Yu-Gi-Oh! La Catena dell'Inesistenza

[AVVENTURA][COMICO][SERIO][VM 13]

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  1. Xivren
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    E dopo una pausa di qualche giorno Xivren torna con gli strabilianti (eh?) capitoli della Catena dell'Inesistenza!
    Allora, ricorderete certamente che nell'ultimo capitolo (che poi è il primo) abbiamo incontrata Rayshin, il quale è stato preparato a dovere dalla sua cameriera personale Irene in vista di un certo Torneo che si terrà al suo Istituto. Dopo un piccolo battibecco con Francesco, maggiordomo di suo fratello Esteban, Rayshin è stato ricevuto da sua madre, Inamor. La donna lo ha messo in guardia da ciò che potrebbe capitargli durante il Torneo, e gli ha anche chiesto di indagare sullo strano comportamento di suo fratello.
    Ora andiamo avanti, con il prossimo capitolo.


    CAPITOLO II – LE RIVELAZIONI DEL MINISTRO ISROTH -

    Giovedì 1 Novembre – Ore 8:29 – Finoma, Regno Europeo

    Rayshin stava attraversando l'immenso giardino che circondava il suo Istituto.
    Aveva da qualche minuto salutato Irene e, dopo che questa se n'era andata, si era diretto verso l'entrata principale.
    Non poteva però non passare in quel magnifico giardino, nel quale trascorreva la maggior parte del suo tempo libero a scuola.
    La disposizione dei fiori secondo motivi geometrici, le fontane in marmo modellate secondo i miti dell'Antica Grecia, i lunghi viali alberati da frassini ed il laghetto con le paperelle esercitavano su di lui un fascino tale che era solito, mentre tutti gli altri ragazzi stavano all'interno dell'Istituto, uscire e passeggiare per ore assieme a suo fratello. O meglio, non tutti restavano dentro.
    Inspirò profondamente, pensando: “Ah, questo è proprio il paradiso terrestr...”, ma non riuscì a finire la frase perchè qualcuno, da dietro, gli mise le mani sugli occhi dicendo: “Indovina indovinello, chi sono io?”.
    Rayshin, con uno sbuffo, si tolse le mani dagli occhi, rispondendo: “Non conosco nessun altro più infantile di te, Lyedar...”, e si voltò, trovandosi davanti la persona che aveva posto l'indovinello.
    Si trattava di un ragazzo, della sua stessa età, con i capelli biondi più corti di quelli di Rayshin, ma più mossi, e gli occhi grigi. Indossava un vistoso cappotto, lasciato aperto sulle gambe, di color rosso, con le estremità ed i polsi decorati come fiamme, ed una mantellina rossa che gli arrivava fino al busto.
    Aveva l'aria offesa, ed infatti ribatté: “Uh uh, come sei cattivo con me Rayshin... IO che ti ho aspettato, IO che sono il tuo migliore amico... Sei proprio uno s...”.
    Prima che Lyedar potesse dire qualcosa di sconveniente, Rayshin si affrettò porre rimedio: “No! Non ci siamo capiti: per “infantile” volevo dire che... ehm... dimostri meno anni di quanti in realtà ne hai! Sembri giovane come un bambino...”, ma poi Rayshin si accorse di aver detto qualcosa di davvero idiota, specie vedendo lo sguardo di sufficienza dell'altro.
    “Questa è la più grossa cazzata che io abbia mai sentito o letto! Sicuro di sentirti bene, Rayshin?” chiese, fingendosi preoccupato.
    Ma prima che Rayshin potesse rispondere, Lyedar continuò, massaggiandosi le spalle: “Comunque grazie del complimento, effettivamente mi lavo quattro volte a settimana nella crema idratante... non hai idea di come faccia bene alla pelle...”.
    Rayshin alzò un sopracciglio, dubbioso, ma pensò che non fosse il caso di indagare sull'igiene del suo amico, perciò gli chiese: “Parlando seriamente, Lyedar, perchè non sei nella Sala Incontri? La riunione inizierà tra mezz'ora... Rischi di arrivare in ritardo, lo sai?”.
