Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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    Colto da violenta ispirazione, mentre discorrevo amabilmente con un certo utente su grandi temi dell'umanità e di quale colore dovrebbero essere i capelli di un gatto, oggi pomeriggio ho completato anche il sesto capitolo.
    Orbene, pubblico il quinto: nel precedente, abbiamo visto di come sia Rayshin che Ofelia abbiano vinto velocemente contro i loro avversari, e di come Esteban abbia trovato il cadavere di Simsek, morto per cause sconosciute.
    Nell'ultima parte avevo riportato le notizie di uno dei vari telegiornali dell'Impero sulla ribellione nel Regno Cinese.
    Adesso ci addentreremo negli ultimi momento della suddetta ribellione, e di come facciano la comparsa, oltre che al Ministro Elger (padre di Rayshin e Esteban) anche altri tre misteriosi personaggi.
    Detto questo, leggiamo.


    CAPITOLO 5 – L'ARRIVO DI GAAP E LA FINE DELLA RIBELLIONE

    Giovedì 1 Novembre – Ore 17:13 – Pechino, Regno Cinese

    Da circa un settimana l'Imperatore Lasyrindes, Monarca e Signore dell'Impero di Sonsuza, aveva deciso di estirpare la rivolta scoppiata nel Regno Cinese, istigata e portata avanti da un certo Ling-Dao.
    La campagna si era inizialmente rivelata un vero e proprio trionfo, ma aveva rallentato i tempi appena scoperta la presenza dell'Ordine di Yeni Aci nel Regno, che aveva quindi richiesto uno studio più attento ed approfondito della situazione.
    Le forze armate dell'Impero, dopo aver ripreso la città di Pechino, si erano stabilite in uno dei più importanti ed attrezzati grattacieli della città, da dove avrebbero potuto essere mandate a combattere.
    In una sala di tale grattacielo, decorata e realizzata in stile cinese (in essa erano presenti vari vasi e porcellane in stile riposte con cura sui piccoli tavolini posti lungo le quattro pareti) tre uomini fissavano una cartina disposta con cura su un tavolo dalla forma rettangolare.
    Sulla cartina erano presenti diverse bandierine: un grosso blocco, dal colore rosso, era posto nel prevalentemente nel centro della cartina, e solo alcune di esse erano disposte poco più avanti, verso ciò che la cartina indicava essere il sud.
    In questa zona si trovavano altre bandierine azzurre: in netta minoranza rispetto alle rosse, la maggior parte di esse erano state rovesciate, mentre le poche ancora in piedi si trovavano nello stesso punto.
    “Generale Nuk, ci sono aggiornamenti dall'Unità Tre?” chiese in quel momento l'uomo posto dietro le bandierine rosse. Portava una corona dorata, dalla forma triangolare, decorata con alcune smeraldi. I suoi occhi erano di un marrone acceso, così come i suoi capelli e la sua divisa militare, elegante e semplice allo stesso tempo.
    “Ministro Elger, l'Unità Tre ha riscontrato che la zona attorno al ponte nel punto 278 è stata fatta saltare in aria, e nelle zone circostanti c'è il rischio della presenza di mine! Non possiamo permetterci di perdere neanche uno dei nostri soldati, a questo punto: per ora non abbiamo subito perdite...” rispose prontamente l'uomo alla sua sinistra, più anziano di Elger, mentre indicava la zona con una bacchetta di legno.
    “Uhm... ed invece l'Unità Tredici è riuscita a superare il blocco di difesa ad est di Ling-Dao?” continuò a chiedere Elger.
    L'uomo di prima rispose ancora: “Ecco... il blocco di difesa è stato completamente annientato, ma a causa di ciò i ribelli hanno incrementato enormemente le difese attorno alla roccaforte: ora la situazione è più semplice, ma molto più delicata!”.
    Elger allora continuò a fissare la cartina e la disposizione delle bandierine, per poi chinarsi e spostarne alcune.
    Fatto ciò, spiegò: “Abbiamo richiamato le Unità Due e Cinque verso lato ovest, giusto? Ebbene, possiamo utilizzare i loro mezzi per causare un finto attacco sul lato ovest: non li faremo pilotare da nessuno, ma semplicemente li faremo schiantare contro le loro difese: in questo modo Ling-Dao si sposterà prevalentemente a ovest, spostando alcuni dei pochi uomini che gli restano dagli altri punti... In questo modo potremo utilizzare le Unità Tre e Tredici per attaccare da est: intanto che l'Unità Due e Cinque, diciamo, fungeranno da esca, noi attaccheremo ad est!”.
    “Signore, c'è la probabilità, remota ma c'è, che il nemico abbia già preso in considerazione questa mossa! Potrebbero spingerci a passare da nord, cioè dove ci sono le mine!” obiettò l'uomo.
    “Non c'è problema! Perchè avrei richiesto anche l'Unità Uno, altrimenti? Ora che sappiamo che ci sono le mine, possiamo utilizzare i loro bombardieri per spazzare via prima le mine, e poi utilizzare quella via per attaccare direttamente! Non è però sicuro come l'altra via...” continuò Elger, sempre più sicuro delle sue mosse.
