Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Buonasera cari lettori, e benvenuti al trentottesimo capitolo della Catena dell'Inesistenza.
    Allora, come avevo detto questi due capitoli erano puramente introduttivi, visto l'inizio della nuova saga. Nel precedente abbiamo visto che Rayshin, assieme a Delver ed ai suoi sottoposti, è arrivato nell'Other per infiltrarsi nella Parata, che si terrà il 15 novembre. L'Ordine ha usato delle anime, racchiuse da Icero all'interno di una sfera, per poter celare le proprie sembianze e non venire così riconosciuti.
    In questo capitolo adesso vedremo come Esteban se la passa nell'Other, in vista dell'evento, e come ho detto ricompare un personaggio a noi tutti molto caro (?).
    Vamonos!


    CAPITOLO 38 – L'IMPERO ARRIVA NELL'OTHER

    Martedì 14 Novembre - Ore 14:28 - Other

    Esteban sbuffò spazientito mentre cambiava, ancora una volta, canale. Nell'ultimo giorno non aveva fatto altro che starsene chiuso nella sua camera, e l'unica forma di divertimento di cui poteva godere era il televisore.
    Alloggiava in una suite al piano più alto del grattacielo destinato a lui ed agli rappresentati dell'Impero per la Parata: su un unico piano aveva quanto di più potesse servigli, dal gigantesco divano a mezzaluna in pelle rossiccia su cui era seduto al mini-bar sotto il comodino da notte.
    Ma tutti qui comfort gli sembravano semplicemente una presa in giro: quando l'aeronave dell'Impero era arrivata a Times Square gli inviati dell'Imperatore erano stati accolti dal popolo che aveva reso tutti gli omaggi. La stessa Presidentessa Seref aveva stretto la mano al Principe dell'Impero davanti ad uno stormo di giornalisti per l'occasione ed alla gente esultante, per poi invitarlo assieme al Ministro Isroth per la cena. Persino quel bizzarro cavaliere, Iolos, aveva seguito il Ministro della Giustizia senza farsi notare da nessuno.
    Ad Esteban invece era stato proibito mostrarsi in pubblico, per questo non aveva potuto partecipare né al ricevimento né alla cena, ed anzi era stato trasportato in gran segreto direttamente nella sua stanza (dove in gran segreto significava essere chiuso in una cassa di legno con i suoi sciacalli ed abbandonato nell'atrio della suite).
    Soltanto Isroth era venuto a fargli visita la sera prima, per ricordargli che doveva prepararsi per l'imminente Parata e che, fino ad allora, non doveva farsi vedere da nessuno. Il bambino aveva chiesto per quale motivo, ma il Ministro aveva silurato il problema dichiarando che era solo per celare il suo aspetto fisico dalla gente comune. "Non capita tutti i giorni di vedere un bambino pallido come un cadavere, con un occhio rosso e l'altro coperto e con le unghie a punta e bluastre!" gli aveva detto Isroth ridendo, irritandolo.
    Mentre i due sciacalli giocavano con le tende di velluto che davano al largo balcone, da cui non poteva affacciarsi, Esteban cambiò canale arrivando alla conferenza stampa che si stava tenendo tra la Presidentessa ed il Principe.
    Sophie Seref era una bella donna, nonostante l'età non più giovanissima. I capelli rossicci erano raccolti in un'elegante coda dietro la testa, con due ciocche che dalle tempie le scendevano sulle spalle, mentre gli occhi azzurri brillavano tra le lunghe ciglia nere. Indossava un tailleur rosso scuro, quasi amaranto, con il colletto bianco che lasciava scoperto il collo ed una collana dorata. Le maniche erano aperte poco prima dei polsi, rivelando una camicetta di seta bianca sotto il tailleur. La gonna dello stesso colore le arrivava fino alle ginocchia, lasciando il resto delle gambe scoperte ed un paio di scarpe, nere, dal tacco non particolarmente alto. Nonostante il suo volto ricordasse al bambino quello di sua madre, la Presidentessa aveva uno stile più sobrio e con meno gioielli rispetto ad Inamor, con un'espressione calma e serena in viso.
