Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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  1. Xivren
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    Ok, cari lettori, questa settimana sono stato un po' assente dal forum, tant'è che non ho neppure risposto a Zadkal (mea culpa). Ciò nonostante il capitolo c'è, ed oggi lo leggeremo.
    Prima però, com'è doveroso:

    CITAZIONE (Zadkal @ 14/7/2014, 11:05) 
    Ok! Da questo capitolo, mi appare evidente che il rapporto "fraterno" fra Isroth e Icero, fosse MOLTO simile a quello fra Rayshin ed Esteban (Icero = Esteban, Isroth = Rayshin): Forse è anche per questo che Isroth a fine capitolo, ha detto che "la storia sta per ripetersi nuovamente". Non vorrei che in futuro, Esteban trovasse un metodo alternativo per attivare il System (perché no? Anche lui è geniale in ambito tecnologico), e che cercasse poi di usarlo per distruggere l'umanità nel nome di suo fratello, così come voleva fare Icero nel nome di Isroth: Troppe somiglianze fra i personaggi e il loro rapporto, per scartare a priori una simile eventualità....

    Grosso modo sì, Zadkal. Però il rapporto tra Rayshin ed Esteban è più "sano" rispetto ad Icero: Esteban è disposto ad eliminare solo i diretti problemi per Rayshin, ma fondalmente lascia ognuno in pace se Rayshin non glielo chiede o fa intendere. Icero invece voleva cancellare tutti gli altri per suo fratello, diciamo che è al massimo della misantropia incondizionata.
    Dal'altro canto Rayshin e Isroth sono molto più simili, eccetto per il fatto che il Ministro non è stato capace di perdonare il fratello dopo tutte le atrocità compiute.

    CITAZIONE
    Oh, quindi Isroth ci va veramente alla parata, alla fine: La possibilità di un suo rematch con Rayshin si fa dunque ancora più concreta....anche se forse Iolos potrebbe immischiarsi, e affrontare Rayshin al suo posto. Speriamo di no, ma dato che Isroth sembra dover avere un ruolo piuttosto importante nel tempo (a causa del suo legame con Icero), è più facile che Rayshin duelli con Iolos, che con lui. E poi chissà....magari in futuro potremo persino vedere un Isroth vs Icero, anche se immagino che in simile caso, vincerebbe Icero.

    Certamente, Isroth era previsto fin dall'inizio di essere mandato alla Parata, perché la sua presenza causerà una piacevole (?) serie di eventi con l'Ordine. Per i duelli ora non dico ancora nulla, tanto la prossima saga sarà incentrata principalmente su di loro (visto lo scarso numero in questa).

    Ora proseguiamo con il nuovo capitolo, cari lettori:


    CAPITOLO 35 – DALLA MISERIA ALLA NOBILTA'

    Esteban riprese conoscenza solo in quel momento. L'ultima cosa che ricordava era un essere proveniente dalle ombre che lo toccava, e poi il sonno senza fine.
    Scuotendosi il capo si passò una mano tra i capelli, ma con sua grande sorpresa non avvertì il benché minimo tocco, ed anzi sentiva il suo corpo leggero come non mai.
    Davanti a lui non vi era altro che un vortice di oscurità che continuava a ruotare su sé stesso, diventendo sempre più nero verso il centro, mentre attorno vi era solo buio senza alcun oggetto o forma di vita.
    Il bambino mormorò spaventato, tremando: "Ma dove... dove sono finito? E dov'è Rayshin?", indietreggiando di qualche passo. Nonostante il movimento rimase nello stesso posto di prima, non avanzando né indietreggiando di un millimetro.
    In quel momento un forte dolore alla testa lo colpì, facendolo cadere sulle ginocchia: sembrava avere un attacco d'asma, tanto cercava di riprendere fiato il più possibile. Tra un gemito e l'altro sussurrò debolmente: "No... Non di nuovo... Andate via...", diventando sempre più pallido in viso e cercando di aggrapparsi con le mani a qualcosa.
    All'improvviso si fermò, e con un sospiro si rialzò con tutta calma. Il suo occhio verde, l'unico scoperto, ora era tornato rosso ed un ghigno si dipinse sulla sua faccia. "Uffa, quel Dinef e le sue proiezioni astrali... Come se ci importasse del passato! E non possiamo neppure materializzarsi concretamente!" borbottò sarcastico il bambino, serrando i denti dalla rabbia.
    Alzando lo sguardo notò che qualcosa era cambiato rispetto a prima: un braccio umano, coperto da quello che sembrava essere un pesante cappotto marrone e con la mano coperta da un guanto di pelle, spuntava dal centro del vortice d'oscurità. Gli faceva il gesto di avanzare, con calma.
