Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Buonasera cari lettori!
    Non immaginate che piacere sia per me poter tornare a scrivere il mio consueto saluto... anche perché l'ultimo suo utilizzo risale a più di un anno fa :asd: .
    Dunque, in questo periodo sono successe diverse cose, per le quali il tempo che potevo dedicare alla scrittura, e soprattutto la mia motivazione verso questa, hanno subito un drastico calo. Tra il concludere l'ultimo anno delle superiori, affrontare la maturità, iniziare l'università e cambiare città, spero potrete capire che le possibilità di aprire il documento del capitolo 58 e quello degli appunti sulla trama erano pressoché nulle, o quantomeno non così tante da potermi permettere di pubblicare la storia con una certa costanza. Ciò non di meno, non ho mai smesso di prestare attenzione alla mia cara e preziosa fanfiction, continuando nel mentre a sviluppare le idee che già avevo o, se necessario, modificandole con nuove.

    Ed è proprio per questo che, dopo questa noiosa ed inutile introduzione, posso dirvi che riprendo la pubblicazione di "Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza"! (per quanto fosse ovvio dal quella specie di trailer che ho pubblicato la scorsa settimana, ma dettagli) Urrà!
    Bando dunque alle ciance e lanciamoci subito nella storia! Come ricorderete (sicuramente, dopo 372 giorni :asd: ), o come avrete letto nel riassunto della storia nel link sovrastante, nell'ultimo capitolo il Principe Nizlar ha sigillato New York con una gigantesca onda marina. Travolgendo la metropoli, il Principe ha impedito ai membri dell'Ordine di Yeni Aci di fuggire con Rayshin ed Esteban, limitando così notevolmente il loro raggio d'azione.
    Una simile azione, per quanto New York fosse stata momentaneamente isolata dal mondo per ordine del Dottor Gren, che effetti avrà generato nel resto nel mondo? Scopriamolo nel capitolo di oggi!



    CAPITOLO 58 – RIFLESSI NELL'ACQUA

    Mercoledì 15 Novembre - Ore 22:35 – La Capitale, Impero di Sonsuza

    «Spero vivamente che abbiano una buona ragione per tutto questo! Ho a malapena due ore di riposo al mese, e non voglio certo sprecarle inutilmente!» esclamò l'Imperatore, additando nervosamente lo schermo elettronico che aveva davanti.
    Lasyrindes era seduto su una sedia in legno placcata in oro, imbottita di cuscini violacei decorati con intrecci a forma di stelle. Non era propriamente una postazione comodissima, ma in fondo quell'intera stanza difficilmente poteva presentare una cura sfarzosa nei dettagli, anzi: si trattava di un reparto isolato nel Palazzo Maggiore della Capitale, adibito a suo esclusivo uso per mantenere attivi i collegamenti con le forze dell'Impero nell'Other. Proprio per questo le pareti erano occupate, alla base, da sofisticati apparecchi tecnologici che, in virtù della loro funzione, erano stati appositamente realizzati per captare e mandare messaggi e comunicazioni nella massima segretezza: molti di essi erano spenti, data la recente pace siglata con l'Other, e da allora Lasyrindes non vi era più entrato per questioni belliche. Le poche volte che vi tornava lo faceva per ammirare le antiche mappe di carta che mostravano la geografia e la divisione politica dell'Other secoli prima, quando era conosciuto come "America".
    In quel frangente, tuttavia, aveva dovuto ri-attivare lo schermo trasmittente principale, posto al centro di una tastiera in metallo grigiastro. Pochi istanti dopo la conferma del codice richiesto lo schermo si illuminò, mostrando lo stemma dell'Impero di Sonsuza, mentre un piccolo scompartimento si aprì di scatto, sollevando un dispositivo curvilineo bianco.
    L'Imperatore afferrò con uno sbuffo tale dispositivo e, dopo avergli fatto rilevare tutte le impronte digitali delle mani, se lo portò all'orecchio destro. "Cosa non sono arrivati a fare per criptare le telefonate!" pensò, inarcando le sopracciglia, "Beh, anche questo fa parte del gioco. Leggere la mente altrui è terribilmente noioso, e non è una cosa che gli esseri umani fanno".
    «Vostra Maestà, temo che la ragione sia più che buona: parrebbe una catastrofe, a giudicare dal tono di voce con cui il Maggiore Ferst mi ha contatto!» commentò gravemente l'uomo alle spalle dell'Imperatore. Dal volto serio e magro, teneva puntati gli occhi marroni sull'ologramma che in quel momento si era materializzato dallo schermo, non curandosi delle gocce di sudore che gli scorrevano sotto la frangia rossiccia.
