, in ordine, una lunga giacca di colore nero con i lembi decorati da fasce terminanti a punta e decorate con simboli simmetrici, con i polsi rialzati e le spalline imbottite, abbellita con alcuni motivi in argento ed in oro; una camicia nera con il colletto alto; un paio di pantaloni, sempre neri; ed infine un paio di stivali, neri con una striscia centrale bianca. Infine aveva scelto un jabot in seta bianca, con il nodo coperto da una gemma di colore blu.
    Mentre cominciava a cambiarsi, Rayshin lodò Irene con un largo sorriso: «Complementi, mia cara Irene, io non sarei mai arrivato a scegliere vestiti così abbinati... Che ne diresti di un corso da stilista? Potresti affinare le tue capacità, e così avresti uno stipendio più alto!», per quanto una parte della sua mente pensò: "Così potrò dormire di più!".
    Irene rispose gentilmente a Rayshin, accennando ad un inchino: «»Sono lusingata da questi suoi complimenti verso di me... Non ci sarebbe gioia maggiore, ma come Lei sa noi... servitù abbiamo compiti ben precisi, affidati fin dal momento in cui la sua onorevole Famiglia ci ha assunti. Se anche Madame Inamor e il suo augusto Consorte fossero d'accordo, ciò non sarebbe possibile: mi dispiace, Signorino, ma è la legge dell'Impero».
    Il ragazzo, ascoltandola, si accorse che aveva avuto qualcosa simile ad un attimo di esitazione quando pronunciò la parola "servitù". Sembrò quasi esitare nel pronunciarla, come se non la rispecchiasse ed anzi la disprezzasse. Sospirando, finì di allacciarsi il jabot al collo e si voltò verso la cameriera: «Uhm, è proprio un peccato, e dire che avevi molto talento... Comunque proverò a parlarne con mio padre, magari potremo fare qualcosa per risolvere questo problema», anche se in realtà pensò: "Così non potrò dormire di più! Dannazione!".
    Nonostante questa delusione, il ragazzo si incamminò verso la porta della sua stanza, i suoi passi che riecheggiavano al suo interno, e si rivolse ancora una volta alla sua cameriera: «Irene, io scendo da mia madre, tu preparami tutto il materiale per oggi. Ti aspetto nel cortile della piazza secondaria».
    La donna, inchinandosi, rispose: «Come desidera, Signorino... Ah! Aspetti un secondo, per favore!», e corse verso il ragazzo.
    Rayshin, che aveva quasi chiuso la porta alle sue spalle, vedendo Irene piegarsi i suoi piedi le chiese perplesso: «Che succede, Irene?». La cameriera, senza cambiare posizione, rispose prontamente: «Aveva legato le stringhe dei suoi stivali in modo asimmetrico... Ecco, così sono a posto...», si alzò, per poi passare le mani attorno al collo di Rayshin, «e inoltre il suo colletto era sollevato a destra, mostrando il fazzoletto... Voilà!» concluse Irene, sistemando i vestiti di Rayshin e indietreggiando di un passo.
    Il ragazzo, piuttosto imbarazzato, evitò di guardarla negli occhi, e si limitò soltanto a ringraziarla: «Eh.. Uhm.. Beh, grazie mille, Irene... Allora, ecco, io vado, che aspetto mia madre... Cioè, voglio dire, mia madre mi aspetta...» e uscì dalla stanza, a passo piuttosto spedito.
    Irene, rimasta sola nella stanza, soffocò una risata, e si sedette sul letto di Rayshin. Dopo qualche secondo, batté un pugno sulla coperta, e sussurrò: «Perché devo essere io ad addossarmi questo compito? Ferisco soltanto il Signorino e suo fratello... Eppure Elsmay mi ha detto che non ci saranno problemi, riguardo a loro...».

