Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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  1. Xivren
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    Cari lettori, rieccoci qui, ed io sono puntuale ancora una volta (finché dura).
    Orbene, riassunto del precedente capitolo: dopo aver rivelato alcune informazione a Inamor ed Elger, in particolare sugli Ibridi e sul Dottor Gren, Ofelia è riuscita a liberarsi ed, al contempo, a svelare un'altra capacità degli Ibridi. Ma, come sappiamo, Elsmay ha puntualmente sconfitto lei e Lyedar, ma in compenso sono morti i due genitori di Rayshin, causando il crollo psicologico di quest'ultimo.
    Vediamo cosa succederà quest'oggi.


    CAPITOLO 18 – L'ARRIVO DI RAEL E LASYRINDES

    Domenica 4 Novembre - Ore 17:41 - Villa Elger, Monte Bianco, Regno Europeo

    "E' così tenero mentre dorme..." sussurrò Elsmay mentre, salendo la scalinata dell'atrio, fissava Esteban ancora privo di sensi tra le sue braccia. Nonostante i risvolti della giornata, sul viso del bambino non traspariva alcun segno di agitazione o preoccupazione, ed anzi dormiva sorridendo.
    "Elsmay!" esclamò una voce, e quando il nominato alzò la testa gli comparve davanti Irene: la cameriera aveva il vestito decisamente rovinato da tagli e strappi, mentre il suo corpo non sembrava riportare danni. "Esteban e la Coscienza stanno bene?" continuò lei, avvicinandosi.
    "Oh, mia cara Irene! Sono lieto di vedere che stai bene... Comunque sia, il piccolo sta bene, e neppure la Coscienza ha riportati gravi danni, se non una crepa! Ma niente di che, immagino..." le rispose subito Elsmay, continuando a tenere in braccio Esteban.
    Irene tirò un sospiro di sollievo, e parve anche riprendere fiato: "Uff, che sollievo! Pensa la reazione del Sommo Ierofante in caso contrario... Ho finalmente eliminato tutte le trappole che quell'Ibrida aveva disseminato per il corridoio e per la Villa...", e ripensando allo stormo di pipistrelli rabbrividì.
    Elsmay rise divertito, per poi domandare: "Ed invece Rayshin è integro? Spero il suo corpo non abbia riportato danni!", per ottenere una pronta risposta da Irene: "Il Signorino Rayshin sta bene, fortunatamente! Quell'Ibrida non ha potuto causargli alcun danno, siccome c'ero io con lui!".
    L'ex maggiordomo della famiglia Elger sorrise, esclamando: "Ottimo! In questo modo dopo che lo avremo preso, la missione sarà completata! Allora andiamo da Rayshin...", e detto questo si incamminò, sempre tenendo Esteban e seguito da Irene.
    "Comunque sia, non vedo il motivo di continuare a chiamarlo "Signorino", infondo non sono mai stati i nostri padroni! Quella posizione spetta solo al Sommo Ierofante, non a questa gente che non sapeva neppure le nostre origini!" continuò Elsmay, voltando la testa verso Irene.
    La cameriera non rispose, ed anzi abbassò il capo.
    "Uhm, capisco... Infondo per noi è normale, ma sai anche tu che quelli come loro due non possono provare sentimenti..." cominciò Elsmay, per poi interrompersi bruscamente.
    Entrambi i membri dell'Ordine di Yeni Aci si voltarono di scatto, e superando i corpi dei due Ibridi fissarono l'entrata principale della Villa, rimasta chiusa per tutto quel tempo.
    In quello stesso momento la neve, che continuava a cadere fuori, si arrestò improvvisamente, in modo tale che nella Villa regnò il silenzio più assoluto, interrotto solo dai respiri dei presenti.
    Qualcuno, da fuori, bussò due volte alla porta: nonostante la decina di metri che li separava dall'entrata, i due udirono chiaramente il suono. Elsmay, in particolare, sorrise.
    "Toc toc! Chi sarò mai?" domandò una voce gioviale che sembrava provenire da oltre la porta.