    Esteban prima lo guardò dubbioso, come se stesse decidendo se poterlo azzannare o meno. Dopo pochi istanti fece spallucce, e sorridendo commentò: "Beh, un invito da un misterioso braccio volante proveniente da un bizzarro vortice d'oscurità di uno sconosciuto mi sta chiedendo di seguirlo... Chi non accetterebbe?".
    Detto ciò fece un passo avanti, e questa volta si sorprese di vedersi effettivamente muovere, a differenza di prima. Arrivato davanti al silenzioso vortice d'oscurità si fermò, fissando quella mano incrociando le braccia al petto. "Lo sai, siccome ti rivolgi a noi, potresti essere un po' più gentile, sai? Non capita tutti i giorni di... Ehi!" cominciò a dire il bambino, ma per poi interrompersi.
    Il braccio lo aveva afferrato per il fazzoletto al collo, e trascinandolo con forza una voce dall'altra parte del vortice commentò amaramente: "Accidenti... Con tuo fratello è stato tutto molto più facile!", quasi ridendo.
    Prima che Esteban potesse fare o dire qualsiasi cosa tutto il suo corpo, o meglio la proiezione di esso, finì nel vortice d'oscurità trascinato dal braccio misterioso, e scomparve al suo interno.
    Immediatamente il bambino fu investito dalla luce del Sole, che gli fece strizzare gli occhi mentre commentava: "Ma che diavolo succede!?". Riprendendosi Esteban pian piano si adattò a quella luce, ma ciò che catturò effettivamente la sua attenzione fu il rumore alle sue spalle.
    Voltandosi vide due persone lottare, e quasi gli sfuggì un grido di sorpresa: due gladiatori si stavano affrontando a colpi di spada in mezzo ad un'arena, e sembravano avviarsi verso la fine del combattimento. Il primo dei due era lo stesso giovane uomo che il bambino aveva visto dipinto nel quadro al Palazzo di Isroth: i corti capelli biondi risplendevano alla luce del sole, mentre gli occhi erano di un azzurro simile al cielo. In quell'occasione però portava un'armatura più pesante, di colore nero e di pelle, che gli lasciava scoperti solo gli avambracci e le ginocchia. Brandiva una spada dalla lama particolarmente sottile, mentre l'elsa sembrava incredibilmente simile alla punta del bastone di Isroth. Sul corpo aveva solo dei tagli superficiali, e non sembrava patire troppo la fatica dell'incontro eccetto che per una ferita alla spalla destra.
    Se prima il bambino aveva dei dubbi ora ne aveva la conferma: quel gladiatore era Isroth, incredibilmente più giovane, ma sempre il Ministro della Giustizia che conosceva.
    Il suo avversario invece non sembrava messo altrettanto bene: era più giovane di Isroth di uno o due anni, ma la differenza di abilità era evidentissima. L'armatura, più aderente di quella dell'avversario, era coperta da squarci dalle quali fuoriuscivano alcune strisce di sangue, ed a giudicare di come era sistemato il guantone del braccio sinistro gli era stato staccato uno scudo. La spada, più corta e più massiccia, aveva sì un'efficacia sul piano dell'attacco maggiore rispetto a quella di Isroth, ma era anche più lenta e più ingombrante. Come se non bastasse il gladiatore ansimava dalla fatica, e lo sguardo appannato dal sudore sull'elmo e dal dolore rallentava di molto le sue mosse.
    "Bah! Uno scontro tra gladiatori scontato ci tocca vedere? Dinef poteva impegnarsi molto di più, ne abbiamo già visti..." commentò stanco il bambino, sedendosi imbronciato a terra senza problemi: essendo una proiezione proveniente da un'altra epoca sapeva benissimo che nessuno lo aveva visto, né il pubblico acclamante né i due combattenti, quindi poteva fare quello che voleva.
    In pochi secondi Isroth balzò alle spalle dell'avversario, e piegando il busto mirò un fendente orizzontale alle gambe dell'altro: il suo attacco andò a segno, ferendo gravemente il suo avversario. Mentre il pubblico gridava dalla gioia il gladiatore gridò dal dolore, e con una serie di capriole cercò di indietreggiare il più possibile da Isroth. In questo modo si diresse verso Esteban, e per quanto tecnicamente gli sarebbe passato attraverso il bambino schioccò le dita, e svanì in una piccola luce bianca.
    Ricomparve a pochi metri di distanza, con una nuova compagnia: sopra le sue spalle volteggiava la sua carta Saggio Astrale, proteggendolo con il suo mantello: Esteban aveva richiamato la creatura per farsi spostare da quella posizione prima che il gladiatore lo travolgesse, e con un secondo schiocco di dita Saggio Astrale si piegò verso di lui, per poi dissolversi.
