Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Buonasera a voi, cari lettori.
    Dunque, spero che l'introduzione che ho postato qualche giorno fa vi sia piaciuta, mi accingo a pubblicare la restante parte.
    Come ricorderete Rayshin ha vinto nel suo duello contro l'Ibrido Sirius, ma la vittoria e l'inganno dell'altro lo hanno sfinito talmente tanto che ha rischiato di precipitare dal grattacielo verso la morte. Per sua fortuna però Irene l'ha salvato, arrivando all'ultimo momento ed evitandogli di trasformarsi in una macedonia sull'asfalto.
    Ora che i due Ibridi sono stati sconfitti dai due fratelli, e con ancora in circolazioni esseri come Nicolas e Fari, cosa accadrà? La risposta in questo capitolo dal titolo tanto atteso.
    Buona lettura, dunque.


    CAPITOLO 52 - II PARTE - LA RICERCA SUL CAMPO DEL DOTTOR GREN

    Mercoledì 15 Novembre - Ore 19:30 - New York, Other

    Rayshin non aveva la più pallida idea di come comportarsi, in quel momento. Una parte di lui avrebbe voluto crollare a dormire per giorni e giorni dopo lo stancante duello contro l'Ibrido, e un'altra invece avrebbe voluto zittire Kibir e Hamset che, volteggiandogli attorno, continuavano ad ironizzare su quanto stavano vedendo.
    Alla fine optò per la terza parte, e domandò: "Ma... Irene? Sei... sei davvero tu?" alla persona sopra di lui.
    La donna dell'Ordine gli sorrise calorosamente, come faceva fin da quando il ragazzo ne avesse memoria, e battendo un colpetto sul dorso della creatura le ordinò di scendere a terra, dopo che i due si erano allontanati di diversi isolati dal grattacielo dove Rayshin aveva duellato. Questa si appoggiò con delicatezza sulle zampe da rapace ed Irene aiutò Rayshin a scendere (con sua grande gratitudine, siccome i suoi sensi erano così scombussolati che, da solo sarebbe caduto sui suoi stessi piedi), permettendogli così di vedere per la prima volta ciò che gli aveva impedito di schiantarsi a terra: il volatile, dal manto nerissimo, presentava ben sei ali ognuna più lunga persino del suo stesso corpo, ed una coda color arancione divisa in tre lunghissime piume che continuavano a contorcersi come mosse da una brezza sottilissima, per quanto Rayshin non avvertisse il più piccolo alito di vento nelle vicinanze. La creatura aveva poi una folta criniera rossa dietro la testa, e quando sollevò d'istinto un paio di ali sinistre il ragazzo potè notare che piume del medesimo colore ne occupavano la parte superiore. Aveva già visto quella creatura, ma al momento il suo cervello stanco non ne ricordava il nome.
    "Ghibli, adesso puoi anche andare, grazie dell'aiuto!" commentò Irene alla creatura, accarezzandole il collo e la criniera. Il volatile emise un verso dal becco dorato che, seppur stridulo, era alquanto felice, per poi cominciare a brillare di una luce rossa fino a dissolversi senza lasciare alcuna traccia.
    La donna si voltò dunque verso Rayshin, ed accennando lo stesso inchino che gli rivolgeva quando era ancora la sua cameriera dichiarò amichevolmente: "E' un piacere rivederla, signorino Rayshin! Sono felice di essere arrivata prima che fosse troppo tardi: purtroppo mio pa... volevo dire, il Sommo Elsmay non mi ha permesso di intervenire prima!".
    Rayshin non potè domandarle cosa ci facevano lei e suo padre a New York, in quanto la sarcastica voce di Kibir domandò: "Oh, adesso non fare tanto l'eroina, tu cagnolina di Icero! Se eri così volenterosa di aiutare il Padroncino, dov'eri mentre duellava contro quel tizio tutto fumo e niente arrosto?", mentre assieme al compagno Hamset si era messo a mezz'aria tra i due interlocutori con le fauci rivolte verso la donna.
    Irene abbassò lo sguardo per un'istante, ma intenzionata a non dimostrare debolezze alle due creature affermò subito con fierezza: "Dubito che animali come voi possano dare della "cagnolina" a me... Mamma cane non vi ha insegnato che bisogna guardare se stessi, prima di giudicare gli estranei?", sorridendogli anche spavaldamente.
    "Ma brutta piccola...!" ringhiò infuriato Hamset, per poi spiccare un balzo verso Irene aprendo le fauci: Rayshin, ancora fortemente stordito, si accorse solo allora di quanto stava accadendo, e fece per ordinare alla creatura canina di fermarsi.
