Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Proseguiamo con il nuovo capitolo, cari lettori.
    Nell'ultimo ci siamo spostati a vedere che cosa è successo ad Esteban, ed abbiamo appreso che ora è sotto il controllo dei due Sciacalli fuoriusciti dalla sua bambola, che hanno preso il controllo della sua mente e deciso di "sfruttare" l'Impero e tutto ciò che potranno per ritrovare e salvare Rayshin. Ovviamente la situazione è subito stata colta al volo da Rael, che benché non sappia del doppio fine di Esteban, l'ha portato con se per andare dall'Imperatore.
    In questo capitolo torniamo da Rayshin, e ci resteremo per un po'. Vediamo cosa gli è successo dopo che ha perso i sensi.


    CAPITOLO 26 – ACCOGLIENZA DELLA "COSA"

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    "Eh... Padroncino, a volte siete un po' deboluccio! Dovreste nutrirvi di più!" esclamò sarcasticamente una voce nell'oscurità, per poi ridere lievemente. All'udire quella stridula risata, così fastidiosa ed al contempo familiare, Rayshin aprì subito gli occhi.
    Non gli servì a molto in verità, siccome la stanza in cui si trovava era avvolta nell'oscurità, e di conseguenza non riuscì a scorgere nulla. Assonnato riflettè confusamente: "Dove... Dove diamine mi trovo?", per poi passarsi una mano sulla fronte. Avvertiva sotto di se un qualcosa di particolarmente morbido, mentre il corpo era coperto da una pesante coperta, e capì ovviamente di trovarsi disteso su un letto. Portando anche l'altro braccio fuori dal letto, rimase qualche istante immobile a pensare.
    "Uhm... Che sogno orribile... Lyedar ed Ofelia erano Ibridi, Diell era lo Ierofante... Bah!" pensò lentamente il ragazzo, scostando le coperte e scendendo dal letto, come faceva ogni mattina: in questo modo riuscì a distinguere i contorni del letto su cui si trovava pochi istanti prima e dei mobili vicini, notando che la disposizione era proprio quella della sua camera.
    Coprendosi con la mano uno sbadiglio il ragazzo commentò: "Uff... Oggi Irene non c'è, altrimenti mi avrebbe svegliato lei... E per di più non mi ha preparato la colazione, accidenti!", mentre con dispetto notò che sul comodino non era presente la sua consueta tazza di tè fumante.
    Passandosi svogliatamente una mano nei capelli, il ragazzo si diresse verso il fondo della sala, dove sapeva che c'era il suo armadio con dentro tutto l'occorrente per prepararsi alla giornata. Camminando a passo spediti, sapendo orientarsi in una camera così familiare, Rayshin passo davanti ad uno specchio a grandezza d'uomo, la cui cornice dorata splendeva lievemente nel buio della stanza. Gettando un'occhiata rapida al proprio riflesso, il ragazzo ci passò rapidamente oltre come se non fosse successo nulla.
    Ma dopo pochi istanti realizzò l'immagine che aveva appena visto nello specchio, e di colpo si voltò verso esso: avvicinandosi tanto quanto gli permise di scorgere chiaramente la propria immagine, cacciò un grido e cadde all'indietro, pallido in viso.
    Lo specchio rivelava un ragazzo con le mani ed in apparenza anche le braccia di pelle blu scuro, quasi confusa con il buio, e soprattutto terminanti con unghie a punta di media lunghezza. Abbassando lo sguardo, il ragazzo constatò che anche i suoi piedi versavano in condizioni simili, e con orrore si alzò velocemente da terra: in tutta fretta si sbottonò e si sfilò il pigiama bluastro, per poi tornare a fissare senza parole il suo corpo.
    Entrambe le braccia erano diventata di colore scuro, e diverse venature nere le intervallavano per poi raccogliersi fino alla spalla, dove erano presenti alcuni piccoli corni di colore bianco, eccetto la punta nera, che sembravano fuoriuscire direttamente dalla sua carne. In condizioni analoghe versavano le sue gambe, e la pelle bluastra gli saliva fino al petto, lasciandogli però scoperta la zona dal torace in su. Inoltre, notò di come i suoi capelli si erano allungati ed erano diventati più scuri, arrivandogli ora fino alla zona dell'ombelico.
    Ma ciò che spaventava di più il ragazzo era il fatto che il suo occhio destro era coperto da uno strano oggetto nero, che gli impediva di vedere.