    Il bambino ritornò a fissare lo scontro, e vide il gladiatore cercare di riprendere fiato appoggiandosi alla sua spada. Prima che però potesse accorgersene Isroth comparve alle sue spalle, e menò un fendente verticale alla schiena dell'avversario. A quella scena Esteban commentò annoiato: "Come volevasi dimostrare, non c'era equità nello scontro!", alzandosi pigramente.
    Il giovane uomo cadde a terra agonizzante in posizione supina, ed Isroth gli appoggiò il piede sul petto, puntandogli la spada alla gola. Isroth allora si voltò verso l'alto, imitato anche da Esteban: nella tribuna d'onore, seduta sul suo trono, c'era nient'altro che la Principessa Tinari. Anche a distanza di un centinaio di anni Esteban notò che il suo volto ed il suo corpo non erano cambiati per nulla, restando sempre affascinante, per quanto al bambino non importasse troppo. Indossava una vistosissima toga romana stretta in vita, ed aveva una corona d'alloro dorato sul capo mimando i costumi degli Antichi Romani.
    "Pff, sempre fissata con l'apparenza quella... Che patetico pagliaccio!" commentò a mezza voce Esteban, scostandosi la frangia dall'occhio.
    Tinari si alzò in piedi, e con lo sguardo di tutti i presenti addosso rivolse un elegante gesto con la mano ad Isroth, sorridendogli. Fatto ciò tornò a sedersi comodamente sul suo trono, ordinando qualcosa al cameriere al suo fianco: quegli ebbe un attimo di incertezza, e poi versò altro vino nel bicchiere della Principessa.
    "Vicaras vince l'incontro, al posto di Solad! Avete visto, signori e signori, quale agilità e capacità? Non si smentisce mai, il nostro giovane prodigio!" commentò una voce che sembrava provenire da tutta l'arena, e che Esteban identificò essere quella del commentare degli incontri. Ma in realtà si chiese confuso: "Vicaras? Non è per niente simile ad Isroth... Eppure quello è Isroth, potremmo giocarci sopra tutte le vite dei presenti! Uhm... qui la faccenda puzza...".
    Il vincitore dell'incontro allora fissò un'ultima volta lo sconfitto a terra, che ancora ansimava, e con uno sbuffo si rimise la spada nell'elsa sul fianco. Sorpassando l'avversario si avviò verso il cancello metallico, ora aperto, da cui i combattenti entravano ed uscivano per gli incontri.
    Seguendolo con lo sguardo Esteban notò che dal nulla era comparso un uomo coperto da un pesante cappotto marrone, lo stesso del braccio di poco prima, e che gli indicava di seguire Isroth con il dito. Dopo pochi secondi infatti sparì all'improvviso, esattamente com'era apparso, ed Esteban non percepì più la sua presenza.
    Annuendo svogliatamente il bambino seguì il gladiatore nella galleria oltre il cancello,: sapeva orientarvisi da solo, siccome una volta da bambino l'aveva visitata, ma preferì seguire il giovane uomo lungo tutto il tragitto.
    Dopo pochi minuti Isroth arrivò davanti una pesante porta in legno, rinforzata da cardini in metallo: in quelle cellette vivevano i vari combattenti dell'arena, ognuno separato dall'altro da qualche metro di muri in pietra. La porta davanti ai due aveva semplicemente un numero romano inciso sopra, per la precisione "LV", come tutte le altre del resto in ordine crescente.
    Isroth sollevò il chiavistello in metallo che teneva chiusa la porta e vi entrò con calma, seguito da Esteban che passò tranquillamente attraverso parte della porta. Si ritrovò allora all'interno di una piccola stanza al chiuso, interamente di pietra marroncina. Un letto con una coperta piuttosto malandata occupava il lato sinistro della stanza, ed il bambino fu molto sorpreso di vederci sopra un piccolo ripiano occupato da qualche libro: solitamente i gladiatori non avevano né tempo né interesse nella lettura, siccome la loro presenza nell'arena poteva terminare da un momento all'altro, e molti non sapevano neppure leggere. Osservandoli meglio Esteban notò che il loro aspetto era piuttosto logoro, come se fossero stati trafugati di nascosto e letti più volte tanto da cancellarvi il titolo.
    Dall'altra parte della stanza vi era un piccolo tavolo in legno, occupato da alcune penne e matite, e con al fianco una sedia su cui era seduto un bambino. Nel vederlo Esteban impallidì visibilmente: quello era indubbiamente Icero, forse più giovane di uno o due anni. I capelli biondi gli arrivavano alla vita come se non fossero mai stati tagliati, ed erano lievemente spettinati. Il fisico era lo stesso, sottile e debole, così come l'azzurro degli occhi.
    "Fratellone!" esclamò immediatamente Icero non appena i due entrarono, alzandosi di colpo dalla sedia e correndo verso il fratello. Nella foga però perse l'equilibrio, e rischiò di andare a sbattere con il viso per terra.
