Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Buonasera cari lettori, rieccoci qui riuniti.
    Come sappiamo nel precedente capitolo il duello tra Rayshin e Louis si è concluso in un modo... molto particolare. Schiacciato dalla forza delle Virtù Angeliche Louis è stato salvato al pelo dall'intervento di Delver, che ha fermato l'attacco, e da Emas, che invece ha bloccato Rayshin: si è infatti scoperto che ora il ragazzo è sotto controllo di Kibir e Hamset, cosa che sembra divertire molto Icero.
    E proprio di Icero oggi parleremo, perché con Esteban ci addentreremo nel passato di lui e di Isroth.
    Scopriamolo assieme.


    CAPITOLO 34 – I RICORDI DI ISROTH

    Villa di Isroth, Regno Europeo

    "Quindi... Per quale motivo Lasyrindes ha voluto che venissimo con te?" borbottò imbronciato Esteban, incrociando le braccia al petto.
    Il bambino ed Isroth si erano congedati dall'Imperatore poche ore prima e si erano diretti verso il Palazzo del Ministro, un tempo conosciuto come Versailles. Il tragitto era stato più lungo del previsto siccome era stato compiuto a bordo di una carrozza, come da volontà dell'anziano uomo: il Ministro odiava ogni altro mezzo di trasporto, definendolo poco elegante e rumoroso, e per questo motivo si spostava quando poteva su una carrozza privata riservatagli.
    Una volta arrivati davanti al Palazzo erano scesi entrambi, e la servitù del Ministro li aveva guidati oltre il giardino davanti fino all'entrata principale. Lì Isroth aveva disposto che ogni altra persona presente in quel luogo uscisse dal Palazzo, e che fosse impedito l'accesso a chiunque: subito tale ordine era stato seguito da brusii e pettegolezzi, ma comunque dopo pochi minuti erano rimasti da soli. Così i due erano passati attraverso una serie di corridoi sfavillanti, addentrandosi sempre più verso il centro dell'abitazione, con Isroth che precedeva di pochi passi il bambino scortandolo.
    "Il Sommo Lasyrindes ritiene che io sia la persona più indicata per dirti a cosa alludeva lo Ierofante durante la sua visita alla Capitale, ed è proprio per questo motivo che vedrai quella cosa... in modo tale che tu possa fare un po' di... chiarezza!" gli rispose l'anziano uomo, senza voltarsi. Dimostrò una certa esitazione nel riferirsi allo Ierofante, come se la sua voce tremasse.
    Esteban sospirò annoiato, esclamando: "Che palle! E allora perché quello lì deve seguirci da quando abbiamo lasciato la Capitale? Noi siamo un bambino, pervertiti...", per poi indicare qualcosa alle sue spalle.
    Isroth si fermò sul posto, voltando il capo verso il bambino e fissandolo per qualche istante. Esteban notò che stava riflettendo su qualcosa che sembrava agitarlo visibilmente, e dopo aver deglutito l'uomo rispose: "Iolos, ti avevo ordinato di usare la massima discrezione!".
    Esteban si voltò, seguito dai due sciacalli, e vide effettivamente per la prima volta la persona che li seguiva: si trattava di Iolos, il cavaliere coperto interamente dall'armatura violastra e da un lungo mantello nero e rosso. Il cavaliere si inchinò davanti al Ministro, cercando di giustificarsi: "M-ma, Padrone... voi mi avevate ordinato di essere pronto ad intervenire se ci fossero stati problemi, una volta fuori dalla Capitale! Se mi celassi ancora di più, perderei preziosi secondi in cui quegli... animali potrebbero attaccarvi!".
    I due sciacalli ringhiarono per risposta alle parole del cavaliere, mostrando le zanne ed incurvando il corpo pronti ad attaccare. "Vogliamo proprio vedere se riuscirai a difendere te stesso, prima di provare a difendere qualcun altro!" commentò beffardo Esteban, sollevando il braccio pronto a dare l'ordine.
