Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Buonasera, miei cari lettori!
    Perdinci, sono passati esattamente sei mesi dall'ultima volta che ho pubblicato un capitolo in questo topic. Mai mi era successo di concedermi "tempi d'attesa" così lunghi, e me ne rammarico molto. Il fatto è che questo capitolo, originariamente, lo scrissi in brutta sul quaderno durante le ore di Linguistica Generale all'università: l'idea era di sfruttare lezioni in cui mi annoiavo a morte per portarmi avanti con la scrittura dei capitoli. All'inizio questo sistema funzionò egregiamente, ma non avevo considerato un dettaglio che ho, a miei tragiche e terribili spese, appurato. Trascrivere da carta a computer è la cosa più noiosa, stancante e scoraggiante che si possa immaginare.
    Pertanto, questo capitolo ha passato la maggior parte del suo tempo in buono stato sigillato però su un vecchio quaderno poiché io ero troppo pigro per sedermi e copiarlo parola per parola. Non temete, faccio il mea culpa e comunico che è un'esperienza che non ripeterò mai più :asd: . Guardate il lato positivo: è più lungo di quelli consueti ed è pressoché costituito interamente d'azione, dunque dovrebbe intrattenervi piacevolmente. Se vi siete persi in quest'enorme attesa, ricordate che c'è sempre il fidato riassunto per rinfrescarvi le idee.

    Oltre alla mia volontà di continuare questa storia, che col senno di poi sono ben quattro anni che sto portando avanti senza neppure aver concluso la prima Saga (che vergogna), c'è anche un altro fattore che vorrei accennare. Il mio caro amico Ipercubo ha recentemente completato con grande successo il suo esame di Maturità, ed siccome lui è sempre stato uno dei primi a seguire la mia storia e ad incoraggiarmi a continuarla in questo momento di "vuoto", vorrei "regalargli" questo mio capitolo dopo così tanto tempo. Pertanto, grazie a te Ipercubo e le mie felicitazioni per il tuo risultato!

    Tolti di mezzo i convenevoli, passiamo direttamente agli affari. Come ricorderete, nei precedenti episodi Nicolas è riuscito a realizzare in inusuale accordo con l'Ordine di Yeni Aci dato che né questi ultimi né gli Ibridi posseggono la forza di opporsi al Principe Nizlar. Nel tentativo di difendersi dagli attacchi di quest'ultimo, intento (a modo suo) a prendere a navate e mercantilate la metropoli di New York, Nicolas ha proposto all'Ordine di far guadagnare loro il tempo necessario per permettere a Rayshin di prepararsi ad affrontare il Principe.
    Con Esteban stranamente d'accordo con il prestigiatore, l'Ordine rintracciato dagli Ibridi ed un Principe che si diletta a giocare a "Schiaccia la talpa" con una città da milioni di abitanti, riusciranno Lyedar ed Ofelia a risolvere la situazione?
    Scopriamolo subito!