    Prima che potesse farsi male Isroth con uno scatto lo afferrò per le spalle senza fargli del male, commentando con un sorriso: "Fratellino, sai che non devi fare troppi sforzi... Il tuo fisico potrebbe non reggere!". Detto ciò lo portò sul letto in braccio, facendolo sedere con premura.
    "Com'è andato l'incontro? L'avversario era forte?" chiese allora il bambino, mentre Isroth si sedeva al suo fianco appoggiando la spada per terra. Esteban allora sorrise, perché il Ministro assumeva sempre quella posizione mentre si sedeva, con le mani appoggiate sul bastone da passeggio.
    "Sì, era forte, ma nonostante ciò sono riuscito a vincere! Ho solo un taglio alla spalla, ma nulla di grave, posso continuare ancora!" gli rispose il gladiatore, spettinandogli divertito i capelli.
    Icero rise cercando di fermare il fratello, dicendogli tra una risata e l'altra: "Basta Vicaras! Basta!", per poi cercare di mettersi in ordine i capelli. Si scurì però in viso, sussurrando tristemente: "Mi dispiace sempre che tu debba combattere i miei incontri... Fai il doppio della fatica rispetto agli altri, ed io non faccio mai nulla...".
    Isroth lo guardò in silenzio per qualche secondo, e poi gli rispose: "Non preoccuparti, Solad, sono io che ho preso questa decisione, perché so di potercela fare! Non voglio che tu muoia nell'arena, né che tu faccia sforzi fisici che potrebbero indebolire la tua salute! E poi sono molto più contento vederti qui, mentre studi ciò che ti piace!". Detto ciò alzò il braccio e prese uno dei pochi libri sul ripiano del fratello, aprendolo e sfogliandolo: sporgendosi incuriosito Esteban notò che si trattava di un libro di fisica, non particolarmente voluminoso ma piuttosto ben fatto.
    Il bambino sospirò, e si rivolse di nuovo al fratello: "Ma oggi c'è tutta la famiglia reale, anche l'Imperatore! Ci saranno altri gladiatori provenienti da tutto l'Impero, e saranno i Principi a decidere gli scontri! Fratellone, è troppo pericoloso...", afferrandogli poi il braccio destro supplicandolo.
    "L'Imperatore ed i Principi non farebbero mai combattere un bambino come te... Non preoccuparti, Solad! A quanto mi è stato riferito anche la legge che permette ai minorenni di combattere è oggetto di diverse polemiche recentemente, ed è dovere delle leggi e della giustizia tutelare le persone!" ribatté con un sorriso Isroth, riponendo il libro assieme agli altri sul ripiano. Esteban notò una grande convinzione in quelle parole, e non si meravigliò che un giorno sarebbe diventato il Ministro della Giustizia dell'Impero.
    Dal canto suo Icero non ne sembrava altrettanto convinto, e con le lacrime agli occhi aggiunse: "Quale Imperatore fa questo ai propri sudditi!? Lui ed i Principi vi fanno combattere ogni giorno per puro divertimento, mettendo a rischio le vostre vite per nulla! Dobbiamo passare tutto l'inferno rinchiusi qui dentro, fino alla morte! La legge che tu ami tanto, fratellone, non tutela noi schiavi... E non lo farà mai...". Detto ciò si staccò dal fratello e cercò di asciugarsi le lacrime che gli solcavano il viso, singhiozzando sommessamente.
    Il fratello maggiore allora si alzò e, una volta arrivato davanti al fratello minore, si inginocchiò: sollevando il viso di Icero dalle mani gli asciugò le lacrime, sussurrandogli: "Se la legge non ti proteggerà, fratellino, allora io la modificherò per te... Anche all'inferno staremo sempre insieme!".
    Icero lo guardò tremando per qualche istante, e poi lo abbracciò piangendo: "Grazie, fratellone... Grazie per tutto...".
    Isroth gli sorrise, lasciandolo piangere battendogli una mano sulla schiena.
    In quello stesso momento Esteban venne distratto da quella visione da una mano che battè dietro la porta, seguito anche dai due fratelli. Nella stanza entrò un uomo sui cinquantanni, dall'aspetto molto curato e vestito elegantemente, stonando completamente con il luogo e con gli abiti dei due gladiatori.
    Superando Esteban come se non esistesse, benché non esistesse proprio, si rivolse ai due fratelli freddamente, aprendo un registro che portava sottomano e sfogliandolo con calma. Individuata la pagina desiderata scese con il dito fino al fondo, per poi sollevare il capo verso i due.
    "Vicarus, l'Imperatore ha deciso il tuo prossimo incontro! Per il prossimo round ti batterai contro Solad: avete venti minuti per prepararvi entrambi, poi recatevi nell'arena... Questo è quanto!" dichiarò l'uomo, per poi richiudere con un tonfo il libro.