    Prima che potesse abbassarlo qualcosa lo colpì alla testa senza che se ne accorgesse: con sul volto un'espressione di visibile disappunto Isroth aveva abbassato il suo bastone da passeggio sulla nuca di Esteban due volte di fila. I colpi chiaramente non erano stati dati per arrecare danno, ma piuttosto per distrarlo.
    "Ma brutto...! Ci hai fatto male, lo sai!? Qualcuno ti ha mai preso a bastonate in testa?" gridò infuriato il bambino verso il Ministro, massaggiandosi con entrambe le mani la nuca. I due sciacalli avevano lasciato perdere il cavaliere ed erano andati dal loro padrone, leccandogli la testa.
    Isroth scosse esausto la testa, e con un sospiro gli rispose: "No, ma ti ho impedito di fare una stupidaggine! Ora come ora non avresti alcuna possibilità di anche solo graffiare Iolos... Avrà pure sbagliato, ma è comunque incaricato di proteggermi! Agisci con un po' più di cervello, cagnaccio...", e nel rivolgersi ad Esteban con quella parola sorrise ironico.
    Mentre il bambino borbottava a mezza voce: "Certo che il cagnaccio poteva anche risparmiarselo... E poi danno a noi dei maleducati!" il Ministro tornò a fissare Iolos, per poi ordinargli: "Va bene lo stesso, non preoccuparti per me! Nonostante non sia più giovane come quando avevo novant'anni, posso ancora cavarmela: tu vai ad assicurarti che il mio Palazzo sia protetto da ogni intruso, piuttosto!".
    Il cavaliere piegò il capo e rispose immediatamente: "Subito Padrone! Ai vostri ordini, ora!", e detto ciò la sua figura cominciò a svanire lungo i bordi, per poi dopo pochi secondi sparire del tutto dalla stanza, emettendo solo due piccole sfere di luce, una bianca ed una nera.
    "Oh, non riusciamo più a sentirlo... Dopo Francesco è la seconda volta che ci succede! Che forza!" esclamò vivace Esteban, cercando di acchiappare con le mani le due sfere di luce. Non appena però le toccò esse si dissolsero all'istante, con suo visibile disappunto.
    "Eh, i rischi del mestiere, fare da balia ad un cagnolino troppo vivace... Comunque sia, proseguiamo!" rispose Isroth, voltandosi e continuando a camminare. Esteban con uno sbuffo smise di fissarsi le mani su cui le due sfere erano sparite, e lo seguì saltellando.
    Proseguirono per altri corridoi passando da stanza in stanza, mentre i due sciacalli del bambino di tanto in tanto si divertivano a passare attraverso gli oggetti e ad arrampicarsi sui mobili. Nessuno dei due parlò per il resto del tragitto, e dal Palazzo non si sentiva alcun rumore: tutto era immerso nel silenzio più assoluto, e ciò irritava molto il bambino.
    Dopo quelle che sembravano essere state ore interminabili di cammino Isroth si bloccò davanti ad un gigantesco quadro, talmente grande da coprire in larghezza tutta la parete. Esteban lo fissò per qualche secondo da sinistra a destra, osservando la scena: il quadro rappresentava una veduta del Colosseo di Roma, nel mezzo di uno scontro tra gladiatori. Le confortevoli gradinate erano occupati da uomini e donne vestiti elegantemente, probabilmente dei nobili, e fissavano tutti il centro dell'arena. Un guerriero dai capelli biondi e sui vent'anni, coperto in parte da un'armatura dorata e da una fascia sul petto, dava le spalle allo spettatore ed alzava verso il cielo la spada. Stringeva al fianco un bambino sui dieci anni, anch'esso di spalle, e coperto da lunghi capelli biondi raccolti in un codino. Tra i due il piccolo stringeva spaventato la gamba del gladiatore, mentre l'altro sembrava fiero ed altezzoso. Davanti a loro, in piedi sulla tribuna d'onore riservata solo alle persone di sangue reale, c'era nient'altro che Lasyrindes con lo scettro puntato verso i due, mentre alle sue spalle erano visibili cinque persone coperte dall'oscurità, ma Esteban riconobbe in loro i Principi dell'Impero.