    Rayshin sapeva che la cognizione del tempo non era mai stata una delle prerogative dell'amico.
    Mentre Rayshin parlava, Lyedar continuava a sussurrare “Crema idratante... crema idratante...”, ma appena udì la domanda postagli rispose: “Uhm? Beh, sai Rayshin, nella Sala c'era una tale noia: tutti a parlare del Torneo, del Ministro Isroth... Lo sai che mi annoio, senza di te? Per questo motivo ti ho aspettato qui, in giardino, sapendo che non avresti resistito nel venirci... E così eccomi qua, voilà!”, e fece una piroetta su se stesso.
    Una parte del cervello di Rayshin gli consigliò di allontanarsi di almeno quattordici chilometri da Lyedar, ma non lo fece. Lo conosceva da più di otto anni, e non poteva rinunciarci: ormai aveva fatto l'abitudine alla spensieratezza, ed ogni tanto anche dell' apparente stupidità, che Lyedar dimostrava con noncuranza. Con lui non si annoiava mai.
    Battendo le mani, il biondo gli propose: “Che ne diresti di dirigerci verso la Sala? Intanto possiamo chiacchierare, e al contempo non subiremo il mazzo di Ofelia!”.
    Rayshin annuì, ed entrambi si incamminarono verso il gigantesco castello in stile gotico che occupava il centro del giardino.
    Tale castello era nientemeno che il loro Istituto: interamente fatto di pietra bianca, era strutturato su più piani, a piramide, per arrivare fino all'ultimo, il quale però non era perfettamente distinguibile dal basso. Ogni livello era decorato, nella parte più esterna, con porticati e vasti spazi liberi, che però sembravano essere privi di vegetazione. Ad una prima vista il castello aveva un'aria maestosa e possente, ma anche fredda ed austera.
    Superando una fontana che raffigurava Perseo nell'atto di decapitare Medusa, e l'acqua che sgorgava dai serpenti della testa di quest'ultima, Lyedar commentò: “Guarda Rayshin, quella nuvola assomiglia ad un pipistrello, vero?”, ed indicò con l'indice della mano destra il cielo.
    Il ragazzo aguzzò la vista, poi rispose, imbarazzato: “Ehm, Lyedar, nonostante io non abbia niente contro chi guarda le nuvole, hai notato che in cielo NON CI SONO nuvole!?”
    L'altro guardò prima Rayshin, stupito, poi riguardò il cielo, poi di nuovo Rayshin, e poi guardò davanti a sé, borbottando: “Hai ragione! Eppure ero sicuro di aver visto una nuvola... Che strano...”
    A seguito di un sonoro face palm, Rayshin chiese finalmente ciò che gli premeva di più: “Ora, Lyedar, hai per caso visto Esteban nella Sala Incontri? E' da questa mattina che non lo vedo...”
    Lyedar stava ancora pensando alle nuvole, però rispose, ridacchiando: “Ah! Il ragazzino! Uhm, fammi pensare... L'ho visto, l'ho visto: era in prima fila, e stava parlottando con quel suo amico... che si chiama, ehm...” ma le meningi di Lyedar, per quanto spremute, non gli permettevano di ricordare il nome dell'amico di Esteban.
    “Si chiama Diell, Lyedar, non mi sembra così difficile da ricordare, come nome...”, sospirò sconsolato l'amico, “Comunque sono contento di sapere almeno dove sia, il fatto che questa mattina si sia alzato così presto è strano... In genere ci svegliamo assieme”.
    “Uhm, sentendolo ridere con Diell mi è sembrato che stesse parlando di un certo incontro previsto per questa mattina presto, diceva di aver dovuto parlare con qualcuno per preparasi a qualcosa... Ma non ha detto con chi...” lo informò Lyedar.