    Esteban vide espressioni di puro terrore dipingersi sul volto dei due fratelli, tanto che Icero sbiancò completamente e, se non fosse stato abbracciato al fratello probabilmente sarebbe caduto a terra. Nessuno dei due parlò, o meglio non trovava la forza neppure per rispondere con un semplice "Sì", a quell'abbinamento.
    Nonostante non fossero sui conoscenti diretti Esteban poté capire il senso di smarrimento dei due: anche lui avrebbe reagito così se gli fosse stato ordinato di affrontare Rayshin. Era un pensiero talmente orribile da fargli battere il cuore soltanto rifletterci sopra, e non osò immaginare cosa i due stessero provando in quel momento. Probabilmente al loro posto lui non avrebbe retto e sarebbe impazzito.
    Alle sue spalle qualcuno gli appoggiò una mano sulla spalla, commentando amaramente: "Eccoci arrivati all'inizio della fine... Probabilmente la scelta più sbagliata di Lasyrindes in tutti i suoi secoli di vita...". Era la stessa voce dell'uomo misterioso che aveva trascinato il bambino nel vortice d'oscurità, quello stesso uomo che sembrava aver già incontrato Rayshin.
    Prima che Esteban potesse voltarsi verso di lui l'uomo lo avvolse nel suo cappotto marrone, facendolo piombare nella più completa oscurità mentre gridava: "Aspetta! Chi sei?".
    Il cappotto si aprì dopo pochi istanti, facendo tornare Esteban in mezzo all'arena. Il bambino si voltò verso l'uomo, ma scoprì che alla sue spalle non c'era nessuno, solo metri e metri di terra e sabbia sotto il sole dell'arena.
    Davanti a lui i due fratelli avevano preso posizione: Isroth indossava la stessa armatura di prima, con la mano stretta in mano. A pochi metri da lui c'era Icero, coperto da un'armatura troppo grande per lui, tant'è che gli arrivava persino sotto il ginocchio. Lo scudo che gli era stato dato era troppo pesante, ed il bambino faticava a tenerlo in alto. La spada d'acciaio che portava in mano sembrava sbilanciata per lui, e per questo la teneva attaccata a terra. Nessuno dei due sembrava voler cominciare lo scontro, talmente erano sconvolti: Isroth era ancora pallido come un pezzo di carta in viso, mentre Icero continuava a piangere.
    Sopra di loro, nella tribuna d'onore, ora al posto della Principessa Tinari sedeva lo stesso Lasyrindes, alto e fiero come suo solito. Nella sua mano lo scettro risplendeva sotto il riflesso della luce del sole, come le gemme della sua corona, ma sembrava cominciare a spazientirsi dell'attesa. Il pubblico era con lui, e molti fischiavano insulti verso i due combattenti, come se le chiazze di sangue sul terreno non li avessero ancora saziati abbastanza.
    Dal canto suo Esteban non poteva biasimarli: ad una prima vista chiunque avrebbe capito come sarebbe andato a finire quello scontro ancor prima che cominciasse. Icero a malapena si reggeva in piedi talmente era debole, e chiaramente non aveva la più pallida idea di come combattere. Sommando il fatto che avrebbe dovuto combattere contro il fratello maggiore, si capiva che non era né nelle condizioni fisiche né mentali per vincere. Per quanto anche Isroth fosse sconvolto da quello scontro, almeno lui aveva un fisico forte ed agile dalla sua.
    In quel momento Isroth mormorò qualcosa sottovoce rivolto al fratello: "Attaccami, fratellino...". Nonostante fosse un sussurro quasi impercepibile Esteban lo sentì chiaramente, ed a quanto pareva anche lo stesso Icero.
    Il bambino scosse forsennatamente la testa, piangendo e gridando: "No! No! Non voglio! Perché!?", battendo con rabbia il piede sul terreno.
    "ATTACCAMI!" gridò allora Isroth con una forza tale da spaventare persino Esteban, ed a quell'ordine Icero piegò il capo e corse in avanti, sollevando la spada. Mentre correva continuava a piangere, e dal canto suo Isroth non si spostò di un millimetro dal suo posto.
    A pochi centimetri dal fratello maggiore Icero perse però l'equilibrio a causa dello scudo, e sfruttando quell'occasione il fratello maggiore lo accompagnò nella caduta con la mano, impedendogli così di farsi male e simulando così di essere stato lui a farlo cadere a terra. Vista la velocità del movimento di Isroth solo un occhio esperto avrebbe potuto vederne il trucco, ma era impossibile accorgersene se si era seduti a metri di distanza sugli spalti.