    Lasyrindes lo guardò di traverso. «Ulban, comprenderai bene che ho ben altre funzioni che rispondere a messaggi del genere... Sei tu il Ministro della Sicurezza dell'Impero, dovresti risolvere queste faccende da solo. Adesso io dovrei essere nel mio ufficio a rilassarmi, magari togliendo gli strati di polvere accumulati!» gli rispose con stizzo. Lo svantaggio di avere un ufficio personale era che, data la natura dei documenti in esso contenuti, nessuno aveva l'autorizzazione a restarvici se non in sua presenza, neppure i membri scelti della servitù. Quando era al lavoro, invece, soltanto i Principi ed i Ministri erano ammessi al suo interno, pertanto neppure in quel frangente si poteva curare.
    L'Imperatore aveva, inoltre, nominato Ulban nuovo Ministro della Sicurezza dell'Impero, dopo la tragica morte di Elger, in virtù dei meriti che quel distinto personaggio aveva manifestato in anni e anni di servizio, ma stava cominciando a rimpiangere tale scelta. A differenza di Elger, capace di risolvere da solo situazioni decisamente ostiche, ultima la patetica ribellione nel Regno Cinese ad opera di Ling-Dao, per la quale aveva agito da solo senza chiedergli alcunché se non le direttive principali, Ulban aveva preso forse troppo alla lettera l'assolutismo monarchico su cui si fondava l'Impero: per ogni singola questione, passando dal rifornire di sedie il suo Ministero a dover innalzare il livello di produzione di macchine da guerra, chiedeva costantemente un'udienza con lui o con uno dei Principi. Era quasi più zelante di Rael, ed oltre Rael c'era la grave patologia.
    L'ologramma apparso pochi secondi prima richiamò tuttavia la sua attenzione: la proiezione del busto di una donna in età avanzata, in un semplice e tuttavia distinto completo nero che si intonava con i capelli castani a caschetto, apparve davanti ai due.
    La donna cominciò a parlare, ma nessun suono seguì il movimento delle sue labbra: la voce, invece, fuoriuscì dal dispositivo bianco all'orecchio dell'Imperatore: «Vostra Maestà, in queste ore a New York è successa una tragedia! Dobbiamo agire subito, o la situazione precipiterà irreversibilmente!».
    «Mia cara Gwen, calmati e spiegami cosa sta accadendo. Ha a che vedere con il Principe dell'Acqua?» domandò Lasyrindes, cercando di ricambiare con un caloroso sorriso le preoccupazioni della donna, che ben ricordava aver svolto un servizio efficiente in passato, quando lei e la sua squadra indagarono su una possibile provenienza dell'Ordine di Yeni Aci dall'Other. Indagini, tuttavia, infruttuose.
    «Esattamente, Vostra Maestà! Il Principe ha appena rilasciato un'enorme onda marina sulla metropoli: ormai l'intera area è ricoperta dai flutti, che continuano ad avanzare con estrema velocità! Al momento l'attacco è cessato, ma se il Principe non si ritira, tra poco l'intero New England verrà sommerso!» spiegò la donna, e l'ologramma allungò la mano destra in avanti: ai lati dello schermo davanti all'Imperatore apparvero diverse immagini della metropoli travolta dalle acque, a cominciare dalle riprese dell'onda anomala, che in un'altra mappa si estendeva su tutta la costa orientale dell'Other.
    Lasyrindes guardò le immagini e le riprese in assoluto silenzio, senza muovere alcun muscolo; dietro di lui Ulban si lasciò sfuggire un'esclamazione di sorpresa, portandosi la mano sinistra sul viso: «E' dunque questa la catastrofe? In un disastro simile rischiamo che il Principe dell'Acqua, l'Alto Principe Dinef ed il mio collega Isroth siano stati feriti... o peggio! Ma perché il Principe avrebbe preso questa decisione? Non ha senso, considerando che avevamo preso tutte le precauzioni per contenere persino un attacco dell'Ordine...».
    «Abbiamo perso molti dei nostri informatori in questo avvenimento, e parecchie delle nostre attrezzature di intercettazione sono rimaste danneggiate... ma abbiamo avuto modo di accertare che la causa di tutto ciò è stato un attacco da parte del Principe, che si è portato al momento sul tetto del grattacielo 23 del settore 6-F» aggiunse Gwen Ferst, e la sua immagine venne temporaneamente sostituita dalla proiezione tridimensionale della mappa della metropoli, con un palazzo illuminato di luce arancione ed un triangolino bluastro sulla cima.
    Ulban tirò un sospiro di sollievo, facendo tintinnare gli anelli di smeraldo che decoravano la sua corona rettangolare: «Ah, il Principe è stato capace di mettersi al riparo in uno dei palazzi più alti! Ottimo: non ci resta che trovare anche tutti gli altri nostri compatrioti, ed evacuarli prima di essere scoperti. Vostra Maestà, se posso permettermi opterei per l'invio di un'unit...».
