Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Ok, mi scuso per non aver risposto a Zadkal e per non aver pubblicato il capitolo ieri sera, ma sono stato lievemente impegnato.
    Ma non perdiamoci in stupidaggini cari lettori, e passiamo al riassunto del precedente capitolo. Dopo aver clamorosamente perso contro Louis, Rayshin ha deciso di unirsi all'Ordine di Yeni Aci. La sua scelta però non è dovuta da motivi etici quali rispettare la parola data o roba simile, ma solo per ottenere la forza ed i mezzi necessari per recuperare suo fratello minore dalle malvagie (?) grinfie di Lasyrindes. Quindi lo Ierofante è comparso nel mezzo di una riunione tra Lasyrindes ed i rappresentati dell'Other, e dopo essere uscito ancora vivo dopo un devastante attacco ha svelato la sua vera identità: egli non è altri che Icero, l'ultimo Ministro della Scienza dell'Impero, e che tramò contro il mondo intero anni fa. E che soprattutto vuole sfruttare i poteri di Rayshin per il suo scopo.
    Oggi andiamo avanti e vediamo la reazione di due persone a questa rivelazione: precisamente Lasyrindes e lo stesso Rayshin.


    CAPITOLO 30 – RINASCITA

    Martedì 7 Novembre - Ore 13:30 - La Capitale, Impero di Sonsuza

    Dopo la fine del suo incontro l'Imperatore si era diretto, a passo spedito, verso la Sala in cui si incontrava ogni giorno con gli altri cinque Principi. Nel mentre era seguito dal fedele Isroth, che a dispetto dell'età avanzata e del fisico scarno riusciva tranquillamente a seguire il suo passo, e dal Ministro Monold, che invece aveva il viso paonazzo e la fronte bagnata di sudore.
    Quando il grasso uomo cominciò ad ansimare pesantemente Lasyrindes si fermò di colpo e si voltò verso di lui, ordinando: "Monold, non è necessario che tu mi segua, vai pure!", per poi liquidarlo con uno stizzito gesto della mano.
    Il Ministro allora si inchinò rispettosamente, benché il grasso ventre gli diede qualche complicazione, verso l'Imperatore salutandolo: "Buona giornata, Sommo Imperatore!", rivelando un forte accento russo.
    A quelle parole Lasyrindes riprese a camminare seguito da Isroth, mentre Monold si asciugava il sudore con uno spesso fazzoletto marrone e spariva dietro una colonna.
    I due allora salirono un'alta scalinata, seppur più piccola e meno ripida rispetto a quella dell'Abazia, per poi ritrovarsi su un lungo porticato all'aperto. Sottili colonne in pietra intervallavano i lati del porticato, terminando con un capitello a forma di fiore: tale capitello poi saliva con i petali fino al soffitto, decorato con un lungo dipinto barocco raffigurante figure angeliche in lotta contro figure demoniache. Alla sinistra dei due uomini c'era il vuoto, o meglio un gigantesco cortile costituito da lastre di pietra bianca concentriche, e dopo ciò vi erano soltanto alberi ed arbusti di una foresta, fitta e particolarmente oscura. Alla loro destra invece, ad alcuni metri di distanza era presente una facciata del Palazzo dell'Imperatore, che altra non era che quella della sala lasciata pochi minuti prima.
    Davanti all'Imperatore, dopo aver percorso quel porticato, c'era una grande porta realizzata con la combinazione di moltissimi pezzi di vetro colorati, e le due ante erano unite tra di loro da filamenti di metallo nero a forma di fiori. Quando Lasyrindes si avvicinò quei pezzi di metallo si ritirarono verso il centro delle due ante, formando due rose stilizzate, ed il portone si aprì da solo.
    I due uomini entrarono dunque nella Sala in cui l'Imperatore si incontrava con i Principi, soltanto che questa volta la visuale era molto diversa. La Sala circolare era decorata lungo i bordi da alti candelabri, sui quali bruciavano candele in cera rossa, benché la luce che emanavano era molto più forte di qualsiasi candela esistente. Inoltre erano presenti anche piante alte e tavolini ornamentali, benché fossero inutilizzati.
    Il centro della Sala era invece occupato da un gigantesco blocco di marmo dalla forma circolare, alto circa cinque metri e perfettamente levigato. Dal pavimento salivano sei scale, realizzate anch'esse in marmo bianco, che permettevano di salire il blocco e di raggiungerne così la cima.