    “Sarebbe perfetto, ma se le bombe non esplodessero? C'è l'eventualità che esse scoppino sotto i nostri piedi...” chiese ancora l'uomo.
    “Potremo utilizzare... L'Iptal!” esclamò Elger.
    L'uomo ebbe un sussulto, e batté le mani sul tavolo: “Signore! L'Iptal non è ancora completato! E se anche lo fosse, potrebbe rivelarsi pericolo anche per noi! È un'arma a doppio taglio, che garantisce, la vittoria ma al contempo la sconfitta! È troppo rischioso: non possiamo farlo!”.
    Elger sollevò la testa dal tavolo, e guardò il terzo uomo nella sala, che fino a quel momento non aveva ancora parlato, ed ipotizzò: “Questo dovrebbe dircelo il Signor Gaap, se ovviamente può e vuole...”.
    Il terzo personaggio, con un sorriso, si schiarì la gola: a differenza degli altri due, che indossavano divise militari, lui portava un limpidissimo camice da laboratorio, con due file parallele di bottoni dorati. Anche rispetto ad Elger e all'altro uomo, entrambi avanti con l'età, questi sembrava avere circa vent'anni, con i capelli neri pettinati all'indietro con estrema cura ed attenzione.
    “Chers collègues, se ciò non fosse necessario, preferirei tenere ancora nascosto l'Iptal, in quanto io ed i miei collaboratori abbiamo intenzione di perfezionarlo il più possibile... Ma, d'altro canto, se un Ministro dell'Impero richiede il suo utilizzo, io non ho l'autorità, e men che meno i poteri, per oppormi a tale decisione... Posso però tranquillizzarvi, e vi assicuro che già ora l'arma è pronta all'uso! Attendo solo il suo ordine, Ministro Elger...” disse l'uomo dal camice bianco.
    Elger sorrise, e disse: “Avete sentito Nuk? Anche Gaap ha fugato ogni vostro dubbio!”.
    Prima che Nuk potesse ribattere, in quanto in cuor suo non era ancora certo della decisione, Gaap continuò: “Il y a una piccola cosa che vorrei in cambio dell'utilizzo della mia arma... Sempre che le dispiaccia, Ministro...”.
    Nuk gli gridò contro, infuriato: “COME OSI!? Fare richieste ad un Ministro dell'Impero! Specie in guerra! Se venissi scoperto, sicuramente non la pas...”, ma Elger lo zittì con un gesto del braccio.
    “Sentiamo, Gaap: che cosa desideri?” chiese il Ministro, senza lasciare trasparire emozioni.
    Lo scienziato rispose semplicemente, con un sorriso a trentadue denti: “Voglio la scorta posseduta dai ribelli di Kesin! Mi basta soltanto che diventi mia, e l'Iptal sarà pronto entro dieci minuti, se siete d'accordo...”, schioccando infine le dita.
    Anche questa volta Nuk non si risparmiò. Il Colonnello, in realtà, aveva sempre disprezzato quell'ambiguo personaggio, specie il suo sorriso presente sempre e comunque: “Sei forse impazzito!? Hai idea di quanto sia difficile trovarlo!? Ogni granello vale una fortuna, e tu vorresti averlo tutto per te! Che stai dicendo!?”.
    “Oh, allons... Che cosa è più importante in queste situazioni? Le innocenti richieste di un comune scienziato, oppure la vittoria e la gloria? Pensi a quanta carriera potrà fare con questa guerra...” gli fece notare Gaap, incrociando le braccia al petto.
    “Innanzi tutto tu non sei un comune scienziato, per cui non fingerti innocente! E poi hai già avuto quei dieci milioni di soggetti per le tue ricerche! Quanto ancora vuoi, da questa guerra?” continuò a dire Nuk, ormai rosso in viso.
    Gaap, dal canto suo, aveva il viso più rilassato che si possa immaginare: “Effettivamente voi mi avete fornito tutti quei civili, ma a cosa serve avere soggetti sperimentali, se poi non hai niente da sperimentare? Mi ripeto: è la cosa più vantaggiosa per tutti, e voi dovreste accettare...”.
    Nuk aveva intanto afferrato l'elsa della spada che portava al fianco sinistro, ma Elger intervenì tempestivamente: “D'accordo, Gaap: avrai il Kesin, ma in cambio dovrai essere tu ad aprirci la strada verso la roccaforte! Usa pure tutti i mezzi che vuoi, ma è un compito che spetta a te: pensi di riuscirci da solo, con l'autorità che ti ritrovi?”.
    “Je connais che non sono influente come lei, Ministro, ma non mi sottovaluti! Comunque sia, accetto l'offerta: tenete pronti i vostri soldati, tra pochi minuti entrerò in azione! À bientôt, messieurs!” disse Gaap, ed inchinandosi verso Elger uscì dalla sala.
    Mentre lo scienziato gli dava le spalle, il vecchio Nuk notò che, lungo la schiena, il suo camice presentava due tagli, verticali ed ad una prima vista molto curati.
    “Signore, possiamo davvero fidarci di quello? Non mi sembra a posto...” chiese Nuk al Ministro, quando erano rimasti soli.
    Elger non rispose subito, ma guardando la cartina gettò sul pavimento tutte le bandierine azzurre rimaste: “Effettivamente Gaap non è esattamente sano di mente, ma è comunque in gamba: a lui dobbiamo invenzioni geniali come il martello spara chiodi, oppure ancora le lampadine che oscurano... Inoltre, ora che entrerà in azione, la guerra è automaticamente finita...”.