    La donna però allungò il braccio destro, facendo così uscire la lama in color bronzo che ogni membro dell'Ordine aveva in dotazione, e trafisse senza problemi l'essere da una parte all'altra della testa. Hamset, che per qualche motivo non aveva minimamente schivato la lama, si immobilizzò senza emettere un gemito, ma immediatamente il suo corpo si dissolse in una nube di fumo violastro, dalla quale balzò fuori all'improvviso Kibir, allungando le unghie nerastre verso gli occhi della donna. Irene però non si fece trovare impreparata e, piegando il busto all'indietro, schivò l'attacco e, sollevando le gambe, bloccò il fianchi di Kibir in una presa strettissima. Spingendosi con le mani Irene dunque coprì un angolo di 180 gradi e finì di nuovo con i piedi per terra, tenendo sempre stretto Kibir per poi infilzargli il muso come il compagno.
    Kibir si dissolse come Hamset, ma prima che Irene potesse tirare un sospiro di sollievo una luce azzurra brillò sull'asfalto attorno a lei: un enorme sigillo di luce, con complicate ed intricate rune disposte a vortice e dal diametro di circa tre metri, la circondava completamente.
    "Acc..." gridò Irene mentre, con un balzo, cercò di uscire dal sigillo nel più breve tempo possibile, ma la voce le si strozzò in gola nello stesso momento in cui cadde a terra. Tentò di avanzare con le braccia, ma il suo corpo era preda da scosse e gemiti sempre di maggior frequenza ed intensità, mentre il volto rosso dalla fatica era impregnato da sudore. Inspiegabilmente la donna si portò le mani alla gola, come se avesse difficoltà a respirare, ma stranamente il suo respiro era presente, per quanto affannoso. Attorno a lei, però, tutti i fasci d'erba che spuntavano dall'asfalto entro i confini del sigillo seccarono e morirono all'istante.
    "Avanti! Dimenati ancora di più... Ti piace, il Sakin? Fintanto che resterai al suo interno, proverai un nuovo significato della parola "dolore": un vero e proprio inferno, fisico e mentale, percettibile soltanto da te ed inespugnabile!" commentò estasiata la voce Kibir nell'aria, per poi apparire a mezz'aria sopra Irene assieme a Hamset: come due ologrammi quegli esseri si erano materializzati dal nulla assumendo poi una forma fisica, per quanto "fisici" potessero essere loro e le loro code evanescenti.
    Hamset rise con garbo, per poi commentare: "Povera cagnolina, tutta preda di dolori e allucinazioni... Ritengo sia più opportuno porre direttamente fine alle tue sofferenze, come atto di pietà!", e detto ciò si scagliò sul corpo, sempre più agitato e tremante, della donna. Kibir lo seguì, entrambi con le lunghe zanne brillanti e pronte e chiudersi sul corpo della loro vittima.
    "FERMI!" gridò con forza una voce nell'aria, talmente forte da coprire anche l'ardore delle fiamme che stavano consumando il grattacielo dove Sirius aveva rilasciato il suo calore. Le due creature si bloccarono in quello stesso momento, ed il sigillo che tormentava Irene si spezzò come se fosse stato realizzato in vetro, per poi dissolversi in polvere azzurra nell'aria.
    Kibir e Hamset si voltarono, e trovarono come fonte di quella voce Rayshin stesso. Il ragazzo si era rialzato ed aveva compiuto qualche passo in avanti, ma da come il suo corpo ondeggiava da un lato all'altro era chiaro che anche quei semplici movimenti lo stavano provando molto. Ciò nonostante aveva allungato il braccio verso le due creature, ed il suo sguardo era carico di determinazione: non avrebbe mai permesso che Kibir e Hamset facessero del male a colei che lo aveva salvato, per nessuna ragione al mondo. "Allontanatevi... allontanatevi subito da lei!" aggiunse, ansimando, mentre si faceva strada tra i due esseri e si piegava su Irene.
    Con sua grande sorpresa, scoprì che il dolore provato da lei non era dovuto ad alcun danno esterno, in quanto ad una prima e sommaria occhiata il fisico di Irene non presentava nessuna ferita. "Mi chiedo cosa abbia patito per finire in queste condizioni..." rifletté affranto Rayshin, mentre l'aiutava a rialzarsi.