    ----


    "Accidenti che figura! Farmi ancora riprendere da Irene nel sistemarmi i vestiti! Che figura, che figura!" pensò Rayshin, mentre si apprestava a scendere dagli ultimi gradini della grande scalinata che separava il primo piano dal suo personale. Per qualche motivo, a lui sconosciuto, il fatto che Irene lo vedesse ancora come un bambino a cui sistemare i vestiti piuttosto che un adolescente quasi suo coetaneo lo faceva vergognare profondamente: eppure era quello il compito di lei, provvedere ad ogni bisogno e necessità in quanto sua cameriera personale.
    Mentre pensava ancora a quanto accaduto prima una voce, forte e decisa, lo distolse da quei pensieri: «Buona mattina, Rayshin. Avete riposato bene?».
    Il ragazzo alzò lo sguardo, e davanti a se vide un uomo, con un completo da maggiordomo che gli arrivava fino alle ginocchia e stretto sul petto da due file di bottoni argentei, che lo guardava dall'alto verso il basso, attraverso due strette fessure che avrebbero dovuto essere i suoi occhi, azzurri come il ghiaccio. Deglutì, sapendo bene di trovarsi di fronte al suo più grande nemico: Francesco, il maggiordomo del fratello. Da anni i due si odiavano a vicenda, tutto ciò a causa di una marachella di Rayshin bambino.
    «Buongiorno, Francesco. Sì, ho dormito molto bene, stanotte... grazie ad Irene. E' una fortuna che in questo palazzo ci sia almeno un domestico competente nei suoi compiti!» rispose Rayshin, ricambiando “l'amorevole” sguardo di Francesco con uno simile.
    Il maggiordomo sollevò un sopracciglio e ribatté: «Oh? Sono compiaciuto del vostro riposo, anche se temo che così tante ore di riposo non vi abbiano permesso di preparavi con la dovuta attenzione all'evento di questi giorni... L'abbinamento tra la gemma che ha al collo ed i vostri occhi è sbagliato, e porta l'attenzione dello spettatore a soffermarsi sul vostro cappotto, il cui colletto è sproporzionato a confronto...».
    «Il tuo cappotto invece mi pare stia facendo del suo meglio per farti sembrare un pinguino, specie considerando il fatto che nessuno dei due possiede capelli» lo interruppe Rayshin, alludendo alla mancanza di capelli del maggiordomo, nonostante questi dimostrasse capelli di medi lunghezza pettinati all'indietro. Ma capì subito di aver fatto un passo falso.
    Notando che Francesco aveva serrato i pugni talmente stretti che da lì a poco avrebbe piantato le unghie nella carne, il ragazzo capì che per il suo umore era meglio smetterla lì: «Cambiando discorso, dov'è Esteban? Irene mi ha detto che questa mattina si è alzato di buon'ora, ma io non lo ho ancora visto... Cosa sai in proposito, ammesso che tu sappia qualcosa su qualcuno?».
    In quel momento, per quanto potesse sembrare impossibile, Francesco sorrise e il suo viso, come tutto il suo corpo, parve illuminarsi a quella domanda. Spalancando le braccia, rispose: «Ah! Il Signorino Esteban si è alzato molto prima di voi, come era ovvio aspettarsi, ha scelto da solo una combinazione di vestiti perfetta ed è sceso il più presto possibile da Madame! Dopo aver parlato con ella, si è subito diretto al vostro Istituto! Quale esempio di vitalità, precisione, dovere in un Bambino di soli 12 anni!».
    Rayshin, più che da quanto gli aveva riferito Francesco, era rimasto senza parole da come il maggiordomo fosse riuscito a pronunciare una lode del genere, gridandola e senza riprendere mai fiato. Una persona normale ne avrebbe avuto serie complicazioni respiratorie.
    «Ehm, capisco... E mia madre? Dovrebbe essere qui ad aspettarmi ma, nonostante la tua ingombrante figura, non mi pare di vederla... Dov'è?» chiese, mettendosi poi ironicamente una mano sulla bocca dopo aver dato del grasso a Francesco, che poteva essere accusato di tutto tranne che di essere in sovrappeso.
    Il maggiordomo tornò alla sua precedente posizione, digrignando i denti: «Madame Inamor, probabilmente stanca di aspettarvi, ha preferito utilizzare il tempo del vostro mostruoso ritardo riposandosi in salotto... Cosa che invece non è successa grazie alla puntualità del Signorino Esteban!».
    Rayshin inspirò profondamente: questi discorsi lo sfinivano sempre. Non sopportava che Francesco dipingesse suo fratello come un santo, lodandolo per ogni singola azione che faceva. Una volta il maggiordomo gli aveva rinfacciato persino il fatto che Esteban prendesse meno dolcificante nel caffè rispetto, pur sapendo che lui odiava con tutto il cuore quel liquido nerastro. Francesco era sì il maggiordomo personale di Esteban, così come Irene lo era per Rayshin, ma tra lui e la cameriera vi era una differenza abissale: la seconda sapeva come rendersi amabile in ogni occasione con la sua raffinatezza ed eleganza; il primo invece era piacevole quanto una lastra di ghiaccio ricoperta di veleno, almeno con lui.
    Decise quindi di chiudere lì la conversazione: «D'accordo... Dunque, finiamola qui e accompagnami da mia madre, che non voglio rovinarmi già adesso la mattina».
    «Finalmente una frase sensata! Bene, venite con me!» rispose Francesco, anche lui desideroso di non farsi venire acidità allo stomaco a causa di quel ragazzino. Si voltò e, seguito da Rayshin, lo accompagnò per il corridoio presente a sinistra della scalinata, che portava al soggiorno del primo piano.
    Aprendo con entrambe la mani una porta a due ante in frassino, il maggiordomo annunciò con voce solenne: «Madame Inamor, è arrivato il Signorino Rayshin!». Detto questo entrò per primo nella stanza, piegando meccanicamente il capo verso Rayshin.
    Il ragazzo poté quindi entrare nella stanza: si trattava di un salone, molto più grande della sua stanza, con le pareti bianche decorate con motivi floreali dorati. Aveva davanti a sé un enorme camino, in quel momento spento, che saliva fino al soffitto; questo dipinto con figure angeliche che si dirigevano verso il centro occupato da una persona, la quale abbracciava queste figure ed aveva il volto coperto da una candida luce ed avvolgendole con i lunghi capelli verdi. Al centro della stanza vi era un tavolino di cristallo dalla forma ottagonale. L'arredamento era invece costituito da quattro divani a tre posti attorno al tavolino, separati l'uno dall'altro da una poltrona, tutti di pelle nera ed in netto contrasto con il candore generale della stanza.
    Ciò che saltava subito all'occhio nella stanza era la presenza di una persona, una donna, che stava fissando il soffitto dando le spalle a Rayshin. Il ragazzo, dopo aver superato il maggiordomo, si diresse verso la persona, salutandola: «Buona mattina Madre, Francesco ed io siamo arrivati!».
    La donna, udite quelle parole, si voltò verso Rayshin e gli si precipitò contro: fisicamente aveva i capelli marroni piuttosto mossi, che portava dietro la schiena ad eccezione di un ciuffo sulla spalla sinistra, e decorati con gemme di vari colori. I suoi occhi erano verdi come il muschio, circondati da un lieve tratto di ombretto nero. Indossava un abito lungo di colore beige, con la gonna a tre strati decorata da fiocchi bianchi. Portava sulle spalle uno scialle dello stesso colore dei fiocchi, mentre le braccia erano coperte da due lunghi guanti dello stesso colore dell'abito.
    «Oh caro Rayshin! Finalmente sei qui, che bellezza!» salutò Inamor abbracciando il figlio, rischiando però di soffocarlo stringendogli le braccia dietro al collo ed impedendogli quasi di respirare.
    «Sì mamma... Sono arrivato... Ma ti prego... liberami!» supplicò Rayshin, il cui volto era diventato viola prugna.
    La donna si staccò immediatamente dal ragazzo: «Oh scusami tanto , caro Rayshin, ma ero molto preoccupata... Non ti vedevo arrivare e temevo stessi male, o fossi sparito o peggio!».
    «Anf... Sono rimasto a parlare... con Francesco... anf...» si scusò Rayshin, tentando al contempo di riprendere disperatamente fiato.
    Inamor batté le mani, esclamando: «Oh, che meravigliosa notizia! Significa forse che avete finalmente appianato le vostre divergenze, o no? Francesco, è così, o no?».
    Un brivido attraversò la schiena del maggiordomo, che si affrettò a rispondere: «Certo Madame, è come avete detto Voi: mentre discutevamo amabilmente, io ed il Signorino Rayshin abbiamo avuto modo di notare di andare molto d'accordo su molteplici argomenti! Abbiamo appianato le nostre divergenze come detto da lei! Ora guardi come siamo contenti! Evviva!».
    Ancora una volta Rayshin fu sorpreso di quanto Francesco sembrasse fare a meno di dover riprendere fiato, ma non poté fare a meno che annuire con convinzione a quelle parole: forse in questo modo sua madre non sarebbe più tornata su quell'argomento e lo avrebbe lasciato libero di odiare quell'uomo fastidioso.
    «Bene, anzi benissimo! Era così triste vedervi litigare sempre e comunque... Ora in questa famiglia ci sarà finalmente un po' di calma!» disse Inamor, sognante. Ricomponendosi poi subito dopo, si rivolse ancora una volta al maggiordomo: «Francesco, grazie per aver accompagnato Rayshin, puoi andare!».
    Francesco si inchinò un'ultima volta verso Inamor ed il ragazzo, e poi uscì dalla stanza. Rayshin tuttavia notò che, prima di richiudere le ante, gli schioccò il solito sguardo di disprezzo che, nel corso del tempo, sapeva essere rivolto esclusivamente a lui.
    Una volta rimasti soli, Inamor poté finalmente chiedere, indagando: «Allora, caro Rayshin, è vero che ora tu e Francesco siete amici? Il suo ultimo sguardo diceva il contrario, o no?».
    Il ragazzo rabbrividì, capendo al volo: “Significa che mia Madre ha capito che stavamo mentendo! Dannato Francesco, la sua interpretazione era troppo rigida!”. In qualche modo doveva uscire da quella situazione: sua madre poteva rivelarsi ben più temibile di Francesco se non soddisfatta su ciò che chiedeva, e che quindi esigeva.
    «Beh, Madre, io sto cercando con tutte le mie forze di instaurare un modus vivendi tra me e Francesco. Però, vedi, dovresti sapere che andare d'accordo con una persona che mette una cravatta gialla con uno smoking e il parrucchino non è molto facile...» tentò di argomentare a sua difesa Rayshin: forse facendo leva sul senso estetico della madre poteva in qualche modo convincerla delle proprie ragioni.
    «Uhm, ma davvero? Eppure sei stato tu a nascondergli il tanto odiato parrucchino nove anni fa, quando ne avevi poco più che sette. Francesco, per essersi presentato da tuo padre senza parrucchino consumò subito tutte le ferie che aveva accumulato in venti anni di lavoro, per riprendersi dallo shock. Se poi contiamo anche tutti gli altri ospiti che hanno assistito allo spettacolo, non gli hai fatto fare una bella figura, o no?» gli rinfacciò la madre, con un sorriso beffardo in faccia.
    «Suvvia, Madre, ero ancora un bambino... Poi pensa che... ehm... la tristezza di Francesco è stata direttamente proporzionale alla felicità di me e Esteban: ci siamo divertiti così tanto con quel parrucchino, prima di perderlo per casa...» cercò ancora di giustificarsi Rayshin, adesso facendo leva sull'amore materno piuttosto che sul rapporto con la servitù.
    «... e a causa vostra, Francesco spende tre ore ogni giorno del suo tempo libero a cercare per casa il suo parrucchino, e ogni volta puntualmente non lo trova... Vi sentite almeno un po' in colpa, o no?» continuò Inamor, mentre una piccola parte di lei provava uno smisurato piacere nel vedere in buffo disagio del figlio.