    Icero così cade prono a terra, perdendo sia lo scudo che la spada, con Isroth che gli puntava la lama al collo. Esteban però si accorse che il volto di Isroth soffriva così tanto che quella spada sembrava puntata verso il suo cuore, piuttosto che verso il fratello.
    Il giovane gladiatore sollevò lo sguardo verso Lasyrindes, attendendo l'ordine di come terminare l'incontro. Dal conto suo l'Imperatore sorrideva compiaciuto, e con un lento gesto allungò il braccio destro in avanti, per poi dare con la mano un colpo verso il basso: era l'ordine di uccidere lo sconfitto.
    Esteban tornò a fissare incuriosito i due combattenti, aspettando la loro prossima mossa. Isroth fissava sofferente il volto del fratello a terra, con la mano sollevata che tremava. Icero, piangendo, cercò di sorridere e tremando disse: "Fallo, fratellone, altrimenti ci uccideranno entrambi... Almeno tu, tu che sei così forte, sopravvivi...".
    Isroth strinse i denti, e con le lacrime agli occhi abbassò la spada sul fratello minore. In quel momento il pubblico, che fino a poco prima gridava alla morte trattenne il respiro, come Esteban, in attesa di vedere il risultato.
    Ed il risultato su la spada di Isroth piantata nel terreno, a pochi centimetri dal collo di Icero.
    Il gladiatore si alzò istintivamente, gridando a tutta l'arena: "Non ucciderò mio fratello! Mai!".
    Lasyrindes balzò in piedi, rosso in viso dalla rabbia, e urlando al gladiatore: "Come osi tu disobbedire ad un mio ordine!? Quel bambino è stato sconfitto, ed ogni sconfitto deve morire, quando ci sono io! Per cui, uccidilo ora! ORA!", puntandogli addosso lo scettro.
    La stessa reazione arrivò dal pubblico, che ora gridava contro al vincitore osannato fino a pochi istanti prima.
    Isroth abbassò lo sguardo verso il fratello a terra, che ora lo fissava senza parole. Porgendogli la mano lo aiutò ad alzarsi, ed una volta stretto a sé rispose all'Imperatore: "Falso! Io, Vicarus, ho deciso di combattere ogni incontro di Solad al suo posto! Negli incontri io sono sia Vicarus che Solad: se io vinco entrambi vincono, se io perdo entrambi perdono! Ma in questo scontro nessuno dei due può perdere: se io, come Vicarus e Solad, perdessi, significherebbe che Solad sarebbe il vincitore, ma ciò non è possibile perché ha perso... E se invece Solad vincesse, io come Vicarus e Solad perderei, ma ciò non è possibile perché avrei vinto! Nessuno di noi due può né vincere né perdere questo scontro, perché la legge non lo permette!".
    "Osi dare lezioni a me!? Non so chi ti abbia concesso questo permesso, ma non mi interessa! Cancello seduta stante questa legge, così alla fine questo scontro avrà un vincitore: ora uccidilo!" ribattè immediatamente l'Imperatore, battendo il pugno sul balcone in marmo. Esteban vide allora che i cinque Principi dell'Impero erano comparsi alle sue spalle, anche se celati dall'ombra del soffitto della tribuna.
    "E così che vuole risolvere la situazione? Annullando ora una legge che disciplina da secoli lo spettacolo più popolare nell'Impero, uno dei vanti e motivo di orgoglio di milioni di persone? Cosa penserebbero di lei gli altri sudditi, vedendola comportarsi da monarca assoluto solo per rispondere ad un semplice gladiatore, ad uno schiavo, come me? Lei distruggerebbe la tradizione dell'Impero ed il suo ordinamento, nonché la stessa immagine dell'Imperatore agli occhi dei suoi sudditi e di tutto il mondo, solo per questo? Solo per un insulso scontro tra gladiatori lei si comporterebbe come un tiranno? Se così fosse, mi chiedo quanta gente possa ancora credere e soprattutto sottostare ad un tiranno di tale categoria! Il mio è un appello a tutto ciò che l'Impero e l'Imperatore rappresentano per tutti i presenti qui... e...", per poi fissare con un sorriso il volto di Icero al suo fianco: "... e a tutti coloro che hanno un fratello qui!".
    In tutta l'arena piombò il silenzio, e nessuno fiatò più dopo il discorso di Isroth. Lo stesso Esteban era rimasto intimidito da tale forza e da tale capacità di persuasione dell'uomo: prima secondo la pura e semplice legge, e subito dopo secondo la tradizione dell'Impero. Aveva bloccato ogni possibile risposta dell'Imperatore: se avesse deciso di lasciare in vigore la legge sui gladiatori doveva annullare lo spettacolo, se invece avesse deciso di abrogarla (come per altro poteva fare con ogni legge) la sua immagine pubblica e quella dell'Impero ne sarebbe uscita a pezzi.
