Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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  1. Xivren
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    Bene! Visto che sono a buon punto con il dodicesimo, andiamo avanti.
    Nel precedente capitolo ci siamo lasciati con l'Imperatore che, dopo aver battuto tre membri dell'Ordine, ha fermato Delver e tentato di interrogarlo. Ma il Dadoducco è stato salvato da Elsmay, anche se ha perso sei membri del suo gruppo.
    Infine, Esteban è tornato, ma nel momento sbagliato e l'Imperatore lo ha arrestato.
    Vediamo cosa succederà:


    CAPITOLO 11 - I DUE SOMMI SOVRANI AGISCONO

    Domenica 4 Novembre - Ore 10:43 - Roma, Regno Europeo

    Da circa due giorni nell'Impero non si parlava d'altro.
    L'arresto del nobile Esteban, figlio del celebre, stimato ma anche temuto Ministro Elger, era una notizia ormai sulla bocca di tutta l'alta società e di tutto il popolo.
    Neppure il fatto che l'Ordine di Yeni Aci fosse penetrato così tanto in un Istituto, e che quindi poteva essere un qualsiasi altro edificio pubblico o privato, aveva avuto un risalto paragonabile a quello dell'arresto del figlio di un Ministro.
    Le accuse, inoltre, erano sconvolgenti: il bambino era sospettato di aver favorito, ed anzi permesso, l'entrata dei membri dell'Ordine nell'Istituto. Inoltre, stando alle dichiarazione, confermate da molteplici testimoni, lo stesso Delver, colui che aveva organizzato l'attacco, era stato proprio uno studente ad aiutarlo nell'impresa. Il fatto che Esteban non fosse presente al suo arrivo, confermava ancora di più questo sospetto.
    E se esso si fosse rivelato esatto, allora sulle spalle di Esteban sarebbe caduto un secondo peso: la morte di Diell. Nessuno aveva pianto o avvertito la morte del bambino, ma in essa le famiglie e le persone avverse a Elger vedevano un ottimo pretesto per farlo destituire, e di conseguenza rovinare lui e la sua famiglia.
    Gli altri Ministri, incaricati dallo stesso Imperatore di risolvere il caso, non avevano ancora rilasciato risposte esaustive alle interviste fatte, anche se in più occasioni il Ministro Isroth, dopo essersi ripreso dalle ferite inferte, aveva assicurato che Esteban fosse estraneo ai fatti.
    L'opinione della nobiltà dell'Impero non era tanto schierata pro o contro la colpevolezza del bambino, in quanto questa sarebbe stata confermata solo quando i membri dell'Ordine catturati avrebbero confessato, ma piuttosto su come avesse reagito la famiglia di Esteban a questo "intrigo".
    "Una marea di cazzate..." commentò sottovoce Lyedar, seduto a fianco di Ofelia.
    I due si trovavano seduti su delle confortevoli poltrone presenti sulle gradinate più alte di un'enorme struttura in pietra, che altra non era che il celebre Colosseo, lo stesso monumento della città di Roma, ora una delle provincie del Regno Europeo che, come le altre, dipendeva da Finoma. Il Colosseo era stato ristrutturato completamente dall'Imperatore anni fa, ottenendo così ancora una volto lo stesso splendore che aveva nell'80 d.C. Gli spalti erano stati completamente messi a nuovo, modernizzati per andare in contro alle necessità più diverse degli spettatori, mentre invece l'arena era rimasta la stessa.
    "In effetti non penso che la famiglia di Rayshin possa aver aiutato l'Ordine, non credi Lyedar?" continuò Ofelia, annuendo.
    Il suo fidanzato ci pensò un attimo, prima di rispondere, per poi confermare: "No, è fuori questione! Se lo avessero fatto, sicuramente noi due ce ne saremo accorti, siamo sempre con loro...".
    "Indubbiamente hai ragione, caro..." disse Ofelia per poi portarsi alla bocca un bicchiere di vino rosso che teneva in uno scompartimento apposito della poltrona.