    Abbassando lo sguardo il bambino arrivò alla firma dell'autore nell'angolo di destra, e sotto di essa una data: la scena dipinta da quel quadro, se la data era vera, risaliva a più di cento anni fa.
    Esteban tornò a fissare il centro del dipinto, stregato dalla scena tra il gladiatore e l'Imperatore: il guerriero, con il fisico esile eppure ben sviluppato e irradiato dalla luce del sole, rendeva omaggio a Lasyrindes, rappresentato anche lì con la sua aura regale e raffinata, con l'arco e le ali dorate sulla spalla splendenti. Il bambino però continuava a fissare il volto del gladiatore, riflettendo: "Ma dove lo abbiamo già visto... E' così giovane ed al contempo familiare, anche a distanza di così tanti anni... Anni...", e come folgorato schioccò le dita.
    Si voltò, seguito dai due sciacalli, senza parole verso Isroth. Prima che il bambino potesse dire qualsiasi cosa il Ministro commentò ridendo: "Ogni volta che vedo quadro credo che l'autore abbia esagerato, quel giorno il Sole non era così forte... E l'elsa della spada era più corta!". L'espressione nei suoi occhi azzurri mostrava una certa allegra nostalgia verso quella scena, come se fosse un ricordo prezioso ed al contempo felice ormai passato. Abbassò lo sguardo verso il suo bastone da passeggio, stringendolo con forza, ed il bambino notò come i primi quindici centimetri dell'asta differivano in stile e forma dal resto del bastone: le decorazioni erano quasi inesistenti e sembrava molto più spartano.
    "Ma tu... lui..." bofonchiò Esteban sorpreso, incapace di formulare alcuna frase di senso compiuto sulla scena mostrata dal quadro, ammesso che fosse vera.
    Isroth sospirò ed alzò il suo bastone da passeggio, toccando rapidamente con il manico il gladiatore al centro del quadro: la parete tremò e cominciò a sollevarsi fino a sparire completamente nel soffitto, emettendo un sonoro tonfo.
    Ora al posto del quadro era presente una parte costituita interamente da metallo grigiastro perfettamente liscio, eccezione fatta per quella che sembrava una piccola incisione rettangolare al centro. A quella vista Esteban commentò: "Questa sì che si può definire cassaforte... Anche se ne abbiamo viste di più resistenti!", per poi accarezzare con le unghie nere il metallo.
    "La persona che realizzò questa muro ci riuscì unendo assieme cristalli di nitruro di boro cubico, raggiungendo la durezza assoluta! Nulla esistente a questo mondo ha una forza sufficiente a sfondare questa parete, proprio per questo ci causò diversi problemi quando dovemmo... spostarla dalla sua precedente ubicazione!" gli rispose freddamente il Ministro Isroth, mentre con la mano destra toccò l'incisione rettangolare sulla parete.
    Brillando lungo il bordo l'incisione si mosse verso di loro, rilevandosi essere una protuberanza della parte lunga pochi centimetri, e con al centro un buco. Isroth si passò il bastone dalla mano destra alla mano sinistra, e sollevandolo fece scattare la lama nascosta al suo interno: si passò quindi la lama sotto l'indice destro, tagliandosi la pelle. Mentre alcune gocce di sangue caddero sul pavimento l'uomo infilò il dito ferito nel buco, commentando: "L'unico modo per superare questa porta è un campione fresco del mio sangue, siccome essa è realizzata in modo tale da identificare solo ed unicamente il mio materiale genetico!".
    Quando finì di spiegare dalla protuberanza della parete una luce verdastra cominciò a scorrere lungo le sottili venature dal buco fino alla parete. La luce arrivò quindi a contatto con la parete e si divise all'interno di decine di venature orizzontali, collegate tra di loro da alcune verticali più sottili. Quando tutte le venature si riempirono la parete cominciò a scomporsi lungo in fasce orizzontali, che dal centro si ritiravano verso le estremità. Esteban notò di come la parete metallica fosse più sottile di quando si aspettasse, tant'é che quando si fu ritirata completamente l'insieme delle singole fasce non superavano i dieci centimetri di spessore.