    CAPITOLO 61 – L'INUTILITA' DI UNO SFORZO

    Mercoledì 15 Novembre - Ore 23:26 - New York, Other

    «Dunque che ne pensate del mio piano? Geniale, eh?» domandò Nicolas, incrociando le braccia al petto e drizzando allegramente il capo.
    Lyedar dovette convincersi con tutta la forza di volontà possibile a trattenere il pugno che voleva sferrare sulla faccia di quell'idiota. Strinse dunque la mano all'interno di quella meccanica e si sforzò di sorridere, mordendosi il labbro. «Per cui, Nicolas, il tuo piano prevede che noi facciamo da bersaglio al Principe in modo tale che, forse, più tardi l'Ordine esca fuori e che, per qualche ragione, lui non decida di sterminare anche loro ma che, eventualmente, affronti Rayshin a duello per... un non meglio specificato progetto di Icero del quale tu hai soltanto origliato qualcosa?» ripeté, cercando di suonare il più calmo possibile.
    Nicolas strinse la tesa del suo cilindro e, spostandola di qualche centimetro verso destra, annuì compiaciuto: «Esattamente! Un piano davvero brillante, non trovi?».
    «E tutto questo perché quelli dell'Ordine non riuscivano a convincere Esteban a lasciare combattere Rayshin, giusto?» continuò Lyedar, ora piegando leggermente la testa di lato e chiudendo gli occhi.
    «Aveva bisogno di essere spronato, e chi meglio di me riesce a trattare con i bambini? Esteban non permetterebbe mai ad anima viva di usare suo fratello: l'unica soluzione, applicando la sua logica, è stata averle lui ad usare Rayshin! Per fare ciò, ho dovuto mostrargli come il mio piano sarà in realtà un fallimento... probabilmente. In questo modo, esprimendone l'irrazionalità, ne ho realizzato la genialità!» illustrò Nicolas, annuendo a sé stesso mentre parlava.
    Lyedar, a sua volta, annuì alla spiegazione del compagno, ma gli sferrò comunque un pugno direttamente in mezzo agli occhi. «Pezzo d'imbecille! E noi dovremmo morire per realizzare questo tuo assurdo piano!?» sbottò, successivamente afferrando con la mano meccanica il bavero di Nicolas. «Hai idea di quanti ne abbia già eliminati di noi?!»
    «Il vero problema, Nicolas, è che anche con il tuo supporto difficilmente potremmo attaccare il Principe. Ed una battaglia nella quale non hai alcun potere offensivo è da considerarsi persa in partenza» intervenne Ofelia, appoggiando la mano sul braccio teso di Lyedar e facendogli cenno, con un sorriso, di abbassarlo.
    Il ragazzo la guardò un momento e, sospirando, si ritrasse. Chiaramente quello non era il momento di litigare tra loro, soprattutto non con Nicolas, arrivato lì per aiutarli dopo aver superato il muro del Principe ed aver incontrato i membri dell'Ordine. A modo suo aveva cercato di rendersi utile, seppur pensando ad un piano completamente assurdo. Nondimeno, aveva confermato che la prigione nella quale si trovavano impediva d'uscire, ma non d'entrare.
    «Tuttavia... Dovremmo mettere in pratica l'idea di Nicolas...» aggiunse pensierosa Ofelia, battendosi l'indice destro sulle labbra, «... o per lo meno dovremmo provarci, considerando che non c'è molto altro che possiamo fare». Si voltò dunque verso il prestigiatore, e continuò: «Sei sicuro che l'Ordine abbia davvero intenzione di far combattere Rayshin contro il Principe?».
    Nicolas, nel mentre, era intento a tapparsi la perdita di sangue dal naso e, con le lacrime agli occhi, cercava di restare in piedi il più composto possibile. «Già già! Ed a quanto ho sentito anche Rayshin doveva saperlo da tempo... Certo, non so proprio a cosa possano mirare ma, a meno che il loro Ierofante non sia pazzo come tutti lo dipingono, sono pronto a giocarmi i testicoli di Lyedar che non perderanno una risorsa come Rayshin in una banale missione suicida! Persino io non lo farei!».
    Ofelia annuì, ma prima che potesse rispondergli Lyedar le poggiò le mani sulle spalle e, con gentilezza, la presa in disparte. «Ofelia... Tesoro mio, che stai dicendo? Stai scherzando, vero?» le chiese, abbozzando un tentativo di sorriso in viso. Non poteva essere seria, non per un'idea così pericolosa che avrebbe messo a repentaglio la vita di tutti loro.
    «Temo proprio di no, Lyedar: non c'è nient'altro che possiamo fare. Non possiamo ricorrere a Rayshin od Esteban perché sono con l'Ordine; non possiamo contare su Fari, che non riusciamo a trovare o contattare; non possiamo neppure fuggire, dato che il muro è a senso unico. Dobbiamo combattere!» dichiarò la ragazza, serissima in viso.
    «E coinvolgere tutti gli altri in questo suicidio? Qui non si tratta solo di te o di me, ma anche dei nostri compagni! Non possiamo mandarli incontro alla morte come se non lo sapessimo!» ribatté Lyedar, chiudendo le dita attorno alle spalle dell'Ibrida. «Nostro Padre ci ha assegnato il comando della situazione... e finora cosa abbiamo fatto? Non siamo riusciti a farci seguire dai due fratelli, ed abbiamo subito delle perdite! Non possiamo fallire ancora, altrimenti per noi è finita: saremo scartati!» aggiunse, stringendo a sé Ofelia fino ad abbracciarla.
    Ciò che lo terrorizzava davvero, forse ancora più che il Principe, era la reazione che il Dottor Gren avrebbe avuto al momento della scoperta dei loro risultati. Se avesse deciso di scartarli, come già li aveva minacciati qualche settimana prima, l'idea che Ofelia potesse venire eliminata per colpa dei suoi errori era insostenibile. Immaginare il corpo di lei dissolversi in una nuvola di polvere, assieme alla sua splendida voce, gli mandava i brividi lungo la schiena, di certo molto più che subire tale fine egli stesso.
    La ragazza gli appoggiò la mano destra sulla guancia e, facendo attenzione a non sfregiarlo con le unghie, gli sorrise. «Proprio per questo abbiamo un dovere verso i nostri compagni caduti. Non possiamo tornare indietro, ed ecco perché dobbiamo sforzarci di sistemare la situazione anche a costo di sacrificarci! Se cerchiamo la vittoria, come l'Ordine, sai anche tu che gli unici capaci di eliminare il Principe sono i due fratelli! E, se proprio saremo eliminati da nostro Padre, non vorrai negarmi di prendere parte alla caduta di uno dei vertici dell'Impero, mi auguro!».
    Detto ciò, abbassò la mano sul suo collo e gli conficcò le unghie nere nell'arteria carotide, bagnandole con un sangue dello stesso colore. «Mi arrabbierei molto, e tu sai come divento quando sono arrabbiata» gli sussurrò avvicinandosi al suo volto, per poi portare la mano davanti alla bocca e leccarne via le macchie di sangue.
    Lyedar avrebbe voluto risponderle, ma anche lui capiva che ormai, per essere eliminati in un modo o nell'altro, tanto valeva andare fino in fondo. Starsene nascosti là, come conigli terrorizzati in attesa del passaggio della volpe sopra di loro, sarebbe stato indegno della loro condizione di Ibridi ed irrispettoso dei loro compagni caduti sul campo di battaglia. Ma, soprattutto, pensò a quanto fosse meravigliosa Ofelia con le labbra sporche di sangue. Il suo sangue. "Oh, che vada tutto al diavolo!" si disse e, poggiandole la mano sinistra dietro la nuca, la baciò con vigore. Ofelia, per contro, gli avvolse entrambe le mani al collo e ricambiò con la stessa energia.
    Sarebbero rimasti così ancora a lungo, ma un lampo di luce richiamò le loro attenzioni al mondo esterno e li costrinse a separarsi. Davanti a loro vi era una vecchia macchina fotografica sorretta da una mano che, piegandosi, videro essere quella di Nicolas, la cui faccia era ad un paio di centimetri dalle loro. Lui sorrideva e reggeva con l'altra mano una bandierina di plastica sopra scritto "Verso la prima base ed oltre!!!". Ai loro sguardi eloquenti Nicolas rispose: «... Ecco, volevo condividere anch'io la vostra felicità! Se mi lasciate partecipare posso fare una foto celebrativa ancora migliore!».
    «Bene! E' ora di mettersi in moto!» sentenziò ufficialmente Lyedar, per poi avanzare seguito da Ofelia. Dietro di loro rimaneva soltanto Nicolas, che cercava contemporaneamente di togliersi l'asta della bandierina piantatagli nella fronte e di far passare aria nella gola ostruita dalla macchina fotografica.
    Di fronte a loro, invece, si snodava l'enorme tratto delle Gallerie Sotterranee di New York, nelle quali si erano temporaneamente rifugiati. Pienamente completate circa un secolo fa, esse erano state originariamente progettate per offrire riparo, nonché una via di fuga, per i civili della metropoli quando la Tanrinisi-Lo, l'aviazione dell'Impero, iniziò gli attacchi lungo le coste dell'Other. Per quanto la guerra si spostò rapidamente verso altre aree, la mega-struttura venne modificata in uno dei più importanti centri per impedire l'invasione terrestre, subendo un rapidissimo processo di riarmo atto a respingere le forze dell'Impero prima che queste potessero navigare nell'Oceano. Con la tregua siglata alla bene e meglio tra le due superpotenze le gallerie erano state interdette al pubblico, se non per piccolissimi tratti trasformati in musei della storia dell'Other, ed erano fino a quel momento in "stand-by".
    Non vi era, dunque, alcunché che potesse tornare utile agli Ibridi in tale situazione, ma ciò nonostante Lyedar aveva portato lì i suoi compagni dopo aver trovato un'entrata sigillata pochi istanti prima dell'arrivo dell'onda evocata dal Principe. Come aveva sospettato la struttura aveva resistito senza problemi all'impatto ed alla successiva stabilizzazione del livello marino, ed al momento l'urto delle navi non giungeva che sotto forma di tonfo sommesso. Si trattava di un ottimo rifugio, seppur temporaneo, per quel genere di disastri.
    I difetti, però, non mancavano. Come il gruppo mandato in ricognizione gli aveva comunicato, il muro acquatico aveva sfondato senza problemi tutti i livelli delle Gallerie, per proseguire ancora più in profondità nelle tenebre. Era pertanto evidente che se il loro nemico avesse voluto attaccarli, la struttura non sarebbe stata in grado né di proteggerli né di ritardare la sua discesa.
    "Ecco perché non possiamo limitarci a restare qui, in attesa di un qualche miracolo!" si disse un'ultima volta, per poi urlare a voce alta: «ATTENZIONE! Ascoltatemi tutti!». Più di cinquecento facce si voltarono, o si alzarono, nello stesso momento per fissarlo.
    «Dobbiamo contrattaccare, fratelli e sorelle miei. Non soltanto dovremo farci trovare pronti quando il Principe si muoverà verso di noi, ma al contrario prenderemo in mano l'iniziativa! Proprio per questo abbiamo pensato ad una strategia con il supporto di Nicolas» cominciò ad illustrare Ofelia con serietà, indicando con la mano l'Ibrido che, nel mentre, aveva smesso di sanguinare ed aveva ripreso una respirazione abbastanza regolare. Sentendosi chiamare in causa Nicolas strinse le spalle e salutò i presenti con una mano, esibendo un cordiale sorriso.
    Per tutta risposta centinaia di mormorii e commenti di disapprovazione, nonché di sospetto, cominciarono ad inondare la Galleria. La scontentezza dei presenti divenne, nel giro di pochi secondi, sempre più palpabile al punto da sfociare in versi di scherno e di offesa nei confronti del chiamato in causa.
    Sermane, che aveva sempre avuto il grande pregio di essere diretta anche quanto un pugno sulle gengive, sollevò la mano e domandò: «Lyedar, Ofelia, tutti noi siamo pronti a seguirvi senza alcuna esitazione in qualunque piano abbiate in mente, perché abbiamo completa fiducia in voi. Ma come potete di chiederci di fare altrettanto nei confronti di uno scarto come quello? Piuttosto che aiutarci, quello lì ci getterà in pasto al Principe soltanto per ferire nostro Padre! E' completamente inaffidabile, nonché un fallimento!».
    Lyedar lanciò un'occhiata di traverso a Nicolas, che nonostante la quantità di insulti che stava ricevendo continuava a sorridere come se nulla stesse accadendo. Lyedar sapeva per esperienza che il loro compagno non era nuovo ad essere deriso dagli altri Ibridi: essendo più vecchio di lui e di Ofelia, aveva imparato a convivere con gli sguardi di sospetto, e probabilmente anche di disprezzo, che gli venivano lanciati. Per quanto loro due cercassero, ogni volta che ne avevano occasione, di difendere il valore che Nicolas aveva come loro fratello, a prescindere da tutte le imperfezioni che manifestava, l'insofferenza verso ciò che tutti gli altri consideravano un insetto nella brillante carriera del loro Padre era un'immagine troppo forte d'abbattere. Senza contare che anche Fari, a causa del suo rapporto con Nicolas, non faceva alcunché per cambiare la tendenza.
    Sospirando sconsolato e scuotendo la testa, Lyedar ribatté: «Nicolas è il migliore aiuto che possiamo avere, e voglio che tutti voi collaboriate al meglio con lui. Adesso però ascoltatemi bene, poiché il tempo non è dalla nostra. Per cominciare, tu, Sermane, dovrai...»