    ----


    Ore 17:15 – Periferia di Pechino, Roccaforte dei Ribelli

    “DOV'E'?! DITEMI SUBITO DOV'E'!!!” gridava un uomo mentre attraversava a passo molto spedito un corridoio affollatissimo di gente.
    Benché la velocità dei discorsi non permettesse di comprendere al meglio l'argomento, tutti i presenti sembravano terribilmente preoccupati ed agitati su qualcosa. Alcuni di essi si stavano apprestando ad uscire dalla grande entrata sul fondo del corridoio, altri invece stavano caricando e controllando le armi in loro possesso.
    L'uomo che aveva appena parlato era di origine asiatica, come tutti i presenti: sui trent'anni, portava i lunghi capelli neri raccolti in una coda. I suoi occhi erano fieri e neri, ma apparivano stanchi ed esausti. Indossava un completo militare di colore nero, decorato da alcune medaglie.
    All'uomo sia avvicinò un ragazzo, sui diciott'anni, e disse debolmente: “Mi dispiace, Grande Ling-Dao, ma non si trova da nessuna parte: è sparito, e con lui tutti i suoi uomini!”.
    “Dannazione! Come ha osato tradirci!? E per di più è fuggito, abbandonandoci!” rispose infuriato Ling-Dao, spalancando un'enorme porta in legno ed entrando così in una sala ben più grande e più affollata.
    Il ragazzo, allora, gli afferrò la manica, e sussurrando disse: “Grande Ling-Dao, in realtà nella sua stanza c'è qualcosa, ma penso che sia meglio che lo veda da solo!”.
    “COSA? Andiamo immediatamente, allora!” gridò Ling-Dao, mentre i due si avvicinavano ad un'ascensore alla loro sinistra.
    Pochi minuti dopo, entrambi si trovavano nella stanza di Ling-Dao: una stanza in realtà arredata piuttosto semplicemente, con una grande scrivania davanti ad un caminetto. In parallelo al camino, si trovava una grande balconata, interamente di pietra.
    Sulla scrivania presente vi erano soltanto un foglio ed un bicchiere, con dentro un'indefinibile liquido grigio.
    Il ragazzo stava chiudendo la porta blindata da cui erano entrati poco prima, azionando tutti i sistema di sicurezza di cui essa era dotata, benchè nei movimenti rivelasse una certa fretta ed agitazione.
    Ling-Dao, dal canto suo, aveva nel frattempo preso in mano il foglio sulla scrivania, ed aveva cominciato a leggerlo.