    Rayshin non poteva rivelarle che lui e suo fratello avevano per sbaglio dato fuoco al parrucchino di Francesco, per cui continuò a mentire: «Sì, sì, io e Esteban abbiamo provato più volte a scusarci con Francesco, ma lui ha perdonato soltanto mio fratello, in quanto sotto la sua ala... Ho anche provato a comprargli un set di parrucchini per il suo compleanno tre anni fa, ma l'ho ritrovato nella legna da ardere poco dopo! Che cosa devo fare, secondo te?». Una volta giocate tutte le sue carte non gli restava che sentire la risposta che sua madre voleva sentirsi dare.
    Inamor si fermò qualche secondo a pensarci, poi rispose tranquillamente: «Non ne ho la più pallida idea, sai Rayshin?».
    A Rayshin caddero le braccia, mentre osservava: "Per quanto sia intelligente e importante in tutto l'Impero, mia Madre è proprio una sempliciotta...”. «Cambiando discorso, mamma, Irene mi ha detto che avevi qualcosa da dirmi... Di che cosa si tratta?» domandò riprendendosi.
    Inamor, a quella domanda, schioccò le dita: «Oh giusto! Sapevo di non averti aspettato per parlare di Francesco, ma non ricordo più perché...».
    A Rayshin caddero di nuovo le braccia: “Forse mia madre è peggio di una sempliciotta...”.
    «Oh, ora ricordo! Dunque Rayshin, da oggi tu e tuo fratello sarete impegnati per quell'evento, giusto?» continuò Inamor, adesso seria in volto.
    Rayshin annuì: «Sì Madre, come ogni anno nel nostro Istituto si svolgerà il Torneo dell'Incoronazione, e con ciò? Quest'anno siamo arrivati al Centoduesimo, e se ben ricordo non sono previsti eventi in particolare in questi giorni, rispetto alle consuete celebrazioni».
    «Bene, in quanto principale Istituto della Nobiltà del Regno Europeo, per i prossimi due giorni il vostro Torneo sarà trasmesso su tutto l'Impero, in contemporanea con quelli degli altri Istituti dell'Impero. Come saprai ciò è importantissimo per il nostro Sommo Imperatore!».
    Rayshin abbassò la testa: sapeva dell'importanza dell'evento, e del fatto che fosse stato indetto dal loro Sommo Imperatore in persona. In quanto tale, la sua attuazione era inevitabile, anzi era un onore prendervi parte, sia come concorrenti che come organizzatori. Per Rayshin il fatto che l'Imperatore potesse anche solo vederlo duellare era la gioia più grande, perché così avrebbe potuto mettere in mostra il proprio valore e le proprie capacità come suddito dell'Impero di Sonsuza.
    «Gli altri anni, caro Rayshin, tuo padre Elger era incaricato di rappresentare il nostro Sommo Imperatore durante il Torneo, ricoprendo la prestigiosa carica di Ambasciatore all'Ordine Imperiale...» gli ricordò Inamor.
    Il ragazzo cominciò a spazientirsi: “Perché oggi mi dice tutte cose che so già?” pensò, e prima di poter tramutare i propri pensieri in parole sua madre lo spiazzò: «... ma quest'anno le cose andranno diversamente».
    Rayshin si bloccò di colpo, ed Inamor proseguì: «Ti ricordi che attualmente tuo padre è impegnato a sedare la rivolta nel Regno Asiatico, o no? In quanto Ministro della Sicurezza e della Salvaguardia Imperiali è suo dovere garantire le difese dell'Impero... Per cui quest'anno non sarà lui a presenziare al Torneo» spiegò la madre.
    «Ne sono perfettamente a conoscenza, Madre. Non che mi importi molto del destino di quei viscidi ribelli, ma mio Padre aveva promesso che nonostante tale impegno sarebbe comunque stato presente... Se lecito chiedere, chi sarà quest'anno l'Ambasciatore?» chiese il ragazzo, non tanto interessato a quel fantomatico nome ma piuttosto deluso dal fatto che suo padre non lo avrebbe visto duellare. A causa degli impegni ministeriali suo padre spendeva poco tempo con la famiglia, ma il ragazzo sapeva che almeno in quei due giorni Elger lo avrebbe guardato, e forse gli avrebbe fatto un cenno di compiacimento.
    «Ah, il nuovo Ambasciatore sarà una persona che tu conosci bene: il Ministro Isroth!» terminò Inamor, con un'espressione indecifrabile in viso: per certi aspetti poteva essere tranquillamente rilassata; per altri invece sembrava estremamente preoccupata.
    Per Rayshin fu come se un macigno si fosse tolto dal suo petto: temeva ben altri nomi che non quello di Isroth. Allora le confessò: «Uff, mi hai quasi fatto prendere un colpo, Madre... Perché così tante preoccupazioni per Isroth?».
    «Tuo padre ed io siamo molto preoccupati, anche senza la tua ironia! Il Ministro Isroth è probabilmente il Ministro più potente dell'Impero: non soltanto per l'abilità, la serietà che mette nel suo lavoro, ma anche perché il Sommo Imperatore ha dimostrato più volte certi interessi verso di lui. Inoltre dopo la morte del Ministro della Ricerca e dello Sviluppo delle Scienze Imperiali, che sia dannato eternamente, è anche incaricato di rappresentare tale Ministero... Ora, tutte le volte che lui è venuto a farci visita, si è sempre distinto per il suo comportamento profondamente educato e rispettoso, tant'è che lui e tuo padre passano molto tempo a discutere assieme, però...» in quel momento la donna si fermò, come se stesse cercando le parole giuste.
    Rayshin, suo malgrado, cominciò ad incuriosirsi, e cercò di tirarle fuori le parole: «Però cosa?».
    Inamor, dopo un profondo respiro, continuò: «I nostri informatori ci hanno riferito che, quando si trova con i suoi sottoposti, si rivela estremamente agitato su te ed Esteban, manifestando una cura non normale nei vostri confronti. Sembra che più volte abbia accennato a possibili minacce a cui potreste andare in contro...ed a quanto sappiamo non sono esattamente cose piacevoli».
    «D'accordo, può nascondere qualche segreto, ma non vedo pericoli all'orizzonte: se si preoccupa per noi due, a rigor di logica dovrebbe essere un nostro alleato. Perché voi invece lo vedete come un nemico?» indagò Rayshin, che non gradiva essere tirato in ballo per una situazione che non lo riguardava direttamente.
    «Caro Rayshin, ci sono molti modi perché un Ministro possa lasciare la sua carica: morte, invalidità, deposizione da parte dell'Imperatore, immeritorietà nella carica... E proprio su quest'ultima a cui voi dovete fare attenzione: per rovinare l'immagine di un Ministro, la cosa migliore è colpirlo indirettamente mediante i propri figli o parenti... Insomma, io e tuo padre temiamo che quest'anno possa succedervi qualcosa di... spiacevole, o che possa in qualche modo nuocere alla nostra famiglia!» rispose Inamor, concludendo la frase velocemente.
    Rayshin si fermò a riflettere, sconcertato: fin da piccolo aveva sempre saputo di quanto fosse importante, come figlio primogenito di un Ministro, l'apparenza ed il comportamento. Aveva sempre cercato di presentarsi come modello esemplare, nelle visite che nello studio. Certo, non mancava anche lui di difetti, come la sua incapacità nella matematica, però gli era sempre parso di svolgere egregiamente il ruolo che portava sulle spalle. Ma i timori dei genitori lo avevano spiazzato: che il Ministro Isroth potesse tramare contro di lui o la sua famiglia gli pareva qualcosa di impossibile. Non solo perché aveva già avuto modo di incontrarlo, ma anche perché, nel caso in cui i timori si fossero rivelati fondati, avrebbe colpito al Torneo, davanti a molta più gente che avrebbe potuto testimoniare a suo favore. Una persona incaricata dal Sommo Imperatore e dedita all'amministrazione di un Ministero non poteva essere così infida: i Ministri erano il fiore all'occhiello dell'Impero per la loro solerzia e per la loro integrità.
    Quando fece per risponderle, Inamor aggiunse: «Specie visto lo strano comportamento di Esteban...», distogliendo poi lo sguardo come se si vergognasse di quelle parole.
    Istintivamente Rayshin le chiese, dimenticandosi di tutti i suoi pensieri: «Perché? Che cos'ha oggi Esteban? Irene e Francesco non mi hanno detto nulla...». A prescindere da tutti gli intrighi politici del mondo, suo fratello minore aveva la priorità massima su ogni cosa.
    Inamor incrociò le braccia e gli confessò: «Uhm, oggi volevo parlargli, come ho fatto con te, ma prima che potessi mandarlo a chiamare l'ho visto scendere di tutta fretta, accompagnato da Francesco... Inoltre, mentre gli parlavo continuava a correre sul posto, e mi ha lasciata dicendomi: “Sì sì, ho capito! Adesso vado, ciao mamma!”, e così è corso via con il suo maggiordomo!».
    Rayshin non rispose: voleva sentire la fine delle rivelazioni della madre.
    «Quando poi Francesco è tornato a palazzo, gli ho ovviamente domandato cosa avesse tuo fratello, e lui mi ha risposto, con quel poco che Esteban gli aveva confessato, che oggi avrebbe dovuto vedersi con qualcuno molto importante, per un evento ancora di più...».
    Rayshin, allora, non poté che condividere parte delle preoccupazioni della madre: “Effettivamente il fatto che questa mattina si sia svegliato così presto è sospetto... Ed in genere lui confessa tutto a Francesco...”. Il ragazzo non sapeva cosa volesse fare suo fratello, ma in particolar modo rimase sorpreso del fatto che Esteban non gli avesse confessato nulla: in genere non gli celava nulla, talmente lo adorava. Talvolta Rayshin aveva anche sospettato che Esteban lo amasse, ma subito dopo si ricredeva su tale pensiero, talmente assurdo anche accostato alla consueta allegria del fratello minore.
    «Eh già, quindi se lo vedi potresti chiedergli che cosa doveva fare, per cortesia? Mi ha fatto preoccupare tanto...» gli chiese Inamor.
    Quando Rayshin fece per ribattere, qualcuno bussò alla porta. Inamor rispose prontamente: «Avanti!», e nella stanza entrarono Francesco e Irene. Entrambi si inchinarono davanti a Inamor, ed Irene disse: «Signorino Rayshin, sono le 8:20, è ora di andare!».
    Inamor si batté un colpo sulla nuca, per poi ordinare prontamente: «Perdindirindina, non mi ero accorta che fosse così tardi! Va' Rayshin, altrimenti rischi di arrivare in ritardo!».
    Il ragazzo, che subito non rispose, parve svegliarsi dai suoi pensieri: «... Eh? Ah, giusto! Allora io vado, Madre, ci vediamo tra qualche giorno, se Padre ti contatta salutalo da parte mia!».
    Inamor lo salutò dandogli una bacio su entrambe le guance, rassicurandolo: «Buona giornata caro Rayshin, mi raccomando: non dare troppo peso alle mie parole, altrimenti non potresti divertirti, o no?».
    Rayshin rispose con un cenno di capo, ed uscì dalla stanza, seguito da Francesco e poi infine dalla giovane Irene. Questa si inchinò ancora davanti ad Inamor, e poi si accinse a seguire il ragazzo ma, prima che potesse farlo, una mano le afferrò il braccio, chiudendoglielo in una morsa dura ma non pressante.
    La cameriera si voltò, e vide che a trattenerla era proprio Inamor che le disse, a voce bassa: «Irene, mi raccomando, fai come tutti gli altri anni, d'accordo?» e la lasciò subito andare.
    La cameriera, sorridente, piegò il busto verso la donna: «Certo Madame, farò in modo che né il Signorino Rayshin e né il Signorino Esteban vincano il Torneo odierno, come ho sempre fatto!». Detto questo, uscì dalla stanza e chiuse la porte alle spalle.
    Inamor, rimasta sola, commentò: «E' importante che tutto resti così com'è... Infondo è quello il nostro compito, per il momento: sarebbe una tragedia se Rayshin ed Esteban morissero» e ritornò a fissare la figura al centro del soffitto.
    «Lasyrindes... Nostro Sommo Imperatore...» fu tutto ciò che commentò.