    "...infatti noi auspichiamo che anche quest'anno la Parata si svolga nel più consueto clima di gioia e felicità: sono proprio questi i valori che questo evento vuole trasmettere al mondo, dopo tanti anni di guerra! Oggigiorno l'Impero e l'Other sono finalmente in pace, ma non dobbiamo dimenticarci di quanto successo nei secoli precedenti... La Parata della Pace celebra sia questo attuale momento di collaborazione e di intesa, ma ricorda anche i momenti più difficili e duri! Per evitare che gli orrori della guerra, della morte di persone innocenti e di soldati valorosi vengano dimenticati dalle nuove generazioni, in modo tale che cose simili non accadano più!" stava in quel momento dicendo la Presidentessa Seref, seduta dietro ad una scrivania in legno e rivolta ai giornalisti davanti. La sua postura era alta ed orgogliosa, fiera di quanto aveva fatto e di quanto si era battuta per firmare la pace con l'Impero.
    Al suo fianco, separato da qualche centimetro di distanza, invece c'era il Principe. Ogni volta ad Esteban sembrava di vedere l'opposto del Principe Rael: nella sua tranquillità non prendeva mai nulla sul serio, e se non fosse stato per l'occasione probabilmente avrebbe chiesto una poltrona per starsene più comodo. Dimostrava circa la metà degli anni della Presidentessa, e benché vivesse da secoli la differenza tra i due si vedeva eccome: sotto la spettinata frangia nera l'espressione del Principe era perennemente annoiata e stanca, come se avesse trovato faticoso persino tenere gli occhi aperti e respirare. Anche il suo consueto vestito, con tutte le decorazioni simili ad onde, ed il simbolo sopra l'occhio destro stonavano con la sobrietà di Seref e del luogo, tanto che se non avesse avuto tutto il potere che aveva chiunque lo avrebbe preso per un pazzo, o per un cosplayer.
    In quel momento uno dei giornalisti davanti al Principe sollevò la mano per richiamare l'attenzione, e quindi chiese: "In merito alla Parata di domani, ed il fatto che l'ultima volta sono stati visti nei vostri confini, che provvedimenti avete preso per assicurarvi che i membri dell'Ordine di Yeni Aci non attacchino, signor...ehm, Principe dell'Acqua?". Il bambino si accorse che l'uomo aveva pronunciato il nome del Principe come se fosse uno scherzo, ma d'altronde non gli si poteva certo dare torto. Neppure nel tempo che aveva trascorso nella Capitale sotto la guida di Lasyrindes Esteban era mai riuscito a scoprire il vero nome del quinto Principe, tant'è che nessuno lo usava.
    "Oh, non si meravigli signore, il fatto è che trovo i nomi delle persone scarsamente interessanti e noiosi, quindi perché perdere tempo a ricordarli? Ci sono modi più semplici e meno faticosi per rivolgersi alle persone, ma per me potete chiamarmi come preferite..." gli rispose immediatamente il Principe velenoso, notando il sarcasmo con cui il giornalista aveva pronunciato il suo "nome". Rivolse uno sguardo sottile all'uomo, talmente inquietante da costringerlo a sedersi, e poi alzando le spalle rispose: "Comunque sia per quei tizi là non c'è alcun problema: chi di competenza dell'Impero ha preso provvedimenti per verificare che nessun individuo sospetto lasciasse la terra senza gli opportuni accertamenti, e posso dirle che non abbiamo trovato nessun membro dell'Ordine! Inoltre, se mai dovessero attaccare qui dall'Other, forniremo tutto il nostro sostegno alle forze già adibite per l'occasione... Giusto, donna Presidentessa dell'Other?", e detto ciò si voltò verso l'altra.
    La donna strinse lievemente i denti quando il Principe la chiamò così, ma annuì e rispose: "Certamente! Il Prefetto...".
    Prima che potesse terminare la frase Esteban spense il televisore borbottando: "Bla bla bla, la diplomazia è noiosa, bla bla bla...", per poi alzarsi dal divano sbuffando.
    I due sciacalli lo guardarono andare su e giù per il corridoio centrale, mentre si lamentava a voce alta: "Uff, che palle, non c'è niente di interessante per noi... Che cosa potremmo fare?".
    Si grattò il mento con le unghie mentre rifletteva. Alla televisione non c'era nulla e non dicevano nulla di interessante, nella stanza non c'era nulla per divertirsi e tutti gli altri erano impegnati con eventi diplomatici di cui lui né si interessava né era stato invitato. Rimase qualche secondo in silenzio, per poi sbottare colto da un'idea, secondo lui, geniale: "Ma certo! Tutti sono impegnati, quindi noi possiamo andare a farci un giro per le strade! Tanto non c'è ancora nessuno, vista la Parata, e non ci saranno problemi!".