    CITAZIONE
    Carissimo Ling-Dao,

    temo proprio che la nostra avventura sia giunta al capolinea.
    È stato davvero istruttivo collaborare assieme per questo periodo: sono felice di averti conosciuto e di averti dato tutto l'appoggio che l'Ordine di Yeni Aci abbia potuto fornirti.
    Purtroppo, e con rammarico, devo confessarti che sono stato richiamato alla base dal mio Sommo Ierofante: attualmente egli ha un altro obiettivo importante a Fimona, piuttosto che la tua ribellione in Cina.
    Spero che tu capisca l'importanza della cosa, anche se so che, se stai leggendo questa lettera, tu mi stai cercando. Immagino che il motivo sia il malfunzionamento delle varie armi che l'Ordine vi ha fornito: mi è dispiaciuto apprendere di ciò, specie quando la vostra prima schiera di carri armati è esplosa dall'interno...
    Ora però ti devo lasciare, augurandoti di sopravvivere all'assalto delle forze dell'Impero. Ma nel caso in cui tu non voglia cadere nelle loro mani che tanto detesti, ti ho lasciato sulla scrivania un bel po' di veleno disciolto in acqua: è rapido ed assolutamente infallibile. Se può consolarti, per esperienza posso dirti che è meglio un suicidio veloce che una morte lenta e straziante.
    Mi dispiace che tu non abbia potuto ricostruire il tuo tanto amato Impero Cinese.

    Con affetto,
    Emas

    P.S. Se può darti l'umore adatto per bere, sappi che in realtà io vi ha donato le armi già mal funzionanti, e sono stato io a far esplodere i tuoi uomini! Avresti dovuto vederli, contorcersi tra le fiamme come un branco di ballerini ubriachi! O vederli armeggiare con le armi bloccate all'assalto delle truppe dell'Impero! Ah, la loro disperazione! Inoltre, siete stati soltanto un'esca, per attirare il mondo su di voi e permettendo al mio piano di realizzarsi: all'inizio avete fatto il vostro dovere, ma poi siete stati così patetici che abbiamo dovuto intervenire persino noi nello spettacolo... Povero Emas, non lo invidio ad aver perso così tanto tempo con tizi come voi!
    Infine, sei incredibilmente ridicolo con quella coda di cavallo.

    Baci bacioni,
    lo Ierofante!!