    Fissando con orrore i nuovi mutamenti del suo corpo Rayshin balbettò confuso: "Ma che diamine... Non è possibile... Io...", ma l'emozione che stava provando era tale da impedirgli di formulare frasi sensate.
    "Io... cosa sono diventato?" pensò terrorizzato il ragazzo: "E' orribile... innaturale... E' un incubo!".
    "Oh suvvia, Padroncino! Non dovreste essere così duro davanti alle vostre fattezze!" esclamò una voce nell'oscurità, e che di conseguenza poteva provenire da qualunque punto della stanza.
    Solo allora Rayshin parve distogliersi da quei pensieri, e si voltò confusamente a destra e sinistra chiedendo: "Chi parla?", rivelandosi piuttosto inquieto.
    Pochi secondi dopo una piccola fiammella verdastra comparve davanti allo specchio, per poi divampare in pochi istanti e formare così una figura costituita interamente da quella che sembrava essere energia. La figura, immobile, emetteva un flebile sibilo, e presentava una luminosa bocca provvista di denti a punta, contratta in ghigno inquietante. Entrambi gli occhi avevano una forma stretta ed allungata, ed erano illuminati da una luce simile a quella della bocca: in particolare non presentava iridi, se non piccoli fasci di energia verdestra a forma di spirale. Due lunghe e grandi corna, entrambe rivolte verso l'alto, davano alla figura un aspetto ancora più spaventoso. Come se non bastasse tutto il corpo, se così si poteva definire, e le corna della creatura presentavano crepe e spaccature da cui fuorusciva la stessa luce bianca della bocca e degli occhi.
    Nel vedere una cosa, siccome non trovava il termine per definirla, del genere Rayshin non fu capace di emettere alcun suono, se non guardarla con orrore e tremando. Nulla di tutto ciò che aveva mai visto in tutta la sua vita era spaventoso quanto il sorriso malvagio di quella creatura, eccetto... "La bambola di Esteban!" pensò di colpo Rayshin: il ragazzo notò infatti che l'espressione della figura era simile a quella della bambola di Esteban, benché almeno l'oggetto aveva le fauci chiuse.
    Come se avesse udito i suoi pensieri, la figura si illuminò per qualche istante, e dalla bocca luminosa fuoriuscirono due figure confuse: esse assunsero forma e consistenza, fino a formare le due creature canine che Rayshin aveva visto prima di perdere i sensi. La parte bassa del loro corpo, ovvero dalle zampe anteriori in giù, perdeva sempre più consistenza fino a diventare invisibile, e mentre si muovevano lasciavano dietro di loro una fugace scia che presto spariva.
    "Era da molto tempo che desideravo muovermi un po', non trovi anche tu Kibir?" domandò una delle due creature all'altra: benché emise dei suoni, la sua bocca non si mosse nella maniera più assoluta.
    La creatura che rispondeva al nome di Kibir, dopo aver fatto una capriola in aria rispose: "In effetti è da parecchi secoli che non ci facciamo vedere! Anche se immagino, Hasmet, concorderai che questo mondo non sia poi così interessante!".
    Hasmet, la prima creatura, salì in alto lasciando una lunga scia dietro di sé per poi dichiarare: "Nessun mondo è degno di noi due, questo è poco ma sicuro! Ma infondo dobbiamo giocare con le carte che abbiamo!".
    "Ehm... Voi... cosa siete?" chiese confuso Rayshin, che solo ora aveva ritrovato la forza per parlare e formulare frasi sensate. Non che la vista di due creature eteree simili a cani provenienti da una figura inquietante sospesa a mezz'aria lo avesse aiutato, ma almeno durante lo scambio di battute tra i due aveva potuto fare il più possibile mente locale.
    Kibir allora si voltò verso il ragazzo, e raggiungendolo gli consigliò: "Padroncino, non crede che sia il caso di mettersi qualcosa addosso? Non per essere scortese, ma vedere la sua figura senza pantaloni è un po'... uhm, come dire... imbarazzante!", per poi allontanarsi.
    Rayshin fissò prima il suo corpo e poi la creatura che gli aveva appena parlato, e quando realizzò di essere ancora senza pantaloni divenne immediatamente rosso in viso per l'imbarazzo. Con un repentino movimento della mano afferrò il suo pigiama e velocemente se lo rimise, facendo goffamente finta che non fosse successo nulla.
