Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Sono in ritardo solo di due ore rispetto alla domenica, abbiate pietà di me :asd:
    Comunque sia, eccoci a leggere il primo capitolo che segna l'inizio della terza saga del Primo Atto, "Gli ordini del Male".
    Non aggiungo altro, e vi auguro direttamente buona lettura.


    CAPITOLO 22 – L'ARMA DELLA MORTE, LA CATENA DELL'INESISTENZA

    Martedì 6 Novembre - Ore 11:45 - Albion, Regno Europeo

    Talil stava fissando il paesaggio oltre il finestrino della carrozza su cui stava viaggiando: due giorni prima il Principe Aion era giunto nella sua nuova residenza nella Capitale dell'Impero di Sonsuza, per comunicargli che di lì a poco sarebbe dovuto partire.
    Prima della partenza, al ragazzo era stato riferito che lui, assieme ai vincitori degli altri cinque Tornei dell'Incoronazione, sarebbero dovuti andare per volontà dell'Imperatore all'Abazia Fonthill, nel regione di Albion del Regno Europeo. L'Abazia, distrutta più di cinquecento anni prima, era stata ricostruita dall'Imperatore lo stesso giorno dell'unificazione dell'Impero e della sua salita al trono. Nessuno però aveva mai avuto il permesso di avvicinarsi o di vederla, eccezion fatta per permesso dato dall'Imperatore o da almeno un Principe.
    Nell'ultima parte del viaggio Talil era salito su una raffinata carrozza dorata, realizzate in stile completamente barocco, e trainata da tre cavalli bianchi. Il cocchiere, aveva notato il ragazzo, non si era mai voltato, ed il suo volto era coperto da un panno bianco, come l'elegante uniforme che portava. E soprattutto, non aveva proferito alcuna parola o verso.
    Talil vedeva attraversata una stupenda campagna verde smeraldo, priva di arbusti o alberi, per deliziare la sua vista con uno sterminato sfondo di erba sottile e delicata. Persino il viaggio sulla strada che stavano percorrendo, notò Talil, non causava alcun sbalzo o scossone alla carrozza, che percorreva tranquilla la strada in pietra grigia.
    A rendere ancora più pacifico e idilliaco il paesaggio vi era uno dei cieli più limpidi che il ragazzo avesse mai visto: non una nuvola, non un sola macchia in quell'azzurro sconfinato che sovrastava il mare verde della campagna.
    "Wow... Ma questo è proprio... questo è proprio il paradiso terrestre! Sembra di essere nei Campi Elisi, come in un regno ultraterreno!" esclamò il ragazzo, buttandosi sul confortevole sedile imbottito della carrozza.
    Distendendosi e mettendo le braccia dietro la testa, il ragazzo sospirò: "Uffa, però: oggi volevo andare da quella ragazza, Ofelia, a dimostrarle come il mio fantastico deck Insetto funzioni! Immagino che sarà molto soddisfatta dei miei progressi!".
    Dopo un istante di silenzio e di tranquillità, il ragazzo saltò in piedi ed esclamò: "Beh, vorrà dire che questa sera andrò al suo palazzo! Infondo questa visita non durerà molto... Oh, a proposito...", e cominciò a frugare nella tasca, per poi prendere un cellulare bluastro e con lo schermo lucido e nero.
    Accesso l'oggetto, Talil se lo portò all'orecchio, commentando: "Meglio che informi la mia famiglia che sono quasi arrivato all'Abazia, e che per stasera sarò da loro!".
    Il ragazzo attese pazientamene qualche istante, poi scostò il cellulare dichiarando: "Uhm, la batteria è scarica... Eppure quando sono salito sulla carrozza mezz'ora fa era carica! Che fenomeno curioso, bah...".
    Rimessosi seduto ed il cellulare in tasca, pensò: "Uhm, mi chiedo che cosa troveremo in quell'Abazia! Ho sentito dire che ogni anno i vincitori dei Tornei dell'Incoronazione la visitano, che onore! Infondo è un ordine del Sommo Imperatore, non ci deluderà!".
    Mettendosi comodo, il ragazzo cominciò a sonnecchiare, tranquillo e felice.
    Sopra la fila delle sei carrozze, il cielo si scurì per un istante, diventando di un nero più totale, per poi tornare subito normale.