    Arrivato davanti alla scala più grande e sfarzosa Lasyrindes piegò leggermente le gambe e spiccando un salto atterrò senza alcun problema sulla cima del blocco, mentre invece il Ministro Isroth dovette salire con tranquillità gli scalini.
    La cima del blocco non era occupata che dal tavolo esagonale attorno al quale i Principi e l'Imperatore si riunivano, ed i rispettivi Troni. Lasyrindes era atterrato sul suo Trono, mentre Isroth prese posto alla sua sinistra, in piedi. Solo allora il Ministro notò che non erano gli unici attorno al tavolo.
    Alla sinistra dell'Imperatore, oltre il Trono vuoto di Rael, era seduta una donna: i lunghi capelli castani erano raccolti in una coda dietro la testa, mentre due trecce sottili le scendevano lungo le spalle. Gli occhi neri erano sovrastati da un perfetto e curatissimo trucco viola, e sotto l'occhio sinistro presentava uno strano simbolo, costituito da alcuni quadrati e rombi.
    Il collo e le spalle erano scoperte, e la donna indossava una vistosa collana dorata e decorata con alcune gemme, in sintonia con i vistosi orecchini. Se ne stava elegantemente seduta sul suo Trono con le gambe incrociate, e salutò con la mano il Ministro: "Buongiorno Isroth! Il tempo passa ma sei sempre molto affascinante!".
    "Ehm... La ringrazio del complimento, Principessa Lisanna... Credo..." borbottò imbarazzato il Ministro in risposta, arrossendo: aveva sempre trovato imbarazzanti le maniere lascive con cui lei si rivolgeva agli uomini, se non fuori luogo. Ma sapeva benissimo che la sua posizione non gli permettevano di mancare di rispetto ad una Principessa. E come se non bastasse, nonostante i suoi bizzarri comportamenti, era di una bellezza tale da togliere il fiato ad ogni uomo.
    La donna sorrise ed e si mise a controllare le lunghe unghie della mano destra, rispondendo: "Oh, per favore! Lisanna è un nome così fuori moda, ora come ora... In attesa di trovarne uno nuovo più bello, chiamami con il mio vero nome!".
    Per scongiurare un possibile proseguimento di quella conversazione, Lasyrindes intervenne con una certa rabbia: "Tinari, dove accidenti sono gli altri!? Per come stanno andando le cose dovrebbero già essere qui!".
    La Principessa Tinari allora interruppe la sua seduta di manicure e si voltò verso l'Imperatore, spiegando: "Oh beh... Allora, se non erro Aion è andato a rapinare il chiosco dei gelati qui davanti... Rael è andato a fare una passeggiata, vista la bella giornata... Dinef invece si è chiuso nella nostra Biblioteca... E poi l'altro starà sicuramente oziando come suo solito...". Mentre parlava contò con la mano i Principi che elencava, come per assicurarsi di non dimenticarne nessuno.
    "Argh! Quegli idioti stanno bighellonando in giro quando io sono in un gigantesco oceano di guai! A volte credo che dovrei destituirli e metterne di nuovi!" sbottò l'Imperatore, battendo il pugno sul tavolo con rabbia.
    Tinari alzò con nonchalance le spalle, come se non vedesse il problema, ed aggiunse: "Oh, ma io ci sono! In realtà ero qui per quell'affascinate cameriere del quarto piano... Ma oggi non c'era! Che disgrazia...", e poi si rabbuiò.
    Nei momenti successivi entrambi rimasero in silenzio: Lasyrindes batteva convulsamente le mani sul tavolo e sussurrava qualcosa tra i denti, simili a maledizioni sugli altri Principi; Tinari invece stava ancora fantasticando su quel cameriere.
    "Ehm... Mio Signore, che cosa intendete fare con... Icero?" chiese allora Isroth, sia per spezzare quell'imbarazzante silenzio, ma anche perché era un timore che lo attanagliava da prima. Inoltre, se le parole del bambino erano vere, la situazione era decisamente grave, se non di più.
    A quella domanda l'Imperatore sospirò, cercando di calmarsi. "Quello che ho detto che faremo! Troveremo lui ed il suo dannato branco di imbecilli, e li distruggeremo! Siamo entrati in guerra per questo, no?" esclamò allora, benché il suo tentativo di controllarsi non ebbe gli effetti sperati dal Ministro.