    "Andiamo!" continuò Isroth, rimettendosi in cammino. Mentre i suoi due sciacalli battevano le unghie contro le fasce della parete metallica, ora lungo i bordi del muro, Esteban osservò ciò che aveva davanti: a circa cinque metri di distanza c'era un semplice ascensore, simile a quello usato per scendere in profondità nelle miniere, realizzato interamente da lunghe placche metalliche. L'aspetto era piuttosto semplice, e quando i due vi entrarono all'interno il bambino notò che c'era solo una semplice leva per scendere.
    Il Ministro, al quale nel frattempo la perdita di sangue si era fermata lasciandogli solo più il taglio, afferrò la leva e con forza l'abbassò, commentando: "Potresti aver bisogno di reggerti, non sarà una discesa troppo tranquilla...".
    Immediatamente l'ascensore scese sotto il pavimento, tremando in continuazione. Esteban notò che, nonostante l'aspetto rozzo, la velocità con cui discendeva era tale in pochi istanti la luce proveniente dalla stanza di prima era sparita del tutto, lasciandoli soli all'illuminazione fioca dell'ascensore. Mentre cercava di restare in equilibrio con i due sciacalli appoggiati alle spalle commentò: "Non si poteva usare un ben più comodo ascensore di cristallo? Magari con alla fine del tragitto un bel posto pieno di cioccolata...".
    "No, già il solo dover sistemare e capire come far funzionare questo ascensore ci è costato mesi di sforzi!" gli rispose stizzito il Ministro, che invece dal canto suo non sembrava avere il minimo problema di equilibrio.
    Il viaggio durò per circa un minuto, e per quanto quel lasso di tempo fosse breve Esteban non poteva determinare di quanti metri stessero scendendo sotto terra. Ben presto però si accorse che la temperatura si faceva sempre più fredda, e quando l'ascensore cominciò a rallentare capì che erano arrivati alla fine della discesa.
    L'ascensore si bloccò infatti una volta arrivato al centro di una stanza circolare scavata interamente nella roccia ed illuminata da una fila di luci piuttosto deboli, simile ad un bunker. Davanti ai due si alzava una semplice porta metallica, ed avvicinandosi il bambino notò in che condizioni versava: era tutta coperta da crepe ed ammacchi, come se qualcosa di tremendo e potente l'avesse investita in pieno anni fa.
    Quando i due arrivarono a pochi centimetri di distanza dalla porta essa si aprì rientrando nella parete di destra, benché molto lentamente e con diversi cigolii.
    "Ehm... Sappiamo che le porte costano, ma quando rischiano di cadere da un momento all'altro non sarebbe il caso di ristrutturale?" osservò ironico Esteban, ma il Ministro non gli rispose.
    Superò invece la porta ed entrò nell'altra stanza, che a quanto il bambino poteva vedera era immersa nella più completa oscurità. Divertito da quella scena decise di seguire l'uomo al suo interno, accarezzando nel mentre il collo dei due sciacalli attorno al suo corpo: per una qualche strana ragione aveva notato che le due creature, da quando erano scese dall'ascensore, si comportavano in modo decisamente strano, come se avessero quasi paura di quel posto.
    Appena il bambino entrò le luci della stanza si accesero, rivelandola nella sua interezza, e rimase a bocca aperta. In tutta la sua vita non aveva mai visto una sala così grande: dalla forma circolare, aveva un diametro di almeno cinquecento metri, e come se non bastasse era quasi del tutto vuota. Il pavimento era realizzato in quelle che apparentemente erano un tempo lastre metalliche, mentre ora le poche presenti erano piegate lungo i bordi o spezzate. Su ciascuna lastra metallica vi erano le stesse venature viste nella porta metallica poco prima, solo che queste erano sporche e vuote. Mentre nella sala riecheggiava il rumore dei suoi stivali sulle lastre il bambino si avvicinò al centro della stanza, accorgendosi che era rialzato da tre gradini piuttosto alti. Sopra di essi vi era una vecchia poltrona nera piuttosto piccola, con il tessuto strappato ed ammaccato. Dietro lo schienale il bambino vide una placca metallica circolare a cui era attaccato ciò che restava di un'asta metalicca, immobile. Esteban salì i gradini con semplicità e, superando la poltrona, notò che vi era una macchina piuttosto grossa, dalla forma simile ad un cubo con sopra una vecchia tastiera, ormai priva della maggior parte dei tasti, e da uno schermo in vetro spezzato.