    "Ma Padroncino, non dovrebbe avvicinarsi a lei! Quella donna è una serva di Icero, non dovete soccorrerla ma distruggerla, ora!" dichiarò con forza Hamset, avvicinandosi all'orecchio di Rayshin, per essere seguito da Kibir che aggiunse: "Esattamente! Come può fidarsi di lei? Ogni cosa legata a quell'ignobile essere deve essere distrutta, altrimenti per voi, Padroncino, la situazione diventerà sempre più grave!".
    Rayshin, però, non prestava loro attenzione. Irene aveva ripreso un colorito sano in volto, e gli ultimi spasmi di tosse si stavano facendo sempre più deboli e lontani: frugando nella tasca dei suoi pantaloni prese in mano il suo fazzoletto ed asciugò il sudore dal volto della donna, che disse con qualche incertezza: "La ringrazio, Signorino...".
    "Sono io che dovrei ringraziare te, invece!" si affrettò ad aggiungere il ragazzo, per poi continuare: "Senza il tuo aiuto, a quest'ora non so cosa sarebbe rimasto di me! Solo grazie al tuo intervento non sono prepicitato a terra... E mi scuso per cosa quei due ti hanno fatto, sono stati ingiusti nei tuoi confronti, siccome a differenza tua loro non mi hanno aiutato...", e detto ciò lanciò un'occhiata di rimprovero alle due creature.
    I due rimasero a fissarsi dritti negli occhi per qualche istante in silenzio, con Kibir ed Hamset che volteggiavano sbadigliando dalla noia, quando una terza voce commentò: "Oh... Ma che scena commovente! Spero non vi dispiaccia, se mi faccio un po' di spazio!".
    Le due creature canine furono le prime a voltarsi verso la voce ringhiando, ma Rayshin ed Irene non furono altrettanto veloci. Ciò che il primo vide fu solo una rapidissima sagoma nera che si avvicinò verso di loro e, con un impatto fortissimo, colpì alla vita Irene lanciandola contro la parete del palazzo dietro di loro. La donna emise un grido di dolore quando il suo corpo impattò contro il cemento, incrinando completamente la parete e causando la caduta di qualche detrito su di lei.
    La sagoma nera che aveva colpito Irene era però sparita in un guizzo, ed a qualche metro da Rayshin vi era una persona. Si trattava di un uomo adulto, tra i trenta ed i quarant'anni, dai folti capelli castani che, sulla fronte, assumevano la forma di un curioso ciuffo con ciocche rivolte anche verso l'alto, come un vortice. Il volto era sorridente e affascinante, ma per qualche ragione Rayshin lo trovò ripugnante, come qualcosa di innaturale e che trasudava disgusto da ogni singola cellula. Il corpo, dritto e composto, era coperto da una lunga tunica bianca, divisa in due parti: la prima, a mantellina che andava dal colletto rialzato fino alla vita, era decorata da una striscia centrale marroncina che, alla fine, si alzava ai lati finendo a punta. La parte bassa, che gli copriva il resto del corpo fino ai piedi, presentava due strisce ai lati marroni come le precedenti, solo che queste terminavano qualche centimetri prima dell'orlo.
    L'uomo avanzò con calma, e Rayshin notò che ad ogni passo emetteva un suono metallico, simile ad uno scatto: il ragazzo non sapeva se trovare più strano quel suono o l'ipotesi che quel tizio indossasse scarpe di metallo. "Un appuntamento privato tra giovani... Come mi sento vecchio, pensandoci!" aggiunse l'uomo sghignazzando divertito, come se la sola idea gli sembrasse ridicola.
    I suoi sghignazzamenti non si interruppero neanche quando Kibir ed Hamset, sorprendendo lo stesso Rayshin per l'enorme velocità cui colpirono, gli si fiondarono contro ululando. Il loro attacco fu però ben presto interrotto da un muro invisibile contro il quale andarono letteralmente a sbattere: l'impatto produsse un tonfo sordo che si perse subito dopo, mentre le due creature vennero sbalzate ai lati con un guaito lamentoso.
    "Umpf, come se esseri tanto selvaggi potessero anche solo toccarmi!" commentò con disprezzo l'uomo gettando un'occhiataccia a Kibir e Hamset che, ripresosi subito dal colpo, continuarono a fiondarsi su di lui. I loro colpi vennero respinti similmente da quella che, a giudicare da come i due venivano sbalzati, era una cupola apparentemente invisibile che, con un raggio di circa due metri, aveva come centro l'uomo.