    Rayshin rimase in silenzio per un po': “Con chi avrà dovuto parlare Esteban? Se non fosse stato importante, sicuramente non sarebbe uscito così presto...” e mentre questi pensieri gli affollavano la mente, lui e Lyedar ormai erano arrivati davanti al castello, e quindi concluse: “Beh, poco importa, è sufficiente che stia bene. Inoltre penso che sia meglio sbrigarsi: sono già le otto e quarantadue, e se arriviamo in ritardo Ofelia ci prenderà per le orecchie, come sempre!”.
    Lyedar annuì, ed entrambi salirono la scalinata che portava all'entrata del castello.
    Assieme a loro c'erano anche altri studenti, che come loro stavano entrando, mentre superavano il portale su cui svettava la scritta, in maiuscolo, di:

    - ISTITUTO PER LA FORMAZIONE ED IL PERFEZIONAMENTO DELLA NOBILTÀ' –
    - FINOMA -
    - REGNO EUROPEO -



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    Rayshin e Lyedar stavano percorrendo il corridoio che li avrebbe portati alla Sala Incontri. Stavano passando su un tappeto di color rosso scarlatto, decorato con miniature dorate, e che copriva tutto il corridoio, interamente dipinto in bianco e con il soffitto stellato.
    Si bloccarono quando, davanti a loro, incrociarono due guardie, poste ai lati di un portone in legno di mogano.
    Le guardie guardavano i due ragazzi, e a prima vista sembravano persino indifese, tant'è che tenevano le braccia conserte dietro la schiena. Uno dei due si voltò verso Rayshin e gli chiese, quasi con voce magnetica: “Dati di Identificazione, prego”.
    Il ragazzo scambiò un'occhiata con Lyedar, e poi rispose, tranquillamente: “Rayshin, grado Dogu Rahibi, numero 2346.”.
    L'altra guardia, che non aveva ancora parlato, rivelò tenere dietro di sé un grande volume, dalla copertina in pelle marrone, che aprì con notevole disinvoltura, e cercando sulla pagina davanti a se, borbottò sottovoce: “Rayshin... Rayshin...”, e poi diede un cenno di capo al suo compagno.
    L'altro si voltò verso Lyedar, che stava osservando e contando le stelle dipinte sul soffitto (senza curarsi di quanto succedeva), e gli pose la stessa domanda. A seguito di una gomitata di Rayshin, Lyedar rispose: “ Lyedar, grado Simyager, numero 2349”
    L''uomo dal volume di pelle rifece la ricerca. Una volta terminata chiuse il libro, e lui ed il suo collega batterono a terra i tacchi degli stivali e dissero all'unisono: “Entrate pure...” ed in quel momento il portone si aprì, da solo, senza emettere alcun suono.
    I due ragazzi superarono le guardie, ed entrarono nella Sala Incontri.
    A differenza di tutti gli altri spazi attraversati dai due nel loro Istituto, silenziosi, nella Sala si udiva un groviglio di voci, bisbigli e parole le une sulle altre. Altri studenti stavano parlottando tra di loro, seduti sulle innumerevoli poltrone in pelle marrone presenti, oppure a fianco dei tavoli posti lungo i muri della Sala, adibiti per l'occasione, sui quali figuravano spuntini e leccornie.
    La Sala era illuminata da un gigantesco e vistoso lampadario, al centro del soffitto a cupola e accerchiato da altri sei lampadari più piccoli. Sul fondo in basso si vedeva un palco, occupato da un tavolo dalla forma circolare e sette troni attorno ad esso, alcuni occupati da persone, che andavano e venivano da un'uscita dietro le quinte.
    Rayshin si guardò attorno, per avere un quadro generale della situazione, e poi si rivolse a Lyedar: “Bene, ora, dove si trova Ofelia?”.
    Il suo amico intanto stava fissando un grappolo d'uva nera su uno dei tavoli, ma nonostante ciò rispose: “Uhm... perso che stia mangiando da qualche parte...” e poi, voltandosi verso Rayshin: “Ma tu non dovevi andare da Esteban, tu? A Ofelia ci penso io, ah ah...”.