    Avvicinandosi al Trono di un passo il Ministro Isroth cominciò a dire: "Eppure ritengo che ora come ora noi dovremmo...", ma la sua frase fu ben presto interrotta da un'altra sfuriata di rabbia di Lasyrindes.
    "Non mi importa! Voglio vedere quella gente marciare in catene per tutte le strade dell'Impero! Voglio vedere le loro braccia amputate, le teste spiccate dal busto e le loro viscere essere date ai cani! Farò incidere monumenti alla mia vittoria, farò scrivere e studiare tutto questo nelle pagine della Storia!" sbottò l'Imperatore, con un brusco gesto di mano che fece tornare Isroth in silenzio.
    Solo allora la Principessa si riprese dai suoi sogni ed osservò con sottile ironia: "Vorresti dire che farai incidere monumenti alla tua vittoria E quella dell'Other, vero Sommo Lasyrindes? In fin dei conti siamo alleati, ciò che succede a noi succede anche a loro...".
    "Al diavolo! Quella stupida Seref si crede tanto forte nel suo amato Other, crede che nulla possa intaccare le sue coste! Ma quando questa guerra sarà finita, non appena tutti i membri dell'Ordine saranno catturati... Attaccherò l'Other con la più potente flotta mai vista, nulla potrà fermarci! Nulla!" rispose l'Imperatore, battendo più volte la mano sul tavolo. La sua faccia ora era paonazza, ed un ciuffo di capelli gli ricadeva spettinato sulla corona.
    "Sì sì..." rispose svogliatamente Tinari, come se non credesse particolarmente sulla possibilità di realizzo dell'idea di Lasyrindes. Subito dopo infatti aggiunse sottovoce: "Sarebbe più facile far crescere un fiore sulla Luna, che mettere piede sulle spiagge dell'Other!".
    Solo allora, deglutendo, Isroth aggiunse debolmente: "Sommo Lasyrindes... Non deve dimenticarsi che ora mio fratello ha... Ha, ehm, risvegliato i poteri di Rayshin, a quanto sembra...".
    A quell'osservazione Lasyrindes sgranò gli occhi, e si alzò subito in piedi gridando verso Isroth: "Lo so! Lo so! Io so tutto! Ma credi che solo perché quel dannato moccioso abbia accesso ai poteri di Rayshin possa costituire una minaccia!? Che possa fermarmi!? No! No! Non potrà mai, mai farlo: non c'è riuscito ottant'anni fa, e non ci riuscirà ora!".
    "Perché quando si arrabbia diventa sempre così intrattabile?" pensò afflitto il Ministro quando l'Imperatore finì di gridare. Nei momenti in cui perdeva la calma Lasyrindes diventava intrattabile, e se l'altro non fosse stato Isroth ma chiunque altro a quest'ora sarebbe già steso a terra da un pugno. Il Ministro però non si fece intimorire come prima e disse: "Ma, Sommo Lasyrindes, con i poteri di quel ragazzo Icero può costituire una minaccia ben più temibile del System di ottant'anni fa... E se mai mettesse le mani anche su Esteban...".
    "Il passato è passato, morto e sepolto! Non mi importa di quello che è successo ottanta o cento anni fa, a me importa solo il futuro! Io sono il futuro! Io ho unificato tutti i popoli di tre continenti, quelli che la tua gente chiamava Europa, Asia e Africa! Io ho creato un unico popolo unendo bianchi, gialli e neri! Io ho dato ricchezza e prosperità a tutti quei miserabili imbecilli che ogni giorno vivono le loro felici vite! Io ho creato il futuro del tuo mondo, e non permetterò che tuo fratello minore ci faccia tornare al passato! Mettitelo bene in testa!" sbottò Lasyrindes, afferrando per la sciarpa Isroth con rabbia e gridandogli direttamente in faccia.
    In tutti i suoi anni di servizio all'Imperatore Isroth non lo aveva mai visto così arrabbiato. Era chiaro che, per quanto affermasse di avere la situazione sotto controllo, anche Lasyrindes si era reso conto del pericolo costituito da Rayshin nelle mani di Icero, ma non voleva assolutamente darlo a vedere. Per questo motivo il Ministro sapeva che sfogandosi con lui Lasyrindes stava semplicemente sfogando tutta la sua consapevolezza di essere impotente, in quella situazione.
    Dal canto suo Lasyrindes vide il suo riflesso negli occhi di Isroth, e capì di aver esagerato troppo. Lasciò quindi andare Isroth, e gli sistemò la sciarpa com'era prima che lo afferrasse, borbottando: "No no, resta calmo... Hai la situazione sotto controllo...".