    Detto questo si diresse verso il frigorifero che c'era nel reparto cucina e prese due lattine di bibita, mettendosele in tasca se avesse avuto sete durante l'esplorazione. Si avvicinò quindi alla porta per origliare se qualcuno stesse salendo, imitato dai due sciacalli che lo avevano raggiunto lasciando una scia dietro.
    Dopo esserci sincerato che non ci fosse nessuno saltellò fino al balcone, il volto illuminato per la prima volta dal sole da quando era arrivato. Osservò le piante rigogliose che decoravano la vista su New York, per poi dare un'occhiata ai grattacieli lì attorno: erano tutti di qualche piano più bassi di quello in cui alloggiava, e dai vetri si potevano intravvedere persone lavorare nei propri uffici ed a svolgere diverse faccende. Solo uno, che a quanto pareva si chiamava Hotel Monroe era vuoto, ma probabilmente tutti i clienti erano andati a farsi un giro per la megalopoli.
    Inspirando profondamente il bambino saltò sulla cima di una piccola palma del giardino attorno al balcone, cercando un bel posto dove poter andare a passare il tempo.
    In quello stesso momento qualcuno bussò alla porta della sua stanza, chiedendo a voce sommessa: "Signorino Esteban, posso entrare?". "Dannazione!" imprecò il bambino: quella era la voce di Iolos. Come mai quel tizio si era staccato da Isroth, essendo la sua guardia del corpo?
    Non c'era tempo da perdere, e quindi il bambino saltò dalla palma e dal balcone, sparendo oltre muretto in pietra. Nei giorni con l'Imperatore aveva scoperto che, quando era in compagnia dei due sciacalli, era in grado di levitare liberamente e secondo la proprio la volontà. Proprio per questo motivo piuttosto che sfracellarsi sul marciapiede di sotto si diresse a grande velocità oltre il grattacielo davanti, seguito dalle sue due bestiole.
    Nel mentre, non ottenendo risposta dal bambino, Iolos entrò nella stanza. Per meglio dire, passò attraverso la porta come se il suo corpo fosse immateriale, dichiarando a voce alta: "Mi scusi se la disturbo senza preavviso, ma il mio Padrone mi ha chiesto di verificare la sua presenza... Ma, dove siete?".
    Trovandosi la stanza vuota il cavaliere si guardò attorno da destra a sinistra, ma non vide nessuno all'interno. La sua attenzione allora si spostò sul balcone davanti a lui, e gridando un: "Oh, no!" corse all'esterno. Anche il balcone era vuoto, ma riuscì comunque a vedere la scia lasciata dai due sciacalli attorno al grattacielo davanti, mentre si dissolveva.
    "Accidenti! Devo trovarlo prima che il mio Padrone mi scopra, altrimenti sono guai!" borbottò terrorizzato Iolos, per poi sparire dal balcone dissolvendosi.

    ---


    Ore 15:18

    Esteban camminava ora tranquillo per le strade della megalopoli, dondolando le braccia e saltellando. Fino a quel momento aveva incontrato al massimo una decina di persone, tutti operatori dell'Other per la Parata, e che non gli avevano prestato la minima attenzione talmente erano indaffarati. Forse uno o due si erano voltati a fissarlo, ma poi avevano continuato a camminare.
    I due sciacalli correvano tra un albero e l'altro, saltando di tanto in tanto su qualche monumento o veranda. Esteban sapeva che quelle due creature erano invisibili ad un normale occhio umano, per cui non c'era alcun problema a lasciarle libere.
    Per il resto la metropoli si era rivelata proprio come se l'era immaginata. Tutti i vari locali, bar e negozi al fianco della strada erano momentaneamente chiusi, e dall'interno si potevano udire i movimenti delle persone che si stavano preparando per l'indomani. Dovevano preparasi a dovere per accogliere turisti e visitatori, quindi tutto all'interno doveva essere perfetto. Persino le insegne luminose, gli schermi televisivi che salivano attorno ai grattacieli erano momentaneamente spenti.
    In quel momento passò, svoltando dall'angolo, un veicolo adibito alla pulizia della strada: emetteva un rumore sordo, anche dovuto alle sue grandi dimensioni, ed il bambino si voltò svogliatamente a fissarlo. I due sciacalli si divertirono a lasciarsi investire dal mezzo, per poi ricomparire illesi una volta passato.