    Detto questo, senza aspettare la risposta di Rayshin, corse via verso gli altri tavoli, afferrando il grappolo d'uva tanto adocchiato e perdendo, nel momento della presa, circa il 90% dei chicchi, che rotolarono sul pavimento.
    Rayshin sospirò, ma infondo pensò che fosse meglio così. Lyedar era sempre andato d'accordo con Ofelia, ed anzi negli ultimi tempi aveva notato che tra di loro era scoppiato qualcosa di più profondo dell'amicizia. “Beato lui, io invece devo andare a cercare Esteban...”, e con questo pensiero cominciò a scendere le scale che portavano alle file più basse.
    Scambiando saluti e qualche chiacchiera con i suoi compagni, arrivò alla prima fila, a poca distanza dal palco. Al centro di essa, nonché gli unici occupanti di quella fila, vide due bambini, più giovani di lui, che stavano parlando e scherzando tra di loro.
    Uno, quello che dava le spalle a Rayshin, aveva i capelli biondi e pettinati molto accuratamente, con un piccolo codino, e sembrava ascoltare le parole dell'altro, un ragazzino poco più alto di lui ma decisamente diverso: aveva i capelli neri, più scuri di quelli di Rayshin, quasi corvini, che gli ricadevano sulla fronte in una frangia pettinata verso sinistra.
    Rayshin si avvicinò verso di loro, e cominciò a sentire il discorso del ragazzo dai capelli corvini: “... ed ecco perché tutte le teorie che riguardano “Il Grande Fusilli” sono stupidaggini!”, ma questi, una volta visto arrivare Rayshin, si alzò di scatto, gridando a braccia spalancate: “Ciao Rayshin! Ti stavo aspettando!”.
    “Esteban, per l'amor del cielo, non urlare! Comunque ciao Diell” salutò Rayshin voltandosi verso il ragazzo dai capelli curati, il quale ricambiò il saluto: “Ciao anche a te Rayshin, spero tu abbia trascorso una buona mattinata...”.
    Diell poi guardò prima Esteban e poi Rayshin, e concluse: “Ehm, forse è meglio che vi lasci un attimo: Esteban, se mi cerchi sono dai gelati a mangiare un cono alla vaniglia...”, quindi si alzò e, dopo aver salutato Rayshin piegando il capo, si allontanò verso i tavoli del buffet.
    Esteban tentò di seguirlo: “No aspetta! Diell! Non ti ho ancora spiegato perché...”, ma Rayshin glielo impedì.
    “Perchè questa mattina sei uscito così presto, senza dire niente a proposito?” gli chiese il fratello maggiore, chiudendo le braccia sul petto.
    “Uff, suvvia fratellone, avevo altri impegni... E poi ho chiesto il permesso a Francesco, e lui...” tentò di giustificarsi Esteban, ma Rayshin sbottò: “NON MI INTERESSA! Hai idea di quanto mamma fosse preoccupata!? Vederti uscire da casa così, SENZA DIRE NIENTE!?! Non ti sei mai comportato così! Almeno dimmi cosa dovevi fare...”.
    A quella domanda Esteban sembrò pensarci su un momento, ma ad un “Allora???” di Rayshin rispose: “Dovevo incontrarmi con una persona... ecco... Diell!”, assumendo al contempo uno sguardo innocente.
    Rayshin, però, non si fece impietosire dal fratellino: “E cosa volevi fare con lui, se è lecito domandare? Cosa ci trovi in Diell?”.
    “Beh, è gentile, educato, i suoi capelli sono morbidi, è fisicamente attraente, molto portato per le materie scientifiche, che sono la mia gioia, e...” cominciò ad elencare Esteban, ma allo sguardo dubbioso di suo fratello si interruppe.
    Rayshin, dal canto suo, si chiese “Cosa avrà voluto dire con “fisicamente attraente?” Mah... Comunque tanto vale...”, e piuttosto che chiedere a Esteban quali fossero i suoi gusti, gli mise semplicemente una mano sulla nuca e gli disse, guardandolo dolcemente: “Va bene, per questa volta sei perdonato, però la prossima volta almeno dillo a me o mamma e papà, altrimenti ci preoccupiamo, d'accordo?”.