    Rayshin, dal canto suo, non era nelle condizioni fisiche né per aiutare le due creature né per poter fuggire o raggiungere Irene: la vista gli era ancora appannata, ed ogni muscolo del suo corpo nella migliore delle ipotesi gli doleva ancora, nella peggiore soffriva ancora delle fiamme e degli attacchi di Sirius. Si ritrovò così, tremante e con un equilibrio precario, ad assistere inerme all'arrivo dell'uomo, che sembrava mirare proprio a lui.
    Questi gli fu davanti in pochi secondi, e piegò il busto in avanti avvicinando pericolosamente il suo volto a quello del ragazzo. L'uomo studiò dall'alto al basso, da destra a sinistra il volto ed il fisico di Rayshin, commentando mentre compiva quell'ispezione: "Uhm, affascinante... La corpuratura è eccellente... La forma del cranio proporzionata ed elegante... Nessuna malattia genetica o cutanea rilevabile... In condizioni umane di gruppo sanguigno 0... Nessuna intolleranza alimentare... Valori di proteine e carboidrati nella norma, anche se in queste condizioni presentano chiaramente degli sbalzi... Una sola insufficienza renale da bambino, direi tra i dieci ed i dodici anni umani... Non rilevo né carie né tartaro né altri problemi dentali... Circolazione sanguigna pressoché perfetta... Che soggetto affascinante! Ora capisco perché il mio Maestro è sempre stato così attratto da te, oltre a corrispondere ad i suoi gusti hai anche un fisico privo di difetti sostanziali! Non perfetto, certo, ma non meno apprezzabile e soprattutto lavorabile!".
    Mentre quell'uomo, giurò Rayshin, lo stava annusando con insistenza, l'ispezionato domandò confuso: "Maestro? Ma voi... voi chi siete? E di cosa parlate?", cercando di scansarsi da quel tizio inquietante.
    "Oh, le formalità! Quanto odio le comuni usanze umane... Davvero, mio prezioso Risebell, Icero non ti ha mai parlato di me? D'accordo che né io né l'altro suo apprendista l'abbiamo mai colpito od interessato, ma un minimo di educazione... Che diamine!" gli rispose l'uomo alzandosi di colpo ed interrompendo la sua "visita medica".
    Rayshin trovò quantomeno ironico il fatto che un tizio che non si era neppure presentato ed aveva invaso così tanto il suo spazio vitale parlasse di educazione, ma decise di sorvolare. Piuttosto comprese immediatamente, gridando: "Risebell... E' lo stesso nome con cui Sirius mi ha continuamente chiamato! Ma allora... allora anche voi siete uno di quegli esseri... un Ibrido!".
    Capito ciò il ragazzo fece appello a tutte le forze che ancora restavano nel suo corpo e si voltò di scatto, cominciando ad arrancare zoppicando da quell'Ibrido. "Che stupido sono stato a non pensarci subito! Se anche lui è un Ibrido è chiaro che ci ha raggiunti subito, attratto dall'incendio del grattacielo dove ho duellato! Devo andarmene... subito!" pensò in fretta e furia Rayshin, cercando di reggersi in piedi usando anche le braccia.
    Ma la sua avanzata fu ben presto interrotta: come un macigno pesante tonnellate qualcosa di duro e freddo si abbatté sulla sua schiena, rompendogli diverse ossa a giudicare dal suono emesso. Con un verso strozzato Rayshin tossì una discreta quantità di sangue, mentre cadeva a terra.
    Dietro di lui l'uomo aveva ripreso a camminare, a giudicare dal cigolio metallico che si udiva nell'aria, e dichiarò: "Mio prezioso Risebell, non saltare a conclusioni affrettate! Prima di formulare una tesi bisogna sempre verificare quanto si sta affermando, e non mi sembra proprio che tu l'abbia fatto! Io non sono un Ibrido come Sirius, il mio povero figliuolo che hai brutalmente eliminato... Ma sono, per il momento, un essere umano, come tu eri un tempo! Per la precisione sono il geniale e brillante...".
    "GREN!" urlò la voce di Irene, richiamando l'attenzione di Rayshin ancora dolorante a terra. Il ragazzo la vide emergere con un balzo dal cumulo di detriti che la seppelliva, assieme a due altre figure alate. La prima di questa era Alanera - Bora la Lancia, mostro che Rayshin riconobbe subito, avendolo visto nelle riprese dell'Ordine in merito al duello tra lei ed il Principe Rael; il secondo era invece un essere umanoide come Bora e con le ali nerastre, mentre una folta chioma di piume blu gli contornava la testa e la maschera gialla a forma di becco aguzzo sul viso. Il corpo era coperto da una leggera armatura marrone che gli copriva il busto e la spalle, scendendo poi dal gomito fino alle dita: entrambe le mani, in particolare, erano avvolte da quella che sembrava una corrente d'aria verdastra. Nonostante il dolore lancinante alla schiena, che tuttavia stava passando, Rayshin ricordò che quel mostro doveva essere Alanera - Zephyros l'Elite.