    Ling-Dao stracciò il foglio, calpestandolo più volte e gridando infuriato: “VILE! TRADITORE! Come ha potuto farci questo! E noi che lo abbiamo persino pagato!”.
    Fu costretto ad interrompersi perchè l'intero palazzo tremò: l'eco delle esplosioni e degli spari si era fatto sempre più vicino alla roccaforte, tant'è che i pochi quadri nella stanza caddero sul pavimento.
    Il ragazzo corse verso la scrivania, afferrò il bicchiere e lo porse al capo dei ribelli: “Grande Ling-Dao, non c'è più tempo! Lei non deve cadere nelle mani del nemico: eviti questo scempio!”.
    Ling-Dao, però, rifiutò sprezzante il bicchiere, ed alzando la voce per farsi sentire sotto le esplosioni disse coraggiosamente: “NO! Se devo affrontare i miei nemici, voglio fare tutto il più possibile prima di morire, anche essere catturato da loro!”.
    Il ragazzo cominciò a ribattere: “Grande...”, ma si fermò a causa di un motivo: le esplosioni si erano arrestate da qualche secondo, ed ora da fuori regnava un silenzio surreale.
    Tale silenzio venne poi interrotto a causa di un suono, simile ad un tonfo, che fece tremare la parete e la balconata davanti a loro.
    “Grande Ling-Dao, stanno bombardando la facciata principale!” gridò il ragazzo, pallido in viso.
    Ling-Dao, al secondo tonfo, più forte del precedente, deglutì: “No... Non è suono di esplosioni... è qualcuno, o qualcosa, che sta salendo sempre di più...”.
    Entrambi i personaggi si guardarono, e poi il ragazzo prese in mano la pistola che portava al fianco con la mano sinistra, mentre nella destra reggeva il bicchiere, ed i due si avvicinarono sempre più lentamente al balcone.
    Intanto i tonfi si erano interrotti, ed a ciò i due si guardarono, annuendo con complicità.
    Il ragazzo allora sporse leggermente il busto, con la pistola puntata, oltre il balcone, per vedere cosa succedeva lì sotto.
    Tutto ciò che Ling-Dao poi vide fu il ragazzo scagliato, in una nube di sangue, ad una velocità spaventosa dentro la stanza, da quella che lui vide essere una saetta cremisi. L'impatto fu tale da distruggere il camino contro cui il ragazzo era stato lanciato, e quest'ultimo, morto, venne sepolto sotto le macerie del camino.
    Ling-Dao, caduto a terra dello spavento, concretizzò che non c'era nessuna saetta: vide soltanto un avambraccio color porpora, grande quanto un uomo adulto, costituito per metà da tre lunghi artigli affilatissimi, dai quali gocciolava una notevole quantità sangue.
    Seguendolo, Ling-Dao vide qualcosa che gli fece gelare il sangue nelle vene: il gigantesco braccio arrivava dalla schiena di un uomo, in camice bianco, il quale lo fissava sorridendo dal balcone.
    Ciò che spaventava di più Ling-Dao era che, dall'uomo, proveniva anche un secondo braccio identico al primo, ricoperto di sangue e che l'uomo utilizzava per tenersi appoggiato al balcone, in quanto le sue gambe non toccavano alcuna superficie.
    Il capo dei dei ribelli balbettò: “Ma... ma...”, pur non riuscendo a formulare nessuna frase.
    “Bonjour, Grande Ling-Dao! Piacere di conoscerla: il mio nome è Gaap, conosciuto anche come “il Soldato Divino”! Spero che il brusco trattamento che ho riservato al suo collega non l'abbia spaventata!” disse Gaap, mentre il braccio che aveva usato per uccidere il ragazzo gli portava alla bocca il bicchiere contente il liquido grigio.
    Quando lo scienziato lo ebbe bevuto tutto, esclamò: “Quelle merveille! Un liquido fresco e rinvigorente dopo un'arrampicata di quindici piani!”.
    Notando che Ling-Dao stava cercando di dire qualcosa, lo scienziato sorrise beffardamente e rispose subito: “Oh, non si preoccupi! Un veleno del genere, per quanto di superba qualità, non può uccidermi! Ma ora veniamo agli affari: sono qui per farle una proposta, prima che i miei colleghi facciano irruzione dell'entrata!”, e detto questo scese a terra, tenendo i due bracci sollevati in aria, mentre il sangue continuava a cadere sulle piastrelle.
    “Come saprà, lei è già stato condannato a morte dal nostro Impero, ma io le posso risparmiare la vita! In cambio dovrebbe solo fare una piccola cosa per me, se non le dispiace!” illustrò Gaap, mostrandosi il più possibile socievole.