    Prima che i due potessero fare qualcosa, sia la porta che la parete davanti a loro vennero attraversate da diverse scariche di luce gialla, assumendo così la forma di un reticolo piuttosto intricato. Quando due scariche di energia si incontrarono esattamente al centro della porta, il reticolo che copriva la parete esplose.
    I frammenti di marmo, legno e cemento volarono all'interno dell'atrio, coprendo e schiacciando i corpi ancora immobili di Lyedar e Ofelia. Alcuni frammenti rischiarono di colpire i due membri dell'Ordine ed Esteban, ma qualcosa simile a tentacoli neri provenienti dall'ombra di Francesco li fecero prontamente a pezzi.
    Mentre il polverone causato dall'esplosione cominciava a diminuire un po', una seconda voce borbottò: "Sommo Lasyrindes, capisco l'amore per le entrate sceniche e da showman, ma era davvero necessario? La Villa era così bella...".
    "Oh oh, Rael, non potevo semplicemente entrare dalla porta, altrimenti i lettori non sarebbero soddisfatti! Ho pur sempre un personaggio da difendere, io!" ribatté la prima voce, ovvero quella di Lasyrindes in persona: l'Imperatore era arrivato.
    "Sì, certo... Comunque sia, non mi aspettavo certo di trovare subito i due membri dell'Ordine appena arrivati!" continuò la voce di Rael, ed in quel momento tutto il polverone si diradò, come spostato da un movimento improvviso di aria.
    Al centro dell'atrio si vedevano chiaramente Lasyrindes, che stava muovendo la testa da destra a sinistra, come per constatare il suo stesso danno, mentre il suo scettro brillava ancora. Proprio per questo fenomeno l'arco sulla sua schiena e le due ali risplendevano di riflessi dorati, donando all'uomo un aspetto quasi divino e certamente maestoso.
    A pochi passi da lui c'era anche Rael, fiero ed impeccabile nella sua lunga e regale veste smeraldina. A differenza di Lasyrindes lui fissava dritti negli occhi Elsmay e Irene, benché da tale sguardo non trasparisse alcun sentimento particolarmente evidente.
    Elsmay chiuse gli occhi, e sorridendo compiaciuto disse: "A quanto pare oggi non riesco proprio a staccarmi da questa stanza... Irene, ti affido Esteban: preditene cura!" e detto questo si voltò verso la cameriera, la quale rispose con un rapido e sicuro cenno di capo.
    L'ombra di Irene si allargò notevolmente, e mentre Elsmay la osservava appoggiò delicatamente Esteban sopra essa: il corpo del bambino sprofondò nell'ombra, senza che però gli facesse del male. Quando anche l'ultimo capello di Esteban sparì, l'ombra di Irene tornò normale.
    Salutandola con la mano, Elsmay superò la piccola balconata su cui erano i due ed atterrò sulle macerie dell'atrio. L'impatto fu piuttosto pesante, in quanto diversi pezzi di marmo si ruppero sotto l'atterraggio di dell'uomo, che invece non riportò alcun apparente problema.
    Solo allora Lasyrindes spostò lo sguardo su di lui, sorridendo compiaciuto e borbottando: "Oh, voi dell'Ordine avete proprio divise decisamente deliziose! Invece le nostre, beh... non sono proprio il massimo!", e detto quello schioccò le dita.
    Dal cortile innevato entrarono velocemente nell'atrio una ventina di soldati: coperti interamente da divise militari nere, con tanto di casco del medesimo colore, portavano alla cintura una curiosa disposizione di armi, ed in particolare sul davanti erano visibili una pistola con canna di media lunghezza, di colore argentato, ed una sciabola con manico dorato ed in pelle nera. L'aspetto più curioso era che tutti loro portavano al braccio un Duel Disk, benché il potere offensivo o difensivo di quel congegno non fosse rilevante in battaglia.
    I soldati si disposero a mezzaluna davanti l'Imperatore, che dichiarò sorridendo: "Ora, miei cari, che ne direste di lasciarmi i due ragazzi e farvi catturare dai miei Guerrieri? Immagino che a nessuno dei presenti piaccia perdere tempo, sbaglio?".