    Irene e le sue creature attaccarono violentemente l'uomo. Bora allungò la sua lancia colpendo la cupola: l'impatto sprigionò una turbine d'aria così potente da investire con forza lo stesso Rayshin, ma né la lancia né la cupola davano segni di cedimento. Zephyros, dietro la donna, disegnò nell'aria un cerchio ed immediatamente un vortice d'aria verdastra investì Irene, la quale allungò entrambe le braccia rilasciando le lame bronzee. Il vortice aumentò esponenzialmente la velocità d'Irene, la quale però non sembrava esserne né ferita né danneggiata in alcun modo, ma anzi puntò entrambe le armi bianche alla gola dell'uomo.
    Rayshin fece per gridarle di stare attenta allo scudo che proteggeva il suo avversario, ma due cose lo sorpresero al punto da lasciarlo senza parole. La prima sorpresa in positivo fu che, per quanto Irene fosse diventata veloce sfruttando l'attacco di Zephyros, egli la vide chiaramente oltrepassare il "confine" della cupola senza problemi, a differenza di Kibir, Hamset o Bora.
    La seconda, in negativo, fu che l'uomo si piegò di lato senza problemi evitando l'attacco di Irene, e reagendo immediatamente sollevò il ginocchio colpendola violentemente al fianco sinistro. La donna, con un verso di sorpresa, tossì per il colpo subito, ma prima che potesse reagire l'uomo saltò con l'altra gamba e le sferrò un calcio sul viso: il colpo fu così forte da lanciarla diversi metri lontano, in una nube di polvere sull'asfalto.
    Ciò che però Rayshin non si aspettava era l'arrivo di una terza sorpresa. Dopo ciò che vide, comprese chiaramente cosa aveva colpito Irene all'inizio e cosa aveva colpito lui da dietro, e si sentì mancare. Da sotto il primo strato della tunica dell'uomo erano fuoriusciti, al posto della braccia, due enormi bracci tentacolari neri all'apparenza metallici che, come saette, avevano afferrato Bora la Lancia e Zephyros l'Elite per il viso e li avevano schiacciati contro il quarto piano di un grattacielo lì vicino. Un istante dopo i due bracci, con un orribile suono metallico simile ad un lamento umano, si erano fiondati su Kibir e Hamset che, probabilmente sottovalutandoli, non li avevano scansati: le due creature vennero schiacciate con forza contro l'asfalto ma, con loro immediato e grande stupore, il loro corpo non poté dissolversi come facevano ogni volta colpiti. Intrappolati in un cratere di circa un metro di profondità i due esseri si ritrovarono intrappolati da due mostruosità meccaniche che, nonostante gli impatti subiti, non si erano neppure scalfite.
    L'uomo si voltò verso Irene, che sanguinante stava cercando di rialzarsi da terra, e le gridò contro: "Per te è DOTTOR Gren, razza di ignorante sgualdrina da quattro soldi!".
    Detto ciò l'uomo si ricompose, inspirando ed espirando con calma, e notando l'espressione che Rayshin aveva in quel momento in volto commentò con un ghigno: "Oh... questi? Non devi avere paura, mio prezioso Risebell! Vedi, ottant'anni fa a causa del mio Maestro ebbi un insignificante incidente in laboratorio, e da allora questi sono diventati le mie braccia! Certo, non è stato facile realizzarli... Bracci meccanici che rispondono agli impulsi mentali in puro Kesin al 100%, e quindi indistruttibili! L'unico inconveniente è che purtroppo non ho più avuto materiale per armare i miei amati figlioli, e quindi sono costretto ad usare un inferiore Kesin sintetico... Ma adesso con te, le cose andranno molto diversamente!".
    Con un sorriso calmo e rilassato il Dottor Gren avanzò verso Rayshin, ignorando il fatto che Bora e Zephyros si erano ripresi dal colpo ed erano tornati all'attacco. Poi, con un sospiro sconsolato, sollevò di nuovo Kibir e Hamset e li lanciò contro i due Alanera, per poi colpire tutti e quattro con un colpo di frusta usando entrambi i tentacoli.