    Ling-Dao deglutì, e lentamente si rialzò, dicendo: “E se io non accettassi...?”, e per tutta risposta Gaap gli puntò contro i sei artigli delle sue braccia, facendoli battere tra di loro. A ciò il capo dei ribelli fece un passo indietro, portandosi le braccia davanti al petto spaventato.
    “Très bien, vedo che vuole collaborare! Orbene, sarò breve: lei mi consegnerà tutto il Kesin in suo possesso, ed io le prometto che non le farò del male!” illustrò velocemente Gaap, mentre accarezzava con le sue braccia umane il braccio sinistro disumano.
    “Come... come fai a sapere che ho il Kesin? Non lo avevo detto a nessuno, tranne...” cominciò a dire Ling-Dao, e poi voltandosi verso le macerie del camino.
    Gaap rise divertito da quell'ultima domanda, e poi rispose vagamente: “Non mi sottovaluti, Grande Ling-Dao! Ho le mie fonti, pur essendo un comune scienziato... Alors, questo Kesin?”.
    Il cinese esitò qualche momento, e prima di agire volle assicurarsi della buona volontà di Gaap: “Però tu mi prometti che non mi farai del male, è chiaro?”.
    Nonostante le dimensioni delle braccia supplementari, Gaap gli rivolse un leggero inchino.
    Allora Ling-Dao rientrò nella sala, seguito da Gaap, ed estrasse da sotto la divisa una chiave argentata, che inserì in una fessura presente in un punto ben preciso del muro.
    Una volta che girò più volte la chiave in un'ordine preciso, aprì una cassaforte, dicendo: “Ecco... se commettessi un piccolo errore, la cassaforte esploderebbe dall'interno...”, mentre in realtà pensava: “Ecco, utilizzando quest'essere mi salverò la vita, così avrò modo di recarmi dai nemici dell'Impero nell'Other! Loro mi aiuteranno molto più dell'Ordine nella rivolta! La vittoria sarà mia!”.
    Quando ebbe finito, si voltò verso Gaap, informandolo: “Ecco, il Kesin è tutto... Uhg!”, ma non finì la frase perchè lo scienziato, utilizzato uno dei suoi due bracci, lo spostò bruscamente, lacerandogli anche la divisa.
    “Oh... è meraviglioso... la fonte della distruzione assoluta...” sussurrò estasiato Gaap, mentre con prendeva (con le due braccia normali) qualcosa da dentro la cassaforte.
    Mentre Ling-Dao fissava preoccupato l'espressione di Gaap, paragonabile a quella di un bambino davanti al giocattolo più bello, la porta blindata esplose, venendo scaraventata contro la parete sul fondo della sala.
    Ling-Dao si era buttato a terra per proteggersi dai pezzi di pietra e dalla polvere generate dall'esplosione, ma vide chiaramente entrare nella sala una decina di militari, in divisa e casco nero, mettersi in posizione e puntargli contro dieci armi da fuoco.
    Mentre lentamente il cinese si rialzava, esausto e con i nervi a pezzi, Elger e Nuk entrarono nella sala, scortati da altri uomini, ed il primo dei due: “Pronti a sparare...”.
    Ling-Dao allora si voltò di scatto verso Gaap, ma scoprì essere sparito. Girandosi lo vide camminare sui due bracci giganti verso il balcone, e prima che la sua testa scomparisse oltre la pietra gli gridò, disperato: “Ed il nostro patto? Mi hai tradito anche tu!”.
    Lo scienziato fece finta di essere sorpreso, e rispose sorridendo: “Pardon? Avevo promesso che IO non le avrei fatto del male, ma quei soldati non sono ai miei ordini! Io sono un comune scienziato, e sperimentare il comportamento degli altri fa parte del mio lavoro! Lei è stato un soggetto davvero interessante... Adieu, Grande Ling-Dao!” e sparì oltre il balcone, causando un rumore sommesso simile a quello di quando era salito.
    Il capo dei ribelli si voltò di nuovo verso Elger, notando che anche lui aveva guardato in direzione del balcone, e gli chiese allora: “Come avete fatto ad arrivare così in fretta? È vero che non avevamo armi alla vostra portata, ma in quanto uomini...”.
    Nuk gli rispose subito: “È stato Gaap a sterminare tutti i tuoi uomini prima di salire! Hai notato il sangue che aveva su quei bracci diabolici? Sapessi come i tuoi uomini hanno provato a fuggire...”, e mentre rispondeva si scurì in viso, provando quasi rimorso e tristezza per quanto aveva appena detto.
    Il cinese non poteva credere alle sue orecchie, e terrorizzato disse: “Ma... egli non è umano...”.
    “Già, è qualcosa di più spaventoso! Addio, Ling-Dao...” concluse Elger, mentre i suoi uomini aprivano il fuoco verso l'uomo indicato, uccidendolo.
    Prima che Ling-Dao cadesse a terra, sussurrò: “Allora... noi... non avremo mai potuto... vincere...”.