    Esteban, che sembrò rincuorato dalla disponibilità del fratello, annuì con forza: “Sì! Farò così! Ora posso andare da Diell, per favore?”, e all'accenno di Rayshin corse a raggiungere l'amico, salutandolo: “A più tardi, Rayshin!!”.
    Rimasto solo, il ragazzo si lasciò scappare un commento: “Uff, Esteban è tutto sua madre, così pieno di energie... Chissà dove sono andati Lyedar e Ofelia...”.
    Di colpo gli giunse, da sinistra, la voce di Lyedar: “Io e Ofelia siamo qui!”, e voltandosi Rayshin vide l'amico in compagnia di una ragazza dai capelli argentei, raccolti in una treccia che le ricadeva sulla spalla sinistra, la quale indossava un candido vestito pizzo bianco con le braccia coperte da due lunghi guanti grigi.
    “Allora Rayshin, è tutto a posto con il tuo fratellino? Lyedar mi ha detto che c'è qualcosa che non va... Spero non sia nulla di grave...” esordì la ragazza, ovvero Ofelia.
    Rayshin guardò di scatto Lyedar, il quale sorrideva con finta aria ingenua, e gli sussurrò: “Sporco spione...”, ma Ofelia lo rimproverò subito: “Rayshin, sii gentile con i tuoi amici, per cortesia...”.
    Il ragazzo emise uno sbuffo: Ofelia era sempre troppo gentile, sia con lui che con Lyedar, cercando sempre di appianare le dispute ed i litigi, e (anche se non lo avrebbe mai ammesso) ogni volta che la ragazzo lo rimproverava si dispiaceva di averla delusa.
    Per questo motivo tentò di tranquillizzarla: “Stai tranquilla Ofelia, io ed Esteban abbiamo solo avuto un piccolo... “malinteso”, per così dire... Ma ora abbiamo risolto tutti i problemi... eh eh...”.
    Allora la ragazza gli sorrise, e si sentì sollevata: “Ah, che sollievo... Effettivamente Esteban è corso via sorridente... Non sei d'accordo Lyedar?”, dando una pacca sulla spalla a quest'ultimo.
    Lyedar, che fino a quel momento stava mangiando gli ultimi chicchi del grappolo d'uva di prima, appena sentì la domanda di Ofelia sembrò mandarli di traverso, ma appena riprese fiato finse di avere la situazione sotto controllo: “Sì, sì, è una fortuna che sia tutto a posto...”, ma si fermò perché a causa di qualche problema, forse legato all'uva, era diventato blu in viso.
    Ofelia sembrò non accorgersene, e si rivolse all'amico, domandandogli: “Allora Rayshin, tra poco incomincerà la cerimonia, e penso che sia il caso di prendere i nostri posti... Vogliamo andare?”.
    Rayshin annuì, e i tre si avviarono verso l'ottava dov'erano presenti i loro posti.

    ----


    “Bene, sono le 9:02, tra poco cominciamo!” esclamò Lyedar fissando l'orologio che aveva al polso, mentre si infossava nella poltrona.
    Ofelia lo rimproverò subito, dopo aver osservato gli sguardi piuttosto stizziti dei loro compagni: “Lyedar, parla piano, per cortesia, altrimenti...”, ma prima di finire la frase, le luci nella Sala si spensero, lasciando soltanto il palco illuminato.
    Nella Sala calò il silenzio, e Rayshin, che fino a pochi secondi prima stava fissando suo fratello nella prima fila, sollevò lo sguardo sul palco.
    Un ometto, piccolo ma piuttosto grasso, con una folta chioma argentata, si alzò da uno dei troni e si avvicinò ad i microfoni che occupavano il tavolo al centro del palco, e prese la parola: “Buona mattina a tutti gli studenti presenti in questa Sala! Per me, in quanto vostro attuale Preside, è un onore poter vedere così tanti giovani presenti a questo evento che, come ogni anno, porta il nostro prestigioso Istituto sulla scena in tutto il nostro amato Impero. So bene che molti di voi hanno già preso parte a questo evento, ma anche per alcuni di voi è una nuova avventura, per cui auguro a tutti di divertirsi ed impegnarsi in questo straordinario evento, ovvero il Torneo dell'Incoronazione, per il bene e per tutto ciò che il nostro Impero ed il nostro Imperatore rappresentano per noi!”.