    ---


    Ore 12:00 - Albion, Regno Europeo

    "... Io... io..." balbettò confuso Talil, appena sceso dalla carrozza.
    Il ragazzo era appena giunto davanti all'Abazia, ma quanto aveva visto lo aveva lasciato senza parole, e completamente attonito.
    Nonostante avesse visto un'antica stampa dell'Abazia, Talil non poteva credere a quanto era davanti a lui. Un'imponente e maestosa costruzione in stile neo-gotico, con le strutture slanciate e sottili verso l'alto. Realizzata in pietra bianca e candida, l'Abazia aveva un certo fascino sinistro e grottesco, ma la torre del campanile che saliva verso il cielo lasciava sbaccaliti, tale era l'armoniosità con cui era stata ricostruita: in particolare Talil vide che sulla vetta della torre erano stati riprodotti solo sei degli otto antichi “obelischi”, disposti ad esagono.
    Il ragazzo si trovava davanti all'entrata per la navata centrale a nord dell'Abazia, e sollevando lo sguardo notò che, al posto dell'originale statua raffigurante la Vergine Maria sotto un'elegante cupola, era presente una statua analoga di Lasyrindes. Inoltre, tutte le croci cristiane presenti sulle guglie e sulle sculture dell'Abazia erano stata sostituite con lo stemma dell'Impero di Sonsuza.
    Il paggio che lo aveva accompagnato fece segno a Talil di entrare nel palazzo, mentre il gigantesco e solenne portone in legno veniva aperto dall'interno. L'uomo però non emise alcun suono, ma si limitò a piegare il busto ed a sporgere la mano al ragazzo.
    Annuendo ancora stregato dall'Abazia, Talil vi entrò all'interno, non prima di notare qualcosa di nero muoversi oltre le vetrate della torre del campanile. Il ragazzo non ci diede troppo peso, immaginando che fosse l'ombra di un uomo, e varcò la soglia dell'Abazia.
    Si ritrovò in un lunghissimo corridoio, illuminato lungo le pareti laterali da quattro grandi vetrate, che permettevano alla luce del giorno di illuminare lo stupendo tappeto rossastro che percorreva la navata. Il tappeto era decorato, in tutta la sua lunghezza, con sottili e armoniose linee dorate ed argentee, mentre la centro era presente un'altra raffigurazione dello stemma dell'Impero.
    Mentre la porta si richiudeva alle sue spalle, Talil notò il quasi irreale silenzio che regnava nell'Abazia, tanto da poter sentire il suo stesso calmo respiro.
    Quando compì il primo passo, le tende porpora che adornavano le vetrate si chiusero immediatamente, facendo piombare per un attimo il corridoio nell'oscurità.
    Mentre Talil esclamava un: “Ma che diamine...”, le fiaccole presenti lungo le pareti si accesero da sole, con un fuoco scoppiettante e che tuttavia riusciva a illuminare tranquillamente il corridoio.
    Voltando lo sguardo, il ragazzo quasi si spaventò nel vedere che, al posto del vuoto presente nel corridoio di poco prima, nella zona di pavimento non coperto dal tappeto erano comparsi tutti i cinque Principi dell'Impero, e tutti lo stavano guardando sorridendo.
    Ai suoi balbettii confusi il Principe Dinef, che era anche l'uomo può vicino a Talil, gli disse con calma: “Caro Talil, non temere! Il Sommo Imperatore Lasyrindes ti aspetta oltre la scalinata che trovi alla fine del corridoio! Su, vai!”, per poi indietreggiare di un passo.
    Talil emise un frettoloso ma rispettoso: “Sì, Sommo Dinef!” e cominciò ad avanzare lungo il tappeto. Percorrendo il corridoio, si soffermò nel fissare il soffitto, ma scoprì che era coperto da quello che sembrava uno strato di tenebre, mentre Rael lo salutava con un elegante gesto di mano silenziosamente.
    “Bah, saranno queste fiaccole che non illuminano abbastanza!” pensò il ragazzo, superando il Principe Aion che, con rispetto, fece un lieve inchino verso di lui.