    Esteban stava quasi per attraversare le strada quando, una volta che il mezzo si fu tolto di mezzo, si accorse che dall'altra parte stava passando un gruppetto di persone. Non appena vide le due persone a capo del gruppo, tornò sui propri passi e si voltò agitato: quei due erano Lyedar e Ofelia, i vecchi amici di suo fratello maggiore e che poi si erano rivelati assassini con l'ordine di rapirli.
    Stavano conversando amabilmente con due persone dietro di loro: la prima era una fanciulla leggiadra e graziosa, con un completo in stile hawaiano ed i capelli ricci castani abbelliti con un fiore bluastro; l'altro invece era un uomo adulto grande e grosso, con i capelli corti e neri e dall'andatura così impettita ed altezzosa da rendere enorme il suo petto già muscoloso, il completo in giacca e cravatta di un orripilante giallo limone.
    "E mi raccomando... Ricordatevi che nostro Padre ci ha ordinato tassativamente di non fare nulla prima dell'inizio della Parata: se non sarete discreti con i nostri due bersagli, saranno guai per tutti noi!" diceva in quel momento Ofelia agli altri due individui.
    L'uomo allora si batté la mano sul petto dichiarando, o meglio gridando: "Non ti devi preoccupare, Ofelia! Simili infanti non possono di certo causare fastidi alla nostra potenza donataci con così tanta gentilezza da nostro Padre! I loro funesti inganni sono nulla in confronto alla limpidezza dei nostri cuori, ora che finalmente siamo rinati a nuova vita come la Fenice dalle ceneri!".
    Lyedar cercò di trattenere malamente una risata, emettendo sbuffi incomprensibili, per poi commentare: "Per favore trattieniti, non ho fatto niente di male da meritare l'esplosione del mio fegato...".
    Il bambino però non poteva perdersi nell'origliare quel discorso, ma doveva pensare in fretta. Se avesse attraversato sarebbe stato come gettarsi a capo fitto nelle fauci del lupo, se avesse proseguito o se si fosse girato indietro di certo lo avrebbero incrociato e riconosciuto, stesso risultato se avesse spiccato il volo. Non poteva di certo affrontarli vista la schiacciante minoranza numerica, e da quanto si ricordava la forza fisica di Lyedar e Ofelia era attualmente maggiori rispetto alla sua. Ma se avesse indugiato lì per un altro minuto, quelle persone lo avrebbero raggiunto.
    Esteban si guardò rapidamente intorno, e con sua grande sorpresa si accorse che il negozio davanti a lui, ad uno o due metri di distanza, aveva la veranda aperta. Senza pensarci due volte con un balzo aprì la porta di vetro del negozio e vi entrò, facendo attenzione a chiuderla con delicatezza ed accovacciandosi subito a terra.
    Proprio in quello stesso momento il gruppo passò lì davanti, mentre Ofelia sussurrava: "Uhm, mi era sembrato di vedere un'ombra qui vicino... Ma non importa, dobbiamo finire la nostra ronda prima delle quattro! Andiamo!". Esteban trattenne il fiato fino a quando i passi di quegli individui si persero in lontananza, e sporgendosi leggermente contro il vetro della porta li vide svoltare all'angolo successivo e sparire.
    Con un sospiro di sollievo si alzò, commentando: "Uff, ci sono andati vicini...", mentre i due sciacalli passavano attraverso la porta e lo raggiungevano.
    Il bambino allora si voltò, ringraziando mentalmente quel negozio che lo aveva salvato. Non aveva avuto tempo di leggerne il nome, ma ad una prima occhiata chiunque si sarebbe accorto che quello era un negozio messicano. Esteban infatti si ritrovò a pochi metri dalla faccia una fila di amache appese al soffitto, di varie le lunghezze e colori: alcune avevano i bordi decorati con sfere rosse, altre da quadrati azzurri e così via, fino alla cassa sul fondo del negozio.
    Lungo le pareti vi erano scaffali occupati interamente da gioielli in argento, dai diademi alle collane per gli orecchini, e statuette raffigurante scene della vita quotidiana realizzate in ambra purissima. Lungo ciascun piano erano appese maschere dalle fattezze simili ad un teschio e decorate da simboli dorati e nerastri, ognuno diverso dall'altra.