    Mentre i mostri si schiantavano contro un gigantesco schermo televisivo soprastante, i due bracci tornarono davanti al Dottore, e Rayshin poté vedere che entrambi avevano cinque dita appuntite disposte a cerchio sulle estremità, dalla forma vagamente assottigliata sulla parte bassa e che si dimenavano come le dita di un bambino davanti ad un dolce.
    Tale era l'estasi del Dottor Gren che, ormai ad un metro da Rayshin, commentò con la voce tremolante: "Ah... Ah! Non ti dispiace se comincio l'autopsia su di te qui, vero Risebell? Prima però permettimi di renderti un vero cadavere!", e detto ciò i due bracci lo attaccarono.

    ---


    Ore 19:50 - New York, Other

    "Merda!" esclamò Delver, mentre si toglieva un frammento appuntito di una lamina di ferro dalla spalla. Il Dadoducco si trovava sul dorso di Drago Bambolaombra, che stava volando silenziosamente tra un grattacielo e l'altro.
    Dietro di lui spuntò fuori da un'enorme nube di polvere Emas, a cavallo di Drago Ieratico di Sutekh: la sua creatura era impegnata a rilasciare un tremendo fascio di fiamme dorate dalle fauci, mentre dalle ali spalancate una pioggia di "gocce" dello stesso colore cadeva come proiettili al centro della nube.
    "Tutto a posto, Delver?" domandò Emas non appena raggiunse la stessa altezza del compagno, mentre con un gesto della mano destra materializzava altre sfere luminose. Le braccia scoperte erano coperte di graffi, ed a giudicare dalle condizioni in cui versava la sua spalla destra sembrava che sulla pelle in quella zona gli avessero versato dell'acido.
    "Ti sembro a posto, Emas? Non dire s... VIA!" si affrettò a rispondere Delver, per poi interrompersi all'improvviso ed andarsene a sinistra, seguito da Emas.
    La ragione del suo spavento fu molto semplice quando anche l'altro la vide: un sottile tentacolo nero aveva avvolto un grattacielo lì vicino dalla base fino al tetto, e lungo tutta la sua enorme estensione sottili filamenti uncinati si erano piantati nel cemento e nel vetro. Con un rumore tremendo il grattacielo si sollevò da terra, spezzandosi alla base in un'esplosione di frammenti e polveri da invadere per buona parte tutta la strada sottostante.
    Nonostante la velocità dei due membri dell'Ordine il tentacolo sollevò il grattacielo senza problemi ed, usandolo come mazza, lo fece schiantare sopra i due. Delver ed Emas, nonostante tutti gli sforzi fatti per sfuggirgli, finirono sotto quelle tonnellate che, oltre a schiacciali, si abbatterono su tutti gli altri edifici vicini, causando un disastro urbanistico ed un fracasso senza paragoni. Metri e metri di polvere e fumo si alzarono in aria come in seguito allo scoppio di una bomba, mentre interi palazzi o fiancate di alcuni finivano a pezzi a seguito di quell'impatto fortissimo. Milioni di vetri e finestre si infransero e caddero a terra in un diluvio scintillante, assieme a centinaia di tubature che rilasciavano getti d'acqua verso l'alto attraverso le varie impalcature e travi di metallo conficcatesi a terra. Tutte le persone sottostanti o all'interno dei palazzi coinvolti non si accorsero di nulla né si mossero, ancora drogate dall'attacco degli Ibridi e del Dottor Gren, finendone travolte ed uccise.
    Il tentacolo nero, dal canto suo, tornò al centro dell'originaria nube di polvere: la sua velocità fu tale da dissipiare senza problemi tutta la nube lì attorno, permettendo così di vedere un Fari assolutamente inattaccato e senza il benchéminimo danno, che avanzava silenzioso mentre i quattro tentacoli neri sulla sua schiena fissavano l'attacco con i quattro occhi rossastri.
    Arrivato in un certo punto l'Ibrido si fermò, ed i due tentacoli anteriori si lanciarono sotto le macerie accumulate, per poi risalire tentendo afferrati per le gambe Delver ed Emas capovolti e privi di sensi: il semplice contatto con il corpo dei due uomini delle vene che attraversavano i tentacoli attorno agli occhi sembrava avere proprietà acide, tant'è che le loro gambe fumavano e bollivano emettendo un disgustoso odore di carne bruciata.