    «COSA DIAVOLO L'HA COLPITO IN TESTA!?!? I suoi pochi neuroni devono essersi fatti saltare in aria come fuochi d'artificio per combinare una simile sciocchezza! Gli ho ordinato di non combattere mai e poi mai, poiché una minima azione di lui o degli altri tre imbecilli avrebbe potuto distruggere questo pianeta... e lui cosa fa!? Inonda una delle città più importanti dell'Other! Dovevo immaginare che fosse così poco sveglio, ma questa volta ha superato ogni possibile traguardo di stupidità! Al suo confronto persino una lampadina dimostra un'intelligenza sopraffina! Su cosa pensa che dovrei regnare, una fossa di coralli e cavallucci marini!? Vuole ridurmi a controllare armate di plancton ed a viaggiare sul dorso di delfini!? Dove accidenti è Dinef!? Perché non l'ha fermato!? » sbottò l'Imperatore, urlando nel dispositivo telefonico mentre il suo viso diventava paonazzo.
    Tutto poteva aspettarsi, tranne che quello: Nizlar che disobbediva ad un obbligo che per più di cinque secoli aveva invece scrupolosamente rispettato. Che cosa aveva fatto, quell'irresponsabile? Se avesse continuato, ben presto ci sarebbe stato soltanto un vasto oceano al posto del continente americano, e ciò era quanto di peggio potesse accadere.
    Lasyrindes non aveva mai avuto alcun interesse nel distruggere, altrimenti non avrebbe avuto alcun problema a ridurre in briciole quel minuscolo globo già in passato; aveva al contrario benefici enormemente maggiori nel mantenere il più possibile stabilità e prosperità. "Se tutto è ridotto in polvere, su cosa potrai dominare incontrastato? Se tutto viene distrutto, come manifesterai la tua superiorità? Se ogni cosa è cancellata, come completerai la tua Catena? Se non completerai la tua Catena, come realizzerai il sogno e lo scopo della tua esistenza?" gli era stato detto in passato, e per tutta la vita aveva sempre seguito tale insegnamento. Che adesso Nizlar osasse mandare all'aria tutto quanto aveva realizzato con fatica e perizia, abbassandosi allo stesso livello di quella nuova razza, era un affronto troppo grande da ignorare.
    «M-Ma... Vostra Maestà... E' stato lo stesso Alto Principe Dinef a lasciare carta bianca al Principe Nizlar su come agire...» illustrò Gwen Ferst, deglutendo al comunicare una simile notizia. Per quanto l'ologramma fosse già da sé sfocato, il suo volto era decisamente impallidito.
    A quelle parole Lasyrindes calò furiosamente la mano sinistra sul dispositivo davanti a lui, piegando il metallo ed alzandosi di scatto: «COSA!?!? DINEF HA APPROVATO TUTTO QUESTO!? Senza consultarmi!? Ma questa è diserzione! Alto tradimento! Disfattismo! Ha compito un crimine contro di me, contro il mio Impero, contro il mio mondo, contro TUTTO! TUTTO! Perché diamine ha fatto una simile infamità? Sta tentando un colpo di stato contro di me!? Lui, Dinef!? Il mio servitore più fedele! A me, che l'ho accolto come un fratello da quando...».
    «No no! Niente di tutto ciò, Vostra Maestà! Stando a quanto siamo riusciti a capire dalle registrazioni nella nostra Ambasciata, l'Alto Principe Dinef ha ordinato al Principe Nizlar di recuperare i due "Risebell" con ogni mezzo... e da ciò è cominciato tutto!» si affrettò a spiegare immediatamente la donna.
    Lasyrindes aspettò diversi minuti prima di decidere cosa risponderle, mentre il suo viso tornava al colorito normale. Dopo un profondo sospiro domandò con tutta calma: «Dimmi, mia cara Gwen, Esteban è assieme a qualcuno dei nostri compatrioti?».
    La donna assunse subito un'espressione perplessa e scosse la testa, come se non capisse a cosa l'Imperatore si stesse riferendo.
    Lasyrindes annuì, e riprese il suo posto. Dunque Dinef aveva permesso a Nizlar di scendere in campo per proteggere Esteban: se questi non era con Isroth o con Gaap allora non poteva che essere intervenuto l'Ordine, desideroso di completare il rapimento fallito le settimane precedenti. Conoscendo Icero, di certo questi aveva riversato in New York tutti i suoi sottoposti più competenti per raggiungere il bambino: ciò, chiaramente, poteva comportare non pochi problemi, ma allo stesso tempo era anche un grande vantaggio. Se l'Ordine era arrivato ad Esteban, di certo doveva aver fatto leva su Rayshin, il che significava che in quel momento entrambi i fratelli si trovavano nella metropoli.
    Se era necessario proteggere il minore da pericoli esterni ed ottenere il maggiore, allora il divieto posto a Nizlar poteva anche essere sciolto, dato che l'occasione era fin troppo importante per essere mancata a causa di semplici inezie del genere. "Come dovevo aspettarmi Dinef ha agito con grande lucidità... Sapevo di potermi fidare di lui!" si disse l'Imperatore, mentre un largo sorriso si dipingeva sul suo volto. Facendo la scelta più distruttiva e tuttavia migliore, Dinef si era praticamente assicurato, facendo scendere in campo Nizlar, il successo della missione di quest'ultimo.