    ---


    "Stiamo per agire. Sbrigatevi. Quanto vi manca?"



    Lyedar inviò tale messaggio nel momento stesso in cui un'ulteriore esplosione di fiamme investì la zona che il Principe, scagliando il mercantile, aveva appena travolto. Voltandosi verso tale zona storse il labbro superiore, mentre la luce del fuoco in lontananza gli illuminava il volto. "Di tutti i mezzi per scovare il proprio bersaglio, questo è sicuramente il più rumoroso e banale che io abbia mai visto...".
    Ripensando poi a tutto ciò che aveva visto il Principe fare, osservò con una certa curiosità: "E' strano che se la prenda sempre così comoda: se io fossi al suo posto, a quest'ora avrei già ispezionato ogni angolo della metropoli senza distruggere nulla. Perché si sta comportando così... pigramente?". C'era decisamente qualcosa di strano nel loro avversario, qualcosa che lo rendeva ancora più pericoloso. Agendo così lentamente, senza alcuna decisione, il Principe gli impediva di capire quale potesse essere il suo schema generale d'attacco e, soprattutto, la sua costanza.
    Venne distratto dai suoi pensieri quando lo schermo olografico che aveva davanti si illuminò, ed abbassando il capo lesse la nuova comunicazione dei loro improvvisati "alleati":

    "Abbiamo ancora bisogno di un paio di minuti per preparare Rayshin ed un nuovo arrivato! Dovreste trattenerlo fino ad allora! Se poi riusciste a tenerlo lontano dal Cinema Brando tra Broadway e la Centotrentacinquesima Strada sareste molto, molto apprezzati! Tanti auguri e baci! Delver. Ah, dite a quel mago di tenere pronto Louis, altrimenti giuro che gli farò a fette il..."