    "Oh, molto meglio! Ora siete presentabile, Padroncino, benché ci sia da lavorarci sopra!" esclamò Hasmet, levitando attorno a Rayshin e disegnando un etereo cerchio attorno a lui. Quando il cerchio si consumò, il corpo di Rayshin brillò un attimo di luce verdastra, e quando essa si diradò il giovane vide che al posto del pigiama indossava il suo consueto abito nero da Nobile, e si rallegrò nel vedere che le maniche coprivano in parte le sue mani bluastre. Allo stesso modo vide che al posto delle spalline rialzate i piccoli corni sulle spalle sbucavano fuori dal tessuto da apposite fessure, sembrando quasi ornamentali.
    "Ehm... beh... grazie! Ma posso sapere chi siete?" chiese di nuovo il ragazzo, fissando la propria giacca e constatando che era identica a quella indossata fino a poco tempo prima, ma molto più confortevole.
    "Vede, Padroncino, noi..." cominciò a dire Kibir, per poi emettere un ringhio feroce e ritrasformarsi nella nube da cui era comparso, seguito da Hamset. I due rientrarono velocemente nella figura sorridente, la quale sparì consumandosi in una fiammella verdastra proprio prima che la porta della stanza si aprisse automaticamente emettendo un rumore metallico.
    Assieme alla luce proveniente dall'esterno nella stanza entrò una figura che Rayshin conosceva molto bene: Irene, che stava portando sotto braccio quelli che sembrano essere vestiti nuovi e puliti per il ragazzo. La ragazza indossava un'uniforme nerastra, decorata da una fascia di pelliccia nera attorno al petto, mentre una fascia rossastra le adornava il braccio destro. Portava anche una gonna nera, che le arrivava poco sopra le ginocchia ed aperta a forma di “V” capovolta, mentre dietro scendeva fino alle caviglie. Indossava infine un paio di stivali come tutti quelli dell'Ordine di Yeni Aci, benché i tacchi fossero più alti.
    Non appena la ragazza varcò la soglia della stanza la porta alle sue spalle si richiuse automaticamente, emettendo un lieve rumore metallico, e le luci si accesero all'istante: immediatamente Irene vide Rayshin seduto a terra, ed esclamò: "Signorino! Che cosa ci fa lì a terra?", avvicinandosi verso il ragazzo.
    Nel vedere quella che era sempre stata la sua cameriera Rayshin provò finalmente un po' di felicità e contentezza, a dispetto di quanto provato nei giorni precedenti. Irene era l'unica persona a cui il ragazzo, in quella bizzarra situazione, poteva fare riferimento (ovviamente escludendo Elsmay per ragioni lampanti). Ma quando la ragazza arrivò a pochi passi da lui Rayshin ebbe un brivido nello scorgere la sua mano e le condizioni in cui versava, e per questo indietreggiò gridando: "Non avvicinarti Irene! Non guardami!", coprendosi il volto con entrambe le braccia.
    "Rayshin, si sente poco bene? Se ha dei dolori, me lo dica: abbiamo tutto il necessario per curarla!" ribatté Irene, che non riusciva a spiegarsi la reazione del ragazzo. Dopo aver appoggiato i vestiti sul letto, Irene si avvicinò con un piccolo salto a Rayshin, e con delicatezza spostò le braccia del ragazzo commentando: "Uhm, dal colorito direi che la sua salute è ottima! Mi chiedo che cosa abbia...".
    La sorpresa delle parole di Irene lasciò Rayshin ammutolito per qualche istante: "Come può delle condizioni in cui versa il mio corpo?" pensò confuso.
    Irene storse il naso, e chiese: "Uhm, pare scioccato... Signorino, mi dica, quante dita sono queste?", e con la mano destra mostrò al ragazzo tre dita.
    "Tu... Non vedi? Non vedi come sono ora!?" esclamò Rayshin, scostando malamente la mano della ragazza e rialzandosi in fretta. Subito dopo aggiunse a metà tra il disperato e l'infuriato, fissando le sue mani: "Sono diventato un... un... non so neppure cosa sono ora! Guardami: quasi tutto il mio corpo è diventato così, ed ho questa cosa sul volto...", per poi zittirsi tristemente.