    ----


    - ??? - Ore 8:20

    «Elsmay, è tutto pronto per la giornata?» domandò una voce, giovanile, dalla cima di una scalinata su cui si intravvedeva un trono. «Ho fatto preparare la squadra di Delver a dovere, per cui se fallisse sarebbe triste, non credi?» chiese ancora.
    Alla base della scalinata vi era una figura avvolta in un mantello di colore blu notte, ma con il viso nascosto nell'oscurità che regnava nella stanza, impedendo di vederne con chiarezza i lineamenti.
    La figura, che rispondeva al nome di Elsmay, dichiarò con voce profonda: «Certo, sommo Ierofante, Delver è già partito, come da suo ordine... Tutto è pronto per la giornata!».
    Dalla cima della scalinata si udì il battito di mani, assieme alla stessa voce giovanile di prima: «Che bello! Che bello! Se hai organizzato tu tutta la faccenda, allora non c'è niente da temere... Chissà che faccia farà il mio fratellone, appena mi vedrà in azione... D'altro canto, spero che Emas si stia impegnando in Cina: ci ha ancora contattato?».
    Elsmay illustrò subito, levando la mano sinistra e aprendo così a mezz'aria un ologramma, che fece scorrere velocemente: «Ovviamente Emas ci ha informati, e per ora sta opportunamente celando il nostro intervento in modo tale che le forze del Ministro Elger non ci scoprano... Almeno fino a quando Delver non avrà completato l'incarico!».
    La voce dal trono indagò ancora: «Mentre invece come si sta comportando il caro e fortunatissimo Elger?».
    Elsmay richiuse con un rapido gesto l'ologramma, e disse piuttosto soddisfatta: «Elger attualmente si è temporaneamente stabilito nella città di Pechino, dove sta coordinando le operazioni per riconquistare l'intera zona... Se continua così, nel giro di un paio di giorni avrà liberato l'intera area: d'altronde una ribellione così debole non può avere lunga vita, specie se così malamente organizzata».
    «Bene! Lasciamo pure quei ribelli cinesi al loro destino, così la squadra di Delver potrà agire indisturbata e noi avremo quel ragazzo! Oh, come saremo felici, di nuovo assieme... Solo una piccola cosa...» si apprestò a dire la voce nell'ombra, prima di avere un piccolo tremito.
    La figura dal mantello blu notte chiese, sorpresa: «Che cosa, Maestro?».
    La voce di prima sembrò esitare qualche secondo, poi disse timidamente: «Puoi chiamare un elettricista? Temo che l'impianto si sia di nuovo fulminato, e tutta questa oscurità mi fa paura: la stanza è troppo tetra...».
    Elsmay, dopo qualche secondo, rispose, lievemente imbarazzato: «Ehm, sarà fatto al più presto, Maestro».
    Alla risposta affermativa dell' uomo, la figura sul trono si alzò, rivelando nell'ombra un fisico ed un'altezza piuttosto minuto, e continuò: «Ottimo! Ora è tempo che anch'io mi prepari: se arrivassi in ritardo potrebbero insospettirsi, e noi non vogliamo questo!». Detto questo, la piccola figura scomparve rapidamente in un vortice di luce biancastra, senza lasciare alcuna traccia.
    Elsmay, rimasto solo nella stanza oscura, augurò semplicemente: «Buona fortuna, Maestro...», e anche lui si smaterializzò, ma in questo caso in un vortice di luce bluastra.


    Bene, e questo era il primo capitolo, che ho pubblicato ancor prima di terminare il terzo (ma infondo cerco sempre di rispettare le mie promesse). Abbiamo incontrato Rayshin e sua madre Inamor, la quale sembra sapere qualcosa su questo fantomatico "Torneo dell'Incoronazione", assieme alla cameriera Irene. Cosa succederà in questo evento? A questa domanda otterrete risposta nel prossimo capitolo "LE RIVELAZIONI DEL MINISTRO ISROTH".
    Ah, già, c'è anche il misterioso Ierofante, che sembra cominciare a muoversi assieme al suo Ordine. Chi sarà mai il misterioso "fratellone" a cui si riferisce?
    Per ora vi aspetto al prossimo capitolo, nel quale incontrerete il misterioso "fratellone" (o forse lo avete già incontrato, chissà...).

    Edited by Xivren - 12/10/2015, 22:11
     
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    Capitolo molto interessante, anche se mi sorge un atroce sospetto sull'identita' dello Ierofante, nonche' su quella del padre di Rayshin.
    Ma piu' di tutto mi interessano le precauzioni della madre, chissa' cosa succede ai vincitori.
     
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    Appena ho abbastanza voglia di leggere il capitolo ti darò il mio giudizio, ci ho dato una rapida occhiata e, almeno per quanto concerne la forma, sembra ben fatto.
     
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    CITAZIONE (Ipercubo @ 6/11/2013, 16:49)
    Capitolo molto interessante, anche se mi sorge un atroce sospetto sull'identita' dello Ierofante, nonche' su quella del padre di Rayshin.
    Ma piu' di tutto mi interessano le precauzioni della madre, chissa' cosa succede ai vincitori.

    Eh eh, circa l'identità del primo ho lasciato qualche indizio in questo capitolo, che dovrebbero far pensare: "Toh guarda! Lo Ierofante è...". Per il padre di Rayshin, lo incontreremo tra due/tre capitoli.
    Riguardo ai vincitori, essi faranno una fine talmente orribile che per ora non posso (e non voglio) dirvela.

    CITAZIONE (Nossi‚ Qualcosa di Antinea @ 6/11/2013, 18:29)
    Appena ho abbastanza voglia di leggere il capitolo ti darò il mio giudizio, ci ho dato una rapida occhiata e, almeno per quanto concerne la forma, sembra ben fatto.

    Aspetterò con ansia i tuoi giudizi.
     