    «Mia cara Gwen, comprendo bene le tue preoccupazioni e ti ringrazio per avermi informato di questo fatto certamente spiacevole. Tuttavia, devo ricordarti che Dinef è estremamente competente e che mi ha servito con eccellenti risultati in tutti questi anni. Pertanto, non dubitare del suo operato e lascia che, in mia assenza, agisca come mio vice. Per adesso è tutto, sei congedata» concluse allegramente Lasyrindes, rivolgendo un cenno di capo alla donna come forma di ringraziamento. Seppur involontariamente, quella gli aveva dato un motivo di gioia estrema: con Dinef come mente, e Nizlar in procinto di combattere, ed ancora con entrambi i fratelli nello stesso posto, finalmente il sogno di tutta una vita si sarebbe realizzato. Se New York, l'Other o la pace mondiale dovevano essere sacrificati per mettere in moto il piano che da secoli era stato formulato, con sforzi e perdite enormi, di certo lui non li avrebbe salvati. "O meglio, una volta conclusasi la faccenda e con l'Other nelle mie mani riporterò in vita tutte le vittime causate da Nizlar... Mi dispiace sprecare quelle persone, ma sarà soltanto per qualche tempo" si disse, annuendo compiaciuto da tale prospettiva.
    Gwen Ferst tentò di aggiungere qualcos'altro, ma l'Imperatore ripose il dispositivo bianco nel suo scompartimento e chiuse l'ologramma con un gesto della mano, per poi alzarsi dalla sedia che crollò immediatamente in una nube di schegge.
    Ulban lo guardò in silenzio avviarsi verso l'uscita della stanza, incapace di formulare un giudizio sulla conversazione a cui aveva appena assistito, per poi scuotersi e corrergli incontro: «Vostra Maestà! Dobbiamo intervenire assolutamente, non possiamo lasciare la situazione così com'è! Se l'Other verrà a sapere che è stato il Principe la causa di tale disastro... rischiamo che scoppi un'altra guerra mondiale, e ci troveremo a combattere contro Other ed Ordine assieme!».
    Lasyrindes lo guardò con comprensione, per poi appoggiargli calorosamente una mano sulla spalla: «Mio caro Ulban, forse non hai ancora capito che talvolta un Ministro del tuo rango deve, davanti a condizioni avverse... come posso metterla in maniera raffinata... farsi crescere i testicoli. Se non ne sei capace, prendi le tue cose e vai: non ho bisogno di consiglieri titubanti, ancor meno di disfattisti attaccati alla mia tunica per paura di una qualche guerra mondiale. I deboli, perché tu lo sappia, vengono mangiati in tempo di guerra dai nemici, ed in quelli di pace dai loro compagni: tu, in particolare, non mi sembri un boccone particolarmente appetitoso. Vedi dunque di non starmi né in vista né, se dovesse succedere, sullo stomaco», e detto ciò uscì dalla stanza materializzando il suo scettro.

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    - Ore 22:35 – Kalesi, Fossa delle Marianne

    «Ah ah ah ah! Che spettacolo fantastico! Stupendo!» esclamò Icero, appoggiando la nuca sul cuscino della sua poltrona mentre si dimenava a causa dell'attacco di ilarità.
    Lo Ierofante stava assistendo alle riprese dell'onda marina del Principe Nizlar, mediante un enorme schermo olografico attivo al centro del suo studio. Display più piccoli ai lati riproponevano la stessa scena da angolazioni differenti, in particolare mostrando le strade della metropoli: filmati di persone e palazzi spazzati via continuavano ad essere ripetuti in rapida successione.
    «Finalmente l'ultimo pezzo è entrato nella mia cornice... Onestamente pensavo che Dinef sarebbe intervenuto prima, ma poco male. Ciò che conta è che adesso tutto è pronto per il nostro piano!» aggiunse successivamente, mentre un largo sorriso si faceva strada sul suo volto. Nel suo cervello, invece, le immagini dei due Risebell, Delver e gli altri membri dell'Ordine, Gaap, Dinef e tutti coloro che si trovavano in quelle ore a New York avevano la presa la forma di un disegno in equilibrio, che adesso aveva raggiunto la perfezione più assoluta con l'aggiunta dell'immagine del Principe Nizlar.
    Per quanto Icero si trovasse da solo nello studio, una seconda voce, proveniente dallo schermo olografico principale, gli rispose immediatamente: «Ma Icero... Non siamo sicuri di poter far fronte ad un soggetto come il Principe dell'Acqua... Nessuno dell'Ordine è a New York con l'equipaggiamento adatto, eccetto forse Elsmay. Rischia di perdere molti suoi compagni, ben più di quelli caduti nell'attacco a Finoma!».