    Irene non rispose subito, ma prese entrambe le mani del ragazzo e le fissò intensamente, commentando: "Uhm... Non mi pare di vedere nulla di strano! Anzi, semmai ora lei, Signorino, ha rivelato le sue vere fattezze! E' mi permetto di dirle che così lei è ancora più ca... ehm, le donano moltissimo!". Detto questo lasciò andare la mani di Rayshin e si avvicinò al letto del ragazzo, sistemando con calma e pazienza la coperta spostata.
    "Cosa... Le mie vere fattezze!? La pelle color Puffo!?" esclamò Rayshin, confuso circa cosa Irene intendesse con "vere fattezze". Ma se c'era una cosa che aveva imparato in quei giorni, era lasciare le spiegazioni agli altri e non fare teorie azzardate che si rivelavano, puntualmente, sbagliate.
    Irene sospirò profondamente, come se cercasse attentamente le parole da usare in quella situazione. Dopo qualche istante di silenzio rispose: "Non sono autorizzata a darle troppe informazioni, Signorino, ma posso dirle che... uhm... l'attuale colore della sua pelle è dovuto all'influenza che quei due... uhm... esseri hanno avuto sul suo corpo dopo tanti anni! Per cui, la sua pelle, quand'era rosea come la mia, era in realtà fasulla, mentre quella che vede ora è quella vera!".
    Subito dopo la ragazza frugò tra i vestiti che aveva portato, e prese in mano due guanti in pelle nera che porse subito a Rayshin, commentando: "Il Sommo Ierofante aveva previsto che questo cambiamento le avrebbe causato dei problemi... Per cui le ha dato questo pratico e comodo paio di guanti!".
    Rayshin fissò come imbabolato i guanti: la sua mente era altrove, e nello specifico cercava di capire il significato delle parole di Irene, in particolare perché gli ricordavano quelle che Diell gli aveva rivolto nel loro ultimo incontro. Notò però che la ragazza li avvicinò di nuovo per sollecitarlo, e quindi esclamò confuso: "Eh? Ah, sì sì... Grazie mille!", e prese i guanti velocemente.
    Sorridendo compiaciuta Irene si allontanò dal ragazzo, mentre questi si metteva i guanti: con grande sorpresa Rayshin notò come le sue unghie non perforassero il tessuto dei due guanti, ammesso che si trattasse di tessuto normale.
    Dopo averli provati chiudendo la mano a pugno e riaprendola, Rayshin chiese insicuro: "Ehm... Irene... Come fai a sapere di quelle due creature? Nella camera ero da solo, e tu non c'eri ancora!", per poi raggiungerla.
    Irene, nell'udire quella domanda pertinente, trasalì. Passandosi la lingua tra le labbra, rifletté su come rispondere, ed una volta trovata la risposta disse: "Purtroppo non posso dirglielo, Signorino! Ma sono stata mandata qui perché il Sommo Ierofante desidera parlarle! Eventualmente avrei dovuto svegliarla, ma a quanto sembra lei ha già provveduto da solo... eh eh!", concludendo con una sincere risatina e cercando così di sdrammatizzare la conversazione.
    "Eh!? Diell vuole vedermi? Così presto?" chiese sorpreso Rayshin, che in gran segreto desiderava farsi vedere da meno persone possibili in quello stato. Ma il fatto che il bambino lo avesse mandato a chiamare lo lasciava particolarmente perplesso, se non dubbioso: cosa poteva volere da lui così presto?
    Irene crucciò subito le sopracciglia, e chiese sottovoce: "Come ha detto? ...Diell? Ho capito bene?", spostando il busto in avanti confusa.
    "Ehm... Sì? Il vostro "Sommo Ierofante" è Diell, l'ho visto con i miei occhi!" rispose prontamente Rayshin, in quanto se c'era almeno una cosa su cui poteva essere sicuro era il fatto che Diell vestiva i panni dello Ierofante.
    La ragazza non parve troppo convinta, e piegando la testa verso sinistra si chiese sottovoce: "Diell? Die...", per poi alzarsi improvvisamente ed esclamare: "Ah! Sì, certo! Diell, il Sommo Ierofante! Perdoni la mia scortesia nel non risponderle subito! Comunque sì, il Sommo Diell desidera vederla al più presto, e sono stata incaricata di accompagnarla alla sua residenza!".