    Arrossendo per quanto un Principe dell'Impero aveva appena fatto verso di lui, il ragazzo rise imbarazzato, mentre lungo i margini del tappeto cominciavano due barriere realizzate in marmo, e che gli arrivavano circa al girovita.
    Passati anche la Principessa Lisanne e l'ultimo Principe, che però sembrava piuttosto annoiato dalla faccenda, Talil si trovò davanti alla scalinata accennata da Dinef: il ragazzo non riusciva a scorgene la cima, che era coperta dal buio, ed una volta che si voltò verso i Principi scoprì essere spariti.
    Deglutendo, il ragazzo cominciò a salire la scalinata, mentre i suoi passi risuonavano nel silenzio dell'Abazia.
    Talil però si tranquillizzò subito, pensando all'onere che gli era stato dato di vedere sia l'Abazia che essere chiamato personalmente dall'Imperatore, e pensò: “Oh, chissà cosa il Sommo Lasyrindes desidererà, da me! Non posso ancora credere che questo grandissima occasione mi sia stata concessa, non sarò mai grato abbastanza al Sommo Lasyrindes!”.
    Il ragazzo arrivò quindi sulla cima della scalinata, ovvero un piccolo balconcino circolare che presentava un nuovo portone in legno: questo, a differenza di quello dell'entrata, era decorato da iscrizioni in oro, ma che però il ragazzo non sapeva decifrare.
    Udendo un sibilo oltre il portone, il ragazzo riflettè: “Uhm, il Sommo Lasyrindes dev'essere oltre questa porta! Devo almeno bussare, infondo non posso entrare così all'improvviso...”.
    Quando Talil allungò il braccio verso il portone, deglutendo nel silenzio che regnava, esso si aprì all'improvviso, con un forte suono metallico.
    Entrò quindi in quella che era la base della torre, e ciò che vide davanti gli tolse quasi il respiro.
    Sulla cima di una piccola scalinata vide di spalle l'Imperatore, con il corpo coperto unicamente da un mantello bianco e brillante, a differenza dell'oscurità che regnava lì. Le spalle ed il colletto erano però decorati con tessuti simili a piume di color ocra, rivolte verso l'alto. Lasyrindes si trovava sull'orlo di un profondo abisso, senza alcuna barriera davanti, se non qualche metro di pietra.
    Ma ciò che fece gelare il sangue al ragazzo fu quello che c'era davanti all'Imperatore e che proveniva dall'abisso della torre: enorme colonne di luce violastre, che si contorcevano fino a salire e sparire nell'oscurità che copriva la cima della torre. Le colonne erano costituiti da quelle che sembravano lettere, le stesse viste in precedenza dal ragazzo sul portone metallico. Esse emettevano un'inquietante sibilo, mentre salivano verso l'alto, senza però mischiarsi mai tra di loro. Abbassando lentamente la testa verso l'abisso sotto di lui, il ragazzo udì provenire da lì lamenti, pianti e grida sofferenti di persone, come se torturate da qualcosa ed invocassero disperatamente aiuto. Ogni volta che un pianto di una voce aumentava, le lettere che scorrevano in alcuni fasci brillarono di luce verdastra, per poi la luce sparire in piccoli frammenti. In uno di quegli istanti, Talil vide sul fondo dell'abisso una decina di persone, per di più ragazzi, con il corpo consumato lentamente delle colonne di energia.
    “Oh mia Catena, fine di ogni cosa... gioisci e nutriti per le offerte che ti porto, in modo tale da poter tornare integra!” dichiarò solennemente Lasyrindes, sollevando entrambe le braccia alla Catena, e senza accorgersi di Talil.