    Elsmay non rispose: sollevando il braccio destro, attorno alla sua mano si formò di un vortice di ombre di colore violastro, per poi allungarsi orizzontalmente. Dopo pochi secondi, le ombre sparirono in lampo di luce bianca, e rivelarono l'arma di Elsmay: uno stocco. Tale arma era costituita da un pomolo raffigurante lo stemma dell'Ordine di Yeni Aci in oro, mentre l'impugnatura era rivestita in pelle nera, e la guardia era costituita da un'elegante serie di strisce in argento ed oro che coprivano interamente la mano dell'uomo. La lama, molto sottile e con la punta decisamente acuminata, era costituita da un metallo argenteo, attraversata a metà da una sezione in materiale bianco ed intagliato.
    Lanciando in aria la spada, Elsmay la riprese alla caduta e la puntò verso Lasyrindes, dichiarando: "Temo di doverla deludere, ma la risposta è un no!".
    Lasyrindes sollevò le sopracciglia sorpreso e divertito, mentre invece Rael si scurì in viso: a differenza dell'Imperatore, che aveva preso piuttosto alla leggera la faccenda, il Principe era intenzionato a risolverla nel modo più rapido possibile.
    "Oh oh! Vedo che, come sempre, ostacolate me ed il mio Impero: che furfanti! Comunque sia, se è questo che volete..." rispose ridendo l'Imperatore, per poi schioccare le dita: tre dei soldati si scagliarono verso Elsmay, sguainando le sciabole.
    Elsmay non attese l'attacco, ma anche lui stesso agì: schivò senza alcun problema i due affondi incrociati del primo soldato, per poi sferrargli un calcio al ginocchi destro e facendolo in questo modo cadere rovinosamente a terra. Prima ancora che il membro dell'Ordine potesse voltarsi, il secondo soldato mirò un fendente verticale dall'alto verso il basso: Elsmay lanciò in aria il suo stocco, e voltandosi di scatto bloccò la lama con entrambe le mani, fermando così anche il soldato. Sferrandogli un devastante calcio allo stomaco, costrinse il soldato a lasciare la sciabola ed a indietreggiare, ed egli colse quell'occasione per trafiggerlo all'altezza del cuore con la sua stessa sciabola. Fatto ciò, Elsmay sfruttò lo slancio che il terzo soldato aveva usato nel colpirlo con un affondo, e passando le mani sotto il suo braccio lo rovesciò a terra: prima che il soldato potesse rialzarsi, Elsmay gli schiacciò il torace con il ginocchio sinistro e, afferrandogli il collo con la mano destra, glielo spezzò.
    Infine, tornò vicino al primo soldato, ed in quello stesso momento il suo stocco, cadendo, trafisse il cranio del soldato. Elsmay, quindi, con un movimento repentino della mano lo ripulì dal sangue, e lo puntò ancora una volta contro Lasyrindes e Rael.
    "Forse lo abbiamo sottovalutato..." sibillò sotto i denti il Principe, che non si aspettava assolutamente un tale risultato: benché quelli fossero soldati semplici, Rael sapeva che la loro forza fisica e velocità superavano di gran lunga quelle di un normale essere umano, eppure nel giro di pochi secondi erano caduti.
    Lasyrindes applaudì compiaciuto, dichiarando: "Corbezzoli, quale forza! Ora rimpiango di aver separato questa unità in due parti, visto che gli altri li ho mandati a ispezionare i dintorni della Villa... Comunque sia, ora che ne diresti di affrontarli tutti?", ed a quelle parole i restanti diciassette soldati estrassero le sciabole all'unisono.
    Elsmay non cambiò espressione, ma si limitò a gridare: "Che ci fai ancora qui, vai Irene!", riferendosi quindi alla cameriera. Irene infatti era rimasta tutto il tempo a fissare lo scontro, incapace di poter abbandonare il proprio superiore in un momento del genere.
    Ma all'ordine di Elsmay, Irene rispose con un "Certo!", e sparì dalla vista dei presenti, tornando da Rayshin.