    Il ragazzo si grattò la testa pensando: "E poi sarei io quello che sta male... Irene non si ricorda neppure il nome del suo capo... Eh eh, è sempre la solita!", e ridendo al ricordo del tempo passato con Irene e con il suo carattere innocente e spensierato.
    Ma pensando a questioni più importanti, decise di accettare l'invito di Diell: sfortunatamente Rayshin non era nelle condizioni di opporsi, specie con tutto l'Ordine di Yeni Aci a due passi da lì. Per cui, tanto valeva restare al gioco di Diell e vedere dove sarebbe arrivato.
    "Ok Irene, allora portami da Diell!" dichiarò Rayshin, annuendo e superando la ragazza verso la porta da cui lei era entrata qualche minuto prima.
    Irene rispose con un sorriso, e raggiunse Rayshin: appena arrivò a pochi passi dalla porta essa si riaprì, cosa che non aveva fatto con il ragazzo, ed una volta uscita fece gli cenno con la mano di seguirla.
    Deglutendo, Rayshin uscì dall'unico posto che potesse chiamare "rifugio", e guardò la porta richiudersi alle sue spalle una volta allontanato.
    Il ragazzo si ritrovò in un lungo corridoio, particolarmente alto tanto da non poterne scorgere il soffitto. Lungo le pareti erano presenti diverse luci che illuminavano tutta la strada da percorre, in particolare le pareti realizzate in pietre dorata perfettamente levigata. In particolare ogni parete presentava parti in in rilievo che, scendendo dal soffitto, prendevano una base trapezoidale fino a toccare il pavimento, coperto da un tappeto rosso acceso, ma privo di decorazioni. In ogni intervallo di spazio presente tra un rilievo e l'altro Rayshin notò che era presente una porta identica a quella della sua stanza.
    "Irene... Sono queste le vostre stanze?" chiese curioso Rayshin, mentre girava la testa per avere una visione più ampia del luogo in cui si trovava. In particolare lo colpì il silenzio assoluto che alleggiava nel corridoio, tanto da far rimbombare i loro passi.
    La ragazza rise divertita a quella domanda, con un piccolo dispetto di Rayshin. Subito dopo rispose tranquillamente: "Oh, assolutamente no! Ognuno dei membri dell'Ordine ha una dimora molto più grande rispetto a quelle piccole stanze: diciamo come il suo appartamento all'Istituto, ma ben più grande! Infondo, lo spazio a Kalesi non manca di certo!".
    "Kalesi?" chiese il ragazzo, siccome quel nome non gli diceva nulla.
    "E' la nostra fortezza, Signorino Rayshin! Il Sommo Ierofante l'ha chiamata così, dopo averla costruita!" gli rispose subito Irene, sollevando il braccio destro e disegnando un arco a mezz'aria, come ad indicare l'intera struttura.
    Rayshin annuì impressionato: l'idea che Diell avesse realizzato da solo una cosa del genere era sì incredibile da accettare, ma se paragonata a quanto era successo nei tempi recenti era una cosa da nulla.
    I due proseguirono per una decina di minuti, voltando più volte di corridoio: se non ci fosse stata Irene a guidarlo, probabilmente Rayshin avrebbe vagato per anni interi in quel labirinto di corridoi e stanze, tanto erano simili le une alle altre.
    Non appena svoltarono per l'ennesima volta, entrando così in un corridoio privo di stanze e molto più largo, Irene afferrò improvvisamente Rayshin e lo spinse di lato: il ragazzo urtò la parete in piena faccia, emettendo un curioso ed incomprensibile gemito di dolore. Ma voltandosi subito vide che un qualcosa di bianco, dalla forma sottile ed appuntita, passava esattamente dove lui si trovava pochi istanti prima all'altezza della sua testa.
    Rialzandosi da terra con il viso indolenzito il ragazzo esclamò: "Che succede!?", poco prima che Irene lo afferrasse per il colletto e lo spostasse nuovamente.
    Con sua stessa grande sorpresa Rayshin atterrò in piedi, senza più cadere a terra nonostante Irene non lo avesse fermato. Vide che nell'angolo in cui si trovava poco prima c'era una lancia, lunga circa un metro, di colore bianco e dal corpo sottile come una lama conficcata nel pavimento.
    "Chi è la?" chiese a voce alta Irene, rivolgendosi all'oscurità del corridio che proveniva da davanti loro, mentre si metteva davanti a Rayshin come se cercasse di proteggerlo da qualcosa, o qualcuno.