    A terra le guance del ragazzo erano bagnate da lacrime, mentre emetteva versi terrorizzati e strozzati, ma accadde qualcosa così improvviso da farlo cadere a terra: uno dei fasci di lettere si infranse a terra, sbattendo pesantemente come se fosse solida. Talil vide che sulla cima del fascio era presente un ragazzo, dai lineamenti asiatici, che gridando disperatamente tentava di aggrapparsi a qualsiasi cosa per terra. Non trovando nulla per salvarsi, piangendo aiuto il ragazzo venne ripreso dalla colonna di lettere, che lo sollevò da terra e lo trascinò verso l'abisso sottostante. Dopo pochi minuti, la sua voce si arrestò, e tutti i fasci della Catena brillarono per diversi istanti, per poi tornare normali.
    Ma quell'assenza di grida non durò molto: il ragazzo vide altre due colonne portare all'interno della Catena due ragazze, anch'esse disperate e piangenti.
    “Oh, oh... Chi abbiamo qui? Talil!” disse Lasyrindes, e quando il ragazzo realizzò di essere stato chiamato, alzò lo sguardo verso l'Imperatore, che si era voltato verso di lui e lo guardava dalla cima della scalinata.
    “Vieni qui, da bravo...” sussurrò l'Imperatore, protraendo la mano destra verso il ragazzo ed invitandolo a salire da lui.
    Gridando terrorizzato, il ragazzo si mosse convulsamente a terra, e dopo essersi frettolosamente rialzato da terra si precipitò correndo oltre il portone, rimasto ancora aperto.
    Scendo tre gradini per volta, il ragazzo piangendo dalla paura percorse l'intera scalinata, ma quando arrivò alla base di essa andò a sbattere contro il torace di Lasyrindes, comparso all'improvviso. Cadendo a terra, il ragazzo vide che due colonne della Catena erano comparse alle spalle di Lasyrindes, ed in una di esse il ragazzo vide l'occhio piangente e parte del volto di una delle ragazze che aveva visto prima. Pochi secondi dopo, la ragazza emise un debole: “Aiu...”, per poi essere risucchiata all'interno della colonna, sparendo per sempre.
    Mentre la colonna brillava, Talil superò disperatamente di lato Lasyrindes, che non si mosse, e corse da dov'era arrivato pochi minuti prima. Notò però con terrore che più avanzava, più l'uscita della navata si allontanava all'orizzonte.
    “Scappa! Fuggi! Nasconditi! Altrimenti ti prenderò con me!” gli sussurrò nella testa la voce di Lasyrindes, sconvolgendo sempre di più la mente del giovane.
    Avanzando, il ragazzo vide ai lati della navata i cinque Principi, tutti con il volto coperto dall'ombra, eccetto per il sorriso che tutti portavano.
    Distratto e spaventato da quelle inquietanti figure, il ragazzo non notò che davanti a lui era ricomparso Lasyrindes, che questa volta lo afferrò subito per il collo.
    Dibattendo le gambe disperatamente, il ragazzo provò a colpire il corpo dell'Imperatore, scoprì che sotto il mantello non c'era nessun corpo, benché vedesse chiaramente le braccia ed il busto superiore di Lasyrindes.
    “Scusami ragazzo, ma non sei riuscito a scappare: diciamo che ora sei in un “dead end”!” gli fece notare Lasyrindes, avvicinando il volto del ragazzo alle sue mostruose zanne grigiastre.
    Fissandolo con quelli che dovevano essere i suoi occhi, ma che erano solo buchi neri privi di luce, l'Imperatore gli chiese: “Oh, ti sei spaventato per la mia Catena? Ti fa così tanta paura?”.
    Continuando a cercare di respirare il più possibile dalla presa letale di Lasyrindes, il ragazzo si ritrovò ancora una volta nella stanza della Catena, questa volta nella stessa postazione di Lasyrindes, a circa cinque metri di altezza e proprio sopra l'abisso da cui fuoriuscivano le varie colonne.
    “Guardala, è così bella, il mio giocattolo... Tutta mia... La mia amata casa...” sussurrò commosso Lasyrindes, sporgendo la testa e fissando le colonne che salivano continuamente.