    "Ciò non toglie che ora Rayshin e Esteban sono in un mare di guai! Con tutte le famiglie dell'Impero pronte a diventare Ministri, ognuna di esse cercherà di distruggere il più possibile la loro reputazione: in questo modo, una volta morto Elger, nessuno di loro due diventerà Ministro... E come se non bastasse, stanno circolando storie assurde su questo avvenimento..." dichiarò Lyedar, mentre metteva le mani dietro la testa e si dondolava a sinistra e a destra.
    Ofelia smise di bere, e domandò curiosa: "Quali storie, Lyedar?".
    Il ragazzo fece le spallucce, e velocemente rispose: "Accusano Esteban di aver fatto sparire, con l'aiuto dei membri dell'Ordine, uno studente... Un certo Simsek, in quanto non lo si trova dalla fine del Torneo: tutte le sue traccie sono sparite!".
    "Uhm... Questa è effettivamente una cosa strana, ma se noi due... OH! Guarda: stanno entrando!" continuò la ragazza, per poi interrompersi in quanto nell'arena erano entrate circa dodici persone.
    Costoro altri non erano che i gladiatori dell'arena, ovvero prigionieri di guerra, ladri e criminali che l'Impero era riuscito a catturare, anche a seguito delle diverse guerre con l'Other: non per nulla moltissimi di loro erano soldati o civili catturati dalle forze dell'Impero. L'Imperatore stesso, trovando entusiasmanti i combattimenti tra gladiatori dell'Antica Roma, aveva deciso di renderli legali, e da diversi decenni ogni domenica, negli Anfiteatri presenti nell'Impero, si tenevano combattimenti all'ultimo sangue, anche se Lasyrindes aveva proibito che i combattenti venissero uccisi durante gli scontri.
    Infondo dovevano durare, quindi era il caso di farli restare il più a lungo possibile in vita, per dare spettacolo a coloro che potevano permettersi di assistere ai combattimenti, ovvero la maggior parte della popolazione.
    Seguita da Lyedar e dalla maggior parte degli spettatori, Ofelia fissava i combattenti prestare giuramento, come di consueto, di dare un meraviglioso spettacolo a tutti i presenti. I vari combattenti, mettendo la loro mano sinistra sul petto, sollevarono la mano destra in cui tenevano le loro armi, e recitarono i versi che, benché in vigore da anni, ogni volta sembravano macigni che li avvicinavano sempre di più alla morte.
    Finito il giuramento, uno squillo di trombe ufficializzò l'inizio del combattimento: nessuno dei combattenti, però si mosse.
    Mentre nel pubblico cominciava a crescere l'agitazione e l'impazienza, in quanto desiderosi di sangue e violenza, il più grosso e forzuto dei combattenti prese la parola: indossava una pesante armatura nera, che gli copriva il petto, gli avambracci e le gambe, ma lasciava scoperto il torace. Brandiva una mannaia di notevoli dimensioni, decorata con alcuni motivi lungo il piatto della lama, allo stesso modo dell'elmo, che però teneva la visiera sollevata.
    "Il bastardo, quel merdoso bambino di Esteban e tutta la sua famiglia, che amministrava tutto qui, stanno per finire tra di noi! Perché dobbiamo lottare? Se volete vedere un vero spettacolo, aspettate che loro quattro arrivino da noi: non vedrete mai così tanto sangue verso un bambino..." disse l'omaccione, gridando tutto il rancore che provava verso la famiglia di Esteban, che a quanto sembrava era, almeno nel Regno Europeo, la famiglia che doveva regolare la corretta effettuazione dello spettacolo. Subito dopo, grida simili arrivarono da altri combattenti, che sostenevano l'idea dell'omaccione, assieme ad insulti vari.