    "Non fatela andare via!" gridò Rael, ordinando ai soldati di fiondarsi su Irene, ma accadde qualcosa che non aveva previsto: i diciassette soldati stavano sprofondando nelle loro stesse ombre, tentando però di dibattersi e di fuggire. Più sprofondavano, più si sentiva il rumore di ossa rompersi.
    Sollevando lo sguardo verso Elsmay, Rael vide che l'uomo aveva piantato il suo stocco a terra, e la lama dell'arma era attraversata da quelle che sembravano essere ombre, mentre sussurrava: "Yok olma!".
    Fissando lo spettacolo davanti ai suoi occhi, Lasyndes commentò interessato: "Oh, la tecnica della "Sparizione", da quanto tempo non la vedevo! Il potere di controllore a piacimento le ombre è davvero fastidioso, benché su me e Rael non abbia effetto!".
    Nel frattempo tutti i soldati erano stati assorbiti dalle proprie ombre, sparendo così dalla sala e lasciando solo Elsmay con Rael e Lasyrindes, mentre quest'ultimo per la prima volta strinse i denti, lievemente spazientito dalla perdita di tempo.
    "Rael, pensaci tu!" ordinò Lasyrindes, ed in quell'istante il Principe rispose: "Certamente, Sommo Lasyrindes!": incrociando le braccia al petto Rael si disperse in un vortice d'aria, ancora prima che Elsmay potesse estrarre da terra il suo stocco. Il membro dell'Ordine però non sembrò darci troppo peso, continuando a fissare Lasyrindes.
    "Oh oh, non lo insegui? Eppure anche tu hai visto Rael si sta dirigendo verso la tua compagna, non lo vuoi fermare?" domandò sarcastico Lasyrindes ad Elsmay, facendo roteare il suo scettro da una mano all'altra.
    L'uomo sorrise, e dichiarò: "Se non le dispiace, preferirei restare con lei, Sommo Lasyrindes! Inoltre, liberarsi di Irene non è poi così semplice, neppure per un essere come Rael! Infondo, non ho scelto lei per caso, eh...".
    L'Imperatore, pur continuando a giocare con il suo scettro, parve sorpreso delle parole di Elsmay, tanto da sottolineare: "Mi hai chiamato "Sommo Lasyrindes"? Incredibile, ed io pensavo che voi foste dediti solo al vostro Ierofante, quante cose imparo ogni giorno!".
    Elsmay ripose lo stocco nel fodero che portava al bacino, per poi commentare ridendo: "Oh, se la cosa le da fastidio la chiamerò con il suo secondo nome! Non è forse così, Sovrano della Vanità?", sollevando lo sguardo mentre pronunciava le ultime parole.
    In quello stesso momento Lasyrindes fermò il suo scettro, spalancando gli occhi e restando in silenzio per diversi istanti. Voltandosi verso Elsmay, sottovoce chiese semplicemente: "Come lo sai?".
    "Noi dell'Ordine di Yeni Aci sappiamo molte cose sul vostro conto, Sovrano della Vanità! Ed anche sui suoi Principi, compreso Dinef... O meglio, Demone della Vanità! Non siamo sprovveduti come lei crede!" dichiarò fiero Elsmay, incrociando le braccia al petto e fissando l'Imperatore.
    Per tutta risposta, Lasyrindes sollevò entrambe le braccia, e sopra la sua figura si formarono cinque sfere di energia dorata, mentre lui sorrideva compiaciuto: "Bene, ciò dimostra che per tutto questo tempo vi ho sottovalutati! Quindi, rimedierò oggi stesso!", ed a quelle ultime parole scagliò tutte e cinque le sfere contro Elsmay.
    L'uomo schivò la prima sfera, e con sua sorpresa scoprì che, quando essa toccò il terreno, cancellò in un istante i frammenti di muro, senza lasciarne traccia.
    "Non devo farmi colpire... Se quelle sfere mi toccano il mio corpo sarà disintegrato!" pensò Elsmay, mentre correndo in avanti spiccò un balzo laterale, evitando la seconda sfera. Sguainando ancora una volta lo stocco, con esso colpì di lama la terza sfera, in questo modo la scagliò a sua volta contro la quarta sfera di energia: al contatto, entrambe le sfere cancellarono l'altra. Ma prima che potesse avanzare, l'ultima sfera lo colpì alla spalla sinistra. In quello stesso momento, il corpo di Elsmay sparì.