    Provando a toccare uno dei tasti rimanenti Esteban vide il cubo alzarsi e scomporsi fino a diventare un tavolo metallico, dalla forma simile ad una mezzaluna, ed interamente ricoperto da tasti. Lo schermo di vetro era sparito, ed al suo posto dal cubo un'asta metallica era salita fino al soffitto della sala, andando ad incastrarsi nell'apposito spazio. Solo allora il bambino notò come l'intero soffitto a cupola era occupato da placche di vetro rettangolari, ognuna separata dall'altra da un bordo metallico. Stranamente il soffitto, l'asta e la macchina erano le uniche cose ancora in perfette condizioni nella sala, benché coperte da polvere.
    "Wow... E'... E' meraviglioso..." commentò a mezza voce Esteban sedendosi sulla poltrona, sollevando così una piccola nube di polvere e fissando il soffitto.
    "Meraviglioso, sì... Ma anche spaventoso, quando era in funzione!" commentò Isroth, sorprendendo il bambino alle spalle. Esteban con un grido balzò in piedi, accorgendosi solo ora che alla sua entrata nella stanza il Ministro era sparito.
    Ricomponendosi chiese curioso all'anziano uomo: "In che senso "quando era in funzione"? Non abbiamo mai visto una macchina così, eppure ad una prima occhiata ci sembra ancora attiva! Nonostante sembri che per accedervi sia necessario un algoritmo specifico, vista la disposizione dei tasti...".
    "Sono a conoscenza della tua grande propensione verso la scienza, Esteban, non potevo aspettarmi niente di meno da te! Sì, in effetti è tuttora attiva, ma per entrare effettivamente in funzione solo una persona ne conosce i codici esatti..." gli rispose il Ministro, sorridendogli. Detto ciò si avvicinò ai tasti del tavolo metallico, e provò a digitarne un codice con estrema precisione. Immediatamente uno schermo virtuale comparve sopra il tavolo per qualche secondo, e benché l'immagine tremasse si vedeva chiaramente la scritta "ERROR".
    "Incredibile, una macchina del genere che necessita di così tanta energia, e che altrettanta può produrne! Ma che cos'è?" esclamò vivace Esteban, con l'occhio che brillava dall'eccitazione e mentre indicava con un ampio gesto del braccio l'intero soffitto.
    Isroth lentamente si sedette sulla poltrona, e con calma gli spiegò: "Questo, mio caro ragazzo, è ciò che resta del System, la macchina più potente mai realizzata nella storia dell'uomo! Venne progettata all'inizio per creare una fonta di energia capace sia di portare benessere e ricchezza all'Impero, ed in un primo tempo così fu: la persona che la realizzò riuscì in questo intento, dimostrando la sua genialità!".
    Esteban allora fischiò dalla sorpresa, e mentre giocava con i campanellini dei due sciacalli continuò: "Accidenti, quella persona doveva essere un genio! Chi era?".
    A quella domanda Isroth sollevò il suo bastone, ed estraendo la lama nascosta al suo interno si specchiò. Come se cercasse le parole giuste per rispondere al bambino, alla fine disse: "A realizzare il System fu l'ultimo Ministro della Scienza e dello Sviluppo dell'Impero... Mio fratello minore, Icero!".
    "Icero!? Lo stesso Icero comparso oggi, quello identico a Diell? Lui?" esclamò sbigottito Esteban, smettendo di giocare con i campanellini dei due sciacalli. Inoltre, come se non bastasse, gli ritornò alla mente il quadro visto al Palazzo di Isroth: a fianco del gladiatore, stretto sulla sua gamba, quel bambino aveva circa lo stesso fisico ed aspetto del suo migliore amico, Diell. Gli stessi capelli biondi, benché meno curati e più lunghi, e soprattutto la stessa costituzione magra e sottile. Inoltre si accorse solo ora di come gli occhi di Diell erano dello stesso azzurro di Isroth: come aveva potuto non notarlo prima?