    A quelle forti parole seguirono gli applausi e le grida degli studenti presenti, applausi ai quali non mancarono quelli di Rayshin, Ofelia e Lyedar, il quale commentò con i suoi amici: “E' certo che il nostro Preside sa bene dove andare a parare quando parla, vero?”. Rayshin annuì: “Hai ragione, in quanto sudditi è nostro dovere impegnarci al massimo per portare il massimo lustro al nostro Impero...”.
    Il Preside fece una pausa, per poter far terminare gli applausi, e poi continuò, più contento di prima (ed aumentando al contempo la sudorazione sulla fronte): “Prima di spiegare ad i novizi le regole di questo Torneo, lascio la parola ad un uomo che noi tutti conosciamo: un uomo che ogni giorno si assicura la corretta amministrazione della Giustizia, dell' Equità e dell'Ordine nel nostro Impero... Studenti, accogliamo calorosamente l'Ambasciatore dell'Ordine Imperiale di quest'anno: il Ministro Isroth!”.
    Detto ciò il Preside si fece da parte, applaudendo verso l'uomo che era seduto al suo fianco, e subito si levò un secondo applauso, molto più grande e forte del precedente.
    L'uomo al quale il Preside dedicava l'applauso esprimeva molta più autorità e solennità del Preside stesso: decisamente avanti con l'età, dal fisico magro e asciutto, portava una grande corona dalla forma triangolare, rivolta verso l'alto ed interamente d'oro, dalla quale pendevano due fasce di color porpora.
    Indossava un lungo abito di colore bianco, a righe orizzontali sottili nere, che si intonava con la sciarpa, fatta ricadere in avanti e dello stesso colore.
    Si muoveva con un bastone da passeggio, ma sembrava non averne bisogno più di tanto. A dare all'uomo un aspetto ancora più solenne, vi era il mantello, candido come la neve, che portava alle spalle, e che era decisamente più lungo e più largo del suo possessore.
    Ma ciò che colpiva più di tutto era il suo volto magro: gli occhi azzurri come il ghiaccio, seri e decisi, e i baffi. Certo, avere dei baffi è normale, ma quelli di Isroth gli arrivavano fino alle caviglie, neri come la pece.
    L'uomo prese la parola, e la sua voce sovrastò su tutti i restatati applausi: “Il mio buongiorno a tutti voi! E' per me un vero privilegio ed onore poter tornare, dopo molti anni, nella stessa scuola in cui io ho compiuto i miei studi... Anche se ormai non ho più l'età per essere uno studente, eh eh... Mi ricordo che, quando ero uno studente, questa Sala era verniciata con un verde smeraldo, e i lampadari erano alle pareti laterali: come scorre veloce il tempo...” e sembrò perdersi un attimo nei suoi ricordi
    Rayshin si avvicinò ad Ofelia, e le sussurrò: “Ma... La Sala Incontri è stata ristrutturata circa un centinaio di anni fa... Come faceva il Ministro Isroth ad essere uno studente a quel tempo?”.
    Ofelia alzò le spalle: “Mah, un Ministro del suo calibro sicuramente è informato anche su quanti mattoni sono stati usati per costruire questo palazzo...”.
    Rayshin annuì, sorvolando su questo dubbio, mentre il Ministro Isroth riprendeva a parlare.
    “Vi porgo innanzitutto i saluti del Ministro Elger, che è al momento occupato in India, in quanto recentemente si sono stati diversi moti di rivolta... E quindi è stato incaricato dal nostro Sommo Imperatore di occuparsi del caso, vista l'importanza... Come? Non ho capito...”.