    Tutti i nobili presenti si zittirono, mentre alcuni di loro valutavano la possibilità di quanto detto dall'omaccione, ma qualcosa li distrasse dai loro pensieri: con un sordo rumore metallico, due cancelli dell'arena si erano aperti, e da essi arrivarono diverse bestie. Leoni, ghepardi, rinoceronti e lupi, tutti ricoperti da ferite e tagli, che dimostravano quanto avevano sofferto in cattività, si riversarono sui combattenti, con la bocca e lo stomaco desiderosi di sangue e carne, dopo tanta fame.
    Se i combattenti non volevano combattere tra di loro, avrebbero combattuto spinti a suon di morsi e fauci.
    Con uno sbuffo, l'omaccione abbassò la visiera dell'elmo, e con un balzo si lanciò contro uno dei rinoceronti che lo puntavano: con un rapido colpo di mannaia, lo decapitò; poi lasciò l'arma nel collo dell'animale, morto sul colpo, per poi afferrare per il collo due leoni che, avvertendo l'odore del sangue, si erano fiondati sul morto e su di lui.
    Con un urlo, schiacciò i due animali uno contro l'altro, fracassando così la loro scatola cranica e uccidendoli.
    Mentre gli altri combattenti, spiccando balzi, ferivano prima le creature alle zampe, e poi con rapidi movimenti le uccidevano, sugli spalti Lyedar e Ofelia si alzarono dalle loro postazioni, e si diressero verso i corridoi.
    "Bah... Vederli combattere contro animali selvaggi non mi interessa più: io volevo che combattessero tra di loro! Così non c'è divertimento!" esclamò Ofelia, amareggiata.
    "Hai ragione, e pensa a quanto ho pagato per quelle due postazioni! Uffa..." concordò Lyedar, mentre prendeva sotto braccio la sua fidanzata.
    Ofelia, dopo qualche istante, appoggiò la testa sulla spalla di Lyedar e disse: "Ora che anche questo spettacolo è andato, che cosa possiamo fare, per passare il tempo?".
    Lyedar, alla domanda, parve illuminarsi, e compiendo una piroetta disse: "Andiamo a trovare Rayshin e Esteba! Andiamo a trovarli! Ti piace, come idea, cara?".
    Ofelia battè le mani, e sorridendo rispose: "Ovviamente sì, infondo ora è tempo che andiamo a trovarli bene bene, dopo l'ultima volta! Così almeno tireremo su il morale a Rayshin!".
    Annuendo, i due sparirono dietro la svolta del corridoio.

    ---


    Ore 13:50 - La Capitale, Impero di Sonsuza

    "Bene, ora che siamo tutti presenti, diamo inizio alla riunione!" esclamò sorridente Lasyrindes.
    L'Imperatore si trovava seduto su uno sfarzoso trono, interamente costituito d'oro massiccio, ed abbellito da diversi motivi costituiti da purissimo diamante lavorato. Inoltre dietro lo schienale era stato anche realizzato, sempre in diamante, lo stemma dell'Impero di Sonsuza, che svettava ed incuteva timore e rispetto in tutta la sala.
    Benché apparentemente scomoda, come posizione, l'Imperatore pareva trovarsi a suo agio, tanto da appoggiare il suo scettro allo schienale.
    Davanti a lui era presente un gigantesco e pregiatissimo tavolo in legno, dalla forma esagonale, mentre ogni lato, occupato da un'agenda grigia, era separato d'altro da una sbarra in pietra nera. Il centro del tavolo era vuoto, ma in compenso era presente l'ologramma dell'intero pianeta Terra, che ruotava lentamente in senso antiorario.
    Gli altri lati dell'esagono erano anch'essi occupati: da sinistra a destra dell'Imperatore, erano presenti Rael, lo stesso Principe che si era visto scatenare Ciel su Pechino; alla sua sinistra sei rocce dalla forma allungata ruotavano su sé stesse e cambiando costantemente posizione, con grande dispetto di Rael; seguiva poi Dinef, il più Alto Principe dell'Impero che sedeva difronte a Lasyrindes, anche se a circa cinque metri da lui; un terzo uomo, sui vent'anni come Rael, con i capelli biondi portati piuttosto spettinati, in contrasto con l'elegante tunica che indossava di color rosso; ed infine due grosse sfere d'acqua che mutavano continuamente forma.