    A qualche metro di distanza, Lasyrindes sospirò con calma, per poi voltarsi di scatto: sfruttando l'asta del suo scettro, parò il fendente di Elsmay. L'uomo, infatti, era ricomparso alle spalle dell'Imperatore, ed aveva mirato un colpo al suo fianco.
    Senza alcuna apparente difficoltà, Lasyrindes abbassò lo sguardo a terra, e vide che il corpo di Elsmay emergeva dalla sua ombra, e quindi commentò: "Notevole, ti sei teletrasportato nella mia ombra prima di essere disintegrato, non male!".
    Detto quello, con un balzo all'indietro Lasyrindes si allontanò da Elsmay, senza riportare alcun danno, mentre l'uomo commentava: "Non esattamente: la sua sfera mi ha colpito in pieno, distruggendo il mio corpo! Ma, come forse saprà, io continuo ad esistere finché esiste l'ombra: in questo modo, non ho avuto alcun problema a sfruttare la sua ombra per ritornare!".
    "Beh, se non erro il tuo potere permette una cosa del genere solo con le ombre degli esseri viventi, no? Quindi, finché il tuo avversario ha ancora l'ombra, tu non puoi essere sconfitto! Quanti problemi quelli come te mi hanno dato..." dichiarò l'Imperatore, constatando il potere di Elsmay e che, a quanto pareva, conosceva già. Subito dopo aggiunse però: "Certamente, dovresti anche sapere che io stesso non posso morire...".
    Elsmay, dal canto suo, disse imperturbabile: "Le Fate, come lei, non possono essere uccise e neppure morire, voi siete l'unico Tipo immortale... Ma io non ho mai avuto intenzione di sconfiggerla, o ucciderla!".
    Lasyrindes parve piuttosto sorpreso dalla dichiarazione del membro dell'Ordine, ed infatti chiese incuriosito: "Uhm, ed allora se non vuoi né sconfiggermi né uccidermi, che cosa vuoi fare? Non dirmi che vuoi arrenderti di tua spontanea volontà!".
    "Non fraintenda, Sovrano della Vanità, non è da me arrendermi! Ma voglio solo far sì che lei non intralci la nostra missione!" disse Elsmay, e riponendo ancora una volta lo stocco nel suo fodero materializzò il suo Duel Disk.
    Subito dopo, l'uomo prese le prime tre carte del suo Deck, e le mise nella Zona Magie e Trappole, sorridendo.

    ---


    "Tutto qui?" commentò deluso Rael.
    Il Principe si ergeva sospeso in aria, con il suo abito smeraldino ed i capelli mossi da quella che sembrava una correnta d'aria. Sul volto aveva un'espressione triste e sconsolata, appunto delusa.
    Davanti a lui Irene era inginocchiata sul pavimento, con le mani in avanti, ed ansimava con forza. Il suo corpo era segnato da diversi tagli, da cui colava ancora sangue.
    I due si trovavano in una delle stanze della Villa, che aveva tutta l'aria di essere un salotto. O meglio, lo era stato, in quanto la parete di entrata, alle spalle di Rael, era stata sfondata, e tutti i mobili erano stati ridotti a pezzi, come tagliati. Lo stesso pavimento, color ocra, era segnato da profondi solchi, eccetto che sotto il corpo di Rael. Per quanto riguardava le pareti, del medesimo colore, non avevano riportati grossi danni, mentre invece il camino davanti a Rael era a pezzi.
    "Non pensavo bastassero alcune Lame d'Aria, tra l'altro neppure mirate a organi vitali, per sconfiggerti! Invece così pare, che profonda delusione..." aggiunse Rael, scuotendo il capo in segno di dissenso.
    Tra un respiro e l'altro, Irene commentò: "Anf... Sì... ormai non c'è più dubbio... ora ne sono certa...", e sul suo volto si dipinse un sorriso. Alzandosi in piedi, si pulì il sangue che colava dalle ferite sulle braccia, ed estrasse anche un pezzo di legno che, nella battaglia, le si era conficcato nella spalla destra.