    Esteban vide lo scettro di Lasyrindes brillare di luce, mentre attorno al corpo dell'Imperatore cominciarono a formarsi alcune scariche elettriche. Anche a quella distanza il potere di Lasyrindes era tale da schiacciare il bambino, ma sembrava che Isroth non ne fosse intimidito, e continuava a fissarlo dritto negli occhi.
    "... Quali sono i vostri nomi?" domandò tremante di rabbia Lasyrindes, serrando i denti.
    "Vicarus e Solad, orfani del Regno Europo, circoscrizione francese, dell'Impero di Sonsuza, sudditi dell'Imperatore Lasyrindes!" rispose sorridente Isroth, sollevando la spada in segno di onore e verso l'Imperatore. In quel momento Esteban rivide la scena vista nel quadro al palazzo di Isroth tempo prima, e sorrise allegro.
    Lasyrindes sembrò calmarsi, e sollevando lo scettro verso l'alto esclamò rivolto a tutti i presenti: "Miei cari sudditi, abbiamo appena visto come l'affetto fraterno sia un legame talmente forte e potente da non conoscere ostacoli! Due combattenti molto capaci che si sono rivelati anche incredibilmente profondi e sinceri, che oggi ci hanno insegnato qualcosa: il rispetto per le leggi da me approvate, ma soprattutto l'importanza dell'unità tra tutti noi! E' solo grazie a persone forti e legate come loro e voi che il nostro amato Impero può tendere al futuro, sopportano ogni avversità nel suo cammino ed avanzando verso un avvenire sempre più radioso! Sono sinceramente estasiato da queste due persone, e per ringraziarle dello spettacolo offertoci oggi non esito ad incoronarle come vincitori! Siete d'accordo con me, miei amati sudditi?".
    A quelle parole così convincenti ed utopistiche i presenti gridarono in onore dell'Imperatore, acclamandolo con maggiore forza. A quelle parole Lasyrindes balzò nell'arena, atterrando senza alcun problema e facendo tintinnare la ali dorate sulla sua schiena.
    Si avvicinò quindi verso i due combattenti, sollevando lo scettro. Istintivamente Isroth si inchinò davanti all'Imperatore, portando con sé anche Icero: il bambino era troppo sconvolto per quanto era successo i quei pochi minuti per muoversi, ma Esteban vide una cosa nel suo sguardo. Vide un odio viscerale nei confronti di Lasyrindes, dei Principi che lo fissavano dalla tribuna e verso tutti i presenti allo spettacolo. Un odio talmente forte che sotto di esso si poteva scorgere un tremendo furore, una voglia di vendetta così lacerante da corrompere l'anima nel profondo.
    Lasyrindes si avvicinò comunque ai due fratelli, e con un sorriso prese in mano due corone d'alloro dorata dalle maniche della sua tunica, e le appoggiò con delicatezza sul capo dei due fratelli, mormorando: "Oggi festeggiate la vostra vittoria, ma questa sera vorrei parlarvi in privato... Fatevi trovare pronti verso mezzanotte!".
    Lasciando i due fratelli un po' confusi l'Imperatore si voltò verso tutti i presenti, sollevando le braccia e gridando: "Uno dei migliori spettacoli di sempre! Onorata i due vincitori di oggi, Vicarus e Solad!".
    Il pubblico allora esaltò i due vincitori e Lasyrindes, gridando in loro onore, ed Esteban sbuffò stanco: "Uffa, per quanto ancora dovremmo stare qui? Ormai il grosso dello spettacolo c'è stato, possiamo anche andarcene!".
    "Tra un momento, mio piccolo Esteban!" gli rispose una voce proveniente da dietro, e questa volta il bambino fu rapido sufficientemente da vedere il viso di un uomo asiatico, con i capelli neri lievemente mossi divisi in due parti sulla fronte, con un alto cappuccio che gli copriva metà del viso, prima di essere avvolto dal cappotto dell'uomo.
    Questa volta si ritrovò direttamente sulla tribuna dell'Imperatore, mentre fuori era scesa la notte. Le luci della città si scorgevano fin da oltre le gradinate del Colosseo, con i grattacieli che svettavano verso le stelle in cielo.
    L'Imperatore era seduto sul suo trono, con lo scettro appoggiato lungo lo schienale, e fissava le due persone davanti a lui. Isroth e Icero si erano cambiati e si erano lavati, indossando ora abiti molto più eleganti e da alto rango. Si fissavano titubanti, come se fossero sul punto di gettarsi o meno in una voragine di cui non conoscevano il fondo.
    "Allora, accettate la mia proposta?" ribatté Lasyrindes, sorridendo ai due fratelli.