    Dette quelle parole si sedette lentamente sul suo Trono, prendendo in mano il suo scettro e fissando silenziosamente le sei grandi gemme che ne decoravano la punta. Con un sospiro disse: "Pff... A quanto pare un altro problema sta per arrivare... Oggi è proprio una giornata no!", per poi sorridere amaramente.
    "Che cosa intendete dire, Sommo Imperatore?" chiese confuso il Ministro Isroth, mentre anche Tinari allungava la testa per sentire meglio.
    Ben presto la curiosità di entrambi fu soddisfatta quando Lasyrindes indicò la sua destra: a fianco del trono comparvero, sospesi a mezz'aria, due campanellini dorati, avvolti in un grosso fiocco rosso. Subito dopo i lembi del fiocco si allungarono fino a raggiungere un metro e poco più di lunghezza, aumentando contemporaneamente di larghezza, e girarono in senso orario. Quando il giro fu completo il fiocco si era già sdoppiato, ed i due avevano avvolto il collo di due sciacalli violastri evanescenti, mentre una figura era comparsa in mezzo a loro: Esteban.
    Il bambino indossava il suo consueto vestito, ma piuttosto che essere bianco come la neve ora era nero scuro, ed i fiocchi che ne decoravano le braccia e la parte bassa erano grigi. Il vestito non era più chiuso sulle gambe, rivelando un paio di pantaloncini corti sempre neri, mentre dal ginocchio in giù c'era un paio di stivali alti e neri, con un piccolo tacco.
    Il bambino ora portava i lunghi capelli raccolti in una coda spettinata da un curioso cerchio di cristallo verdastro, mentre la frangia gli ricadeva sulla fronte coprendogli in parte l'oggetto sull'occhio destro.
    "Lasyrindes! Perché è comparso Diell alla riunione? Che significa che ora ha risvegliato i poteri di nostro fratello?" chiese subito il bambino, senza accennare alcuna forma di rispetto o formalità verso i presenti, incluso Lasyrindes. Nel mentre i due sciacalli sorridenti volteggiavano silenziosi nell'aria, fissando la Principessa che rispose con un saluto della mano.
    Guardando ora il bambino Isroth pensò: "Accidenti... Il volto è sempre lo stesso ma è così cambiato... Che tristezza...".
    "Ohi ohi ohi... Mio piccolo Esteban, è sempre un piacere vederti!" lo salutò ironicamente l'Imperatore, siccome il bambino non si era sognato minimamente di salutarlo.
    "Allora? Che cosa è successo a Rayshin? Diccelo!" chiese ancora Esteban, imperterrito. Se si era degnato di arrivare in quella sala era unicamente per sapere cosa era successo a suo fratello, non certo per rendere gli omaggi a Lasyrindes.
    L'Imperatore sospirò sconsolato, pensando tristemente: "Eh, l'arroganza dei giovani d'oggi! Ma infondo va bene così, per ora... Uh uh...". Subito dopo si rivolse ad Isroth dicendogli: "Caro Isroth, che ne diresti di fare il punto della situazione al nostro giovane amico? Sono certo che tu sei la persona più adatta per questo! Ed inoltre... Fagli vedere quella cosa...".
    "Oh... Come desiderate, Sommo Imperatore!" rispose Isroth preso alla sprovvista, ma che nonostante tutto si inchinò doverosamente verso l'Imperatore. E subito dopo allungò il braccio verso Esteban, dicendo: "Vieni pure Esteban!".
    "Ma anche no! Non abbiamo tempo per queste cazzate! Non ci importa né dello Ierofante né della vostra guerra! Lasyrindes, cosa sai?" rispose arrabbiato il bambino, scostando maleducatamente la mano di Isroth ed avvicinandosi all'Imperatore. Nel mentre i due sciacalli ringhiavano verso il Ministro, tanto da fargli stringere il suo bastone tra le mani ossute.
    Solo allora il bambino si accorse dell'occhiata che Lasyrindes gli aveva rivolto: era un'occhiata del tipo: "O fai quello che ti dico o ti riduco in cenere seduta stante!". Per quanto Esteban non rispettasse Lasyrindes, sapeva benissimo che la sua autonomia era molto limitata, e che non aveva speranze contro di lui.