    "Che cosa succede, Irene? Cosa sono quelle... cose?" le domandò Rayshin, dal momento che la sua precedente domanda era rimasta inascoltata: ovviamente il ragazzo capì che ciò era probabilmente dovuto alla fretta con cui Irene aveva agito, e non per maleducazione.
    Subito dopo i due udirono dei passi risuonare nel corridoio ed una voce maschile che li accompagnava: "Fammi la cortesia di lasciarmi lavorare in pace, Irene... Togliti!".
    Rayshin deglutì, piuttosto agitato, mentre vide comparire davanti a loro due un ragazzo, di circa diciott'anni, con i capelli castani mossi e portati all'indietro fino all'altezza del collo, e gli occhi neri. Il ragazzo indossava una divisa nera e decorata da sottili figure rossastre, mentre al braccio destro aveva una fascia rossa, sulla quale erano incise alcune rune che Rayshin non conosceva. Ma ciò che lo colpiva ed inquietava di più era il fatto che dalla manica del ragazzo fuoriusciva una lancia bianca come le due che aveva visto pochi istanti prima: chiaramente era stato lui a lanciarle, benché non sapesse ancora il motivo di tale attacco.
    "Louis! Che accidenti combini!? Attaccarci così all'improvviso: sei impazzito!?" gli chiese infuriata Irene, e subito Rayshin ricordò che aveva già sentito quel nome: se non errava era uno dei tre membri dell'Ordini che avevano duellato contro Lasyrindes durante il loro assalto all'Istituto. Ciò che lo sorprendeva era il fatto che tutti i notiziari dell'Impero, sotto conferma dello stesso Lasyrindes, avevano comunicato che tutti i membri dell'Ordini coinvolti in quell'atto terroristico erano stati uccisi, eccetto Delver in quanto era riuscito a fuggire. Il ragazzo non si aspettava che Louis fosse ancora in vita.
    Louis scoppiò a ridere, ma subito dopo si rivolse con voce dura alla ragazza: "Io impazzito? Semmai lo sei tu, Irene! Come ti permetti di stare vicino a quella... cosa, dopo che a causa sua dei nostri compagni sono stati catturati ed uccisi!? Non hai un minimo di coerenza, di rispetto verso te stessa e noi!", per poi distendere con un brusco movimento il braccio: a quell'azione Rayshin vide che la lancia rientrava velocemente nella manica, emettendo un flebile suono, ma già si sentiva particolarmente offeso dall'arroganza e dalla mancanza di rispetto con cui quello gli si era rivolto.
    "Sembri quasi mio padre, anche Elsmay ha detto le stesse cose! Ma ti stai dimenticando che lo stesso Sommo Ierofante ha ordinato di portare Rayshin al suo cospetto! Spero proprio che tu non voglia porti contro tale ordine, specie per il tuo bene!" gli rispose a tono Irene.
    Louis abbassò il capo e sospirò spazientito, per poi ribattere: "Solo perché hai il mio stesso grado non crederti nella posizione di dirmi cosa fare e cosa non fare! Non ho nulla contro di te, Irene, come non l'ho mai avuta in tutti gli anni in cui ci conosciamo, ma... non permetterò a quella cosa di fare un altro respiro, in mia presenza!".
    Detto ciò, il ragazzo si scagliò contro Rayshin, allungando entrambe le braccia e facendo fuoriuscire due lancie identiche: Irene gli andò contro, tentando di fermarlo, ma il ragazzo la superò con una capriola e le atterrò alle spalle, davanti ad un impietrito Rayshin e con entrambe le lame puntate al suo collo.
    Rayshin cercò di indietreggiare, ma si accorse di esserne impossibilitato siccome alle sue spalle era presente una delle due pareti del corridoio, ed era bloccato. "Sto per essere ucciso qui? Adesso? In questo modo? Lontano da Esteban?" pensò terrorizzato il giovane, capendo di essere indifeso contro l'assalto di Louis. Non appena pensò al fratellino, accade qualcosa che sorprese tutti i presenti, persino lo stesso Louis, non si aspettavano: l'occhio rosso di Rayshin brillò, e sotto i guanti le venature nere della sua pelle vennero attraversate da una luce azzurra, anche se all'esterno non si vedeva.