    Isroth sospirò, e chiese a sua volta, sudando: "Ma, se ci è concesso chiedere, per quale motivo lei ci sta offrendo la possibilità di entrare nella sua corte? Noi non abbiamo passato, siamo orfani venduti come schiavi, e non veniamo neppure da una famiglia illustre...".
    Lasyrindes giocò con una ciocca dei suoi lunghissimi capelli neri, che stranamente alla luce splendevano di riflessi verdastri, e rispose: "Uhm, non so ancora bene il motivo, ma visto il tuo intervento di oggi vi ho preso in simpatia! La tua fedeltà alle leggi, al loro rispetto ed alla tutela del popolo... Mentre a quanto mi è stato riferito tuo fratello è un genio della fisica, no? Se siete così da semplici gladiatori, non oso immaginare quali siano le vostre reali potenzialità! Ed è mia premura circondarmi dalle persone più capaci disponibili, come voi!".
    "Ma... Ma se noi ora diventassimo parte della sua corte, come reagirebbero gli altri nel sapere che due semplici gladiatori hanno ottenuto un titolo nobiliare? Lo scandalo sarebbe di proporzioni enormi..." aggiunse però dubbioso Isroth, mentre suo fratello si stringeva al suo cappotto.
    "Ecco perché, se accettate, mi premurerò di fornirvi due nuove identità! Non sarete più Vicarus e Solad, ma sarete qualcun altro... Nessuno verrà mai a sapere chi siete stati, però per far ciò è necessario che tutti i vostri diretti conoscenti spariscano..." gli rispose Lasyrindes serio, per poi indicare con la mano il fuoco che bruciava nel camino sul fondo della tribuna.
    A quelle parole Isroth ed Icero si fissarono per qualche secondo, senza parlare: tra loro il semplice sguardo valeva più di mille parole. Dal canto suo però Esteban che i due sguardi erano diversi: quello del maggiore era lo sguardo di chi era fiducioso verso il futuro, di chi desiderava lasciarsi alle spalle il passato per una nuova vita migliore della precedente, e di chi voleva realizzare i suoi sogni; quello del fratello minore era invece lo sguardo di chi non vuole lasciare andare il passato, ma che vuole usare il proprio futuro per vendicarsi di quanto ha subito, senza cercare un nuovo sogno.
    Dopo pochi secondi di silenzio i due fratelli annuirono, e si inchinarono davanti a Lasyrindes.
    L'Imperatore batté le mani compiaciuto, ed alzandosi in piedi prese in mano lo scettro, dichiarando: "Perfetto! Oggi i gladiatori Vicarus e Solad muoiono, ed al loro posto nascono i nobili Isroth ed Icero! Rallegriamoci!".
    Detto ciò Esteban venne attratto da una forza invisibile che lo fece sollevare in aria contro ogni sua resistenza. Venne quindi trascinato all'esterno della tribuna verso il cielo stellato a grande velocità, e vide quindi le fiamme divampare dalla tribuna d'onore ad avvolgere in pochi secondi tutto il Colosseo. In particolare la zona dove gli altri gladiatori ed gli organizzatori riposavano venne avvolta dalle fiamme più forti, sollevando nel cielo urla di dolore e sofferenza. Solo una figura, l'uomo avvolto dal pesante cappotto, se ne stava immobile nelle fiamme che non lo toccavano, e salutò con la mano il bambino.
    A quella scena Esteban ricordò che, circa cento anni fa, il Colosseo di Roma era stato avvolto dalle fiamme a causa di sconosciuti: fortunatamente le fiamme non avevano danneggiato particolarmente il monumento né gli edifici vicini, ma tutti coloro che risiedevano al loro interno erano morti, nessuno escluso.
    Realizzando che colui che aveva fatto scoppiare l'incendio altri non era che Lasyrindes, per cancellare ogni traccia del passato di Isroth ed Isroth, e non sconosciuti, Esteban si svegliò dal sonno di Dinef.


    E così finisce il capitolo, cari lettori.
    Ci siamo addentrati più nel passato di Icero e Isroth, scoprendo che un tempo erano comuni schiavi che, grazie ad un capriccio di Lasyrindes, sono poi riusciti a diventare Ministri. E' vero che il "flashback" arriva solo al momento in cui non sono più gladiatori, e che manca quindi tutta la parte del System, ma non preoccupatevi: la vedrete eccome.
    Ok, dopo questo capitolo finisce effettivamente la saga "L'Ordine del Male", e la prossima comincerà con Rayshin ancora sotto l'effetto di Kibir e Hamset.

    P.S. Per chi se lo fosse chiesto, i vecchi nomi di Icero e Isroth si basano sul mito di Dedalo e Icaro: Vicarus è la versione etrusca di Icero, mentre invece Solad è l'inverso di Dedalus. Icero non merita spiegazioni, mentre invece Diell dovrebbe significare "sole" in turco.
     
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