    Per cui indietreggiò silenziosamente e si avvicinò al Ministro, sussurrando: "Ci scusi... Andiamo pure!", e detto ciò cominciò a scendere le scale dietro al trono di Lasyrindes, con i tacchi degli stivali che risuonavano della stanza. I due sciacalli allora smisero di ringhiare e seguirono il bambino, continuando a fissare le tre persone attorno al tavolo.
    "Uff..." borbottò stanco Isroth, per poi rivolgere i doverosi omaggi sia all'Imperatore che alla Principessa Tinari, i quali lo salutarono amichevolmente con la mano. Fatto ciò il Ministro raggiunse il bambino ed entrambi uscirono dalla sala, in silenzio.
    Rimasti soli Lasyrindes si rivolse alla donna, ordinando: "Tinari, raggiungi tuo fratello, il Principe dell'Acqua, e digli che stavolta tocca a lui andare nell'Other per quell'evento! E che non ammetto repliche, d'accordo?".
    La donna quindi si alzò, sistemandosi il lungo vestito marrone e le fasce che potava lungo i fianchi: sotto il vestito la donna portava una stretta gonna nera, divisa in due parti, mentre sopra il vestito marrone si apriva diventando più grande dietro. Due fasce nere, annodate sul ventre e decorate da rifiniture sottili in stoffa dorata decoravano la veste.
    La donna quindi piegò con eleganza il capo verso Lasyrindes, e si dissolse in un vortice di sabbia, sparendo così dalla sala.

    ---


    Ore 13:40 - Kalesi

    Rayshin si era accomodato su una sedia davanti alla scrivania dello Ierofante, e si massaggiava convulsamente la fronte con la mano destra. Si era tolto i guanti neri, ed ora le sue mani bluastre ed artigliate erano completamente visibili: nel vederle la prima volta lo stesso Louis emise un fischio di interessamento.
    "Quindi... Fammi ricapitolare la situazione... Tu non sei Diell ma in realtà sei Icero, giusto?" domando allora il ragazzo, dopo aver passato i precedenti minuti in silenzio.
    Dall'altra parte della scrivania Icero era tornato sul suo trono, ma non si era ancora cambiato. Come risultato il sangue sui suoi vestiti era caduto sul pavimento, anche se le ferite si erano già rimarginate. Alla domanda del ragazzo il bambino annuì sorridendo.
    "E saresti lo stesso Icero che ottant'anni fa si ribellò all'Impero per motivi mai chiariti, e che dopo la sua scomparsa fu colpito dalla "damnatio memoriae", proibendone il ricordo?" chiese ancora Rayshin, appoggiando entrambe le mani lungo le gambe.
    Anche a quella domanda il bambino rispose con un sì convinto.
    "Ed ora sei appena andato dall'Imperatore e dagli Ambasciatori dell'Other per trascinare il tuo Ordine e me in una guerra?" domandò ancora Rayshin, mentre le sue spalle tremavano leggermente.
    Icero annuì anche quella volta, scherzando: "Sei impressionato caro Rayshin, eh? Hai visto come sono stato monello, eh?".
    Per tutta risposta Rayshin si alzò di scatto e lanciò in aria la scrivania, gridando infuriato: "Impressionato un corno! Sei un idiota, un mostro, uno stupido! Se pensi che io possa credere ad una storia del genere, sei completamente fuori strada! Per chi mi hai preso, per un allocco!? Le tue azioni non hanno nessun senso!".
    Nel vedere quella reazione Icero si spaventò emettendo un guaito, accucciandosi sulla sua sedia: tra poco sarebbe stato schiacciato da diversi chili di legno, e ciò non era previsto.
    A qualche metro di distanza Delver sospirò svogliato, e sollevò la mano destra: immediatamente centinaia di fili del Dadoducco fermarono la scrivania a pochi centimetri dalla faccia di Icero, ed altri invece bloccarono i vari fogli ed oggetti che sarebbero caduti a terra. Fatto ciò Delver abbassò la mano, ed i fili riportarono a terra la scrivania, sistemando persino i documenti su di essa.
    "Ma cosa..." esclamò Rayshin, per poi vedere i fili di Delver: erano pressoché invisibili, e solo con il riflesso della luce il ragazzo potè vederne la lunghezza ed accorgersi da quale punto venivano. Ma prima che potesse aggiungere altro Delver mosse il dito indice su e giù: ad ogni suo movimento il calamaio di Icero colpiva la faccia di Rayshin come una pallina rimbalzante, sollevandosi dalla scrivania e poi tornandoci.