    "E' vergognoso essere presenti solo in quattro! Insomma, che cosa vi costa degnarvi di venire qui!? Ci vuole un po' di coerenza con sé stessi e con gli altri!" esclamò subito Rael, fissando sia le sei rocce che le due sfere d'acqua.
    "Oh, Rael, tappati un po' quel buco insolente! Sono impegnata a fare altro, a differenza di te!" disse una voce, vagamente femminile, che proveniva dalle sei pietre.
    "Uhm... Ma possibile che tu non riesca mai a stare calmo, Rael?" continuò ancora una voce maschile proveniente dalle due sfere d'acqua.
    Rael batté la mano sul tavolo, e facendo un profondo sospiro, gridò: "IO SONO CALMO!!! Siete voi che non avete mai voglia di prendere sul serio le cose! Siete dei perdigiorno!".
    In quello stesso momento le sei rocce smisero di ruotare e puntarono tutte su Rael: "Hai rotto le palle razza di idiota: stai zitto o ti ammazzo!".
    "IO ti ammazzo brutta sgualdrina del fango! Vediamo poi se almeno a Ciel piacerai!" ribatté il principe, che nell'impeto si era alzato dal trono, simile a quello di Lasyrindes ma privo dello stemma, ed aveva puntato le sei rocce.
    Le sei rocce ripresero a ruotare, mentre la voce rise: "Ah ah ah! Lo sai che quella tua gallina volante non può competere contro il mio Behemoth! Quindi stai zitto, idiota...".
    Mentre Rael, digrignando i denti, alzava il braccio al soffitto, ovvero una gigantesca cupola di vetro che illuminava l'intera stanza, una leggera brezza cominciò a soffiare nella stanza, attorno a Rael , ma prima che potesse accadere qualcosa Dinef intervenì: "Per cortesia, potreste non fare così tanto rumore?", e lanciò ai due un'occhiata piuttosto eloquente.
    Rael, con uno sbuffo, tornò a sedersi, e la brezza, che nel frattempo era diventata una corrente d'aria, si placò, mentre le sei rocce smisero di ruotare.
    Lasyrindes, dopo essersi sistemato i capelli, riprese: "Ah, se non ci fossi tu Dinef... Bene, adesso dobbiamo pensare di cosa fare dei sei membri dell'Ordine!".
    L'uomo con i capelli biondi, portandosi il petto in avanti, propose: "Io propongo di squartarli e di mangiarceli!".
    Dopo qualche secondo di silenzio collettivo, Dinef riprese la parola: "Ehm... Idea interessante, ma comunque bocciata, Aion... Altre idee?", e a quelle parole l'uomo di nome Aion tornò seduto come prima, anche se arrabbiato.
    "Chi ha attualmente l'incarico di sorvegliarli?" domandò Rael, rivolgendosi a Lasyrindes.
    L'Imperatore ci pensò un attimo, provando a ricordare. Dopo alcuni attimi, schioccò le dita e rispose: "Il Generale Nuk! Ho pensato bene di affidare a lui questo incarico, vista la sua notevole abilità e meriti, non per ultimo quello di aver risolto la situazione a Pechino! Attualmente si trovano tutti nella Prigione di Lo: indubbiamente è la città più sicura, in questi casi!".
    "Bene! E' un uomo molto competente, di certo farà un ottimo lavoro! Ma se l'Ordine attaccasse, come potrebbe difendersi?" chiese ancora Rael, che nonostante la buona notizia non era ancora sicuro che tutte le precauzioni fossero state prese.