    Lyedar sbuffò dalla rabbia. Un messaggio esageratamente lungo, per di più incompleto, in una situazione d'emergenza: quelli dell'Ordine di Yeni Aci non avevano alcun senso di responsabilità, e quel Delver sembrava mancare anche quello della serietà. Senza contare che l'area che gli aveva indicato era già tra le loro informazioni: Nicolas doveva già aver detto loro che sarebbero stati capaci di tracciare i loro spostamenti, per cui comunicargli dove in cui si erano sistemati era completamente, assolutamente, indiscutibilmente inutile.
    "Perché diavolo non si decidono a collaborare seriamente!? Eppure abbiamo deciso di aiutarli!" tremò di rabbia.
    A calmarlo ci pensò un nuovo messaggio che comparve sopra quello di pochi istanti prima:

    "Scusatelo. Due minuti al massimo. Vi raggiungeremo al più presto. Buona fortuna. Emas."


    "Per fortuna qualcuno con un po' di buon senso! Ma due minuti sono un'enormità... Non so se ce la faremo..." rifletté Lyedar, passandosi la mano metallica sulla fronte. Ancor prima dell'inizio dell'attacco cominciava già a sudare.
    Inspirando profondamente, ripensò alle parole di Ofelia di pochi minuti prima. Con un ritrovato sangue freddo, si portò l'indice della mano sinistra sulla tempia e comunicò mentalmente: «Dobbiamo trattenerlo per cinque minuti al massimo dopo il mio segnale. Evitiamo di coinvolgere l'area attorno al Cinema Brando il più possibile. Attenetevi tutti al piano: in caso di emergenza, ognuno si allontani singolarmente!».
    «Ricevuto, tesoro mio. Mi raccomando, non essere troppo avventato quando gli sarai davanti!» gli rispose, allo stesso modo, Ofelia. Subito dopo di lei Nicolas commentò sarcastico: «Però andiamo, cinque minuti è troppo poco per un appuntamento con la morte: non si combina niente!».
    Stringendo la falce tra le mani, Lyedar non ebbe interesse nel rispondergli per le rime quando, al nuovo impatto della nave da crociera contro un quartiere limitrofo, gridò: «ORA!», iniziando così l'attacco.
    Con un salto, Lyedar si portò dalla piazza ad una decina di metri sopra il livello del Principe, il quale si trovava sulla cima del grattacielo su cui si era appena spostato. In contemporanea a lui si mosse un gruppo di duecentoventidue Ibridi disposti in uno spiegamento circolare organizzati per la prima fase dell'offensiva.
    «Mazzata in arrivo! Lyedar, avanti di due metri e cinque centimetri per scontrarti contro una finestra!» gli comunicò immediatamente Nicolas. Lyedar annuì e, spiegando le ali metalliche, tutti i suoi compagni attivarono i loro poteri.
    Sotto di loro, il Principe li studiò per un momento e commentò: «A questa distanza avreste dovuto mandare persone più portate per il corto raggio. Queste sono sprecate: molto disdicevole». Detto ciò, fece un piccolo balzo sul posto e le fondamenta del grattacielo si sbriciolarono. Toccata nuovamente terra, diede un colpo di tacco con il piede destro, portando avanti il sinistro: la struttura si inclinò in avanti, abbassandosi di circa un metro, mentre la base, al contrario, venne sollevata per centinaia. Una fila di palazzi più piccoli rimase polverizzata durante il movimento ma, ancor prima che si potessero formare nuvole di polvere e detriti, il Principe compì un movimento circolare con la gamba sinistra. Il grattacielo si mosse automaticamente con lui, diventando così una mazza lunga più di mezzo chilometro diretta verso di loro.
    A quella mossa, Lyedar sorrise. Come aveva previsto, il Principe li stava attaccando utilizzo un oggetto esterno e non tramite uno scontro fisico. Da quanto aveva potuto osservare quando il Principe aveva attaccato i suoi compagni ed i membri dell'Ordine, non si trattava un avversario predisposto a combattere direttamente, né a mani nude né utilizzando armi bianche. Non che ciò lo rendesse meno letale o che aumentasse incisivamente le loro speranze di vittoria, ma il fatto che preferisse utilizzare pistole, armi automatiche con lo scopo di infliggere il massimo danno all'avversario a fronte del minimo sforzo dell'utilizzatore, significava che, in condizioni normali, avrebbe agito ed attaccato utilizzando le risorse a sua disposizione piuttosto che ricorrere alle sue forze. E se tutto andava come doveva...
    «Proiettile in arrivo! Lyedar, spalla destra!» gli comunicò Nicolas proprio mentre, nel suo movimento circolare, il grattacielo sollevato li colpì. Fermandosi dov'era, Lyedar impattò contro un corridoio a vetri già infranto da altri suoi compagni, udendo anche quello che con ogni probabilità era in debole scatto del grilletto.
    In virtù del fatto che il Principe li avrebbe attaccati utilizzando qualcos'altro, Ofelia aveva sottolineato come una tattica basilare per coloro che, come lei, utilizzano armi da fuoco per combattere prevedeva di bloccare la visuale dell'avversario per poter, in quell'istante, sparare il colpo. Per questo motivo sarebbe stato molto probabile che il loro avversario avrebbe usato qualcosa come diversivo per celare il suo vero attacco.
    La loro vista doveva pertanto restare il più possibile libera per non perdere i movimenti del nemico, e fortuna voleva che la struttura dei palazzi di quella zona venisse in loro aiuto. Secondo l'ordine del Governatore dell'area quei grattacieli erano stati realizzati con le facciate esterne in vetro perfettamente simmetriche ed uguali l'una con l'altra. Consci di questo, e sapendo che un impatto del genere non avrebbe potuto in alcun modo causare loro danni, la cosa migliore da fare era sfruttare le vetrate dei piani per evitare di avere polveri tra di loro ed il nemico.
    Lyedar, pertanto, riuscì a vedere il proiettile d'acqua del Principe avvicinarsi ad una velocità tale da non essere nulla più che una sfocata scia di luce nell'aria, per quanto superasse di gran lunga qualunque tratto di luce lui avesse mai visto in vita sua. L'attacco cambiava continuamente percorso, piegandosi ad angoli differenti ed irregolari, risultando così in un movimento talmente casuale e veloce che, senza l'aiuto di Nicolas, non avrebbe minimamente potuto contrastare. Stringendo gli occhi, Lyedar capì che il movimento imprevedibile del proiettile era dovuto ad un continuo trasferimento dei due atomi di idrogeno ad uno nuovo di ossigeno presente nelle vicinanze.
    "Attento... attento..." cercò di tranquillizzarsi.
    Quello era il momento di avvolgere le lame della sua falce in fiamme. Si trattava di un flusso rossastro che andava dalla base in prossimità dell'asta fino alla punta della lama, dalla quale una seconda striscia di fiamme si sollevava verso l'alto per tornare all'indietro, terminando così in lingue più lunghe rispetto alle altre.
    Vibrando un colpo verso l'alto Lyedar portò tra il proiettile ed il fianco destro la lama inferiore dell'arma. L'impatto avvenne con una forza tale da essere paragonabile soltanto alla sua velocità: in una frazione d'istante sentì, nell'ordine, tutti i muscoli del suo corpo bruciare il uno sforzo titanico, che mai aveva provato; poi la lama rischiare di inclinarsi verso di lui, lasciando così passare il proiettile; successivamente la pressione allentarsi, permettendogli così un certo sollievo a cui però si aggiunse il rischio di non riuscire a seguire il movimento del colpo; quest'ultimo infine venire respinto oltre la sua testa, mentre lui completava un movimento circolare con il braccio.