    "Uffa, sempre così con i nuovi arrivati..." borbottò affranto il Dadoucco, per poi smettere di colpire Rayshin e richiamare i suoi fili: si udì un sibilo nella sala, e poi i fili rientrarono all'istante nella sua manica.
    Dal canto suo per Rayshin essere picchiato da un calamaio fu un'esperienza poco piacevole. Del sangue nero gli usciva dal naso e dal labbro, e quando l'oggetto si fermò il ragazzo si risedette esausto sulla sua sedia, ansimando: "Ahi ahi... Ma come ci è... riuscito...".
    "Bene, caro Rayshin! Ora sai un po' più di cose su di me, ma infondo essendo io il tuo capo ciò è più che normale... Come mi piace parlare di me... Comunque, è tempo di passare a questioni molto più importanti!" esclamò allora Icero: nel vedere scongiurato il pericolo aveva ripreso padronanza di sé, ed ora cercava di dare l'idea, malamente, di aver sempre avuto la situazione sotto controllo. Aveva comunque incrociato le braccia appoggiando i gomiti sulla scrivania, ed ora fissava Rayshin dritto negli occhi. O meglio, nell'occhio.
    A quella dichiarazione il ragazzo, che aveva notato che il sangue aveva subito smesso di colare, deglutì. "Che accidenti può volere ancora questo pazzo!?" si chiese spaventato, mentre aspettava che Icero continuasse a parlare.
    "Ora... Come hai visto siamo entrati in guerra, e per questo grande grande grande evento dobbiamo essere preparati! E' pur sì vero che è impossibile per noi perdere... Ma ciò non toglie che la situazione va presa con la dovuta serierà! E qui viene il nostro primo grande problema!" continuò infatti il bambino, battendo il dito sul legno alla fine della frase. Subito dopo indicò proprio Rayshin, che trasalì.
    "Che... cosa intenti per problema, Die... ehm, Icero?" chiese affranto Rayshin. Nonostante non gli avesse fatto nulla Icero riusciva a sfinirlo anche solo parlando. C'era qualcosa nella voce perennemente allegra ed allo stesso tempo irritante che toglieva al ragazzo ogni forza: si chiese quindi come gli altri membri dell'Ordine potessero sopportarlo.
    Il bambino allora batté le mani ed esclamò: "Sei tu in nostro grande problema, caro Rayshin! Non sei assolutamente preparato per questa guerra, sia sul piano fisico che sul piano da duellante! Se ora ti facessi affrontare seriamente a duello un qualsiasi Ministro dell'Impero riusciresti a durare due turni, volendo essere ottimisti! Ricordi quando hai affrontato mio fratello maggiore, vero?".
    Nel sentirsi ripreso per le sue abilità Rayshin arrossì imbarazzato, ma non ribatté. Era ormai consapevole della sua impotenza rispetto agli avversari che d'ora in avanti si sarebbe trovato davanti. Isroth stesso si era trattenuto nel duello ed era comunque riuscito a demolire ogni mossa di Rayshin ancor prima di Evocare la sua carta più potente. E benché Isroth fosse, tra gli attuali Ministri, quello più forte neppure contro gli altri avrebbe potuto fare meglio.
    Cogliendo l'imbarazzo di Rayshin Icero continuò sadicamente a fargli presente le sue debolezze, aggiungendo: "E vogliamo parlare dei veri combattimenti? Senza Irene Louis ti avrebbe ucciso senza alcuno sforzo, e tu non avresti potuto alzare un dito su di lui! Se ora affrontassi uno qualsiasi dei Principi loro ti ridurrebbero in briciole prima ancora che tu possa dire: "Sono morto!"! Ora come ora chi potresti battere? Uhm...", e si fermò all'improvviso. Non aveva la più pallida idea di come completare la frase.
    Si voltò in cerca di aiuto verso Louis e Delver, gridando con lo sguardo un'intervento in suo soccorso. I due vennero colti alla sprovvista, ma dopo pochi istanti Delver rispose: "Beh... A quanto ne sappiamo dopo il suo... incidente.... Gren usa soltanto i suoi Ibridi per attaccare! Per cui eventualmente in uno scontro uno contro uno forse il ragazzo potrebbe vincere! Credo...".