    ----


    Ore 18:12 – Zona Nord di Pechino

    Gaap era arrivato sul tetto di uno degli innumerevoli grattacieli nella città di Pechino.
    Benché avesse rovinato diverse vetrate e fatto crollare discrete quantità di cemento a causa dei suoi artigli, nessuno si era accorto di lui o lo aveva visto.
    Sullo stesso tetto erano presenti due figure ad attenderlo: la prima era un uomo dall'età indefinibile, con i capelli rossi ed accesi come le fiamme e portati all'altezza del bacino. Soltanto una ciocca di capelli gli solcava il viso, la cui parte sinistra era coperta da qualcosa di simile ad una mezza-maschera, che lasciava soltanto scoperto l'occhio e la bocca. Benché tale maschera, il volto di quella persona era di una rara bellezza, pura e perfetta. Tutto il suo corpo era nascosto da un lungo mantello nero, con un colletto appuntito e decorato da alcune venature argentee.
    Il secondo uomo invece aveva circa l'età di Gaap: portava i capelli marroni, mossi, lunghi fino alle spalle, ed i grossi ciuffi della frangia gli coprivano la fronte. I suoi occhi erano d'un verde acceso, e sopra l'occhio sinistro presentava uno strano simbolo azzurro, simile ad un tatuaggio. Indossava un soprabito semplice ed elegante allo stesso tempo, prevalentemente di colore verde ma con alcune motivi dai riflessi smeraldini.
    Appena Gaap li vide, i suoi due bracci, contorcendosi, tornarono all'interno del suo corpo. Una volta spariti lo scienziato si inchinò davanti a loro, sussurrando: “Vostre Eccellenze...”.
    L'uomo dai capelli rossi, con uno sguardo superbo ed altezzoso disse: “Allora, Gaap, hai trovato il Kesin?”, ed a questa domanda l'interpellato rispose subito: “Oui! Senza alcuna difficoltà, inoltre! Per fortuna che sono arrivato in tempo, altrimenti la cassaforte in cui si trovava sarebbe stata distrutta dal Ministro Elger!”.
    “L'Imperatore mi ha infatti mandato a verificare la buona riuscita della tua missione, ed inoltre mi ha anche incaricato di domandarti se ora hai tutto l'occorrente per il tuo progetto...” continuò l'uomo dai capelli rossi, senza battere ciglio.
    “Absolutement! Non posso ancora affermare quanto durerà la sperimetazione, ma quando avremo finito l'Imperatore si ritroverà in possesso dell'arma più potente che si sia mai vista! È il minimo, dopo tutto l'aiuto che voi mi avete fornito! Quando il Kesin sarà completo, persino l'Iptal sembrerà una stupidaggine al confronto!” rispose prontamente Gaap, senza alzarsi.
    L'uomo sorrise, e disse: “Ne sono rincuorato! Sapevo che da qualcuno brillante come te non avrei potuto aspettarmi niente di meglio!”.
    Gaap arrossì, e ringraziò di tutto cuore: “Merci, Sua Eccellenza!”.
    Soltanto allora l'altro personaggio intervenì: “Dinef, credo che sia ora di andare! Ora che Gaap ha confermato quanto volevamo sentire, dobbiamo tornare da Lasyrindes! Se ritardiamo in tempo per la nostra consueta partita, immagino che anche tu sappia quanto può essere vendicativo!”.
    “Hai ragione Rael, specie dopo quella volta che ci ha costretti a ballare nella sua Opera! Al solo pensiero mi vengono i brividi... Eppure tu sembravi divertiti...” gli fece notare divertito Dinef, ovvero l'uomo dai capelli rossi.
    “Ma cosa stai dicendo? Erano gli altri a divertirsi! E poi anche Lasyrindes applaudiva... E poi noi dobbiamo lavorare...” rispose imbarazzato Rael, massaggiandosi la testa.
    “Su su, non offenderti... Ordunque, noi dobbiamo andare, Gaap! Congratulazioni per riuscita della tua missione!” esclamò Dinef, voltandosi con Rael e dando così le spalle allo scienziato.
    “Sua Eccellenza, mi perdoni... Ma avete deciso cosa fare per questa città? Penso che l'Imperatore non voglia mai più sentire il nome “Pechino” in tutta la sua vita, o sbaglio?” si affrettò Gaap a chiedere, prima che i due se ne andassero.
    Rael si voltò verso lo scienziato e gli rispose: “Oh, quello! Devi sapere che Lasyrindes ha chiesto a me di richiamare Ciel dopo che le nostre forze se ne saranno andate... Per cui ti consiglio, caro Gaap, di andartene da questa città entro due ore, o altrimenti anche tu verrai spazzato via! Ecco il motivo della mia presenza qui...”.
    “E per i civili che sono stati trasferiti nei nostri Centri Accoglienza? Mi potevano tornare utili...” disse Gaap, fingendosi triste per ciò che stava per succedere a quelle persone.
    “Ciel ha fame, e sai anche tu che soltanto io e nessun altro, neppure Lasyrindes, può controllarlo! E ti posso assicurare che è molto viziato, benché sia così carino... Per quanto riguarda quelle persone, di sudditi se ne trovano sempre!” concluse Rael.
    Gaap, però continuò: “Mais... da quanto ne so, nel centro accoglienza situato a Pechino le attività sono gestite dalla cognata del Ministro Elger, la Signora Nimar! Se anche lei restasse coinvolta, tutta la sua famiglia potrebbe...”.
    “Gaap, non ha alcuna importanza quello che quella donna possa causare: benché Ministro, Elger non possiede le forze per opporsi a noi, Principi dell'Impero, o a Lasyrindes! Non preoccuparti, e vattene prima possibile...” concluse Dinef, chiudendo così il discorso, e subito dopo si dissolse in una nube di tenebre, mentre Rael scomparve in un vortice d'aria in pochissimi secondi, entrambi senza lasciare traccia della loro presenza.
    Spariti i due, Gaap si alzò, e materializzando i suoi due bracci, scese dal grattacielo, sorridendo.