    In quello stesso momento Lyedar uscì dal grattacielo e, a cielo scoperto, vide che non tutti i suoi compagni ce l'avevano fatta. Dei duecentoventidue che si erano lanciati all'attacco, alla sua destra adesso ne contava soltanto cinquantadue, e quando gli altri sarebbero riemersi dal palazzo alla sua sinistra le cose probabilmente non sarebbero state molto differenti.
    Di fronte ad un simile orrore strinse i denti dalla rabbia. Avevano già perso metà della squadra soltanto per avvicinarsi al Principe, il tutto per una manovra dal risultato più che incerto! Avrebbe voluto mettersi a piangere per la fine prematura di così tanti suoi compagni, ma in loro onore sapeva di dover proseguire: si erano fidati di lui, e si erano sacrificati pienamente consapevoli del rischio che pesava su tutti. La sua volontà era assoluta, anche se davanti a lui c'era un individuo con l'espressione di chi assiste ad una cavia da laboratorio che sopravvive un paio di giorni in più rispetto alla sua compagna. Un vero e proprio insulto, ma che lasciava trapelare una certa dose di curiosità.
    "La distrazione perfetta!" gioì dentro di sé.
    Con un ruggito lanciò in aria la sua falce aprendone l'asta. Senza perdere un solo secondo unì la catena in Kesin con l'enorme disco metallico che aveva alle spalle: quest'ultimo passò da dorato lungo i bordi esterni a nero assoluto, con diverse venature simili a graffi che si allungavano all'interno del motivo rossastro. Allo stesso tempo le dieci punte assunsero la forma delle lame della sua falce, mantenendo l'orbita multicolore vicino alla base, ed una volta materializzate completamente venivano puntualmente rivestite di fiamme.
    Allungando le braccia verso l'esterno, ordinò alle sue lame di agire. In un fascio fulmineo di colori scuri e rossicci, le falci trafissero al petto, in un solo attacco, tutti i suoi restanti compagni.
    L'espressione del Principe, che aveva già riportato l'indice sul grilletto della pistola, si trasformò in una forma di perplessità e, per quel momento, evitò di sparare. Probabilmente vedere un tizio ferire brutalmente i corpi dei suoi stessi alleati senza degnarlo della minima attenzione, lui che rivestiva il ruolo di nemico, non rientrava nei suoi piani di battaglia. Od in quelli ordinari, per lo meno.
    "Perfetto!" urlò dalla contentenza.
    Il loro avversario dovette subito ricredersi quando i corpi dei feriti esplosero in centinaia di scaglie multicolore di cristallo plasmatico e, al loro posto, comparvero nuovi personaggi i cui poteri, già al suo primo sguardo, erano chiaramente portati per il combattimento diretto. Adesso soltanto ad un paio di centinaia di metri da lui.
    Tutto sommato, Lyedar non poté che sorridere: la seconda fase era riuscita. I varchi spaziali che Sermane aveva attaccato ai loro corpi avevano permesso, una volta distrutti, il trasferimento istantaneo di tutti i loro compagni rimanenti che, prima dell'attacco, avevano stabilito con loro il medesimo collegamento. Per quanto la morte degli altri avesse dimezzato la forza dell'impatto, Lyedar si sentì leggermente più tranquillo quando il primo schieramento riuscì ad entrare a contatto con il Principe.
    La scena adesso era talmente caotica e rapida da non sembrare neppure paragonabile ai precedenti istanti di gelida chiarezza. Tutti stavano sferrando attacchi al bersaglio, cercando di tenerlo costantemente impegnato a schivarli e di ritardare così la sua discesa verso il terreno.
    E, a giudicare dall'assenza di spari nell'aria, sembravano pure riuscirci. Lyedar riusciva a vedere con chiarezza il Principe costantemente sotto tiro da ogni direzione: girava su sé stesso spostandosi a seconda del lato più comodo, parava attacchi utilizzando le gambe e le piante degli stivali alternativamente, sfruttava gli scontri per darsi spinte verso l'alto o verso il basso a seconda della necessità, ed il suo corpo si trovava in uno stato di continuo movimento piegandosi più volte nelle posizioni più improbabili. Nonostante fosse però il centro di un uragano di lame, pugni, calci, fuoco, elettricità, vuoto, vortici e quant'altro gli stavano lanciando addosso, nulla di tutto ciò riusciva a colpirlo. Neppure gli attacchi alle spalle da persone che avevano piegato il loro movimento all'indietro e gli erano tornati appresso.
    Con un brivido lungo la schiena Lyedar lo sentì commentare con chiarezza e, ancor peggio, con un tono di sufficienza: «Ah. Adesso capisco. La prima offensiva era soltanto una farsa, un'esca per farvi liberare le truppe d'assalto dopo un mio attacco. Una mossa noiosa, oltre che rischiosa, dato che siete arrivati fin qui perdendo più di metà dei vostri».
    Lyedar non poté più prestagli attenzione perché, dopo tutti i suoi compagni, era arrivato il suo turno. «Lyedar! Attaccalo verso il basso con il pugno destro ad un angolo di trenta gradi! Parerà con le pistole!» gli comunicò allora Nicolas, la voce tesissima anche a quella distanza.
    Trasferendo tutte le fiamme al momento accese all'interno delle strisce nerastre che avvolgevano il suo corpo, caricò il pugno destro verso la nuca del Principe. Il colpo si infiammò di una luce più forte ed accesa di quanto fosse mai stato prima, mentre si avvicinava ad un avversario che gli stava dando le spalle dopo aver parato un calcio alla gola.
    Ciò non di meno, e come tuttavia aveva previsto, a pochi centimetri dai capelli neri del Principe la sua mano metallica venne fermata dalla superficie delle canne delle pistole, che né si spezzarono né vennero minimamente surriscaldate. Piegando il capo all'indietro, in modo tale da poterlo vedere dal basso, il Principe lo guardò per la prima volta dritto negli occhi, e Lyedar soffocò un gemito.
    Mai aveva visto due occhi scuri così vuoti e spenti. L'assenza di ogni sentimento, dalla gioia alla rabbia, e di vita che esprimevano era sovrumana, poiché nessun essere remotamente umano avrebbe potuto essere così vuoto al suo interno. Quella non era neppure paragonabile al guardare gli occhi di un essere artificiale meccanici ed inespressivi: era una sensazione che proveniva da una creatura viva proprio come lui. Eppure, una presenza simile poteva difficilmente dirsi viva: sembrava realizzata a dovere soltanto per tenere viva l'apparenza, quasi celando la sua vera natura artificiale.
    Con una certa nota di disappunto, il Principe gli disse: «Hai avuto coraggio ad organizzare un attacco del genere, comandante. Vorrei tanto vedere fino a che punto vi sareste spinti, ma sfortunatamente il tuo coraggio da debole non può nulla contro un vincitore. Ed è l'ora di vincere». Detto ciò, piegò leggermente le mani e gli puntò in mezzo agli occhi entrambe le pistole.
    «Adesso, Lyedar!» gli comunicò Nicolas, e Lyedar annuì. «Ha ragione, Principe. Ma questa è la nostra ora, non la sua» disse con orgoglio, per poi avere la testa trafitta da una delle lame fiammeggianti che aveva alle spalle.
    Prima che il sangue potesse anche soltanto raggiungere il volto del Principe, tutto ciò che era stato "Lyedar" si frantumò com'era successo soltanto alcuni istanti prima con i suoi compagni. In quest'occasione non comparve tuttavia un nuovo Ibrido, bensì un enorme fascio grigiastro che travolse in pieno il Principe. Costituito interamente da enormi catene realizzate da anelli metallici rettangolari, decorati con punte metalliche disposte sui vertici, questo attacco si disperse in un'intricatissima "ragnatela" con, al centro, il loro avversario racchiuso in un largo bozzolo. La sua struttura non era uniforme: in prossimità di alcune parti del suo corpo, come ad esempio le gambe, le catene si concentravano in un numero maggiore di strati, mentre presso altre, come il collo e le braccia, ve ne erano soltanto un paio. Soltanto il viso restava completamente scoperto, per quanto avesse a pochi centimetri entrambe le mani sigillate dalle catene.