    "Bah, Gren era ed è troppo intelligente per lanciarsi in una sfida che sa di non poter vincere! Comunque, non è questo il punto... Capisci quello che voglio dire caro Rayshin? Nelle tue attuali condizioni non potresti mai recuperare Esteban!" rispose allora Icero, lasciando perdere la spinosa questione.
    Dal canto suo Rayshin rimase silente. Non aveva idea di come un Principe combattesse, e non sapeva neppure chi era questo fantomatico "Gren", ma se lo stesso Ierofante ne parlava così... Indubbiamente era vero. Per questo chiese a mezza voce: "E tu... Che cosa faresti per risolvere questo "grande grande grande problema"?".
    Icero si aspettava quella domanda, ed infatti sorrise a trentadue denti. Allungò quindi il braccio verso Rayshin chiedendogli: "Caro Rayshin, che ne diresti di farmi vedere il tuo Deck?".
    Per quando lo sguardo di Icero, ed ancora meno il suo sorriso non lo facesse sentire a suo agio, Rayshin obbedì: materializzò quindi in suo Duel Disk, e porse le sue carte al bambino.
    Nel riceverle Icero le fissò una per una, sorridendo divertito. Dopo averle controllate tutte, le prese con entrambe le mani e le strappò in un colpo solo. Mentre i resti delle carte ricadevano sulla scrivania si pulì le mani soddisfatto.
    "Eh... Ehi... Ma... Che... Tu... Le mie..." riuscì a borbottare Rayshin, ma senza formulare una frase di senso compiuto. Nel vedere le carte che gli erano state donate fin da bambino da suo padre strappate, e con le quali era cresciuto, anche il suo cuore si strappò. Ma subito dopo esso si accese per la rabbia, ed il ragazzo serrò i pugni, ferendosi da solo con le sue stesse unghie.
    Captando la rabbia di Rayshin in bambino si portò l'indice alla bocca e gli fece segno di restare zitto, e poi abbassò lo sguardo: le vecchie carte di Rayshin si dissolsero in una piccola esplosione di luce bianca, ed al loro posto rimasero solo cenere.
    "Innanzitutto non usare le carte plagiate dai poteri di Lasyrindes, caro Rayshin! Altrimenti sarai sempre sotto la sua influenza, e lui potrà controllarti! Vedilo come una sorta di... disinfestazione, eh eh!" spiegò Icero, mentre gettava la cenere sul pavimento.
    Nel sapere che l'Imperatore controllava le sue carte, seppur non capendone ancora il modo, a Rayshin si formò un nodo alla gola: perché un sovrano così aperto come Lasyrindes controllava le carte dei suoi sudditi? Ma piuttosto che trasformare in parole la sua domanda chiese invece: "Ed ora... con quali carte dovrei duellare?".
    Icero allora si alzò dalla sua sedia e si avvicinò a Rayshin, appoggiandogli una mano sporca di sangue quasi del tutto solidificato sulla spalla, evitando i corni che spuntavano, e rispondendo: "Di certo non te le fornirò io, caro Rayshin! E neppure potrei, mio caro: questo è un compito che spetta a te!".
    "Che... che stai dicendo, Icero?" chiese confuso Rayshin, alzandosi a sua volta.
    A quella domanda Icero sorrise allegramente come suo solito, e schioccò le dita. Dal mantello del bambino uscì una folta coltre di tenebre che cominciò ad avvolgere tutta la sala, come una macchia.
    Il ragazzo indietreggiò spaventato: nel vedere quella cosa gli ritornò alla mente il ricordo dei corpi dei suoi genitori immersi nell'oscurità, e si voltò verso Icero dicendo: "Ehi, che diavolo...", ma si fermò: il bambino lo salutò con un gesto della mano, e poi si dissolse in una moltitudine di particelle di luce bianca.
    Mentre il buio saliva sempre di più il ragazzo si voltò disperato verso Delver e Louis, ma riuscì appena a vedere il saluto divertito del Dadoducco prima che lui si dissolvesse in particelle dorate, portando con sé Louis.
    Solo allora l'intera sala piombò nell'oscurità, e tutti i suoni sparirono. Il ragazzo riusciva solo più a sentire il proprio stesso respiro, ma per tutto il resto si trovava immerso in un'oscurità senza fine, da solo.
    O meglio, rimase da solo per poco: la voce di Icero, rimbombante, gli disse: "Vuoi un Deck? Ebbene, scegli quello che più ti aggrada tra di loro! Anche se solo uno di loro sarà quello per te... Gli altri invece tenteranno, beh, di mangiarti... Nella migliore delle ipotesi! Buon divertimento, caro Rayshin!" e si zittì.