    Tale voce era disturbata ed alterata artificialmete, proprio come era tipico di lei. Quella donna, sempre a prendere precauzioni con tutti, alleati e nemici indifferentemente. "Beh, alleato o nemico sono parole troppo grosse per descrivere il nostro legame... per quanto abbiano soltanto quattro e tre sillabe. In effetti sono parole piccole, col senno di poi" osservò Icero tra sé e sé, scrollando le spalle.
    «Ah ah ah! Ma che idiozie va dicendo? E' il contrario, semmai: siamo noi ad essere preparati a tutto! L'Operazione McKinley andrà certamente come l'ho prevista, e sarà una grande vittoria per l'Ordine! Ho raccolto, militarizzato, cresciuto, allenato, potenziato, nutrito, sviluppato, accudito, istruito decine e decine di persone per questo giorno, in cinquant'anni! Abbia un po' di fiducia nelle mie capacità, che diamine!» le rispose Icero, numerando progressivamente con le dita l'elenco di verbi. Arrivato al nono ed ultimo saltò in piedi e, drizzando anche il mignolo sinistro, batté più volte le mani ridendo. Già immaginava il successo che, da lì a momenti, si sarebbe gustato, probabilmente mangiando del gelato alla panna per passare il tempo.
    «Ma è sicuro che queste "persone" di cui parla siano pronte? Soltanto Irene ha influenze sui due fratelli, mentre Elsmay unicamente su Esteban. Né Delver né Emas sono riusciti a farli entrare nelle loro grazie... per quanto il tempo a loro disposizione sia stato oggettivamente poco» ribatté la voce, che per quanto opportunamente modificata non poté far trasparire uno certo scetticismo.
    Icero abbassò le mani e, in silenzio, si risiedette. "Stupida idiota, che stai dicendo!? Osi dubitare dei miei piani... Oca come tutte le donne, del resto. Ma d'altronde le oche sono facili da allevare... nonché da mangiare. Mi chiedo se sarebbe più gustosa una sua coscia oppure quella di un'oca vera... Uhm..." si disse, mordendosi la lingua dalla frustrazione. Il sangue gli fluì in gola, assieme alla punta recisa del muscolo, e sottili strisce rossastre fuoriuscirono dai lati della bocca.
    Se c'era una cosa che talvolta poteva calmarlo, quella era maciullare il proprio corpo: essendo immune al dolore, nonché con un corpo assolutamente immortale, negli ultimi decenni Icero aveva progressivamente preso tale abitudine, come forma di sfogo nervoso e come ricordo della sua natura indiscutibilmente umana. Fintanto che la sua carne, ancor più di quella degli altri, poteva essere fatta a pezzi, anche senza un'anima lui restava un essere umano.
    D'altronde, non era forse stato invogliato a tale pratica da quel simpaticone del Sovrano Krrroet-Ign, che si dilettava, chiamandolo “ridicolo umano”, a ridurlo a fette ogni giorno soltanto per vederlo rigenerarsi da una pozza di sangue e poltiglia? Soltanto in seguito Icero capì il piacere provato da tale monarca, o "Arcidemone - Re del Terrore" come adesso lo conosceva; in particolare, quando gli staccò la testa usando la sua stessa spada, per poi eliminare allo stesso modo gli altri residenti del Palazzo Pandaemonium, la felicità tornò a scorrergli nelle vene per la prima volta dal suo arrivo nel Dunyakat.
    In quell'occasione specifica, tuttavia, non poteva permettersi di essere rude con l'interlocutore né ancora meno di decapitarla per poi vestirsi con il suo scheletro, dato il rapporto che avevano, per cui si limitò a pazientare.
    «In effetti, se le cose non fossero andate come sono andate, al momento ci troveremmo in una situazione molto grave. Ma vede, quel bricconcello di Gren è intervenuto con i suoi Ibridi! Sapevo che la sua presenza si sarebbe rivelata utile, ed infatti non mi ha deluso!» le spiegò, la lingua già riformatasi ed il sangue sul mento seccatosi completamente.
    Date le scarse informazioni che Gren aveva fatto trapelare in quegli anni, Icero non ebbe modo di organizzare nei minimi dettagli quale influenza gli Ibridi avrebbero avuto nello scontro a New York. Gli stessi dati raccolti da Elsmay ed Irene sui due vecchi amici di Rayshin erano limitati, ma fortunatamente l'offensiva totale che Gren aveva lanciato nel Torneo gli aveva già fornito il materiale necessario a tappare tutti i buchi.
    Adesso non restava che attendere il compimento dello schema prefissato, che il suo vecchio assistente aveva tentato di arrestare e portare a sé fallendo. "Ah-ha, Gren è stato un tale stupido... La sua genialità non regge il confronto con l'orgoglio di cui è gonfio, ma adesso ci penserà Gaap a bucarlo! Bucarlo... Che meraviglia vedere due uomini così affascinanti battersi l'uno con l'altro per dimostrare di essere miei degni eredi! Peccato solo non avere mai assistito a tale confronto in passato: chissà se hanno mai fatto gara sulle loro dimensioni... Uh uh uh!" pensò, arrossendo visibilmente. Un ghigno gli si formò sul volto, ed appoggiò le mani incrociate sotto il mento.