    Per terra infine vi erano sombreri di tutti i tipi, alcuni più alti ed altri più larghi. Ognuno aveva i bordi decorati dagli stessi disegni presenti sulle amache, in modo tale da poterli abbinare senza alcuna difficoltà.
    Il bambino raccolse uno dei sombreri da terra, decorato con una fascia nera e cerchi d'argento, commentando scettico: "Bah, questo genere di indumenti non ci è mai piaciuto... Troppo vistoso! Chi mai potrebbe, o vorrebbe comprarlo?".
    "Oh mi pequeño amigo, non giudicare così freddamente la mia merce! Uno come me deve sempre riuscire a trovare un modo per finanziarsi!” gli disse una voce dalla sala, con un bizzarro accento spagnolo.
    Esteban guardò per tutto il negozio, ma non c'era anima via: forse era registrazione, ma era troppo particolare e riferita al suo commento per poterlo essere. Il bambino allora sollevò lo sguardo confuso, e vide che dalla cupola del cappello una testa lo fissava sorridendo. Era un uomo dai lineamenti eleganti, con i capelli neri pettinati all'indietro eccetto per un ciuffo nel mezzo della fronte, gli occhi marroni, ed un imbarazzante paio di baffi finti arricciati all'insù.
    I due rimasero a fissarsi per qualche secondo in silenzio, poi quando l'uomo sorrise Esteban realizzò che quello che stava vedendo non era finto: c'era davvero una testa dentro quel cappello. Lasciò cadere il cappello a terra e per poco non svenne senza emettere alcun suono, ma i due sciacalli lo sostennero appoggiandosi sulle sue spalle.
    “G-Gaap... Che ci fai qui?” mormorò il bambino ancora con il battito a mille, mentre cercava di riprendere fiato dalla sorpresa, o meglio dallo spavento, appena avuta.
    Il cappello cadde a terra drizzando la testa dell'uomo, ed in pochi secondi tutto il suo corpo emerse, in qualche modo, da esso: era Gaap, lo scienziato dell'Impero che aveva già incontrato più volte, con il suo elegante camice bianco ed il fazzoletto bluastro al collo, stretto da una collanina dorata. Il perché avesse indossato i baffi non era chiaro, ma per uscire dal cappello si appoggiò a quelle due braccia mostruose che fuoriuscivano dalla sua schiena, e una volta che i suoi piedi toccarono il pavimento sparirono di nuovo contorcendosi all'interno del suo corpo.
    “Hola Esteban! Anch'io sono sorpreso di vederti qui, sai? Mi era stato detto che fino alla Parata ti era proibito uscire dalla tua stanza: cos'è, qualche scappatella di nascosto da Isroth?” ironizzò lo scienziato, raccogliendo il sombrero e rimettendolo al suo posto.
    Il bambino deglutì, ora quasi completamente calmo, e rispose: “Volevamo solo vedere un po' la città, prima dell'evento! Non puoi immaginare come ci siamo annoiati in quella stanza per tutto questo tempo!”, facendo segno ai propri sciacalli che non serviva ringhiare verso quell'uomo. Per meglio dire, non gli serviva essere ostili a Gaap, specie perché prima che potessero anche solo morderlo le unghie delle sue braccia giganti avrebbero raggiunto la gola di Esteban.
    Lo scienziato si lisciò dubbioso i baffi finti, ma così facendo li staccò involontariamente dalla pelle. Accorgendosene esclamò: “Maldiciòn: il mio perfetto travestimento cade già a pezzi! Avrei dovuto comprare più colla!”, per poi premersi il più possibile contro il labbro i baffi finti per non farli cadere.
    “Ehm... Perché tanta fatica per inscenare un tale stereotipo popolare?” balbettò imbarazzato il bambino, imbarazzato per la presenza e per il comportamento dell'uomo davanti a lui. Molte volte si era chiesto se Gaap fosse davvero uno scienziato, ma dopo aver fatto un giro nel suo laboratorio non aveva più messo in dubbio tale titolo: l'operato di quell'individuo superava ogni sua immaginazione, benché la genetica non fosse di suo interesse.
    Gaap parve offeso e sorpreso da quella domanda, tant'è che si scurì in viso prima di rispondere: “Uhmpf, pregunta tonta! Sono sotto copertura perché voglio tenere sotto controllo l'operato di un amic... diciamo di un collega... Anzi no, un rivale! E siccome conoscendolo so che è talmente vanitoso che, sicuramente, farà sfogo delle sue creazioni nella Parata! Sbaglio o ne hai incontrate alcune prima?”.