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    Stasera me lo leggo anche io, devo godermelo con calma :sisi:
     
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    CITAZIONE (Slovakia @ 6/11/2013, 19:19) 
    Stasera me lo leggo anche io, devo godermelo con calma :sisi:

    La fanfiction di Xywren quindi è paragonabile a un porno? :asd:
     
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    CITAZIONE (Nossi‚ Qualcosa di Antinea @ 6/11/2013, 19:20) 
    CITAZIONE (Slovakia @ 6/11/2013, 19:19) 
    Stasera me lo leggo anche io, devo godermelo con calma :sisi:

    La fanfiction di Xywren quindi è paragonabile a un porno? :asd:

    I porno non hanno trame :nono:
     
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    CITAZIONE (Slovakia @ 6/11/2013, 19:30) 
    CITAZIONE (Nossi‚ Qualcosa di Antinea @ 6/11/2013, 19:20) 
    La fanfiction di Xywren quindi è paragonabile a un porno? :asd:

    I porno non hanno trame :nono:

    Alcuni sì, devi solo cercare bene
     
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    CITAZIONE (Nossi‚ Qualcosa di Antinea @ 6/11/2013, 19:33) 
    CITAZIONE (Slovakia @ 6/11/2013, 19:30) 
    I porno non hanno trame :nono:

    Alcuni sì, devi solo cercare bene

    Forse volevi dire hentai.

    @Xivren: QUALCHE indizio? Non potevi sbandierarlo di piu'.
     
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    Letto il chapter. Niente da dire.
     
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    Non capisco perché riesco a trovare sempre, e dico sempre l'ago nel pagliaio. Sono riuscito a beccare un paio di errori che però non ho voglia di riportare perché mi scoccerebbe, però sono parecchio ininfluenti, ergo non necessitano di una correzione blu.
     
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    CITAZIONE (Nonnetta @ 6/11/2013, 21:24) 
    Non capisco perché riesco a trovare sempre, e dico sempre l'ago nel pagliaio. Sono riuscito a beccare un paio di errori che però non ho voglia di riportare perché mi scoccerebbe, però sono parecchio ininfluenti, ergo non necessitano di una correzione blu.

    Mi dispiace averti deluso, la prossima volta mi impegnerò ancora di più :flower: .
     
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    CITAZIONE (Xivren @ 6/11/2013, 21:37) 
    CITAZIONE (Nonnetta @ 6/11/2013, 21:24) 
    Non capisco perché riesco a trovare sempre, e dico sempre l'ago nel pagliaio. Sono riuscito a beccare un paio di errori che però non ho voglia di riportare perché mi scoccerebbe, però sono parecchio ininfluenti, ergo non necessitano di una correzione blu.

    Mi dispiace averti deluso, la prossima volta mi impegnerò ancora di più :flower: .

    Non mi hai deluso affatto, il capitolo è bello bello, ricco di belle cose ed è bello. Non mi hai deluso, non mi deludi mai tu. :flower:
     
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    E dopo una pausa di qualche giorno Xivren torna con gli strabilianti (eh?) capitoli della Catena dell'Inesistenza!
    Allora, ricorderete certamente che nell'ultimo capitolo (che poi è il primo) abbiamo incontrata Rayshin, il quale è stato preparato a dovere dalla sua cameriera personale Irene in vista di un certo Torneo che si terrà al suo Istituto. Dopo un piccolo battibecco con Francesco, maggiordomo di suo fratello Esteban, Rayshin è stato ricevuto da sua madre, Inamor. La donna lo ha messo in guardia da ciò che potrebbe capitargli durante il Torneo, e gli ha anche chiesto di indagare sullo strano comportamento di suo fratello.
    Ora andiamo avanti, con il prossimo capitolo.


    CAPITOLO II – LE RIVELAZIONI DEL MINISTRO ISROTH -

    Giovedì 1 Novembre – Ore 8:29 – Finoma, Regno Europeo

    Rayshin stava attraversando l'immenso giardino che circondava il suo Istituto.
    Aveva da qualche minuto salutato Irene e, dopo che questa se n'era andata, si era diretto verso l'entrata principale.
    Non poteva però non passare in quel magnifico giardino, nel quale trascorreva la maggior parte del suo tempo libero a scuola.
    La disposizione dei fiori secondo motivi geometrici, le fontane in marmo modellate secondo i miti dell'Antica Grecia, i lunghi viali alberati da frassini ed il laghetto con le paperelle esercitavano su di lui un fascino tale che era solito, mentre tutti gli altri ragazzi stavano all'interno dell'Istituto, uscire e passeggiare per ore assieme a suo fratello. O meglio, non tutti restavano dentro.
    Inspirò profondamente, pensando: “Ah, questo è proprio il paradiso terrestr...”, ma non riuscì a finire la frase perchè qualcuno, da dietro, gli mise le mani sugli occhi dicendo: “Indovina indovinello, chi sono io?”.
    Rayshin, con uno sbuffo, si tolse le mani dagli occhi, rispondendo: “Non conosco nessun altro più infantile di te, Lyedar...”, e si voltò, trovandosi davanti la persona che aveva posto l'indovinello.
    Si trattava di un ragazzo, della sua stessa età, con i capelli biondi più corti di quelli di Rayshin, ma più mossi, e gli occhi grigi. Indossava un vistoso cappotto, lasciato aperto sulle gambe, di color rosso, con le estremità ed i polsi decorati come fiamme, ed una mantellina rossa che gli arrivava fino al busto.
    Aveva l'aria offesa, ed infatti ribatté: “Uh uh, come sei cattivo con me Rayshin... IO che ti ho aspettato, IO che sono il tuo migliore amico... Sei proprio uno s...”.
    Prima che Lyedar potesse dire qualcosa di sconveniente, Rayshin si affrettò porre rimedio: “No! Non ci siamo capiti: per “infantile” volevo dire che... ehm... dimostri meno anni di quanti in realtà ne hai! Sembri giovane come un bambino...”, ma poi Rayshin si accorse di aver detto qualcosa di davvero idiota, specie vedendo lo sguardo di sufficienza dell'altro.
    “Questa è la più grossa cazzata che io abbia mai sentito o letto! Sicuro di sentirti bene, Rayshin?” chiese, fingendosi preoccupato.
    Ma prima che Rayshin potesse rispondere, Lyedar continuò, massaggiandosi le spalle: “Comunque grazie del complimento, effettivamente mi lavo quattro volte a settimana nella crema idratante... non hai idea di come faccia bene alla pelle...”.
    Rayshin alzò un sopracciglio, dubbioso, ma pensò che non fosse il caso di indagare sull'igiene del suo amico, perciò gli chiese: “Parlando seriamente, Lyedar, perchè non sei nella Sala Incontri? La riunione inizierà tra mezz'ora... Rischi di arrivare in ritardo, lo sai?”.
    Rayshin sapeva che la cognizione del tempo non era mai stata una delle prerogative dell'amico.
    Mentre Rayshin parlava, Lyedar continuava a sussurrare “Crema idratante... crema idratante...”, ma appena udì la domanda postagli rispose: “Uhm? Beh, sai Rayshin, nella Sala c'era una tale noia: tutti a parlare del Torneo, del Ministro Isroth... Lo sai che mi annoio, senza di te? Per questo motivo ti ho aspettato qui, in giardino, sapendo che non avresti resistito nel venirci... E così eccomi qua, voilà!”, e fece una piroetta su se stesso.
    Una parte del cervello di Rayshin gli consigliò di allontanarsi di almeno quattordici chilometri da Lyedar, ma non lo fece. Lo conosceva da più di otto anni, e non poteva rinunciarci: ormai aveva fatto l'abitudine alla spensieratezza, ed ogni tanto anche dell' apparente stupidità, che Lyedar dimostrava con noncuranza. Con lui non si annoiava mai.
    Battendo le mani, il biondo gli propose: “Che ne diresti di dirigerci verso la Sala? Intanto possiamo chiacchierare, e al contempo non subiremo il mazzo di Ofelia!”.
    Rayshin annuì, ed entrambi si incamminarono verso il gigantesco castello in stile gotico che occupava il centro del giardino.
    Tale castello era nientemeno che il loro Istituto: interamente fatto di pietra bianca, era strutturato su più piani, a piramide, per arrivare fino all'ultimo, il quale però non era perfettamente distinguibile dal basso. Ogni livello era decorato, nella parte più esterna, con porticati e vasti spazi liberi, che però sembravano essere privi di vegetazione. Ad una prima vista il castello aveva un'aria maestosa e possente, ma anche fredda ed austera.
    Superando una fontana che raffigurava Perseo nell'atto di decapitare Medusa, e l'acqua che sgorgava dai serpenti della testa di quest'ultima, Lyedar commentò: “Guarda Rayshin, quella nuvola assomiglia ad un pipistrello, vero?”, ed indicò con l'indice della mano destra il cielo.
    Il ragazzo aguzzò la vista, poi rispose, imbarazzato: “Ehm, Lyedar, nonostante io non abbia niente contro chi guarda le nuvole, hai notato che in cielo NON CI SONO nuvole!?”
    L'altro guardò prima Rayshin, stupito, poi riguardò il cielo, poi di nuovo Rayshin, e poi guardò davanti a sé, borbottando: “Hai ragione! Eppure ero sicuro di aver visto una nuvola... Che strano...”
    A seguito di un sonoro face palm, Rayshin chiese finalmente ciò che gli premeva di più: “Ora, Lyedar, hai per caso visto Esteban nella Sala Incontri? E' da questa mattina che non lo vedo...”
    Lyedar stava ancora pensando alle nuvole, però rispose, ridacchiando: “Ah! Il ragazzino! Uhm, fammi pensare... L'ho visto, l'ho visto: era in prima fila, e stava parlottando con quel suo amico... che si chiama, ehm...” ma le meningi di Lyedar, per quanto spremute, non gli permettevano di ricordare il nome dell'amico di Esteban.
    “Si chiama Diell, Lyedar, non mi sembra così difficile da ricordare, come nome...”, sospirò sconsolato l'amico, “Comunque sono contento di sapere almeno dove sia, il fatto che questa mattina si sia alzato così presto è strano... In genere ci svegliamo assieme”.
    “Uhm, sentendolo ridere con Diell mi è sembrato che stesse parlando di un certo incontro previsto per questa mattina presto, diceva di aver dovuto parlare con qualcuno per preparasi a qualcosa... Ma non ha detto con chi...” lo informò Lyedar.
    Rayshin rimase in silenzio per un po': “Con chi avrà dovuto parlare Esteban? Se non fosse stato importante, sicuramente non sarebbe uscito così presto...” e mentre questi pensieri gli affollavano la mente, lui e Lyedar ormai erano arrivati davanti al castello, e quindi concluse: “Beh, poco importa, è sufficiente che stia bene. Inoltre penso che sia meglio sbrigarsi: sono già le otto e quarantadue, e se arriviamo in ritardo Ofelia ci prenderà per le orecchie, come sempre!”.
    Lyedar annuì, ed entrambi salirono la scalinata che portava all'entrata del castello.
    Assieme a loro c'erano anche altri studenti, che come loro stavano entrando, mentre superavano il portale su cui svettava la scritta, in maiuscolo, di:

    - ISTITUTO PER LA FORMAZIONE ED IL PERFEZIONAMENTO DELLA NOBILTÀ' –
    - FINOMA -
    - REGNO EUROPEO -



    ----


    Rayshin e Lyedar stavano percorrendo il corridoio che li avrebbe portati alla Sala Incontri. Stavano passando su un tappeto di color rosso scarlatto, decorato con miniature dorate, e che copriva tutto il corridoio, interamente dipinto in bianco e con il soffitto stellato.
    Si bloccarono quando, davanti a loro, incrociarono due guardie, poste ai lati di un portone in legno di mogano.
    Le guardie guardavano i due ragazzi, e a prima vista sembravano persino indifese, tant'è che tenevano le braccia conserte dietro la schiena. Uno dei due si voltò verso Rayshin e gli chiese, quasi con voce magnetica: “Dati di Identificazione, prego”.
    Il ragazzo scambiò un'occhiata con Lyedar, e poi rispose, tranquillamente: “Rayshin, grado Dogu Rahibi, numero 2346.”.
    L'altra guardia, che non aveva ancora parlato, rivelò tenere dietro di sé un grande volume, dalla copertina in pelle marrone, che aprì con notevole disinvoltura, e cercando sulla pagina davanti a se, borbottò sottovoce: “Rayshin... Rayshin...”, e poi diede un cenno di capo al suo compagno.
    L'altro si voltò verso Lyedar, che stava osservando e contando le stelle dipinte sul soffitto (senza curarsi di quanto succedeva), e gli pose la stessa domanda. A seguito di una gomitata di Rayshin, Lyedar rispose: “ Lyedar, grado Simyager, numero 2349”
    L''uomo dal volume di pelle rifece la ricerca. Una volta terminata chiuse il libro, e lui ed il suo collega batterono a terra i tacchi degli stivali e dissero all'unisono: “Entrate pure...” ed in quel momento il portone si aprì, da solo, senza emettere alcun suono.
    I due ragazzi superarono le guardie, ed entrarono nella Sala Incontri.
    A differenza di tutti gli altri spazi attraversati dai due nel loro Istituto, silenziosi, nella Sala si udiva un groviglio di voci, bisbigli e parole le une sulle altre. Altri studenti stavano parlottando tra di loro, seduti sulle innumerevoli poltrone in pelle marrone presenti, oppure a fianco dei tavoli posti lungo i muri della Sala, adibiti per l'occasione, sui quali figuravano spuntini e leccornie.
    La Sala era illuminata da un gigantesco e vistoso lampadario, al centro del soffitto a cupola e accerchiato da altri sei lampadari più piccoli. Sul fondo in basso si vedeva un palco, occupato da un tavolo dalla forma circolare e sette troni attorno ad esso, alcuni occupati da persone, che andavano e venivano da un'uscita dietro le quinte.
    Rayshin si guardò attorno, per avere un quadro generale della situazione, e poi si rivolse a Lyedar: “Bene, ora, dove si trova Ofelia?”.
    Il suo amico intanto stava fissando un grappolo d'uva nera su uno dei tavoli, ma nonostante ciò rispose: “Uhm... perso che stia mangiando da qualche parte...” e poi, voltandosi verso Rayshin: “Ma tu non dovevi andare da Esteban, tu? A Ofelia ci penso io, ah ah...”.
    Detto questo, senza aspettare la risposta di Rayshin, corse via verso gli altri tavoli, afferrando il grappolo d'uva tanto adocchiato e perdendo, nel momento della presa, circa il 90% dei chicchi, che rotolarono sul pavimento.
    Rayshin sospirò, ma infondo pensò che fosse meglio così. Lyedar era sempre andato d'accordo con Ofelia, ed anzi negli ultimi tempi aveva notato che tra di loro era scoppiato qualcosa di più profondo dell'amicizia. “Beato lui, io invece devo andare a cercare Esteban...”, e con questo pensiero cominciò a scendere le scale che portavano alle file più basse.
    Scambiando saluti e qualche chiacchiera con i suoi compagni, arrivò alla prima fila, a poca distanza dal palco. Al centro di essa, nonché gli unici occupanti di quella fila, vide due bambini, più giovani di lui, che stavano parlando e scherzando tra di loro.
    Uno, quello che dava le spalle a Rayshin, aveva i capelli biondi e pettinati molto accuratamente, con un piccolo codino, e sembrava ascoltare le parole dell'altro, un ragazzino poco più alto di lui ma decisamente diverso: aveva i capelli neri, più scuri di quelli di Rayshin, quasi corvini, che gli ricadevano sulla fronte in una frangia pettinata verso sinistra.
    Rayshin si avvicinò verso di loro, e cominciò a sentire il discorso del ragazzo dai capelli corvini: “... ed ecco perché tutte le teorie che riguardano “Il Grande Fusilli” sono stupidaggini!”, ma questi, una volta visto arrivare Rayshin, si alzò di scatto, gridando a braccia spalancate: “Ciao Rayshin! Ti stavo aspettando!”.
    “Esteban, per l'amor del cielo, non urlare! Comunque ciao Diell” salutò Rayshin voltandosi verso il ragazzo dai capelli curati, il quale ricambiò il saluto: “Ciao anche a te Rayshin, spero tu abbia trascorso una buona mattinata...”.
    Diell poi guardò prima Esteban e poi Rayshin, e concluse: “Ehm, forse è meglio che vi lasci un attimo: Esteban, se mi cerchi sono dai gelati a mangiare un cono alla vaniglia...”, quindi si alzò e, dopo aver salutato Rayshin piegando il capo, si allontanò verso i tavoli del buffet.
    Esteban tentò di seguirlo: “No aspetta! Diell! Non ti ho ancora spiegato perché...”, ma Rayshin glielo impedì.
    “Perchè questa mattina sei uscito così presto, senza dire niente a proposito?” gli chiese il fratello maggiore, chiudendo le braccia sul petto.
    “Uff, suvvia fratellone, avevo altri impegni... E poi ho chiesto il permesso a Francesco, e lui...” tentò di giustificarsi Esteban, ma Rayshin sbottò: “NON MI INTERESSA! Hai idea di quanto mamma fosse preoccupata!? Vederti uscire da casa così, SENZA DIRE NIENTE!?! Non ti sei mai comportato così! Almeno dimmi cosa dovevi fare...”.
    A quella domanda Esteban sembrò pensarci su un momento, ma ad un “Allora???” di Rayshin rispose: “Dovevo incontrarmi con una persona... ecco... Diell!”, assumendo al contempo uno sguardo innocente.
    Rayshin, però, non si fece impietosire dal fratellino: “E cosa volevi fare con lui, se è lecito domandare? Cosa ci trovi in Diell?”.
    “Beh, è gentile, educato, i suoi capelli sono morbidi, è fisicamente attraente, molto portato per le materie scientifiche, che sono la mia gioia, e...” cominciò ad elencare Esteban, ma allo sguardo dubbioso di suo fratello si interruppe.
    Rayshin, dal canto suo, si chiese “Cosa avrà voluto dire con “fisicamente attraente?” Mah... Comunque tanto vale...”, e piuttosto che chiedere a Esteban quali fossero i suoi gusti, gli mise semplicemente una mano sulla nuca e gli disse, guardandolo dolcemente: “Va bene, per questa volta sei perdonato, però la prossima volta almeno dillo a me o mamma e papà, altrimenti ci preoccupiamo, d'accordo?”.
    Esteban, che sembrò rincuorato dalla disponibilità del fratello, annuì con forza: “Sì! Farò così! Ora posso andare da Diell, per favore?”, e all'accenno di Rayshin corse a raggiungere l'amico, salutandolo: “A più tardi, Rayshin!!”.
    Rimasto solo, il ragazzo si lasciò scappare un commento: “Uff, Esteban è tutto sua madre, così pieno di energie... Chissà dove sono andati Lyedar e Ofelia...”.
    Di colpo gli giunse, da sinistra, la voce di Lyedar: “Io e Ofelia siamo qui!”, e voltandosi Rayshin vide l'amico in compagnia di una ragazza dai capelli argentei, raccolti in una treccia che le ricadeva sulla spalla sinistra, la quale indossava un candido vestito pizzo bianco con le braccia coperte da due lunghi guanti grigi.
    “Allora Rayshin, è tutto a posto con il tuo fratellino? Lyedar mi ha detto che c'è qualcosa che non va... Spero non sia nulla di grave...” esordì la ragazza, ovvero Ofelia.
    Rayshin guardò di scatto Lyedar, il quale sorrideva con finta aria ingenua, e gli sussurrò: “Sporco spione...”, ma Ofelia lo rimproverò subito: “Rayshin, sii gentile con i tuoi amici, per cortesia...”.
    Il ragazzo emise uno sbuffo: Ofelia era sempre troppo gentile, sia con lui che con Lyedar, cercando sempre di appianare le dispute ed i litigi, e (anche se non lo avrebbe mai ammesso) ogni volta che la ragazzo lo rimproverava si dispiaceva di averla delusa.
    Per questo motivo tentò di tranquillizzarla: “Stai tranquilla Ofelia, io ed Esteban abbiamo solo avuto un piccolo... “malinteso”, per così dire... Ma ora abbiamo risolto tutti i problemi... eh eh...”.
    Allora la ragazza gli sorrise, e si sentì sollevata: “Ah, che sollievo... Effettivamente Esteban è corso via sorridente... Non sei d'accordo Lyedar?”, dando una pacca sulla spalla a quest'ultimo.
    Lyedar, che fino a quel momento stava mangiando gli ultimi chicchi del grappolo d'uva di prima, appena sentì la domanda di Ofelia sembrò mandarli di traverso, ma appena riprese fiato finse di avere la situazione sotto controllo: “Sì, sì, è una fortuna che sia tutto a posto...”, ma si fermò perché a causa di qualche problema, forse legato all'uva, era diventato blu in viso.
    Ofelia sembrò non accorgersene, e si rivolse all'amico, domandandogli: “Allora Rayshin, tra poco incomincerà la cerimonia, e penso che sia il caso di prendere i nostri posti... Vogliamo andare?”.
    Rayshin annuì, e i tre si avviarono verso l'ottava dov'erano presenti i loro posti.