    Prima che l'Imperatore potesse rispondere, la voce proveniente dalle due sfere d'acqua riprese: "Uhm... Ma perché devi fare tutte queste domande inutili, Rael?".
    "Non sono inutili! Ma a differenza tua che passi tutto il giorno a poltrire, io cerco di fare tutto ciò che si può fare!" gli rispose a tono Rael, puntandogli contro l'indice della mano destra.
    "Ma sei sempre così noioso... Mai una volta che puoi startene calmo, mai una volta che vieni a trovarmi..." continuò la voce, velando una certa tristezza.
    Rael strinse i pugni: la sua pazienza era arrivata al limite, almeno per quel giorno. "Non ho tempo da perdere con le tue stupide favole infantili: IO VOGLIO LAVORARE!!!".
    Lasyrindes sospirò, e allora propose: "Allora facciamo così: tu, Rael, vai a vedere come se la sta cavando Nuk, e poi stasera ci farai rapporto. Noi invece continueremo a lavorare su cosa fare con il caso Esteban... Va bene?".
    Rael si alzò, e disse: "Almeno qualcuno che, come me, a voglia di lavorare! Ci rivediamo stasera!", e detto questo scomparve in un vortice d'aria, sollevando di poco i fogli di carta presenti sul suo lato del tavolo.
    Una volta sparito il principe, Lasyrindes estrasse dal mantello un libro dal titolo "Fisica quantistica applicata al calcolo delle probabilità - Volume XIV" e cominciò a leggerlo.
    "Ehm... Ma Sommo Lasyrindes, che cosa diamine..." cominciò a dire Dinef, per poi essere completato da Aion: "Non dobbiamo lavorare, come ha detto a Rael? Se non facciamo nulla poi quello si incazza...".
    L'Imperatore sollevò lo sguardo dal libro, e disse: "Forse non vi ricordate che sono IO l'Imperatore, sono IO a decidere, non voi... E poi ho mandato lui al lavoro, così noi possiamo restare qui ad oziare!".
    "Quindi abbiamo il pomeriggio libero?" domandò la voce proveniente dalle due sfere acquatiche.
    "Fate quello che volete, fino a stasera..." rispose sbrigativo l'Imperatore, per tornare a leggere.
    Gli altri tre, tranne Dinef, esplosero in un "URRÀ!" collettivo, ed abbandonarono la stanza: le sei roccie e le due sfere semplicemente si disintegrarono, mentre Dinef si dissolse in una nube di tenebre ed infine Aion in una serie di piccole fiammelle.
    Lasyrindes, rimasto solo, ripose il libro sul tavolo, con uno sbuffo schifato, e sussurrando: "Ormai queste informazioni le conosco già..." e battendo lo scettro sul pavimento sparì dalla sala.

    ---


    Ore 13:58 - Roma, Regno Europeo

    "Ah ah ah! Avresti dovuto vederli, con quelle facce da coglioni!" rise sonoramente l'omaccione, mentre affiancato da un altro combattente, percorreva un corridoio.
    Dopo lo spettacolo, durato circa tre ore, i combattenti potevano prendersi un'ora per medicare le ferite e riposarsi dopo la fatica del combattimento mattiniero prima che cominciasse quello pomeridiano.
    "In effetti hai ragione, Alex! Che idioti..." rispose l'altro, battendo sonoramente la mano sul petto l'omaccione, ovvero Alexander: non ci voleva molto per vedere che Alex era alto almeno il doppio di lui, e non aveva riportato alcun danno, neppure un graffio, a seguito del combattimento. Teneva ancora in mano la mannaia, ricoperta completamente di sangue in parte seccato. L'altro invece aveva un morso sulla gamba destra, ed un taglio sulla spalla analoga, ed aveva un fisico più piccolo ed agile, ma meno robusto: Alex avrebbe potuto romperlo come un grissino.
    Ma benché le apparenze dicessero questo, in realtà Alex rivelava nei suoi occhi un profondo rispetto per il compagno, che considerava essere l'unico combattente suo pari.