    "Aspetta, Icero! Loro chi? Dove sono? Ehi!" chiese di fretta il ragazzo, voltandosi da tutte le parti per trovare il bambino. Ma Icero era davvero sparito, anche la sua allegra voce.
    Ma prima che potesse restare troppo tempo da solo una luce rossastra comparve alle sue spalle, e si voltò: un globo di energia bianca, che però risplendeva lungo i bordi di rosso, era comparso. E subito dopo di lui ne comparvero altri, fino a diventare centinaia.
    "Ma cosa..." si chiese ad alta voce il ragazzo, indietreggiando. Solo allora si accorse che le venature nere del suo corpo avevano cominciato a risplendere di luce azzurra, come successo nel primo scontro con Louis. Si formò di nuovo quell'inquietante figura verdognola a forma di teschio, e dalla sua bocca fuoriuscirono i due "cani", Kibir ed Hamset.
    "Ohi ohi ohi, Padroncino! Inizia una festa senza invitarci? Dovrebbe diventare più educato... l'eduzione è una grande Virtù, che le s'addice perfettamente!" ironizzò Kibir, volteggiando attorno al ragazzo.
    Deglutendo nel vedere di nuovo quelle strane creature parlanti Rayshin chiese: "E voi due cosa ci fate qui?". La situazione stava già diventando assurda anche senza le continue riprese di quelle creature, con grande imbarazzo del ragazzo.
    Prima che i due potessero rispondere una figura nerastra fuoriuscì all'improvviso da uno di quei globi, ingrandendosi a vista d'occhio in pochi secondi. Ancora prima di stabilizzarsi la creatura si fiondò su Rayshin, che essendo colto di sorpresa non poté che emettere un inutile: "Uh?".
    Per sua fortuna Hamset fu più veloce della creatura, ed in un istante compì un giro attorno alla creatura, lasciando una scia evanescente al suo passaggio: come un anello circolare la scia tagliò in due il corpo della creatura, che cadde pesantemente a terra immobile.
    Ma il cane non si fermò lì: dopo l'attacco si diresse verso il globo da cui era fuoriuscito quella creatura, e lo addentò con le zanne. Al tocco con i denti del cane il globo si dissolse in polvere, cadendo dalle mascelle di Hamset. Nello stesso momento anche la creatura si dissolse in polvere.
    "Uhm, quello era Arcidemone Cavaliere Ombra... Beh, vuol dire che non sono gli Arcidemoni, Padroncino!" esclamò Kibir, prima di seguire l'esempio di Hamset e fiondarsi su un globo alle spalle di Rayshin dal quele stava per emergere un'altra figura nera.
    "Padroncino, però non resti immobile così, collabori anche lei! Veda di trovare un globo che non vuole ucciderla, ed uccida chi la vuole uccidere! Semplice, non le pare?" aggiunse allora Hamset, sollevando il viso canino verso il ragazzo.
    "Ah... Ehm.. Beh, va bene!" esclamò Rayshin, per poi fissare le sue mani e le sue unghie. Senza che se ne accorgesse il suo occhio brillo di luce rossastra, e seguì i due cani.


    E così finisce il capitolo, e mi scuso per l'eventuale eccessiva lunghezza.
    Allora, avete assistito all'allegra sfuriata di Lasyrindes, ed avete anche conosciuto l'ultimo Principe dell'Impero, o meglio "Principessa": Tinari, che nei precedenti capitoli era sempre apparsa in forma di sei rocce fluttuanti. Inoltre è tornato Esteban, e sembra proprio che ora sia entrato in familiarità con Lasyrindes, tanto da dargli del tu e non rispettandolo. Eh, quel bambino...
    Dal canto suo Rayshin le ha prese sonoramente da un calamaio assassino, ed ora si trova da solo a cercare quello che Icero ha inteso come "il suo vero Deck". Ai suoi ordini ed in sua difesa ci sono anche Kibir ed Hamset, anche se è chiaro che dovrà essere il ragazzo a chiarire definitivamente in problema.
    Infine, pare che tra poco ci sarà un misterioso evento nell'Other in cui è richiesta la presenza persino di un Principe.
    Cosa succederà? Se vi interessa, vi do appuntamento a domenica, con il prossimo capitolo.
    Buona serata a voi.
     
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407 replies since 1/11/2013, 14:37   8588 views
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