    ----


    Quella stessa sera, i notiziari di tutto l'Impero di Sonsuza illustravano agli spettatori la fine della ribellione nel Regno Cinese, di come Ling-Dao fosse morto prima che lo si potesse catturare, ma non prima di far radere completamente al suolo, in qualche modo, l'intera città di Pechino. A nulla erano servite le successive ricerche delle Unità dell'Impero, nessun resto, neppure un granello di polvere, della città fu ritrovato, e con essa nessun civile.
    Tra essi spiccava la scomparsa di Madame Nimar, cognata del Ministro della Sicurezza e della Salvaguardia dell'Impero, morta mentre cercava di aiutare il più possibile i civili a superare quel momento: la donna era anche a capo dei principali gruppi umanitari dell'Impero, da sempre distintisi per la solidarietà con cui operavano.
    Quel giorno, il 1 Novembre, di lei e di tutti i civili non era rimasta alcuna traccia.


    E questo è quanto. Prima che alcuni di voi facciano supposizioni, vi dico subito che Dinef, fin'ora, è assolutamente il personaggio più potente apparso (ma i suoi poteri saranno rivelati solo più avanti, così come anche le sue capacità da duellante).
    Rael è invece il personaggio propostomi per MP da Ipercubo, benché la sua apparizione in questo capitolo sia soltanto stata molto veloce, ma mi tornava molto utile per un'idea che svilupperò in futuro.
    Ciò nonostante, non è da sottovalutare, come neppure questa misteriosa entità chiamata "Ciel", che ha raso al suolo un'intera città, o meglio metropoli.
    Inoltre resta sempre l'incognita di Gaap: non è uno dei Principi dell'Impero, ma cosa sono quei due bracci? Come ha fatto a uccidere da solo i ribelli, sopravvivendo al veleno? Perché parla francese, pur sapendo che (nella mia storia) è una lingua morta?
    La risposta a queste domande non ci sarà nel prossimo capitolo, in quanto torneremo a Finoma, e vi dico che vedremo duellare Esteban contro qualcuno in particolare, eh eh eh...

    Edited by Xivren - 2/11/2016, 00:58
     
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