    "Bene, che ne dici se ora andiamo a trangugiare qualc... FERMO!!" disse subito Alex, per poi mettersi contro il muro alle sue spalle e spingendo dietro di lui il suo compagno, che debolmente chiese: "Che diavolo succede?".
    Sottovoce, Alex rispose: "Nella stanza del pranzo ci sono due persone, ed i loro odori non sono di nessuno dei nostri compagni...".
    Dopo qualche minuto, i due pian piano si avvicinarono senza fare alcun rumore, cosa notevole visto che, fino a poco prima, Alex batteva i piedi a terra e l'altro trascinava la gamba ferita.
    A diversi metri dalla stanza, udirono alcune parole, proferite da quella che sembrava la voce di un bambino: "Uhm, e così hanno deciso di condannare l'intera famiglia? Ne sei sicuro?".
    "Le mie fonti non sbagliano mai, Maestro: i giudici, benché Isroth fosse, ed ancora ora è contrario, hanno già votato per la condanna di tutti e quattro: Elger sarà costretto all'esilio dall'Impero, e non potrà più effettuare alcun lavoro o mestiere pubblico; Inamor invece sarà punita come complice, e sarà condannata alla prigione a vita dopo essere stata marchiata a ferro; ed infine tutti gli altri, figlio e servitù, saranno spediti qui in questa arena, o in altre... Così Lasyrindes vuole!" rispose una seconda voce, di un uomo più maturo e profonda.
    Il bambino, dopo diversi istanti, continuò: "E perché non comunicano già la sentenza?".
    "Perché l'Imperatore, su consiglio del Principe Aion, ha deciso di dare una parvenza di legalità alla cosa! E poi Isroth vuole effettuare tutti i preparativi per il trasferimento di lei, Maestro! Ma pare che, in circa due giorni, tutto sarà pronto, ed il loro destino segnato!" dichiarò senza esitazione la seconda voce, molto sicura.
    Subito dopo, Alex ed il suo compagno udirono il rumore di una pagina di giornale che veniva girata, e subito dopo la prima voce che ribatté: "Uffa uffa uffa, ed io che volevo prendermi qualche giorno di tranquillità! Bisogna sempre correre, ma non è un problema: Elsmay, a te affido il compito di prendere uno dei nostri due bersagli, se saranno presenti tutti e due, altrimenti prendi lui! E mi raccomando, salvala!".
    "Stia tranquillo, Maestro, porterò a termine la missione! A proposito di missioni, che cosa farà con Delver? Mi dispiace vederlo così soffrire..." sussurrò la seconda voce, velando una certa tristezza alla fine della frase.
    La prima voce, girando ancora un'altra pagina, disse: "Uhm... E' proprio un bel fastidio, povero Delver! Va bene, ci penserò io in persona, infondo che Sommo Ierofante sarei, se non salvassi i membri del mio stesso Ordine?".
    Alex ed il suo compagno ebbero un sussulto: in quella stanza c'erano due membri dell'Ordine di Yeni Aci.
    I due si squadrano, senza dire nulla, anche se il loro sguardo parlò al loro posto: "Se catturiamo quei due, di sicuro otterremmo la libertà!". Di conseguenza i due fissarono le loro armi, e per poi correre e fiondarsi nella stanza davanti a loro con un urlo.
    Davanti a loro trovarono Elsmay, sempre avvolto e coperto dal suo mantello blu notte, che li fissava, ed una seconda persona, con il fisico talmente piccolo che si vedevano solo le gambe, incrociate, e le mani. Il resto del busto, compresa la testa, era nascosta dalle pagine di un giornale, che quella persona continuava a leggere. Non poteva che essere un bambino, od un nano, ma questi ultimi erano stati fucilati cinquantadue anni fa dall'Imperatore, che li trovava ripugnanti.