    Isroth si era rivolto ad uno studente della prima fila, il quale sembrava avergli posto una domanda, ma a causa della distanza (e forse anche per l'età), il Ministro non aveva sentito. Lo studente, della stessa età di Esteban e Diell (che erano seduti a pochi posti da lui) ripeté l'ingenua domanda: “Perchè è così importante?”, questa volta più forte, tant'è che anche Rayshin riuscì a udirla.
    Isroth si scurì in viso, e dopo qualche secondo confessò: “Pare che l'Ordine di Yeni Aci sia direttamente responsabile della suddetta rivolta, per cui la possibilità di incontrarli richiede uno studio ed una verifica molto attenta!”.
    Dalla sala si levò uno sgomento generale, e ci fu anche qualche urlo. Persino Rayshin non si sentiva a suo agio: chiunque sapeva che l'Ordine di Yeni Aci era il più potente nemico non solo dell'Impero, ma anche di tutto il resto del mondo, un'organizzazione formata da diversi membri, e dalle informazioni ricavate erano guidati da un misterioso “Ierofante”, avvolto nell'ombra.
    L'Ordine si era sempre reso partecipe di attentati terroristici nei confronti dell'Impero e dell'Other, ovvero la federazioni degli stati che, nel continente americano, costituivano uno stato indipendente che continuava ad opporsi all'Imperatore. Pur non essendo a conoscenza di tutti i dettagli, Rayshin aveva più volte sentito dire, da suo padre, che l'Ordine mirava ad una guerra tra l'Impero di Sonsuza e l'Other, per poi avere il mondo nelle sue mani, o almeno questo era quanto confessato dall'unico prigioniero dell'Ordine fatto.
    Lyedar tentò di ironizzare: “Pare proprio che tuo padre abbia una bella gatta da pelare, vero?”, disse rivolgendosi a Rayshin, il quale gli rispose frettolosamente: “Già già...”
    Dal palco, Isroth riprese in mano la situazione, urlando: “SILENZIO!”.
    Nella Sala tutti si ammutolirono, tale era stata la forza del comando di Isroth.
    Il Ministro, con un sospiro, continuò: “Ragazzi e ragazze, non c'è motivo di aver paura. Il mio collega, il Ministro Elger, sicuramente saprà come affrontare la situazione, è pur sempre il Ministro della Sicurezza e della Salvaguardia Imperiali... Per cui, oggi e nei prossimi giorni pensate soltanto a divertirvi ed impegnarvi nei duelli! Ricordate l'importanza che questo gioco ha per noi, per il nostro Impero e per lo stesso Sommo Imperatore! Dovete tutti impegnarvi a dare il meglio di voi, in questo periodo di gioia e felicità: voi siete la “crème de la crème”, il meglio, anzi il futuro, del nostro Impero, non dimenticatelo mai!!”.
    La Sala, con queste parole forti e di incoraggiamento, era molto più calma, e ci fu un applauso al Ministro Isroth, il quale ringraziò con un sorriso e con un elegante gesto con la mano, e concluse: “Ora lascio la parola al vostro Preside, per esporvi le regole del Torneo: buon divertimento!”.
    Detto questo, Isroth tornò al suo trono, mentre il Preside riprese la parola:
    “Uhm, non nego che quanto riferito dal Ministro Isroth sia molto importante... Comunque, come ci ha suggerito, concentriamoci sul Torneo che si terrà oggi e domani. Questo evento si divide in due giorni differenti, un primo di eliminatorie ed il secondo per gli ultimi duelli. Come è noto, attualmente il nostro Istituto vanta 160 studenti esatti: ognuno di voi, per superare il primo giorno, deve riportare un numero totale di quattro vittorie contro i vostri compagni! Da qui se ne deduce che soltanto cinque di voi avranno il numero totale di vittorie necessarie per accedere al secondo giorno! Ricordate che chi perderà anche un solo duello sarà automaticamente escluso dal Torneo, e badate bene: sappiamo bene chi di voi infrangerà la regola, e per costoro la punizione sarà scelta dal nostro Ministro di Giustizia!” ed indicò Isroth, il quale salutò ingenuamente con la mano gli studenti.