    Rael parve sorpreso dalla dichiarazione della cameriere, specie se detta in quelle condizioni, ed infatti chiese: "Uhm, che cosa intendi dire? Spero tu non voglia temporeggiare: in questo caso ti informo che abbiamo del lavoro da sbrigare, anche se i miei altri fratelli non ne hanno voglia... Per cui, rispondimi!".
    "Eh eh, a quanto pare quanto mi hanno riferito le mie creature la prima volta che ti hanno visto dal vivo è vero... Eppure non assomigli molto all'immagine della tua carta, lì eri molto più brutto..." dichiarò ironica Irene, benché non potesse concludere il suo discorso: sollevano la mano destra, Rael aveva generato un tale spostamento d'aria da spazzare via tutti i pezzi di muro e dei mobili, ed anzi distruggendo il primo strato di pavimento. Sul suo volto l'espressione mostrava una certa agitazione, oltre che preoccupazione.
    Quando il polverone generato si diradò, il Principe vide ancora una volta Irene in piedi, come se non avesse riportato alcun danno da poco prima. Anzi, al suo fianco era presente una nuova creatura, un altro Alanera: alto circa la metà della cameriera, aveva il corpo coperto da un fulgido piumaggio bluastro, con piume di una lunghezza media e sollevate verso l'alto lungo le gambe. Il collo era però circondato da una specie di "collare" formato da piume biancastre, mentre invece sulla testa presentava un piumaggio color verde chiaro, ed in particolare quattro grosse e larghe piume verdi rivolte verso l'alto sembravano coprire le orecchie della creatura. La pelle del volto era giallastra, ed era sprovvisto, a quanto pareva, sia di becco che di bocca, mentre gli occhi avevano le iridi rossastre. Le ali erano decisamente lunghe e non troppo larghe, e Rael vide chiaramente che erano state quelle ali a deviare il suo colpo.
    "Gale il Turbine... Quanto tempo!" dichiarò Rael, ma la sua voce non lasciava traspirare né felicità né contentezza, ma solo una notevole seccatura.
    "Sono stati loro a ricordarsi di voi, quando li avete attaccati per conquistarli... Non è forse così, Ciclone Distruttivo?" chiese ironica Irene, rivolgendosi a Rael con un altro nome.
    Per tutta risposta, il Principe sollevò il braccio destro in aria: attorno alla sua mano convergerono alcune "strisce" di aria trasparente, per formare quindi una sfera. Quando questa esplose, il soffitto ed il pavimento attorno a Rael vennero schiacciati da una pressione invisibile, mentre nella sua mano si era formata una nuova arma: un ventaglio da guerra, formato da stecche in metallo grigio scuro e decorate da figure simili al suo simbolo sulla fronte, ma in pietra nerastra. La base invece presentava placche dorate di rivestimento.
    Portandosi davanti al volto il ventaglio, Rael vide la piccola creatura di Irene essere fatta a pezzi da quasi invisibili lame di vento, mentre freddamente commentò: "Sì, Ciclone Distruttivo è il mio nome... E sarò lieto di imprimerlo nel tuo cadavere!".


    E così finisce il capitolo numero 17.
    Allora, come avete letto alla Villa sono arrivati anche le forze dell'Impero, benché Elsmay abbia sistemato velocemente i "pesci piccoli". In compenso Rael si è diretto verso Irene, e come avete visto i due hanno iniziato a combattere, e lo stesso Principe ha materializzato la sua arma.
    Nell'atrio, invece, Elsmay è alle prese con Lasyrindes in persona: il membro dell'Ordine ha dichiarato che non può e neppure vuole sconfiggere l'avversario, ma allora a cosa mira esattamente, per cavarsi da queste situazione?
    Mentre ci avviciniamo sempre più alla fine di questa seconda saga del Primo Atto, spero che abbiate gradito il capitolo, buona serata a tutti (scusata eventuali errori di scrittura in questi due commenti, ma essendo di fretta ho fatto il possibile, domani rimedierò).

    Edited by Xivren - 17/7/2017, 00:09
     
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