    "Finalmente siete arrivati! Per quanto tempo avreste continuato ad ascoltarci?" esordì allegra la voce dietro le pagine del giornale, rivolgendosi ad i due combattenti.
    Alex deglutì: ciò significava che quei due avevano avvertito la loro presenza fin da subito, rivelandosi molto più capaci di lui in questo campo.
    Senza dire nulla, il suo compagno mirò velocissimo un fendente verticale ad Elsmay. brandendo una spada a due lame. L'uomo coperto non fece nulla per difendersi, in quanto il colpo non lo colpì mai: la persona nascosta dietro le pagine schioccò le dita, e la testa del combattente rotolò per terra, mentre il suo corpo, sgorgando sangue dal collo, cadeva a terra, scosso da alcuni sussulti.
    Alex non poteva credere a ciò che stava vedendo: il suo compagno, uno dei combattenti migliore dell'arena, e unico con cui desiderava combattere, era stato ucciso in una frazione di secondo, senza poter far nulla.
    Con un grido di furia e rabbia, si fiondò su Elsmay, brandendo la sua mannaia insanguinata in un unico, potente e veloce colpo.
    Ma il suo avversario era stato più rapido: parò il colpo con la mano sinistra, coperta da un guanto bianco, poi passò la mano destra dietro la nuca di Alex. Il combattente non potette neppure rendersi conto che Elsmay gli aveva fracassato la testa contro il pavimento di lastre, che essa esplose in uno schizzo di sangue, tale era stata la forza con cui Elsmay lo aveva schiacciato al suolo, uccidendolo all'istante.
    Sempre restando dietro le pagine del giornale, il bambino commentò: "Bah, ai miei tempi erano molto più forti, o forse sono io che li ho sempre sopravvalutati...".
    Elsmay, sollevandosi da terra, commentò: "In effetti non erano niente di che, anzi erano piuttosto deboli!".
    Il bambino esplose in una risata molto infantile mentre esclamava: "La sezione barzellette è fortissima!" e scalciava ridendo.
    Soffocando una risata per quella scena, Elsmay disse: "In effetti... Comunque credo sia ora di andare, Maestro: ormai è tornato qui, dopo tanto tempo, e credo sia ora per me di entrare in azione!".
    Lo Ierofante, allora, concordò: "Hai ragione Elsmay! Allora andiamo, e buona fortuna ad entrambi!", e detto questo scomparve in una moltitudine di particelle bianche, lasciando cadere a terra il giornale.
    Allo stesso modo anche Elsmay sparì, lasciando nella sala i cadaveri dei due combattenti più forti e potenti di tutta l'arena.


    Ed ecco qui che il capitolo finisce.
    Come avete visto, sia lo Ierofante che l'Imperatore hanno deciso di mettersi in moto, a risolvere le loro scottanti questioni. Il primo deve andare a salvare gli altri sei, mentre Lasyrindes ha mandato Rael a verificare la situazione: e se i due si incontrassero, cosa potrebbe succedere? Chissà...
    Inoltre, avete conosciuto un nuovo Principe: Aion, che altri non è che il personaggio propostomi da Perry caro, anche la sua parte in questo capitolo è piuttosto ridotta, benché sappiamo che lui è riuscito a proporre una cosa all'Imperatore e che questi l'ha seguita alla lettera.
    Inoltre anche Lyedar e Ofelia hanno deciso di andare a far visita a Rayshin, dopo tanto tempo, come bravi amici quali in effetti sono. Infondo i veri amici si vedono solo nel momento del bisogno.
    Nel prossimo capitolo la scena sarà a Villa Rayshin (che nome orribile, ma è per rendervi l'idea), in cui molteplici personaggi importanti si incontreranno: sarà, probabilmente, il capitolo più importante di tutti quelli scritti fin'ora.
    Quindi, non distogliete l'attenzione, e vi do appuntamento alla prossima settimana.
     
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407 replies since 1/11/2013, 14:37   8588 views
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