    Nonostante la disposizione anomala, i movimenti del Principe erano tuttavia bloccati: Lyedar ne era piuttosto convinto, osservando la scena a circa un centinaio di metri di distanza. Al suo fianco, Marcus reggeva con entrambe le mani due tesissimi tratti di catene che, sparendo al disotto del tetto su cui entrambi si trovavano, andavano a mischiarsi alle centinaia di altri che, dal bozzolo del Principe, si lanciavano verso tutte le direzioni circostanti.
    «E' il massimo che posso fare, purtroppo!» comunicò mentalmente Marcus, staccandosi dalle catene con estrema rapidità. Lyedar esibì un sorriso soddisfatto, ed afferrò il compagno per la spalla destra. Adesso che anche quarta parte del loro piano era stata completata, la sua funzione era, per il momento, pienamente raggiunta. Non restava loro che allontanarsi il più in fretta possibile.
    Dopo aver portato l'attacco degli altri Ibridi direttamente sotto il naso del Principe, Lyedar aveva l'incarico di attivare la combinazione dei poteri di Sermane e Marcus organizzata ben prima dell'inizio dell'attacco.
    La prima aveva impresso un varco dimensionale anche su di lui, ma piuttosto che connetterlo ad un'altra persona, come invece aveva fatto con tutti gli altri, l'aveva stabilito con le Catene di Ferro del secondo.
    Marcus, per l'appunto, seguendo il tratto dei loro movimenti durante lo scontro, avrebbe quindi tracciato il reticolo tramite il quale concretizzare le sue Catene, ma piuttosto che farlo singolarmente ogni volta, facendosi così scoprire immediatamente dal Principe, era stato incaricato di trattenersi fintanto che Lyedar non avrebbe sferrato l'ultimo colpo.
    Certo, il loro schema originale prevedeva di tempestare il nemico con così tanti attacchi da costringerlo ad utilizzare ogni parte del suo corpo per evitarli, o quantomeno per muoversi, e sfortunatamente c'erano riusciti solo in parte. Marcus non poteva bloccare le aree che non erano state toccate o segnate dagli attacchi, d'altronde.
    "Pazienza! Ci aggiusteremo anche così!" si disse Lyedar mentre, tenendo a sé l'altro Ibrido, si lasciava alle spalle il Principe stretto in una morsa di metallo. Marcus, essendo ancora giovane ed in fase di sviluppo, non aveva ancora capacità fisiche paragonabili ai suoi simili, pertanto Lyedar si era incaricato di aiutarlo a fuggire il più velocemente possibile. E dato che adesso l'attacco era nelle mani di Ofelia, occorreva essere quanto più veloci possibili.
    Proprio in quel momento, infatti, Lyedar percepì che l'Ibrida aveva attaccato. Lo sparo che provenne dal quartiere presso il quale la sua compagna si era posizionata, assieme agli altri Ibridi spariti dopo l'attivazione del potere di Sermane, gli risuonò vagamente nelle orecchie. Con la coda nell'occhio vide un proiettile costituito da energia violastra evanescente, che si sviluppava attorno ad un sfera di luce argentea, compiere un arco nel cielo a pochi metri dal Principe per poi, nel momento della discesa, separarsi in milioni di colpi più piccoli.
    Ognuno di essi finì esattamente nel centro di ciascun anello delle Catene di Ferro, che si trasformarono immediatamente in figure di luce simili a pipistrelli con le ali spalancate, quasi trasparenti all'esterno e con un nucleo costituito da un nucleo nerissimo. Tali pipistrelli continuarono a crescere in modo esponenziale poiché, subito dopo essersi formati, venivano assorbiti da quello successivo che, così facendo, si espandeva sia nelle dimensioni complessive che nella struttura del nucleo.
    In una frazione di secondo tutti quelle creature di luce ed oscurità sparirono, sviluppandosi tanto più si avvicinavo verso il centro, ovvero il bozzolo in cui il Principe era avvolto, il quale Lyedar sentì commentare con sorpresa: «Oh?» nel momento in cui i pipistrelli chiusero le loro zanne.
    «CENTRATO!» ebbe appena tempo a dichiarare Nicolas, e poi tutta l'area venne travolta da un fragore talmente immenso da annullare ogni altro suono.
    Quando i colpi d'energia creati da Ofelia raggiunsero lo stadio finale, ovvero figure larghe decine di metri, e si toccarono l'un l'altro, l'esplosione che ne seguì generò un bagliore di luce che costrinse sia Lyedar che Marcus a chiudere gli occhi, per quanto le stessero dando le spalle. Lo spostamento d'aria ed il boato immediatamente successivi li costrinsero, per di più, ad evitare tutti i detriti, macerie ed oggetti che vennero scagliati verso di loro, così come la pioggia di vetri frantumati che, ad una prima impressione, doveva riguardare l'intera metropoli.
    Per loro fortuna l'esplosione era stata calibrata in modo tale da concentrarsi in un ambiente circoscritto, ovvero nel quartiere sopra il quale il Principe si trovava, con le opportune distanze rispetto alla terra ed al cielo. Ciò permise di loro, nonostante si fossero allontanati di diversi chilometri, di restare immuni alle ripercussioni di quell'attacco. Lo stesso poteva dirsi per il pianeta su cui risiedevano: dato che Ofelia aveva sfruttato in quell'attacco tutta l'energia che i loro compagni le avevano fornito, se avessero deciso per un'esplosione pura e semplice non avrebbero più avuto né un posto dove poggiare i piedi né un qualcosa da vedere sopra le loro teste. Seppur con uno sforzo enorme, agendo in quel modo avevano potuto concentrare tutta la pressione e tutto l'impatto in un'unica zona senza distruggere alcunché.
    O meglio, quasi alcunché: le Catene di Marcus erano state disintegrate così come il quartiere in questione, ed attorno ad esso si stavano susseguendo i crolli e le esplosioni delle strutture circostanti. Una perdita inevitabile.
    «Bene! Il primo attacco è concluso! Ognuno si sposti adesso verso le posizioni indicatevi per quello successivo!» ordinò Lyedar non appena incontrò un gruppo di Ibridi che avevano attaccato il Principe. Affidando a loro Marcus, e vedendoli tutti rispondere con un cenno d'intesa per poi andare a destra, si spostò subito in direzione opposta. Balzando sui tetti dei grattacieli limitrofi, prese in mano lo schermo con cui potevano comunicare con l'Ordine: non vi erano nuove comunicazioni, e controllò quanto tempo gli resta davanti.
    Dal momento in cui aveva dato il comando era passato un minuto e due secondi. "Ottimo! Ancora cinquantotto secondi circa... Possiamo farcela, se continuiamo così! Adesso che abbiamo colpito in pieno il Principe, i suoi attacchi saranno meno efficaci: è la nostra grande occasione!" si disse, con una certa confidenza che gli cresceva nel petto. Si voltò quindi in direzione dell'esplosione, per assicurarsi che Ofelia ed il suo gruppo si fossero spostati, fiducioso di vederli muoversi nonostante il polverone che occupava la zona.
    Prima ancora che i suoi occhi potessero posarsi su un qualsiasi elemento del paesaggio, un suono terrificante giunse alle sue orecchie. Non giungeva da un luogo che avrebbe potuto identificare con precisione: sembrava essere onnipresente e, al tempo stesso, risuonare esclusivamente nella sua testa, alternandosi tra un sussurro ed un grido per risultare in una sentenza stranamente chiara, per quanto ignota, e tremenda.