    Talil sentì la stretta di Lasyrindes stringersi ancora di più, ed il sapore del sangue cominciò a torturargli la gola, mentre l'Imperatore dichiarava: “Vedi... Se l'Istituto del tuo Regno mi avesse dato un campione, quello avrebbe seguito i ragazzi che hai visto poco fa nella Catena... Ma tu non sei un campione! Non lo sei! NO! Darti a lei, sarebbe un insulto alla sua potenza...”.
    Dopo qualche istante di pausa, Lasyrindes continuò: “Ma... Ho un lieve problema di natura fisico, come puoi vedere... E non posso certo farmi vedere così dai miei sudditi! Per questo sfrutterò te: ti ucciderò ora, e quindi la tua anima si estinguerà completamente! Ma vedilo come un onore...”.
    L'ultima cosa che Talil vide furono i cinque Principi comparire alla base della scalinata della torre, e Lasyrindes che lo salutava: “Beh, buon viaggio Talil!”.
    Le grida del ragazzo riecheggiarono in tutta l'Abazia, ma nessun essere umano era presente per sentirle. Quando queste smisero, si udì solo il suono di schizzi e qualcosa che si rompeva, mentre alcuni schizzi di sangue caddero attorno ai Principi sotto Lasyrindes.
    Dopo circa cinque minuti, Lasyrindes scese a terra, e subito si voltò verso i Principi, scostandosi i capelli: il suo aspetto era tornato normale, con lineamenti bellissimi ed armoniosi, ed il mantello bianco spariva per lasciare posto alla sua consueta tunica imperiale.
    Sollevando il braccio destro, da una scintilla di luce materializzò il suo scettro, che guardò con commozione e sorridendo. Tutto il suo corpo brillò di luce dorata, ed immediatamente tutti i lamenti provenienti dall'abisso ed il sibilo della Catena sparirono.
    All'apparizione dello scettro i Principi si inchinarono, con Dinef davanti, e proprio lui chiese: “Sommo Lasyrindes, come vi sentite?”.
    “Oh, caro Dinef, sto benone! Mi pare di essere persino tornato più giovane! Non che mi sia mai considerato vecchio, ovviamente!” esclamò gioioso Lasyrindes, girando su se stesso e fissando il suo stesso corpo. Subito dopo aggiunse: “Anche quel ragazzo, com'è che si chiama... uhm.. Beh, chiunque fosse, è stato un po' indigesto!”.
    “Infondo era solo un ragazzo normale, neppure toccato dal Kesin... Beh, ora che cosa ordinate?” chiese Aion, ridendo al pensiero dello scienziato, anche se senza alcun motivo.
    Tutti loro sollevarono il capo quando Lasyrindes batté lo scettro a terra, dichiarando solennemente: “Miei Principi, anche se la mia Catena non è ancora completa, è ora di agire! Quello che hanno osato farmi, il ferirmi e prendere i due ragazzi, è imperdonabile! Per cui...” e qui fece un attimo di pausa, chiudendo gli occhi.
    Subito dopo gli riaprì, continuando: “Comunicatelo a tutti i nostri sudditi: oggi il nostro Impero entra in guerra contro l'Ordine di Yeni Aci! Attuate tutte le procedure necessarie, e preparate la popolazione: inoltre, trasmettete anche il messaggio all'Other! Per distruggere per sempre lo Ierofante avremo, purtroppo bisogno di loro!”.
    “Sì, Sommo Lasyrindes!” risposero all'unisono tutti i Principi, piegando il capo verso il loro Imperatore.
    “Avrei preferito evitare queste questioni mondane, e dare la priorità alla Catena... Ma ora non abbiamo più tempo da perdere! Preparatevi anche voi, la guerra è cominciata!” concluse Lasyrindes, per poi i Principi dissolversi in vortici e sparire
    Una volta rimasto solo, i lamenti delle persone ed il sibilo della persone ripresero, come se nulla fosse successo, e Lasyrindes sospirò.
    In quello stesso momento dei passi leggeri risuonarono nella sala, ed una piccola figura vi entrò. “Oh che piacevole visita! Ti sei ripreso, finalmente?” gli rivolse la parola Lasyrindes, allegro e felice.

