Verità convenienti

La destra europea e la lotta al riscaldamento globale

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Kelev
        +3   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    グラデーションホライズン

    Group
    Moderatore
    Posts
    9,628
    Reputation
    +2,059
    Location
    Needles / val Auroria, heresya nar-Solarea

    Status
    Anonymous
    Nel 2015 l’unione europea ha sottoscritto l’accordo di Parigi, nel quale ci si impegna a ridurre del quaranta per cento le sue emissioni entro il 2030. Nella pratica, significa che l’Unione Europea ha come obiettivo quello di accelerare il passaggio da fonti energetiche tradizionali a fonti rinnovabili. Il come e il quanto ogni paese si impegnerà, dipenderà in buona parte dal suo governo e dal parlamento europeo che si voterà a maggio.

    L’incognita sono partiti di estrema destra nazionalista: anti immigrazione, anti Europa, antisistema in generale. Negli ultimi anni hanno conquistato tantissimo terreno, al punto che nell’ultima legislazione europea (che sta per concludersi) hanno circa il 15% dei seggi. Allo stesso tempo, però, non tutti i partiti sono concordi sul loro atteggiamento nei confronti del cambiamento climatico e delle energie rinnovabili.


    Ci sono da una parte partiti apertamente scettici e negazionisti, ovvero partiti che negano l’impronta umana nel riscaldamento globale. In generale molti non trattano affatto questo tema, o lo fanno in modo marginale senza prendere una posizione chiara (Convenient truths. Mapping climate agendas of right-wing populist parties in Europe, Berlino 2019). È decisamente negazionista il Partito austriaco della libertà (Fpö) dell’estrema destra nazionalista austriaca, che fa parte della coalizione di governo a Vienna: nei suoi documenti si legge che il cambiamento climatico è “propaganda”. Nel parlamento austriaco l’Fpö ha votato contro la ratifica degli accordi di Parigi sul clima. Sostiene che misure come la carbon tax (tassa sui combustibili fossili) avranno l’effetto di deindustrializzare l’Austria e tutta l’Europa. Soprattutto, sostiene che “il cambiamento del clima non deve diventare una giustificazione per concedere asilo, o l’Austria rischia di essere sommersa da milioni di rifugiati ambientali”.

    Similmente, in Francia, il Front National guidato da Marine Le Pen sostiene che tutta la trattativa internazionale in materia sia un complotto comunista per limitare l’economia francese, sebbene sia a favore di energie rinnovabili per ridurre la dipendenza economico-culturale da “paesi arabi del golfo che assieme al petrolio inviano anche la loro ideologia”. Inaspettatamente, nell’Ungheria guidata da un partito autoritario e violentemente xenofobo (Alleanza civica ungherese, Fidesz), si ritiene che sia fondamentale tagliare le emissioni di gas serra per limitare il cambiamento climatico. Lo stesso vale in Lettonia per l’Alleanza nazionale, Na, di estrema destra e partner del governo in carica: sostiene che la transizione energetica favorirà il clima e l’innovazione tecnologica, facendone una questione di “nazionalismo energetico”. Fidesz è al potere dal 2010 e l’Alleanza nazionale lettone dal 2011. Entrambi i paesi, per come sono strutturate le rispettive economie, sono al di sotto della media europea per le emissioni di gas serra.

    In Italia la Lega di Salvini parla di transizione energetica ed economia sostenibile, salvo però contrastare attivamente ogni misura in questo riguardo. Al parlamento europeo nella scorsa legislatura ha votato contro tutte le proposte di politica energetica e sul clima, salvo una direttiva sul risparmio energetico nell'edilizia. Nel parlamento italiano la Lega si è astenuta dal ratificare gli accordi di Parigi: “Non perché non concorda con questi obiettivi, ma perché l’accordo raggiunto è un compromesso al ribasso … che permette alle aziende cinesi e dei paesi in via di sviluppo di fare concorrenza sleale alle imprese italiane in regola con produzioni rispettose dell’ambiente” (come spiega il deputato Gianluca Pini).

    Il fatto è che dichiarazioni di aperto rifiuto della scienza del clima in Italia sono per lo più marginali. Nell'aprile del 2009 il senato aveva approvato la mozione di un folto gruppo di esponenti di Forza Italia-Partito della libertà, che affermava l’incertezza scientifica e chiedeva di revocare gli accordi europei allora in vigore sul clima: ma accadeva dieci anni fa e la cosa è rimasta senza seguito. L’opposizione alle energie rinnovabili nel nostro paese non ha avuto bisogno di negare la scienza: “Il diktat di fermare a ogni costo le rinnovabili in Italia, cosa che è di fatto accaduta, è venuto dal settore del gas e sembra che sia ancora in vigore”, osserva Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia.

    Sta di fatto che la questione del clima non è una priorità per la Lega: salvo quando il vicepremier Matteo Salvini scriveva su Twitter (24 marzo 2018), che “non si può usare un argomento serio come il clima per legittimare l’immigrazione illegale”, in sintonia con il negazionismo dell’Fpö.

    Forse, più che alle dichiarazioni di principio, bisogna guardare come hanno votato i ventuno partiti della destra radicale rappresentati nel parlamento europeo durante l’ultima legislatura. Per lo più si sono opposti alle misure di politica energetica che potrebbero favorire la transizione alle energie rinnovabili. Hanno votato contro la ratifica degli accordi di Parigi sul clima (anche se non in modo compatto: otto si sono espressi a favore). Tutti hanno votato contro la direttiva sull'efficienza energetica, con la sola eccezione dell’ungherese Fidesz. Quello che sembra da questo quadro, insomma, è che la destra non sia molto amica del clima.
     
    Top
    .
1 replies since 14/3/2019, 12:33   172 views
  Share  
.