    «Icero, come sa noi abbiamo fiducia nel suo operato... anche perché altrimenti non ci saremmo mai rivolti a lei ed al suo gruppo. Le daremo dunque credito ancora questa volta, sperando che il piano vada come previsto. A scontro finito, pertanto» concluse la voce alterata dopo qualche secondo, per essere poi seguita da uno scatto metallico secco e duro.
    «Sì sì sì... Chiudi pure questa comunicazione, non mi servi certo tu per capire quanto i miei piani siano geniali, e poi ho cose ben più belle a cui pensare!» mormorò a bassa voce Icero, mentre le riprese dello tsunami a New York continuavano ad essere trasmesse in successione, illuminandogli di blu il volto sorridente.

    ---


    - Ore 22:35 – Babylon II, Other

    «Che posto schifoso e degradante! Spero lo apprezzerai come nuova temporanea casa!» esclamò allegramente Nicolas, rivolgendo un caloroso sorriso a Louis.
    I due Ibridi si trovavano in una grande stanza rettangolare, rivestita da placche sferiche di metallo argenteo sulle pareti e sul soffitto, mentre l'illuminazione proveniva da luci poste lungo il perimetro del pavimento. Nicolas stava accarezzando una delle placche sferiche con la mano destra, ed aveva appena scostando lo sguardo dal riflesso meravigliosamente deformato del suo volto per rivolgerlo alla bara in cui l'altro era ancora legato.
    «Dannato bastardo, liberami subito!» gli gridò Louis, dimenandosi con tutte le forze dai nastri colorati che lo legavano. Per quanto si stesse impegnando, tuttavia, il colorito pallido del suo viso, unito alle gocce di sudore sulla sua fronte ed agli occhi iniettati di sangue, mostrava quanto le sue condizioni fisiche fossero al limite, così come la sua effettiva capacità di ribellarsi. Il taglio sul collo effettuato da Gren, inoltre, non si era ancora sanato ed anzi si era notevolmente arrossato.
    "Uhm, a quanto pare il vecchiaccio ha operato malamente: il prelievo, piuttosto che richiudersi, continua ad agire, prosciugando le energie di questo tizio... Mi domando chi sia l'imbecille ad avergli dato la laurea!" osservò Nicolas alzando gli occhi al soffitto, per poi staccarsi dal muro e dirigersi verso l'altro Ibrido.
    Tutto sommato, quel Louis un po' lo inteneriva. Quello era l'Ibrido Originale, che Gren aveva creato quasi un secolo prima e che aveva fornito da base per le ricerche successive. A quanto gli era stato detto, e per quanto aveva visto affrontandolo, i suoi poteri riguardavano la modificazione atomica del suo corpo: ecco come era riuscito a mantenere un attacco costante per circa due ore, cambiando la configurazione e la composizione della sua figura prima di crollare per la fatica. Con un potere del genere, che a livello teorico doveva permettergli di usare tutti i poteri degli altri Ibridi, era chiaro perché Gren ne fosse sempre stato così ossessionato: facendolo suo, quell'uomo avrebbe avuto tutte le risorse per poter tenere sotto controllo il logoramento del suo corpo, e magari guarire. "Brrr... A conti fatti è un bene che questo Louis sia arrivato... Altrimenti avrei rischiato di vedere ogni giorno una mummia in decomposizione aggirarsi per i corridoi del dirigibile, e le uniche mummie di cui voglio sentire parlare sono quelle di quel bel casinò a San Francisco dove mi esibivo anni fa. Pensandosi, dovrei tornarci: il servizio era eccellente, ed ancora di più lo erano le cameriere... I vantaggi di avere accesso agli sgabuzzini dopo gli spettacoli sono innumerevoli! Innumerevoli come i fazzoletti che ho dovuto usare per legare questo qui. Fortunatamente non sono raffreddato, altrimenti sarei in un bel guaio!" pensò, rallegrandosi con sé stesso per il suo stato di salute fisica.
    «Beh!? Cos'è quel sorriso da pervertito che hai sul viso? Ti diverti della mia situazione!?» esclamò Louis quando Nicolas gli arrivò davanti.
    «Oh? Ah... Ascoltami, mio caro... amico no, fratello nemmeno, figliolo neppure... Mio caro occupante della stessa stanza, tieni a freno i bollenti spiriti. Per quanto non mi dispiacciano né le funi né le corde, non voglio farti nulla. Anche perché sei un maschio. Ma se magari fossi una femmina... Uhm, saresti anche carina, credo. Posso chiamarti "Louise"?» ribatté Nicolas, appoggiando il gomito destro sulla spalla di Louis ed avvicinandosi al viso di quest'ultimo. "Se può modificare il proprio corpo, magari può modificare anche il proprio sesso! Oh oh oh, che cosa interessante!" si disse.