    L'Ibrido li fissò per qualche istante senza parlare, mentre con le lunghissime dita nerastre ticchettava un motivello sull'asta delle due asce. Afferrandole poi in una frazione di secondo Fari sollevò entrambe le armi e si accinse a decapitare i suoi due avversari dall'esterno all'interno.
    Delver ed Emas però erano ben svegli, ed afferrando i resti di un'impalcatura di ferro sotto di loro si tirarono verso il basso: Fari, che chiaramente non si aspettava che i due fossero ancora lucidi, non oppose la dovuta resistenza, con il risultato che le lame delle sue asce non colpirono la testa dei membri dell'Ordine ma i suoi stessi tentacoli. Con un gemito l'Ibrido aprì la sua stretta attorno alle gambe dei due, lasciandoli cadere a terra.
    Allora il marionettista sollevò la mano destra, ed una ragnatela di fili violastri eruppe dalle macerie sotto di loro ed avvolse completamente Fari, immobilizzandolo dalla testa ai piedi. "Tsk... Se fosse stato un altro adesso il suo corpo sarebbe già a fette!" osservò tra l'amarezza e l'interessamento Delver, il sorriso di prima adesso velato da una certa nota di difficoltà e stanchezza.
    Una cinquantina circa di bizzarre bambole a forma di falco comparvero attaccate alla "gabbia" di Fari, ognuna collegata tramite un filo alla mano sinistra di Delver: tali bambole avevano un corpo quasi sferico, di metallo violaceo con un'armatura nerastra decorata da alcune sfere più chiare contornate da anelli d'oro. L'uomo, dunque, lasciò andare i fili che lo collegavano a quelle piccole bambole non appena Fari cominciò a rompere la gabbia: le varie sfere sul corpo dei falchi cominciarono a brillare di luce sempre più forte, attirando l'attenzione dell'Ibrido, per poi spegnersi improvvisamente.
    L'esplosione che ne seguì, innescata dallo scoppio delle varie bambole di Delver, fu tale da polverizzare qualunque cosa fosse presente nel raggio di circa 200 metri. Tale esplosione però, dopo aver raggiunto la sua massima estensione, non spazzò verso l'esterno detriti o macerie, ma anzi tornò velocemente suoi passi compattando tutto quanto aveva travolto, o che ancora si trovava al suo interno, in un unico punto di iper-densità, che infine si dissolse nel nulla come se niente fosse. Il risultato di tale attacco fu un cratere perfettamente liscio e livellato, che aveva al suo interno aveva cancellato completamente l'esistenza di tutto ciò che fino agli istanti precedenti vi era.
    Sopra di esso, volando lentamente, Delver ed Emas si trovavano sulle spalle delle loro creature volanti, Drago Ieratico di Sutekh e Drago Bambolaombra, illesi dall'esplosione ma ancora gravemente feriti per l'attacco di Fari. Le loro gambe erano in condizioni anche peggiori della spalla di Emas: i pantaloni e gli stivali si erano completamente disciolti fino al ginocchio, assieme alla pelle lasciando quindi scoperti i muscoli sanguinanti e coperti da vesciche che continuavano a dimenarsi. Emas materializzò in silenzio quattro delle sue sfere di luce e, comandandole con un gesto della mano, le portò a contatto delle loro gambe: le sfere spronfondarono al loro interno senza difficoltà, per quanto Delver avesse stretto i pugni fino a piantarsi le unghie nei palmi della mano.
    "Uhhh... Non potresti metterci più impegno, Emas!? Quasi mi fai più male tu che i tentacoli di quell'Ibrido!" sbottò offeso Delver, per poi cercare di muoversi: adesso poteva allungare e ritrarre senza problemi le gambe, ed il fremito delle vesciche e dei bubboni si era arrestato.
    Il suo compagno, dal canto suo, nonostante le ferite riportate non aveva minimamente battutto ciglio, e si limitava a guardare con tristezza lo spettacolo sottostante. "Mi dispiace, Delver, ma non è così semplice... Il suo principio è il tuo stesso, ovvero distruggere la materia con la quale il suo corpo viene in contatto! Ma quell'Ibrido è strano, sembra spingersi ancora oltre verso una morte ed una distruzione pressoché assolute: per ricostruire ciò che ci ha distrutto ho bisogno di molto più tempo rispetto a te..." spiegò, massaggiandosi poi la spalla ferita che, rispetto a prima, aveva perso quegli orribili rigonfiamenti pur restando ancora fortemente arrossata.