    Il membro dell'Ordine vide il ragazzo afferrare entrambe le lance con le mani nude, e con un repentino movimento di polso spezzarle. Subito dopo Rayshin preparò un calcio rivolto allo stomaco di Louis, ma il membro dell'Ordine, con i riflessi meglio sviluppati, indietreggiò rapidamente con un balzo, tornando nella sua posizione di prima.
    Una volta fermo vide le due lance che il suo avversario aveva in mano diventare evanescenti e poi dissolversi come fumo, mentre sull'oggetto che copriva l'occhio destro del ragazzo era comparso un sigillo, brillante di luce verdastra.
    Dopo pochi secondi il sigillo sull'oggetto di Rayshin sparì, ed il suo occhio tornò normale: come appena risvegliatosi, il ragazzo chiese confuso: "Eh? Che è successo? Non mi stava... attaccando?", per poi scoprire che sia Irene che Louis lo fissavano: la ragazza sembrava particolarmente compiaciuta, mentre l'altro piuttosto stizzito dalla cosa.
    "Beh, se questa tattica non funziona, passiamo ad un'altra più efficace!" esclamò subito dopo Louis, ed attorno al suo braccio sinistro si formò un Duel Disk, dalla forma simile a quella di una zanna animale.
    "Louis, che vuoi fare? Sfidare a duello Rayshin? Evidentemente la lezione che Lasyrindes ti ha inflitto non è stata sufficiente!" lo canzonò ironica Irene, che però ritornò tra i due per separali da un'ipotetico, e non del tutto improbabile, scontro.
    Il ragazzo parve piuttosto offeso dall'ironia di Irene, ed arrossendo ribatté: "Ora le cose sono cambiate! In quel duello non mi ero preparato a dovere, ma ora con il mio nuovo Deck posso tranquillamente prendere a calci in culo quell'idiota!", per poi indicare sprezzante Rayshin.
    Nonostante non avesse la più pallida idea di cosa spingesse quel ragazzo ad agire così, Rayshin dichiarò fieramente: "Vuoi un duello? Bene, non mi tiro di certo indietro davanti ad un vile come te! Ma non preoccuparti, farò il modo che tu non ti diverta neanche un po'!", per poi materializzare il suo Duel Disk dorato.
    Irene si voltò disperatamente verso Rayshin, gridando: "Signorino Rayshin, non dategli corda!", ma troppo tardi, perché i due avevano già gridato: "DUEL...".
    Sfortunatamente per i due, la parete alla loro destra esplose, travolgendoli completamente ma senza causare gravi danni. Irene fu l'unica a non restarne coinvolta, perché abilmente spiccò un balzo in aria sfuggendo all'area dell'esplosione e senza restarne coinvolta. Invece, a loro malgrado, Rayshin e Louis finirono per battere violentemente la faccia uno contro l'altro, per poi cadere rovinosamente a terra. Osservando da sopra la scenetta comica, Irene soffocò una risata.
    "B-U-O-N-G-I-O-R-N-O!" esclamò allegramente una voce proveniente dal varco creato dall'esplosione, e non appena il polverone si diradò da esso comparve Delver, con le braccia spalancate e saltellante.


    Fine del capitolo 26 (devo trovare una conclusione migliore).
    Allora, ammetto che io stesso non avevo programmato il personaggio di Louis (come gli altri due rimanenti del gruppo di Delver) come personaggio "importante", per questo non avevo specificato particolarmente nulla su di lui. Ma ho deciso e valutato di "alzare" il suo grado e farlo ricomparire, assieme poi anche con Eve e Zyan, con dei Deck più decenti e sviluppando i loro personaggi. Per cui, li rivedremo più a fondo (non so quanto la cosa possa rendervi felici, ma volevo specificare :asd:)
    Comunque sia, chiusa questa piccola curiosità, sembra proprio che la presenza di Rayshin non piaccia particolarmente, siccome già Elsmay e Louis gli sono contrari, e forse anche gli altri.
    Certo, Delver ed Irene paiono felici della cosa, il primo in specie con le sue fantastiche (?) entrate ad effetto.
    Ma tutto starà in cosa Diell vuole da lui ora: Rayshin non ha ancora risposto alla sua proposta, tra l'altro.
    A questa domanda, la risposta nel prossimo capitolo.

    P.S. Se ve lo state chiedendo, "Kalesi" in turco significa "Fortezza" (che fantasia, non trovate ?)
     
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407 replies since 1/11/2013, 14:37   8588 views
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