    Per tutta risposta, Louis gli sputò sul viso.
    Nicolas rimase in silenzio per qualche secondo, senza muoversi. «Merda, ed io che ero felice di non avere bisogno di fazzoletti...» commentò infine a mezza voce. Spostando la mano sulla nuca di Louis, gli afferrò un ciuffo di capelli biondi e lo utilizzò per pulirsi il viso. "Non sarà seta, ma svolgerà ugualmente la stessa funzione. Uhm... A proposito di cose identiche, chissà come suona "svolgerà lo stesso l'uguale funzione"... Suona molto male. Allora "stesso" e "uguale" non sono sinonimi. Che scoperta! La saliva di questo tizio allora è servita a qualcosa!" rifletté, ignorando le proteste e gli insulti che l'altro gli stava rivolgendo.
    La sola cosa che non ignorò fu la vibrazione del proprio telefono nel taschino del vestito. Arruffando i capelli di Louis, Nicolas si staccò da lui e rispose: «Qui il signor Stephen Gibson, grazie per avere chiamato! Organizziamo feste, ricevimenti e spettacoli di intrattenimento per tutte le occasioni! Dai compleanni dei vostri infanti ai matrimoni tra i vostri vicini di casa passando per il funerale di vostra suocera! Prezzi abbordabili per tutti!».
    Si trattava di un impiego lavorativo secondario, ma che utilizzava per finanziare le ricerche di Gren, tenendo invece per sé le entrate derivanti dai suoi spettacoli di prestigio. Dato che gli Ibridi non necessitavano di nutrimento, siccome il Kesin nel loro corpo li riforniva in misura illimitata di quanto necessitassero, nessuno di loro aveva bisogno di lavorare per mangiare, ma tutti lo facevano su richiesta del Dottore. L'accordo in pratica era: "Io vi riporto in vita e vi dono l'immortalità, voi le utilizzate per sgobbare in modo tale che io possa perdere tempo con provette e bisturi". E considerando le ingenti richieste che Gren faceva al Governo dell'Other, da sgobbare ce n'era davvero per tutti. Eccetto che per Fari, quel dannato idiota. Lui stava sempre con Gren, come sua guardia del corpo.
    Con sua sorpresa, dall'altra parte della chiamata non giunse alcunché. Dopo diversi istanti di silenzio, un suono basso e nasale arrivò al suo orecchio. «Cosa diamine...» borbottò, sollevando perplesso un sopracciglio e grattandosi i capelli bianchi. Di sottofondo c'erano anche rumori bizzarri, come qualcosa di enorme che scorreva continuamente trascinando con sé una miriade di oggetti. Il suono basso e nasale aveva talvolta scatti di intensità, ma nonostante il cambiamento di volume restava incomprensibile: sembrava la voce di una persona in procinto di affogare che tentava di lanciare un appello parlando sotto una sorta di corrente marina.
    «Sembra che dei pesci mi stiano contattando. Che onore! Chissà, magari vogliono che organizzi una festa alla corte del loro sovrano e di sua figlia! Uhm... Devo fare attenzione, potrebbero esserci delle piovre obese con i capelli bianchi accompagnate da anguille nei paraggi... Beh, chi se ne frega! Alla festa!» commentò Nicolas, al culmine della felicità quando, all'improvviso, la chiamata terminò.
    «... Ma che cazzo stai dicendo?» domandò inorridito Louis, la cui voce era rotta dai tentativi di riprendere fiato dal fallimento del suo ultimo sforzo per liberarsi.
    Nicolas si voltò per rispondergli, quando un messaggio sul cellulare lo distrasse nuovamente. Aprendolo, vide chi era il mittente. "Oh, caro vecchio Lyedar! Scommetto che vorrà dirmi di tornare a New York... Che sia stato lui a telefonarmi? Ma se così fosse, perché probabilmente dal fondo di una piscina? Lui domina il fuoco, e nell'acqua rischia di... spegnersi! Ah ah ah ah, che battuta orribile! La userò quando Gren sarà nelle vicinanze alla prima occasione!" pensò, sghignazzando tra sé e sé per l'idea geniale appena avuta, per poi leggere il testo:

    - Nicolas, dove cazzo sei!? Qui è un inferno! D'acqua! Abbiamo bisogno di te, o non se usciremo vivi! Il Principe ha attaccato noi e l'Ordine, molti di noi sono stati uccisi! Se lo trovi porta anche Fari, non mi risponde! –



    "Inferno d'acqua? Cos'è, una specie di sinestesia? Lyedar non ha mai usato poesie, neppure con Ofelia... Bah, meglio raggiungerli. La situazione è, se davvero il Principe dell'Acqua si è mosso, molto seria. E noi non abbiamo nessuno dei due Risebell dalla nostra!" concluse Nicolas annuendo, mentre rimetteva il cellulare nel taschino e si avviava verso l'uscita. Drizzando il braccio destro fece uscire dalla manica il proprio cilindro, che si posò sui capelli con estrema cura.