    Il Preside, dopo una risatina divertita, continuò: “Nel Torneo non sono permessi Duelli a Coppie, ed ogni volta che perderete consegnerete la vostra Scheda Identificativa al vincitore, in modo che questi possa provare la sua vittoria... Penso di essere stato abbastanza chiaro, ci sono per caso domande?”.
    Gli studenti cominciarono a parlottare tra di loro, sempre più eccitati, ed uno solo di loro chiese: “Possiamo scegliere noi i nostri avversari?”.
    Il Preside si batté la mano sulla testa: “Uh, che cosa mi sono dimenticato! La risposta è: NO! Eh, eh, il numero di identificazione e l'identità dei vostri avversari sono già state decise, ed esse compariranno di volta in volta sullo schermo del vostro Duel Disk... Ma se un vostro futuro avversario perderà contro il suo rispettivo, vi verrà assegnato quest'ultimo al suo posto: insomma, non dovrete essere voi a scegliere voi il vostro avversario, semmai dovrete trovarlo e batterlo.... Altre domande?”.
    Non arrivarono altre domande, ma gli studenti ormai vibravano per la frenesia e per l'emozione, e il Preside lo notò, e per questo concluse:
    “Molto bene, visto che non c'è altro, vi auguro anch'io buon divertimento e... che il Torneo... COMINCI!!!”.
    La sala scoppiò in un grido collettivo, e molti studenti corsero verso le uscite per cominciare a duellare. Rayshin vide suo fratello correre tra la folla e rivolgergli un saluto, e pensò: “Chissà che sarà il primo avversario di Esteban...”.
    Ofelia batté le mani sulle gambe, e con un sospiro si alzò, esclamando: “Bene gente, si comincia!”, e così alzò il suo braccio sinistro, che venne per qualche secondo illuminato da una luce color porpora, e a luce svanita il suo avambraccio presentava un Duel Disk di color viola scuro, dalla forma simile ad una ragnatela.
    Lo stesso fecero Rayshin e Lyedar, ed il primo presentava un Duel Disk di color oro e argento, con i cinque spazi dalla forma circolare, collegati da finissime rifiniture in argento; mentre quello di Lyedar era di color rosso scarlatto, dalla forma fiammeggiante con alcune zone a forma di fiamma blu.
    Rayshin controllò lo schermo del suo Duel Disk, e chiese: “Beh, nessuno di voi due è sulla mia lista... Lyedar, chi è il tuo primo avversario?”
    Ofelia si unì alla domanda: “Sono nella stessa situazione di Rayshin, e quindi sono curiosa di sapere chi sono i vostri primi avversari... Allora, Lyedar?”.
    Il ragazzo dai capelli biondi rispose: “Rayshin, temo dovrai consolare il tuo fratellino: il mio primo avversario è Diell!”.
    In quel momento udirono dei passi venire verso di loro: Diell aveva al braccio un Duel Disk simile ad una bocca dall'aspetto demoniaco, e sorrideva.



    E così si conclude il capitolo.
    Quale deck riveleranno Lyedar e Diell? Chi dei due duellanti vincerà sull'altro?
    E poi, che cosa si nasconde dietro al misterioso Ordine di Yeni Aci, già incontrato ma che non ritroveremo per qualche capitolo?
    Ora sappiamo in che situazione versa il mondo della mia fan fiction, dominato da due superpotenze, in guerra, alla luce e da una terza nell'ombra, la quale sembra mirare all'annientamento delle altre due.
    Cosa ci riserverà il futuro? Seguite la storia e lo saprete...

    P.S. Forse, nei prossimi giorni, potrei rallentare la pubblicazione di capitoli in quanto impegnato in un progetto per Diritto, ma cercherò di essere il più costante possibile.

    P.P.S. I nomi Yeni Aci ed i due gradi di Rayshin e Lyedar non me li sono inventanti, sono la traduzione in turco di qualcosa...
     
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