    "Sì, quell'Icero... Ed immagino che ora anche tu capisca che Diell non è mai esistito: indagando sui vostri compagni di scuola ed insegnanti mi sono arrivate le stesse risposte: Diell, dieci anni, costituzione normale, capelli neri e portati lunghi fino al collo, con una frangia sull'occhio destro, ed occhi marroni! A quanto pare per tutti questi anni ha celato le sue vere sembianze sotto mentite spoglie, ingannando persino me quando lo vidi la prima volta all'Istituto! Anche se ciò non si è verificato con te o tuo fratello, e questo è strano..." gli rispose il Ministro, grave in viso. Fece rientrare la lama all'interno del bastone, e si mise a lisciarsi i lunghissimi baffi nerastri.
    "Quindi è stato Diell a prendersi nostro fratello! Perché Lasyrindes non me lo ha mai detto? E perché ci vuole?" esclamò a raffica Esteban, incapace di concentrarsi su una singola cosa. Sembrava incapace di accettare la vera identità del suo migliore amico, e volutamente tornò a parlare di Rayshin.
    Isroth allora si alzò e puntò il bastone verso l'asta metallica della macchina, rispondendogli: "Come ti dicevo, originariamente mio fratello ed i suoi due assistenti, Gaap e Gren, realizzarono il System per produrre energia... O almeno, così Icero dichiarò! Ma il suo scopo era tutt'altro, e per quello ci sfruttò ed ingannò tutti, compreso lo stesso Imperatore... Il System in realtà era un'arma, un'arma talmente potente che al confronto l'attuale arsenale bellico dell'Impero non vale neppure la metà! Il suo scopo era quello di usare questa macchina per sovvertire l'ordine tra l'Impero e l'Other, distruggerli ed elevare una nuova persona a signore assoluto dei due mondi, ricostruendoli da zero...".
    Esteban, a quell'orribile rivelazione, deglutì e con un filo di voce chiese confuso: "Un nuovo signore della Terra e del Dunyakat... Chi aveva scelto Diell?".
    "Tu hai sempre detto di amare tuo fratello, vero? Quando sei arrivato qui da noi hai dichiarato che avresti fatto di tutto per il suo bene, vero? Ecco, mio caro Esteban, l'affetto fraterno è probabilmente uno dei sentimenti più belli esistenti, ma è facile che molte volte sfoci nella pazzia, come nel caso di Icero! Si arriva a fare anche atrocità per quella che si giustifica essere "la felicità del fratello"... Ma sfortunatamente allora per me fu troppo tardi per oppormi ad Icero! E molti ci rimisero la vita, e anche lo stesso Gren morì..." gli rispose l'anziano uomo, scurendosi in viso.
    Ogni volta che prununciava il nome del fratello, notò Esteban, la voce di Isroth tremava, come se ciò lo ferisse più di qualsiasi lama o proiettile. Era un dolore interno molto forte, lo stesso che lui aveva provato quando si era ritrovato lontano da Rayshin, solo e senza più nessuno al suo fianco."Quindi... Diell voleva fare tutto questo per te..." commentò.
    "Purtroppo sì! Anche se, come puoi vedere dallo stato del System, i suoi piani non siano andati esattamente come voleva... Per fortuna, perché altrimenti probabilmente oggi l'umanità non esisterebbe più... Era questo il principale difetto di mio fratello, la convinzione che tutto ciò che esisteva dovesse essere modificato per rientrare nella sua ottica, che fosse un tappeto o il Dunyakat!" aggiunse Isroth, sorridendo amaramente.
    Il bambino rimase un attimo in silenzio, mentre i due sciacalli volteggiavano attorno all'asta metallica. Ripensando alle parole del Ministro gli chiese: "Le cose non andarono esattamente come voleva lui?", riprendendolo.