    ---


    ????

    Rayshin continuava a correre nell'oscurità. Tutto ciò che era attorno a lui era il buio più totale, eccezion fatta per una macchia bianca davanti a lui.
    Continuando ad avanzare, Rayshin scorse le sagome di due persone che conosceva molto bene, tanto da esclamare: “Mamma! Papà!”.
    Raggiungendo le figure di Inamor ed Elger, il ragazzo commentò: “Pensate, ho sognato che foste morti! Che incubo orribile...”, ma appena toccò le loro spalle con la mano, la realtà attorno a lui cominciò a girare, e con essa i suoi genitori.
    Quando tornò alla normalità, si ritrovò davanti ai due corpi, stesi a terra e morti. Indietreggiando terrorizzato, si strinse la testa gridando: “No! No! Vai via, via! No!”.
    “No! Non è stata colpa tua Elsmay, non dartene peso...” commentò una voce esterna, e che Rayshin non conosceva, anche se ricordava di averla sentita confusamente quando era svenuto al Centoduesimo Torneo dell'Incoronazione.
    Spalancando gli occhi, il ragazzo scoprì che si trovava steso sul fianco a terra, senza alcuna ferita o danno, eccetto per un notevole mal di testa. Si trovava su un caldo pavimenti realizzato in piastrelle quadrate arancioni chiaro, e notò che erano attraversate da diverse linee di energia viola, disposte a mo di sigillo e con il centro proprio sotto il suo corpo.
    “Ma io... io ho fallito... non l'ho salvato... Deve essere successo qualcosa che non sono riuscito a prevedere, mentre non c'ero...” dichiarò una voce, e che il ragazzo riconobbe essere quella di Francesco, il maggiordomo di suo fratello minore.
    “Dove diamine mi trovo? E dov'è la mia famiglia, ed Esteban?” rifletté il ragazzo, restando però immobile per non dar modo alle persone che stavano parlando di notarlo.
    “Mi dispiace, Sommo Ierofante... Ho fallito nella missione che lei mi ha affidato... Mi scusi...” continuò Francesco, evidentemente affranto per qualcosa, o per qualcuno
    Una voce giovanile sospirò sconsolata, per poi notare: “Beh, la sola cosa positiva è che almeno si è svegliato, dopo ben un giorno passato a dormire! Come stai, caro Rayshin?”.
    Rayshin venne attraversato da un brivido: aveva già sentito quella voce, anche se con il mal di testa che gli tormentava il cervello non potè identificare subito.
    D'istinto, il ragazzo sollevò il busto.


    E così finiamo il capitolo.
    Allora, avete visto la tremenda e spaventosa Catena dell'Imperatore, che a quanto pare viene nutrita con i Campioni dei vari Tornei dell'Incoronazione per essere, a detta di Lasyrindes, "completata". Talil non è né riuscito a fuggire dall'Imperatore né ad essere degno della Catena, per cui è stato usato per guarire i danni riportati dallo scontro con Elsmay. Ma quel che conta è che ora tutto il mondo (Impero più Other) è pronto a scendere in guerra definitiva contro l'Ordine, cosa non da poco.
    Ed è proprio nell'Ordine di Yeni Aci che il capitolo finisce, con Rayshin che si risveglia nella loro base ed ai piedi dello Ierofante.
    Cosa succederà? La risposta, unita alla strabiliante (ma anche no) identità dello Ierofante, sarà nel prossimo capitolo, non mancate!

    P.S. Forse alcuni potrebbero preferire "Abbazia" ad "Abazia", ma siccome essa non è più adibita alla sua funzione ecclesiastica e religiosa, ho preferito utilizzare il termine più arcaico e meno utilizzato.
     
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