    «Talgon Fammedvanur gonfam gisgnagraph Talgondonmeddon medor NAGONFAM Urgonorgraph. Aldaraia!»



    Sparito il suono dell'ultima lettera, tutta la polvere che si stava riversando attraverso le strade della metropoli sparì all'istante, risucchiata e vanificata in un punto preciso. Quello dove si trovava il Principe, tranquillamente sospeso in aria.
    Non un solo graffio segnava il suo corpo. Non un solo strappo segnava i suoi vestiti. Dal suo stato si sarebbe potuto facilmente supporre che l'enorme attacco di pochi istanti prima non avesse proprio avuto luogo, talmente ne era rimasto indenne. O, per essere più precisi, vi erano soltanto due significative differenze rispetto al suo stato precedente.
    La prima era che, mentre abbassava le mani che si era portato di fronte al volto, entrambe le sue pistole si dissolsero in bolle d'acqua. La seconda, molto più evidente, era il suo aspetto.
    Sollevando il capo, il Principe rivelò che la pelle del suo volto era adesso solcata da sottili strisce dirette verso i suoi occhi, dalle quali si staccavano costantemente piccole gocce d'acqua risucchiate verso l'alto. L'occhio destro, sul quale in precedenza aveva quel bizzarro simbolo somigliante a delle onde, era ora rivestito da una riproduzione molto più grande di tale effige costituita da un'inquietante luce azzurra, che come una maschera si allungava ben oltre il suo capo e si fletteva come mossa di vita propria. Attorno al suo corpo si era sviluppato un fascio di quella che sembrava essere acqua che, a partire dai suoi piedi, arrivava fin sopra alla sua testa seguendo un flusso continuo, tanto da staccarsi spesso dal corso principale e disperdersi in spirali di gocce nell'aria. Esse andavano a raccogliersi sulle spalle del Principe, dove l'acqua prendeva chiaramente la forma della rosa alata simbolo dell'Impero di Sonsuza. Sulla cima del flusso d'acqua, che aveva un aspetto più tondeggiante rispetto al resto cilindrico, si trovavano due piccole luci dorate che, come le fiamme di una candela, oscillavano costantemente nel cielo notturno. Queste, sull'estremità più alta, si allungano in due sottili strisce che, ricadendo in basso come due archi, si andavano progressivamente a trasformare in due grandi sezioni a forma vagamente romboide sopra gli avambracci, incrementando così il loro effetto ad evanescenza lungo i bordi.
    Ma a prescindere da tutto ciò, che già sarebbe bastato a far gelare il sangue nelle vede di Lyedar, la trasformazione più tremenda che il Principe aveva mostrato era costituita da bizzarre colonne di simboli simili a lettere sconosciute che, per circa tre metri, si alzavano dalle sue caviglie ed oscillavano in un sinistro sibilo verso l'alto. Lyedar non era certo di sapere esattamente cosa ci fosse di così spaventoso in quei simboli sconosciuti, scritti con un inchiostro più scuro della notte che marcavano e brillanti della stessa luce del simbolo del Principe, ma in essi percepì qualcosa che mai avrebbe sperato di sentire: l'essenza dell'Imperatore Lasyrindes. Era la stessa forza schiacciante, solenne ed incommensurabile che aveva incontrato all'Istituto di Finoma ed alla Villa del Ministro Elger.
    In quel momento avrebbe voluto fare tante cose. Piangere disperatamente, poiché era evidente che il loro attacco non era servito a niente se non a far morire centinaia dei loro compagni; fuggire il più velocemente possibile, in quanto era altrettanto chiaro che il potere che adesso il Principe emanava era infinitamente più grande di quello precedente; paralizzarsi sul luogo, dato che il suo istinto e la sua esperienza gli dicevano che ormai non c'era più alcunché che potessero fare per rallentare soltanto di una frazione di secondo il loro avversario. La lotta, se così si poté chiamare dal principio, era ormai completamente, assolutamente, indiscutibilmente persa.
    Nulla di tutto ciò fu però possibile, poiché Lyedar vide il Principe piegare il capo verso l'area in cui Ofelia, Nicolas ed i loro compagni si trovavano. Prima ancora che se ne potesse rendere conto, il Principe non era più nel luogo dove stava guardando, bensì davanti all'enorme struttura su cui gli altri si erano stanziati. Non un solo capello si era spostato, non un solo muscolo si era flesso, non un solo istante era passato. Il suo avversario era adesso di fronte ai suoi fratelli ed alle sue sorelle, ed alla donna che amava, con il braccio destro sollevato e chiuso a pugno.
    Gridando assieme per rabbia, paura, disperazione, impotenza e rancore, Lyedar si scagliò con tutta la forza che aveva in corpo verso di lui.