    "Vedi, per far sì che il System colpisse entrambi i mondi mio fratello aveva bisogno di due elementi fondamentali, senza i quali la macchina non avrebbe mai potuto funzionare! Quando scoprimmo che li aveva trovati e che li avrebbe usati per il System, ci precipitammo a fermarlo: io, l'Imperatore, i Principi e... tuo padre e tua madre..." dichiarò Isroth, voltandosi verso il bambino e fissandolo, come se cercasse nel suo volto il ricordo di Inamor e Elger.
    Notando lo sbigottimento di Esteban l'anziano uomo continuò: "Ma non ce ne fu bisogno: quei due "componenti" erano più instabili di quanto Icero avesse previsto, e gli si rivoltarono contro! Per questo il suo piano fallì... E fu proprio l'errore di Icero nel non sapere controllare quei due elementi a causare il disastro di ottant'anni fa, la grande tragedia di Praga...".
    "Praga!? Il disastro in cui, nell'est del Regno Europeo, morirono più di cinquanta milioni di persone? Quella gigantesca devastazione, che fu detta essere ad opera di un meteorite, era in realtà colpa di Diell? Ma non possono esistere due elementi così distruttivi..." esclamò pallido in viso il bambino. Sapeva che parlare di quel disastro era tabù nell'Impero, e che ogni notizia in merito era riservata solo alle più alte sfere dell'Impero, ma siccome davanti a lui c'era solo Isroth poteva parlarne tranquillamente. Neppure a scuola veniva insegnata nel dettaglio, e tutte quelle che credeva essere le vere notizie su essa le aveva apprese da suo padre.
    Prima che il Ministro potesse rispondere una voce lo fece al posto suo: era una voce fredda e mellifua, come se provenisse dall'oscurità stessa: "Sì, fu colpa del tuo amico! Io e gli altri Principi usammo tutti i nostri i poteri per contenerne l'esplosione, altrimenti tutta l'Europa ne sarebbe stata distrutta!".
    Dall'oscurità che aleggiava nella sala comparve il Principe Dinef, come se la stessa oscurità si materializzasse in lui e provenisse dal suo lungo mantello nero. I capelli rossi come il fuoco gli ricadevano dietro le spalle, eccezione fatta per un ciuffo lungo la fronte, ed una piccola maschera nera gli copriva il lato sinistro del volto. Avanzando verso i due Dinef continuò: "Ed è proprio per questo che Icero è il più grande nemico dell'Impero... A seguito dell'esplosione del System ottant'anni fa non trovammo il suo corpo, e lo demmo per morto! Ma il fatto che ora sia tornato significa che in questo lasso di tempo non è invecchiato ed è sfuggito alla morte... Perciò dobbiamo impedire che torni in possesso dei due elementi tanto cercati: può ricostruire il System, ma senza essi è inutile!".
    Quando il Principe salì i gradini Isroth si inchinò doverosamente verso di lui, mentre Esteban, sudando, chiese: "E quali sarebbero questi due elementi così importanti?". Al suo fianco i due sciacalli erano ritornati sulle sue spalle, ma non sembravano essere disposti ad attaccarlo. Da quel Principe proveniva la paura, un terrore tale che Esteban ogni volta che si ritrovava in sua presenza restava zitto, a differenza degli altri che sembravano essersene abituati.
    Arrivatogli davanti Dinef allungò, da sotto il mantello, il braccio destro ed appoggiò la mano sulla testa del bambino, rispondendogli: "Sono gli stessi per cui noi siamo entrati in guerra contro l'Ordine di Yeni Aci! Non siete nient'altro che voi due, Esteban e Rayshin: ottant'anni fa Icero vi ha usati per attivare il System, ed ora vuole riprovarci!".
    "Ma è impossibile! Noi non ci ricordiamo..." cominciò a dire Esteban, ma non riuscì a finire la frase: dalla mano di Dinef fuoriuscì un anello di energia violastra, che scendendo attraversò tutto il corpo del bambino. Una volta arrivato alla punta degli stivali Esteban cadde a terra privo di sensi, e nello stesso momento i due sciacalli si trasformarono in due sottili fasci di fumo violastro: si diressero nella tasca del bambino, rientrando così all'interno della bambola.