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    “Bene, sono le 9:02, tra poco cominciamo!” esclamò Lyedar fissando l'orologio che aveva al polso, mentre si infossava nella poltrona.
    Ofelia lo rimproverò subito, dopo aver osservato gli sguardi piuttosto stizziti dei loro compagni: “Lyedar, parla piano, per cortesia, altrimenti...”, ma prima di finire la frase, le luci nella Sala si spensero, lasciando soltanto il palco illuminato.
    Nella Sala calò il silenzio, e Rayshin, che fino a pochi secondi prima stava fissando suo fratello nella prima fila, sollevò lo sguardo sul palco.
    Un ometto, piccolo ma piuttosto grasso, con una folta chioma argentata, si alzò da uno dei troni e si avvicinò ad i microfoni che occupavano il tavolo al centro del palco, e prese la parola: “Buona mattina a tutti gli studenti presenti in questa Sala! Per me, in quanto vostro attuale Preside, è un onore poter vedere così tanti giovani presenti a questo evento che, come ogni anno, porta il nostro prestigioso Istituto sulla scena in tutto il nostro amato Impero. So bene che molti di voi hanno già preso parte a questo evento, ma anche per alcuni di voi è una nuova avventura, per cui auguro a tutti di divertirsi ed impegnarsi in questo straordinario evento, ovvero il Torneo dell'Incoronazione, per il bene e per tutto ciò che il nostro Impero ed il nostro Imperatore rappresentano per noi!”.
    A quelle forti parole seguirono gli applausi e le grida degli studenti presenti, applausi ai quali non mancarono quelli di Rayshin, Ofelia e Lyedar, il quale commentò con i suoi amici: “E' certo che il nostro Preside sa bene dove andare a parare quando parla, vero?”. Rayshin annuì: “Hai ragione, in quanto sudditi è nostro dovere impegnarci al massimo per portare il massimo lustro al nostro Impero...”.
    Il Preside fece una pausa, per poter far terminare gli applausi, e poi continuò, più contento di prima (ed aumentando al contempo la sudorazione sulla fronte): “Prima di spiegare ad i novizi le regole di questo Torneo, lascio la parola ad un uomo che noi tutti conosciamo: un uomo che ogni giorno si assicura la corretta amministrazione della Giustizia, dell' Equità e dell'Ordine nel nostro Impero... Studenti, accogliamo calorosamente l'Ambasciatore dell'Ordine Imperiale di quest'anno: il Ministro Isroth!”.
    Detto ciò il Preside si fece da parte, applaudendo verso l'uomo che era seduto al suo fianco, e subito si levò un secondo applauso, molto più grande e forte del precedente.
    L'uomo al quale il Preside dedicava l'applauso esprimeva molta più autorità e solennità del Preside stesso: decisamente avanti con l'età, dal fisico magro e asciutto, portava una grande corona dalla forma triangolare, rivolta verso l'alto ed interamente d'oro, dalla quale pendevano due fasce di color porpora.
    Indossava un lungo abito di colore bianco, a righe orizzontali sottili nere, che si intonava con la sciarpa, fatta ricadere in avanti e dello stesso colore.
    Si muoveva con un bastone da passeggio, ma sembrava non averne bisogno più di tanto. A dare all'uomo un aspetto ancora più solenne, vi era il mantello, candido come la neve, che portava alle spalle, e che era decisamente più lungo e più largo del suo possessore.
    Ma ciò che colpiva più di tutto era il suo volto magro: gli occhi azzurri come il ghiaccio, seri e decisi, e i baffi. Certo, avere dei baffi è normale, ma quelli di Isroth gli arrivavano fino alle caviglie, neri come la pece.
    L'uomo prese la parola, e la sua voce sovrastò su tutti i restatati applausi: “Il mio buongiorno a tutti voi! E' per me un vero privilegio ed onore poter tornare, dopo molti anni, nella stessa scuola in cui io ho compiuto i miei studi... Anche se ormai non ho più l'età per essere uno studente, eh eh... Mi ricordo che, quando ero uno studente, questa Sala era verniciata con un verde smeraldo, e i lampadari erano alle pareti laterali: come scorre veloce il tempo...” e sembrò perdersi un attimo nei suoi ricordi
    Rayshin si avvicinò ad Ofelia, e le sussurrò: “Ma... La Sala Incontri è stata ristrutturata circa un centinaio di anni fa... Come faceva il Ministro Isroth ad essere uno studente a quel tempo?”.
    Ofelia alzò le spalle: “Mah, un Ministro del suo calibro sicuramente è informato anche su quanti mattoni sono stati usati per costruire questo palazzo...”.
    Rayshin annuì, sorvolando su questo dubbio, mentre il Ministro Isroth riprendeva a parlare.
    “Vi porgo innanzitutto i saluti del Ministro Elger, che è al momento occupato in India, in quanto recentemente si sono stati diversi moti di rivolta... E quindi è stato incaricato dal nostro Sommo Imperatore di occuparsi del caso, vista l'importanza... Come? Non ho capito...”.
    Isroth si era rivolto ad uno studente della prima fila, il quale sembrava avergli posto una domanda, ma a causa della distanza (e forse anche per l'età), il Ministro non aveva sentito. Lo studente, della stessa età di Esteban e Diell (che erano seduti a pochi posti da lui) ripeté l'ingenua domanda: “Perchè è così importante?”, questa volta più forte, tant'è che anche Rayshin riuscì a udirla.
    Isroth si scurì in viso, e dopo qualche secondo confessò: “Pare che l'Ordine di Yeni Aci sia direttamente responsabile della suddetta rivolta, per cui la possibilità di incontrarli richiede uno studio ed una verifica molto attenta!”.
    Dalla sala si levò uno sgomento generale, e ci fu anche qualche urlo. Persino Rayshin non si sentiva a suo agio: chiunque sapeva che l'Ordine di Yeni Aci era il più potente nemico non solo dell'Impero, ma anche di tutto il resto del mondo, un'organizzazione formata da diversi membri, e dalle informazioni ricavate erano guidati da un misterioso “Ierofante”, avvolto nell'ombra.
    L'Ordine si era sempre reso partecipe di attentati terroristici nei confronti dell'Impero e dell'Other, ovvero la federazioni degli stati che, nel continente americano, costituivano uno stato indipendente che continuava ad opporsi all'Imperatore. Pur non essendo a conoscenza di tutti i dettagli, Rayshin aveva più volte sentito dire, da suo padre, che l'Ordine mirava ad una guerra tra l'Impero di Sonsuza e l'Other, per poi avere il mondo nelle sue mani, o almeno questo era quanto confessato dall'unico prigioniero dell'Ordine fatto.
    Lyedar tentò di ironizzare: “Pare proprio che tuo padre abbia una bella gatta da pelare, vero?”, disse rivolgendosi a Rayshin, il quale gli rispose frettolosamente: “Già già...”
    Dal palco, Isroth riprese in mano la situazione, urlando: “SILENZIO!”.
    Nella Sala tutti si ammutolirono, tale era stata la forza del comando di Isroth.
    Il Ministro, con un sospiro, continuò: “Ragazzi e ragazze, non c'è motivo di aver paura. Il mio collega, il Ministro Elger, sicuramente saprà come affrontare la situazione, è pur sempre il Ministro della Sicurezza e della Salvaguardia Imperiali... Per cui, oggi e nei prossimi giorni pensate soltanto a divertirvi ed impegnarvi nei duelli! Ricordate l'importanza che questo gioco ha per noi, per il nostro Impero e per lo stesso Sommo Imperatore! Dovete tutti impegnarvi a dare il meglio di voi, in questo periodo di gioia e felicità: voi siete la “crème de la crème”, il meglio, anzi il futuro, del nostro Impero, non dimenticatelo mai!!”.
    La Sala, con queste parole forti e di incoraggiamento, era molto più calma, e ci fu un applauso al Ministro Isroth, il quale ringraziò con un sorriso e con un elegante gesto con la mano, e concluse: “Ora lascio la parola al vostro Preside, per esporvi le regole del Torneo: buon divertimento!”.
    Detto questo, Isroth tornò al suo trono, mentre il Preside riprese la parola:
    “Uhm, non nego che quanto riferito dal Ministro Isroth sia molto importante... Comunque, come ci ha suggerito, concentriamoci sul Torneo che si terrà oggi e domani. Questo evento si divide in due giorni differenti, un primo di eliminatorie ed il secondo per gli ultimi duelli. Come è noto, attualmente il nostro Istituto vanta 160 studenti esatti: ognuno di voi, per superare il primo giorno, deve riportare un numero totale di quattro vittorie contro i vostri compagni! Da qui se ne deduce che soltanto cinque di voi avranno il numero totale di vittorie necessarie per accedere al secondo giorno! Ricordate che chi perderà anche un solo duello sarà automaticamente escluso dal Torneo, e badate bene: sappiamo bene chi di voi infrangerà la regola, e per costoro la punizione sarà scelta dal nostro Ministro di Giustizia!” ed indicò Isroth, il quale salutò ingenuamente con la mano gli studenti.
    Il Preside, dopo una risatina divertita, continuò: “Nel Torneo non sono permessi Duelli a Coppie, ed ogni volta che perderete consegnerete la vostra Scheda Identificativa al vincitore, in modo che questi possa provare la sua vittoria... Penso di essere stato abbastanza chiaro, ci sono per caso domande?”.
    Gli studenti cominciarono a parlottare tra di loro, sempre più eccitati, ed uno solo di loro chiese: “Possiamo scegliere noi i nostri avversari?”.
    Il Preside si batté la mano sulla testa: “Uh, che cosa mi sono dimenticato! La risposta è: NO! Eh, eh, il numero di identificazione e l'identità dei vostri avversari sono già state decise, ed esse compariranno di volta in volta sullo schermo del vostro Duel Disk... Ma se un vostro futuro avversario perderà contro il suo rispettivo, vi verrà assegnato quest'ultimo al suo posto: insomma, non dovrete essere voi a scegliere voi il vostro avversario, semmai dovrete trovarlo e batterlo.... Altre domande?”.
    Non arrivarono altre domande, ma gli studenti ormai vibravano per la frenesia e per l'emozione, e il Preside lo notò, e per questo concluse:
    “Molto bene, visto che non c'è altro, vi auguro anch'io buon divertimento e... che il Torneo... COMINCI!!!”.
    La sala scoppiò in un grido collettivo, e molti studenti corsero verso le uscite per cominciare a duellare. Rayshin vide suo fratello correre tra la folla e rivolgergli un saluto, e pensò: “Chissà che sarà il primo avversario di Esteban...”.
    Ofelia batté le mani sulle gambe, e con un sospiro si alzò, esclamando: “Bene gente, si comincia!”, e così alzò il suo braccio sinistro, che venne per qualche secondo illuminato da una luce color porpora, e a luce svanita il suo avambraccio presentava un Duel Disk di color viola scuro, dalla forma simile ad una ragnatela.
    Lo stesso fecero Rayshin e Lyedar, ed il primo presentava un Duel Disk di color oro e argento, con i cinque spazi dalla forma circolare, collegati da finissime rifiniture in argento; mentre quello di Lyedar era di color rosso scarlatto, dalla forma fiammeggiante con alcune zone a forma di fiamma blu.
    Rayshin controllò lo schermo del suo Duel Disk, e chiese: “Beh, nessuno di voi due è sulla mia lista... Lyedar, chi è il tuo primo avversario?”
    Ofelia si unì alla domanda: “Sono nella stessa situazione di Rayshin, e quindi sono curiosa di sapere chi sono i vostri primi avversari... Allora, Lyedar?”.
    Il ragazzo dai capelli biondi rispose: “Rayshin, temo dovrai consolare il tuo fratellino: il mio primo avversario è Diell!”.
    In quel momento udirono dei passi venire verso di loro: Diell aveva al braccio un Duel Disk simile ad una bocca dall'aspetto demoniaco, e sorrideva.