    Delver sbuffò, commentando: "Bah... Fatto sta che non possiamo toccarlo, altrimenti rischiamo di restarci secchi! Lui però è più forte di entrambi, quindi sconfiggerlo è fuori discussione... Dobbiamo almeno immobilizzarlo il tempo necessario per recuperare gli altri e poi battere in ritirata!".
    "Ciò che però mi chiedo è se questa capacità di far morire ogni cosa sia davvero sotto il suo controllo... Quanta sofferenza deve patire, quel povero essere, sapendo che può uccidere anche se stesso ed i suoi cari!" ribattè con voce sofferente Emas, triste in viso e con l'unico occhio scoperto dai capelli quasi socchiuso.
    Prima che Delver potesse ribattere a quell'affermazione, le due asce di Fari emersero con forza dal cretere sottostante e, ruotando circolamente su se stesse, colpirono le creature dei membri dell'Ordine. La bambola di Delver venne tagliato in due, sparendo con un lamento meccanico in una luce rossastra, e lo stesso accadde per il drago di Emas.
    I due allora si ritrovano a precipitare verso il basso, mentre i quattro tentacoli di Fari emersero dal cratere allungandosi smisuramente verso di loro ad una velocità spaventosa: alle estremità dei tentacoli le vene che li attaversavano si allungarono formando quelle estensioni che prima avevano stretto il grattacielo sollevato da Fari. Vedendole, e soprattutto notando che adesso i tentacoli avevano delle zanne bianche lungo tutta la loro estensione, Delver imprecò: "Maledizione!".
    Prima che però i due finissero disciolti, o divorati, o stritolati da quelle abominazioni qualcosa recise nello stesso istante tutte le estensioni dell'Ibrido, colpendo poi gli occhi posti sulla cima dei tentacoli. Feriti, i tentacoli si ritirarono verso il basso con un innaturale grido umano, mentre Fari emergeva al centro del cratere: eccezion fatta per le ferite dei tentacoli, che rimpicciolendosi le cancellarono pressoché subito, il suo corpo era ancora illeso.
    Delver ed Emas, ancora confusi da quanto successo, riuscirono appena in tempo ad atterrare senza schiantarsi, grazie anche alla costante guarigione delle loro gambe per merito del secondo. Davanti a loro adesso vi era una terza figura, che si stava togliendo con calma il mantello nero che copriva tutto il suo corpo. Nella mano destra stringeva un fioretto affilatissimo, macchiato di sangue fresco che ancora cadeva a terra formando piccoli buchi.
    "Dunque? Vi siete rammoliti a tal punto, da non poter neppure contrastare un Ibrido di Gren? Devo per forza intervenire io?" domandò loro con voce inquisitoria Elsmay, girando la testa verso di loro e squadrandoli con un'espressione che, tutto sommato, rivelava una certa preoccupazione nei confronti dei compagni.


    E così finisce il capitolo, cari lettori.
    Dunque, finalmente fa la sua comparsa il temibile Dottor Gren, e quale occasione migliora trova che pestare a sangue una donna (specifico qui che le azioni del Dottore non rappresentano minimamente le idee dell'autore, che non le approva in ogni caso) e Rayshin? Rivelando un paio di bracci meccanici al posto di quelli originali, è riuscito senza problemi a sconfiggere due Alanera e Kibir e Hamset, a stendere Irene ed aver traumatizzato il ragazzo. Bel risultato per la sua prima apparizione, no?
    Dall'altra parte della metropoli Fari prende a mazzate Delver e Emas usando grattacieli interi... Tutto nella norma, no? I due membri dell'Ordine chiaramente non hanno possibilità di vincere in uno scontro fisico contro l'Ibrido, che non ha fatto altro che ricevere tutti i loro colpi senza riportare alcun danno. Ed anzi li ha pestati selvaggiamente, finendo quasi per divorarli usando i suoi quattro tentacoli.
    Ma, per loro fortuna, è arrivo lo stesso Elsmay in persona, facendo a fettine in pochi istanti le appendici di Fari e preparandosi a combattere.
    Cosa succederà ora a New York, dopo tutta la distruzione che ha già subito? Delver ed Emas riusciranno ad arrivare da Rayshin per dargli man forte contro Gren? Elsmay riuscirà a spuntarla contro Fari? E cosa faranno il Principe dell'Acqua, Isroth e Iolos?
    Per saperlo vi aspetto al prossimo capitolo la prossima settimana, cari lettori.
    Buona serata :flower: .
     
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407 replies since 1/11/2013, 14:37   8588 views
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