    A quella scena il Ministro chiese al Principe, confuso: "Perché questo gesto, Principe Dinef? Tanto prima o poi lo sarebbe venuto a sapere...", spostandosi i baffi.
    "Non preoccuparti, Isroth, l'ho semplicemente addormentato! Certo, ho fatto il modo che il nostro piccolo amico veda cosa è successo ottant'anni fa, ed un po' del passato di Icero..." gli rispose tranquillo il Principe, per poi schioccare le dita. A quel gesto il corpo addormentato di Esteban si sollevò da terra, e sparì sotto il mantello di Dinef come mosso da una forza invisibile.
    Il Ministro annuì con la testa, dichiarando: "In effetti anche lui deve sapere quanto di più possibile sul nemico che affronteremo... Anche se penso sia meglio che Esteban abbia meno contatti possibili con mio fratello o il suo Ordine!".
    Dinef, dal canto suo, ribatté: "No, Isroth, non è la mossa migliore... Se vogliamo prenderci anche Rayshin, dobbiamo fare in modo che ognuno attiri l'altro il più vicino possibile, per questo l'Imperatore ha deciso che anche Esteban andrà a quella disgustosa parata nell'Other! Le possibilità che l'Ordine di Yeni Aci colpisca lì sono alte, e probabilmente non esiteranno a portarsi dietro anche il fratello maggiore!". Ciò detto il Principe scese i gradini e si diresse da dove era arrivato con estrema calma.
    "Uhm, però è necessiaro che qualcuno lo accompagni! Da solo è una preda troppo facile!" ribattè Isroth, cercando di raggiungere il Principe, ma troppo tardi: aveva già cominciato a sparire nell'oscurità della sala.
    Nonostante ciò si voltò verso il Ministro e, con il corpo quasi del tutto scomparso, ribatté cinico: "Ma certamente! Proprio per questo anche tu ed Iolos andrete alla Parata! Mi raccomando, preparatevi bene!", e detto ciò sparì definitivamente.
    L'uomo rimase in silenzio per qualche istante, e poi con un sospiro sconsolato si avviò verso l'uscita della sala, borbottando: "La storia di ottant'anni fa sta per ripetersi, con gli stessi protagonisti... Eccetto per loro due!".


    E con questo finisce il capitolo.
    Allora, ci sono un bel po' di cose in questo capitolo: Isroth ed Icero sembrano avere più di cento anni (che per il primo non è una grande sorpresa, vista la sua famigerata età :asd: ), ed entrambi erano gladiatori prima di diventare Ministri dell'Impero. Poi però Icero impazzì e tentò di distruggere l'intero mondo solo per suo fratello ottant'anni fa, sfruttando Rayshin ed Esteban (che fisicamente non sarebbero neanche dovuti esistere). Il suo piano però fallì e scomparve misteriosamente, e proprio per questo tutti si sono spaventati quando Nuk ha rivelato il suo ritorno. E come se non bastasse l'Impero considera il Dottor Gren morto nell'esplosione del System, quando invece è vivo e vegeto nell'Other a creare gli Ibridi.
    Specifico che, per quanto la volta scorsa avessi detto che con questo finiva la saga "L'Ordine del Male", ho deciso di inserirvi ancora il prossimo capitolo, in cui saremo catapultati nel sogno di Esteban e vedremo la vita di Icero ed Isroth.
    Sperando che sia stata una piacevole lettura, vi saluto :ciao: .

    P.S. Notando solo ora il precedente messaggio di Zadkal gli rispondo con:
    Attualmente la situazione di Elger ed Inamor è un po' complicata. Inoltre il potere di Lasyrindes ha dei limiti, tra cui il fatto che deve entrare a contatto con il cadavere e soprattutto che a quel cadavere non si stata sottratta l'anima, altrimenti è impossibilitato a riportarlo in vita.
    Ma tanto la cosa verrà spiegata più avanti (tipica vaga spiegazione :asd:).
     
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