    «Ehi, che succede? Ti hanno chiamato gli altri Ibridi da New York? E' in corso una battaglia?» domandò Louis, cercando nuovamente di uscire dalla bara a cui era relegato.
    Nicolas si fermò davanti alla porta blindata della stanza, che alla sua presenza si illuminò di luce verde e si sollevò da terra, rivelando all'esterno uno dei corridoi del Babylon II da cui proveniva il soffuso rumore dei motori del dirigibile. Grattandosi il mento con la mano, pensò a cosa potesse rispondere a Louis. Di certo non poteva dirgli la verità, anche se al momento non era in grado di diventare una minaccia.
    «Uhm... Nah. Semmai per me è il momento di andare a concludere lo spettacolo che ho iniziato con un certo bambino... Sperando di non aver perso la sua attenzione, però. Ma d'altronde devo assumermi qualche rischio, se voglio aiutare i miei amici» sentenziò. Non era l'esplicita verità, ma neppure una bugia. Aveva avuto un'idea, che magari avrebbe anche avuto un certo successo nelle sorti della battaglia.
    «Pfff... Non farmi ridere. "Amici", noi Ibridi? Se tu avessi la minima idea di ciò che in realtà siamo, di certo non ti riferiresti a loro in quel modo. Probabilmente fuggiresti o impazziresti. Magari entrambe le cose» gli rispose Louis, abbassando il capo. Il suo tono di voce, da ostile e scontroso com'era stato fino a poco prima, all'improvviso era diventato acido e sofferente... quasi melanconico. Una melanconia che Nicolas conosceva bene, poiché era la stessa di lui di fronte alla maggior parte degli altri Ibridi quando questi, eccetto Lyedar e Ofelia con altri sporadici casi, lo disprezzavano per la sua "imperfezione".
    Rivolgendo un ultimo sguardo a Louis, Nicolas gli mostrò per la prima volta un sorriso onesto e spassionato. «Tu odi quel vecchio idiota di Gren, e questo mi piace. Quando tornerò, non mi dispiacerebbe ascoltare la storia di come lo tradisti e fuggisti da tutto questo. Anche del perché, se vorrai dirmelo. Magari davanti ad un bel bicchiere di vino bianco. O di birra, non so cosa ti piaccia. Fino ad allora, vedi di fare il bravo bambino e di approfittarne: il Dottor Failstein non ci andrà leggero con te!» gli disse in conclusione, per poi uscire dalla stanza.



    E con questo finisce il capitolo, cari lettori.
    Dunque, come avete potuto leggere, le reazioni dell'attacco del Principe sono state piuttosto... differenti.
    L'Imperatore, temendo per i suoi domini, si è leggermente arrabbiato per una decisione del genere completamente arbitraria. Per fortuna della sua pressione cardiaca, è stato subito informato che la scelta è stata di Dinef: fidandosi del buon senso del suo miglior sottoposto, Lasyrindes ha deciso di lasciar agire Nizlar liberamente, dato che quanto è in palio (i due fratelli) vale bene il rischio di perdere il continente americano od iniziare una guerra contro l'Other. Decisioni che il nuovo Ministro della Sicurezza Ulban, successore di Elger, non approva minimamente.
    Dall'altra parte, la devastazione di New York ha fatto sbracare dalle risate Icero, che ha goduto di una visione dell'onda in compagnia di una misteriosa persona che, per contro, si è dimostrata (giustamente) preoccupata del successo della missione dell'Ordine. Questa persona, tuttavia, non sembra essere parte dell'organizzazione di Icero, ma anzi non è neppure pienamente rispettata dal bambino. Chi sarà mai questo soggetto, alleato dell'Ordine ma non nelle grazie dello Ierofante?
    Infine, Nicolas ha ricevuto il messaggio da parte dei suoi compagni proprio mentre si stava sincerando che il soggiorno di Louis, ora prigioniero, sul Babylon II fosse apprezzabile. L'Ibrido, piuttosto eccitato dal nuovo risvolto degli eventi, ha fatto un certo riferimento a qualcosa ancora in sospeso con Esteban. Chissà che cosa avrà in mente?

    Wow, devo esercitarmi nel fare i riassunti a fine capitolo. Vabbeh, mi rifarò nel prossimo. Non appena avrò concluso quello che al momento sto scrivendo, arriverà: l'esperienza del passato mi insegna che promettere un capitolo a settimana o simili non funziona, per cui d'ora in avanti non farò promesse che potrei non riuscire a mantenere. Ciò non di meno non preoccupatevi, non ci sarà molto da attendere :asd: .
    Orbene, buona serata a tutti voi cari lettori, al prossimo appuntamento :ciao: .
     
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