    E così finisce il capitolo, cari lettori.
    Dunque, direi che l'offensiva degli Ibridi è completamente fallita ancor prima di completarsi. Non solo tutto ciò che hanno fatto fino a questo momento si è rivelato completamente inutile, ma hanno davanti a loro quasi un minuto in completa balia del Principe che, per qualche motivo, oltre ad aver mutato d'aspetto ha manifestato anche un qualcosa simile alla Catena dell'Inesistenza dell'Imperatore. Nonché la stessa aura di quest'ultimo, per di più.
    Vi confesso che, nonostante questo capitolo sia più lungo di quelli normali, nei miei piani originali doveva prevedere anche la parte finale dello scontro il cui il Principe passa all'offensiva... ma ho preferito evitarla. In primis, perché non voglio darvi una montagna di parole stancanti da leggere in un colpo solo; in secundis, perché in questo modo potrò unire quella parte alla conclusione del duello tra Gaap e Gren iniziato capitoli e capitoli fa. In questo modo otterrò che tutte le questioni in sospeso verranno "risolte" prima del grande duello contro il Principe Nizlar, che dunque non inizierà nel prossimo capitolo ma in quello successivo.
    Non ci saranno più attese così lunghe tra un capitolo e l'altro, questo posso garantirvelo. Nonostante l'università talvolta mi prenda più tempo di quanto avevo inizialmente previsto, dato che voglio concentrarmi su questa storia e sulla mia scrittura, cercherò di essere il più costante possibile con i prossimi.
    Pertanto, restate sintonizzati su questo canal... ehm, su questo topic per scoprire quante mazzate si prenderà Nicolas, quante pedate si prenderanno Lyedar ed Ofelia, chi vincerà nel duello tra due Dottori dalle morali discutibili e, in ultimo luogo, se il mondo esterno si è anche soltanto minimamente accorto di quanto sta succedendo a New York.
    Fino al prossimo capitolo, vi auguro buona serata :ciao: .

    P.S. La frase pseudo-impronunciabile detta dal Principe non è frutto della mia testa che sbatte a caso sulla tastiera, tranquilli. E' in realtà la trascrizione di una frase in lingua inglese usando la pronuncia delle lettere dell'alfabeto enochiano. Per chi avesse tempo ed interesse a scoprirla, buon divertimento!
    Per contro, il nome dell'aviazione dell'Impero, "Tanrinisi-Lo", è basata sulla lingua turca (come altri nomi legati all'Impero) e sta per "Flotta dei Messaggeri di Dio".
    Sì. L'Imperatore Lasyrindes è molto egocentrico, anche con i nomi.
     
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