    Esteban si sentì scorrere un brivido lungo la schiena, e chiese dubbioso: “Che cosa intendi dire? Conosci Lyedar e Ofelia ed i loro simili?”.
    Gaap gli si avvicinò e gli afferrò la testa con la mano destra, spettinandogli i capelli e spiegando lentamente: “Sabìas? E' maleducazione rispondere ad una domanda con un'altra domanda... Ma siccome io sono educato, ti risponderò: sì, conosco gli Ibridi, anche se non direttamente! E sappi che se i primi quattro di quel gruppo, i due ragazzini con l'omaccione e la fanciulla tropicale, ti avessero attaccato, saresti stato sconfitto! Per questo devi fare attenzione, la prossima volta che fai queste marachelle pomeridiane!”.
    “Uhm, va bene, la prossima volta ne terremo conto, tranquillo... In ogni caso, perché non sei al tuo laboratorio? In genere non lo lasci mai...” indagò ancora il bambino, scettico sul vero motivo per cui Gaap era lì. Probabilmente neppure il Principe lo sapeva, per cui chiaramente lo scienziato aveva preso l'iniziativa senza che nessuno gliela avesse accordata: Gaap vantava sì una grandissima autonomia de indipendenza, ma non così tanta.
    L'uomo sorrise e si sistemò i baffi che gli stavano pendendo a sinistra, mentre dichiarava: “Oh, no te preocupes! Ho lasciato il mio sottomarino da qualche parte qui attorno a Manhattan, nel fiume Hutson! Non c'è alcun problema, per cui posso prendermi un po' più di spazio, a cominciare da questo graziosissimo negozietto! Non vuoi una statuetta? Siccome sei il mio primo cliente ti faccio persino uno sconto!”, e detto questo cominciò ad ispezionare le varie statuette di ambra presenti nel negozio.
    Prima che il bambino potesse rispondere un'altra voce, alle sue spalle, intervenne: “La ringrazio, signor Gaap, ma ora il Signorino Esteban deve venire con me! Mi dispiace non poter accogliere il suo cortese invito...”.
    Esteban fece per voltarsi, ma una mano lo afferrò per il colletto e lo sollevò da terra senza problemi, e quando si accorse di chi c'era impallidì: Iolos lo aveva trovato, in qualche modo, ed era entrato nel negozio senza emettere alcun suono.
    “Ya era ora! Mi chiedevo quando ti saresti deciso ad entrare, piuttosto che restare lì fuori a spiarmi! Uhm, tu dovresti essere la guardia del corpo di Isroth, giusto?” chiese allora Gaap, voltandosi verso il cavaliere. Quelle parole impressionarono Esteban, siccome non si era accorto della presenza di Iolos finché non lo aveva afferrato, mentre invece l'uomo lo aveva percepito fin da prima.
    Iolos annuì formalmente, dichiarando: “Esattamente, Signor Gaap: sono qui per evitare che il mio Padrone scopra la fuga del Signorino Esteban! Per cui, se non le dispiace, noi andremo!”.
    Lo scienziato li fissò entrambi, come se fossero esemplari rari di qualche specie che doveva decidere se vendere oppure usare per le sue ricerche, ma alla fine alzò le spalle e salutò con una mano: “Vale, vale! Ci rivedremo domani, Esteban, buona serata!”, e detto ciò sparì dietro alla cassa del negozio, imitato poco dopo da Iolos che scomparve assieme ad un Esteban scalciante.


    Fine del capitolo, cari lettori.
    Beh, neppure in questo c'è molto da dire, essendo puramente introduttivo. Comunque è tornato il nostro caro Gaap, lo scienziato poliglotta dell'Impero, in veste di gestore di un negozio messicano: il suo vero scopo però sembra essere quello di voler spiare i movimenti del Dottor Gren e dei suoi Ibridi.
    Bene, nel prossimo capitolo entriamo nel vivo della Parata, e cominceranno i Duelli: proprio per questo motivo, per commemorare l'evento, ho deciso che in allegato metterò solo allora gli effetti delle carte di Rayshin, ora finite ed ultimate.
    Alla prossima settimana cari lettori, buona serata.
     
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407 replies since 1/11/2013, 14:37   8588 views
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