    E così si conclude il capitolo.
    Quale deck riveleranno Lyedar e Diell? Chi dei due duellanti vincerà sull'altro?
    E poi, che cosa si nasconde dietro al misterioso Ordine di Yeni Aci, già incontrato ma che non ritroveremo per qualche capitolo?
    Ora sappiamo in che situazione versa il mondo della mia fan fiction, dominato da due superpotenze, in guerra, alla luce e da una terza nell'ombra, la quale sembra mirare all'annientamento delle altre due.
    Cosa ci riserverà il futuro? Seguite la storia e lo saprete...

    P.S. Forse, nei prossimi giorni, potrei rallentare la pubblicazione di capitoli in quanto impegnato in un progetto per Diritto, ma cercherò di essere il più costante possibile.

    P.P.S. I nomi Yeni Aci ed i due gradi di Rayshin e Lyedar non me li sono inventanti, sono la traduzione in turco di qualcosa...
     
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  15. Nonnetta
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    Mi è piaciuto questo capitolo, ricco di informazioni che però necessitano di approfondimento per una migliore intesa di ciò che esprimono. Sappiamo che ci sono tre grandi fazioni distinte (e qui somiglia alla mia fic, ma tu non lo sai perché il quinto capitolo non è ancora arrivato) che si contendono il controllo del mondo, e sappiamo anche che una di queste ha un nome arabo che significa qualcosa (:asd:). Niente da dire, aspetto il prossimo capitolo, che avrà anche un bel duello, sono contento. :fifi:


    Diritto è una cattiva materia, la detesto. :rotfl:
     
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407 replies since 1/11/2013, 14:37   8588 views
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